esperienze classe 3a

Mignagola, gennaio 2003                                                      Classi 3°e 4°

IL MARTIN PESCATORE 

 
Il maestro Morandin ci ha fatto vedere un martin pescatore imbalsamato.

È considerato il più bell’esemplare di uccello del nostro territorio.

Anche così senza vita è proprio una bellezza!

Ha il corpo affusolato che raggiunge la lunghezza di 15-17 centimetri circa. La sua coda è corta e tozza. Il suo piumaggio ha colori sgargianti, brillanti: il petto è rossiccio, arancione; ha due spruzzatine di bianco sulle guance e sotto la gola; il dorso è blu verdastro con chiazze e puntini di un azzurro vivace, scintillante. La testa è un po’ appiattita e il becco è lungo, appuntito e a forma conica. Le zampe sono robuste e provviste di unghie lunghe e affilate.

L’esemplare che abbiamo osservato è stato trovato morto. Aveva sbattuto contro la recinzione di un cantiere edile. È una giovane femmina.

Il maestro ci ha detto che i martin pescatore non possono essere cacciati, sono protetti dalla legge.

Abbiamo cercato notizie su questo splendido uccello.

Vive nei pressi dei corsi d’acqua o alla foce dei fiumi perché si ciba di pesci, molluschi e anche di piccole rane. Li ingoia interi (gli uccelli non hanno i denti), ma è provvisto di un organo, “el duron”, in italiano ventriglio, dove il cibo viene fregato, frantumato, prima di essere digerito.

È un uccellino schivo, non vive in gruppo , ma si cerca una compagna con cui “mettere su famiglia” e condividere il territorio di “pesca”.

Conquista la femmina con il suo tipico canto che fa “ti tiii ti…” e offrendole in omaggio un pesciolino.

Dall’alto avvista una preda e si getta a capofitto; in picchiata piomba nell’acqua ed esce con il pesciolino in bocca. Le sue piume sono rese impermeabili da una sostanza che il martin, come altri uccelli, si spalma sul corpo. Come ogni buon pescatore, è molto paziente: deve aspettare la sua preda. Per il suo sostentamento cattura fino a dodici pesci al giorno e, quando la femmina è impegnata nella cova delle uova, deve pescare anche per lei.

La coppia prepara il nido sulla riva del fiume. Scava una galleria che procede dal basso all’alto e termina con una cella che tappezza con lische e squame. Lì la femmina depone una decina di piccole uova tondeggianti, di un bianco perlaceo, grandi come l’unghia di un grosso pollice (23x19 mm). Talvolta utilizza le gallerie già scavate dai topi e le riadatta.

I nemici del nido sono topi e donnole, ma l’uccellino difende la sua casa con le unghie e con il becco.

Il maestro ha svolto una ricerca sul nome del martin.

Pescatore è ovviamente dovuto alla sua alimentazione. Ma è anche conosciuto come “l’uccellino della Madonna” o piombino, per la sua abilità di tuffatore o alcione.

Sull’origine dell’alcione esiste anche un racconto mitologico.

Alcione era una bella giovinetta, figlia di Eolo, dio del vento. Era sposata a un bel giovane. Purtroppo, durante un viaggio per mare, la sua nave affonda e lui annega. Saputa la notizia, Alcione si getta in mare e muore. Giove, intenerito da questa storia d’amore, decide di farli rivivere trasformati in splendidi uccelli: gli alcioni.

Una leggenda racconta che i marinai chiamano “i giorni d’alcione” i sette giorni prima e i sette giorni dopo il solstizio d’inverno (in dicembre), quando vedono il mare calmo perché, secondo la leggenda, il mare permette così agli alcioni di preparare i loro nidi in tranquillità.