LA TRANSUMANZA                                  

 

Per approfondire il nostro patrimonio glottologico noi alunni ci siamo recati al museo sulla transumanza d' Abruzzo di San Salvo.

Ora illustrerò gli aspetti più importanti di questa antica pratica pastorale.

La transumanza è stata da sempre un' attività molto praticata nella nostra regione. Molti furono gli uomini che ne fecero parte e che camminarono a lungo sotto il sole cocente e la pioggia gelata.

Si partiva il 15 Settembre dalle montagne dell'Appennino abruzzese fino ad arrivare, con quindici giorni di cammino in Puglia. Le lunghe strade campagnole dove si camminava costantemente, venivano chiamati bracci, se non erano troppo grandi, e tratturi se erano di enormi dimensioni.

I tratturi più importanti erano:

         L' Aquila- Foggia

         Celano- Foggia

         Castel di Sangro- Lucera

         Pescasseroli- Candela

Ogni 50 km i pastori si potevano fermare in luoghi dove erano situati una fontana, uno stazzo, una fiera e una chiesa.

Durante il tragitto tuttavia potevano trovare uomini disposti ad ospitarli nelle proprie case durante la notte; quest' ultimi in cambio ricevevano latte e formaggio. I pastori però erano soliti dormire all' aperto: essi la sera si riunivano e mangiavano insieme, poi si addormentavano. Per evitare eventuali furti facevano la guardia a turni e per tenere lontani i lupi venivano aiutati dai cani dotati di un collare di ferro resistente ai morsi.

La mattina, dopo aver ricevuto una razione di cibo, ogni pastore ripartiva con il proprio gregge di circa duecento pecore accompagnato dal cane e da quattro o cinque asini. Il pastore portava con se poche cose: il suo corredo, un pentolone dove fare il formaggio e la ricotta, un bastone, una sacca e delle coperte per la notte.

I suoi indumenti erano molto caratteristici: le chiochie erano basamenti di pelle di capra con le quali venivano abbinate delle pesanti calze di lana; gli stivaletti avevano un tacchetto di ferro per permettere di arrampicarsi velocemente.

Il bastone era comunemente chiamato verga d' avellano: verga = bastone

d' avellano = deriva da "Avel avel" = nocciolo

verga d' avellano = bastone di legno di nocciolo

I pastori erano molto superstiziosi . Neil' immaginario collettivo si credeva infatti, nell' efficacia del malocchio, nella sfortuna portata dalla vista di una civetta e così via.

Tuttavia essi erano anche molto devoti, e pregavano spesso i santi affinché proteggessero il gregge: il santo protettore degli armenti e delle pecore era San Michele.

Molte erano le chiese che si trovavano lungo i tratturi come, nelle nostre zone, l'Incoronata di Vasto e San Nicola di Pollutri.

I pastori dipendevano interamente dal proprio gregge che, dopo la famiglia, era la loro sola ricchezza, infatti la parola " pecora" deriva da " Pecus Pecori" che a sua volta è tradotto in " Pecunia" cioè "denaro".

Dopo otto anni il gregge veniva sostituito con un altro più giovane. A capo del gregge c'era un maschio, il quale aveva appesa al collo, una grossa campana che serviva a richiamare le pecore.

Durante il tragitto si potevano trovare posti di blocco; lì si contavano le pecore e in base al numero, il pastore doveva pagare una tassa: la dogana della mena delle pecore in Puglia stabilita da Alfonso I D' Aragona, a cui fu dedicato il nome del tratturo su cui egli passava frequentemente (il tratturo L' Aquila- Foggia o meglio soprannominato tratturo del re o Reggiotratturo).

In Puglia, il pastore faceva nascere gli agnellini e ogni mattina mungeva le pecore e faceva il formaggio nel pentolone.

La moglie e i figli restavano sempre a casa. I figli maschi già a 7-8 anni iniziavano a lavorare come garzoni per il padre, mentre le figlie aiutavano la madre nelle faccende domestiche. Quest' ultime si sposavano molto giovani anche se prima di farlo era usanza fidanzarsi. Per far vedere ad altri pretendenti di essere già stata promessa, la donna portava al collo una grossa collana con due cuori,  la presentosa.

I pastori avevano una gastronomia particolare: la mattina mangiavano pane, siero e ricotta. La ricotta era poca perché era quella che rimaneva depositata sul fondo della pentola. A pranzo mangiavano una piccola razione di pasta. La sera, invece, mangiavano pane e formaggio. Un piatto particolare era lo scottone: tacconelle lesse con il vino.

I pastori si suddividevano i compiti: il garzone mungeva le pecore e si occupava di pulire; il cardatore si occupava di filare la lana; il pastore, invece, allevava le pecore.

Ad Aprile il pastore tosava le pecore per poi ripartire verso la montagna il 10 Maggio, quando la neve in montagna era ormai sciolta ed i pascoli dell'appennino abruzzese erano verdi e lussureggianti.

  A cura di Andrea Valeria Ciavatta    

 

 


LA TRANSUMANZA

 

Noi ragazzi  della scuola media di San Salvo il giorno 22/12/2007 ci siamo recati al museo che riguarda la transumanza. Appena entrati ho notato subito tutti gli oggetti attaccati ai muri, appartenevano sicuramente ai pastori che praticavano la transumanza, c'erano gilet in lana e scarpe stranissime che mi hanno incuriosito molto. La professoressa Balduzzi ci ha incominciato a spiegare che: la transumanza era lo spostamento periodico dei pastori con un gregge di 200 pecore, dalla montagna alla Puglia. Si partiva il 15 settembre dalla montagna camminando quindici giorni per arrivare in Puglia, il 10 maggio si tornava in montagna. Le greggi venivano fatte passare sui tratturi, cioè strade non asfaltate; insieme alle pecore c'erano quattro o cinque muli che portavano le cose necessarie più pesanti e il cane che accompagnava il pastore e aveva un collare di ferro che proteggeva il collo dagli attacchi dei lupi. Il pastore a 7-8 anni incominciava a lavorare e si sposava giovane. Quando partiva lasciava a casa i figli e la moglie che prendeva il comando e gestiva i soldi della famiglia. Le donne a quel tempo non erano molto colte e perciò parlavano poco, al contrario i pastori si avvalevano di un vocabolario più ricco. Il pastore quando partiva portava un pezzo di pane secco, vestiti, che erano di lana, e le coperte. Il pastore portava stivaletti con punte di ferro che gli permettevano di arrampicarsi meglio. I pastori dormivano all'aperto e per evitare che i ladri rubassero le pecore, che allora venivano considerate come denaro, stavano svegli a turni. Le pecore venivano tosate in aprile e dopo otto anni venivano vendute e per comprarne delle altre. Gli agnelli venivano fatti nascere in Puglia ed è li che facevano il latte, il pastore portava con sé una pentola molto grande per fare il formaggio. I pastori la mattina mettevano la ricotta in una pentola facendola sciogliere e quella che rimaneva sul fondo la mettevano sul pane per fare colazione. Il pranzo era una piccola porzione di pasta probabilmente lo "scattone" fatto con tacconelle e condito con il vino. La cena era pane e formaggio. I pastori quando si fermavano mettevano le pecore negli stazzi, cioè recinti. I tratturi più famosi erano e sono

L'aquila - Foggia che viene chiamato anche "tratturo del re" Celano - Foggia Castel di Sangro - Lucerà Gabriele D'annunzio fu un poeta che si occupò della transumanza componendo una


famosissima poesia, intitolata proprio " I pastori" .

Ora però non ci sono i pastori che praticano a transumanza che è scomparsa perché ora le pecore vengono allevate nelle stalle , di essa ci possono raccontare solo i nostri nonni.

 

A cura di Gualtiero Chiara


LA TRANSUMANZA

 

La visita al museo di San Salvo è stata molto interessante, grazie alle approfondite spiegazioni della guida ho potuto notare che l'importanza della transumanza non è mai stata trascurata. Il termine transumanza ha un significato molto preciso è il trasferimento del gregge da un luogo all'altro tramite i tratturi. Questo avviene in due periodi: in un primo momento i pastori e il bestiame si trasferiscono verso la Puglia ,mentre nel mese di maggio fanno ritorno nelle proprie case. Il gregge era composto da circa duecento pecore e ogni otto anni veniva rinnovato con uno più giovane Molte volte veniva utilizzato come mezzo per scambi commerciali, dove veniva ricavato denaro. Il pastore era una persona molto saggia, incominciava a lavorare all' età di sette o otto anni trascurando lo studio, doveva lavorare molto perché doveva mantenere la famiglia, la maggior parte delle volte veniva aiutato da un garzone. Amava molto la semplicità infatti indossava indumenti di lana con stivali di ferro che servivano per eseguire i lavori più difficili portavano un cappello e una borsa dove conservavano del pane e dell' acqua. Si accontentavano di poco: al mattino si cibavano di pane con ricotta e siero ,il giorno un piatto di pasta ,e la sera pane e formaggio. Inoltre portavano con se anche un ombrello, un bastone e un cane che indossava un collare di ferro; questo aveva il compito di sorvegliare gli animali. Il cammino era molto lungo e faticoso e per questo facevano sosta ogni 50 km. Molte volte venivano ospitati nelle case da persone generose dando in cambio dell'ottimo formaggio. In un punto del fratturo vi era la dogana, un posto di blocco dove in base al numero di pecore si pagava una fi dia. I tratturi più importanti erano:

 AQUILA-FOGGIA

CELANO-FOGGIA

CASTEL DI SANGRO-LUCERA

 PESCASSEROLI-CANDELA.

Il pastore lasciava la sua famiglia a casa, la moglie era una persona poco colta, non amava lo studio era la sola ad occuparsi del proprio figlio. Proteggeva la casa e i beni famigliari. Questa visita al museo ha contribuito ad arricchire il nostro bagaglio glottologico e abbiamo imparato a conoscere gli usi e i costumi della nostra terra di cui non eravamo a conoscenza.

 

A cura di Stampone Arianna

 

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