esperienze classe 3a

 

COS’E’ L’ARIA?

L’aria è un fenomeno.

Si vede solo quando solleva o sposta qualcosa.

La sento muovendo la mano.

La sento uscire dalla bocca, respirando.

È una cosa invisibile, ma che si sente.

È l’atmosfera.

È ossigeno.

È una cosa che sposta altre cose.

È una cosa leggera e si sente quando arriva il vento.

È invisibile, come una corrente.

 

COME SI VEDE?

 

Non si vede.

Si vede quando le foglie si muovono.

Quando gli alberi si scuotono.

Quando una foglia vola via.

Quando si alza la polvere.

Si vede nelle trombe d’aria.  

 

 

L’acqua mi aiuta a scoprire l’aria!

 

    È stata proprio un’esperienza divertente!

Divisi a gruppi, la maestra ci ha messo a disposizione una bacinella piena d’acqua e dei bicchieri o vasetti trasparenti.

Dovevamo provare a immergere i bicchieri in modi diversi e osservare quello che succedeva.

Immerso capovolto, se lo mollavi si girava di colpo facendo schizzare acqua; se si teneva con la mano e si girava piano, piano, uscivano tante bollicine: era l’aria che era rimasta prigioniera nel bicchiere.

Se si mette in acqua dritto, viene a galla.

Quando il bicchiere è immerso e pieno di acqua, se lo tiri su con l’apertura verso il basso, quando sporge dall’acqua si porta dietro anche l’acqua che ha dentro. Solo quando è tutto fuori, l’acqua precipita come da una cascata.

 

L’aria occupa uno spazio.

 

Abbiamo soffiato aria in un sacchetto di plastica trasparente e l’abbiamo ben chiuso.

A turno abbiamo provato ad affondarlo in una bacinella piena d’acqua.

Le nostre osservazioni

-         l’acqua fa resistenza, ma l’aria spinta da noi prende il sopravvento.

-         Schiacciando il sacchetto sotto acqua, il livello dell’acqua si alza.

-         Quando schiacci l’aria in mezzo alla bacinella, l’acqua sale ai lati.

-         Nel sacchetto si è formato un buchetto. Schiacciando escono bollicine e l’aria        sale alla superficie dell’acqua

-         Acqua e aria lavorano insieme.

 

L’aria si può comprimere, l’acqua no!

 

Abbiamo fatto un’ esperienza interessante con una siringa (senza ago) e una vaschetta con dell’acqua.

L’esperimento è questo: tira in fuori lo stantuffo e poi tappa il foro d’uscita con un dito; poi premi lo stantuffo per farlo scendere. Scenderà solo un po’ e poi si ferma perché l’aria si stringe un po’ , si comprime. Se lasciamo andare lo stantuffo, l’aria lo spinge indietro.

Se provi la stessa cosa con l’acqua, ti accorgerai che l’acqua non si comprime e lo stantuffo non scende neanche un po’.

Ci siamo divertiti ad aspirare un po’ d’acqua nella siringa e poi aria: si vedevano le bollicine.

Qualcuno ha rovesciato l’acqua. Siamo proprio degli scienziati pasticcioni.

 

Un buco nell’acqua!

 

Servono una bacinella piena d’acqua e una bottiglia di plastica con il tappo ma senza il fondo.

Immergi la bottiglia nell’acqua e osserva: l’acqua entra solo un po’ e il resto dell’interno rimane asciutto. L’acqua non entra perché l’aria che c’è nella bottiglia la spinge giù.

 Abbiamo tolto il tappo e subito l’acqua è penetrata nella bottiglia perché era uscita l’aria,  che si era sparsa nella stanza.

Abbiamo rimesso il tappo e tirato su la bottiglia: l’acqua è rimasta nella bottiglia finchè non è uscita tutta dall’acqua; solo allora è precipitata, schizzandoci tutti.

   

 

Il foglio … forzuto!

 

Abbiamo poggiato una stecca sul tavolo, un po’ sporgente.

Battendo sopra con una mano sulla parte sporgente, la stecca si alza e cade.

Poi la maestra ha poggiato, sopra la stecca, un foglio di carta leggera, da fotocopie.

Battendo sulla stecca, questa si alzava solo un po’.

Il foglio la tratteneva come se fosse stato un mattone.

Cosa rendeva il foglio così forte?

L’aria, che si espande in tutte le direzioni, pressava il foglio in tutti i suoi punti e faceva forza.

  

 

 

 

 

Aspiro l’aria e… l’acqua sale!

 

Occorrente: una bacinella con acqua, una bottiglia di plastica vuota, un tubicino di gomma, buoni polmoni.

Dopo aver inserito il tubo di gomma nella bottiglia e questa nella bacinella d’acqua con l’apertura immersa, a turno abbiamo provato ad aspirare l’aria contenuta nella bottiglia.

Ci siamo riusciti, in una sola volta o in più riprese. Ne siamo certi perché la bottiglia si restringeva, quasi si appiattiva e… l’acqua della bacinella cominciava a risalire nella bottiglia; andava a occupare lo spazio dove non c’era più l’aria.

 

Le nostre osservazioni

Quando aspiravi l’aria e i tuoi polmoni erano pieni, se la ributtavi nel tubo, l’acqua che era salita nella bottiglia, tornava giù.

Quando aspiravo con forza, sentivo che l’aria era entrata dentro i miei polmoni e non ce ne stava più.

Se un compagno birichino soffiava invece di aspirare, uscivano grosse bolle dalla bottiglia e  schizzavano acqua dappertutto.

Se un compagno aspirava troppo, l’acqua entrava nel tubicino e, guardandolo prima di vuotarlo , abbiamo notato una cosa: il tubo tenuto per le due estremità, sembrava una bilancia ad acqua perché anche se si alzava un capo del tubo, il livello dell’acqua rimaneva sempre uguale a quello dell’altra parte, non si muoveva di un millimetro. Tenendo tappato con un dito un’estremità del tubo, l’acqua sembrava solida perché non si spostava : l’aria rimasta nel tubo faceva da tappo all’acqua.

FUOCO PRIGIONIERO

     La maestra ha acceso un lumino e noi abbiamo osservato la fiamma:

fa luce, manda calore, scotta, scalda, è di colore giallo e un po’ azzurro, brucia,…

Continua a bruciare.

Brucia finché non finisce la cera.

Se soffi, si spegne.

Brucia perché c’è aria, c’è l’ossigeno!

A questa osservazione di Davide, abbiamo pensato che dovevamo provare a verificare se è proprio vero che la fiamma ha bisogno di ossigeno.  

Copriamo la candela con un vaso di vetro. Resiste alcuni secondi, poi la fiamma vacilla e si spegne. Spegnendosi manda un filo di fumo e le pareti del vaso si coprono di vapore.

 

Divisi in quattro gruppi, abbiamo ripetuto più volte l’esperienza cercando di osservare bene e capire.

Avevamo a disposizione un contenitore largo e basso, un cero e un vaso di vetro (un gruppo aveva un vaso piccolo, due ce l’avevano più grande ma uguale tra loro, uno infine era grandissimo).

La maestra ha acceso i lumini e, al suo via, abbiamo coperto il cero con il vaso di vetro. Subito abbiamo cominciato a contare, lentamente.

Le quattro fiamme si sono spente, ma non contemporaneamente.

Il cero sotto il vaso piccolo si è spento al nostro 7.

I ceri sotto i due vasi uguali, più grandi del primo, si sono spenti al nostro 20, contemporaneamente.

    Il cero prigioniero del vaso più grande è resistito fino al nostro 97.

Abbiamo riprovato, ottenendo gli stessi risultati.

Abbiamo capito che la fiamma ha bisogno dell’aria per vivere e che nel vaso più piccolo finiva presto, mentre ce n’era di più nel vaso grande.  

Abbiamo provato ad alzare un po’ il vaso, mettendoci sotto delle monetine o delle gomme, per vedere se, entrando un po’ più di aria, la fiamma resisteva di più. In effetti è resistita qualche secondo di più, ma poi si è spenta.

 

Le nostre osservazioni:

-   Più il vaso è grande, più la fiamma resiste.

-   Dipende tutto dalla grandezza del vaso e della candela.

-   Il vaso più grande imprigiona più aria e tiene accesa di più la candela.

-   Prima di spegnersi, la fiamma si abbassa, si rialza, un po’ più piccola e blu, poi si spegne facendo salire un filo di fumo. Le pareti si coprono di un velo di vapore.

   Quando si spegne la candela, sale il fumo, tocca sopra e scende.

-  Quando il fumo tocca il vetro, va giù forse perché il fumo è caldo e quando tocca il vetro freddo, sente un brivido e cade giù.

-  Il vaso si appanna. Quando rialziamo il vasetto, il vapore scompare.

-   Il mio gruppo aveva il vaso più grande. Io ero contenta quando stavamo contando e quando la fiamma stava per spegnersi, io le dicevo di resistere. Ma il fuoco, coperto dal vaso, si sente prigioniero e dopo un po’ si spegne.

 

Dopo aver espresso le nostre osservazioni, la maestra ha introdotto una variante all’esperienza: ha versato acqua, una bottiglietta piena, in ogni bacinella dove poggiava il lumino. Abbiamo ripetuto l’esperienza: acceso la candela e coperta con il vaso.

Come le altre volte, la fiamma è resistita un po’ e poi si è spenta, ma… mentre la fiamma si spegneva, l’acqua ha cominciato a salire dentro al vaso, un po’ sopra al livello dell’acqua esterna.

Perché?

-   Forse la fiamma attira l’acqua a venire su.

-   Il fuoco si spegne perché fa un gas che spegne la fiamma.

-   Forse l’acqua sale perché la candela fa caldo e attrae l’acqua.

-   L’acqua sale perché esce l’aria e sale l’acqua.

-  È il vapore che diventa acqua.

- Io penso che la fiamma si mangia l’ossigeno, poi si spegne e l’acqua sale perché va a prendere il posto dell’ossigeno.

Abbiamo controllato nei libri di scienze, perché non potevamo verificare: noi non riusciamo a vedere l’ossigeno. Abbiamo imparato che l’aria è un miscuglio di gas, tra cui c’è anche l’ossigeno che serve alla candela per ardere e anche a noi per vivere.

L’acqua che risale nel vasetto è come risucchiata dal vuoto che si è creato all’interno.