Il WU SHU Con il termine "wushu", letteralmente "arte marziale", ci riferiamo all'insieme delle arti marziali cinesi. Per Wu - Shu si intende l'insieme delle discipline marziali cinesi ed il termine risale all'antica nomenclatura cinese. Esso è formato da due parole "Wu" che significa marziale, guerriero; "Shu" che sta per arte, tecnica. Pertanto la sua traduzione corretta è Arti Marziali, intese nella loro globalità, ovvero l'arte del combattere. Il wushu comprende centinaia di stili che sono distinti secondo le caratteristiche con cui vengono eseguite le tecniche da combattimento, tramandate dalla notte dei tempi nelle varie famiglie e scuole esistenti in Cina, e secondo le aree geografiche in cui sono nati e sviluppati questi stili. Il wushu attualmente comprende 2 specialità: taolu (forme), sanshou (combattimento). Il wushu può essere praticato a qualsiasi età e senza distinzione di sesso: i suoi movimenti sono caratterizzati da armonia ed eleganza unita ad una estrema efficacia nel combattimento in modo da portare l'allievo ad una totale padronanza del corpo e della mente sviluppandoli entrambi. Per questo motivo risponde alle esigenze, sia di chi vuol migliorare la propria condizione fisica e mentale, sia di chi vuole imparare a difendersi controllando la paura e l'impulsività. Cenni storici E' impossibile tracciare una geneologia dell'arte marziale cinese, essa infatti è conosciuta come: Chan fa, Wu I, Kuo Shu, Chung Kuo Quan, Quan Shu o più volgarmente" Kung Fu". La Cina è immensa e gli eventuali punti di divisione di uno stile sono molteplici e spesso contemporanei e la stessa tecnica può nascondersi sotto vocaboli differenti anche in ragione degli ideomi locali e di inevitabili alterazioni avvenute nel tempo. Si narra che dopo che il cielo e la terra furono separati e il mondo cominciò ad esistere, l'universo venne retto dapprima da 12 imperatori celesti che vi regnarono per 18000 anni ciascuno. La loro successione fu raccolta da 9 imperatori dell'umanità che regnarono per 45000 anni. A questi seguirono 16 sovrani che solo 3 se ne conosce il nome, loro sono: Fu Shi, Shen Nung e Huang Ti. Huan Ti ( l'imperatore giallo ) fu l'inventore di tutte le arti e mestieri è fu l'eroe fondatore della civiltà cinese. Mentre i due sovrani più antichi: Fu Shi e Shen Nung no erano uomini ma divinità con corpi di serpente e teste umani, Huang Ti fu un sovrano umano che diede vita all'età d'oro e ad un governo perfetto. Secondo la leggenda, durante il regno dell'imperatore Huang Ti tra il 2697 e il 2597 A.C., ossia durante il periodo leggendario, conoscuto nella storia dell'antica Cina come l'epoca dei 16 sovrani, un sacerdote di nome Shun Hsiu inventò l'arte scientifica del combattimento. Sun Hsiu, dopo aver studiato i corpi celesti, le loro formazioni e la natura che lo circondava, con particolare attenzione ai movimenti degli animali, improvvisamente capì che le cose potevano essere espresse sia separatamente che unite: così escogitò movimenti ed espressioni gestuali di difesa e di attacco per rappresentarle, ottenendo in tale modo il primo metodo di esecuzione dell'arte marziale. La prima scuola di Wushu, di cui ne sono pervenute le tracce storiche è quella di Shao Ti, risalente al 220 A.C.. E' fu proprio in quel periodo che un celebre medico-chirugo di nome Huo To aveva creato un metodo di combattimento basato sull'osservazione dei movimenti di difesa e di offesa di cinque animali; la Tigre che rappresentava la forza del metallo; il Cervo la forza dell'acqua; la Scimmia la forza del fuoco; l'Orso la forza della terra e l'Airone la forza dell'aria. Durante la dinastia degli Han (231 - 44 A.C.) l'arte del Wushu acquistò grande popolarità. Pan Kuò, un celebre scrittore, nel suo libro "Gli Han "consacrerà un intero capitolo all'arte del combattimento a mani nude e decanterà i vantaggi di quest'Arte. E' fu proprio in quell'epoca che primeggiava una scuola, quella di Shou Pu. In quel periodo, ossia verso il 100 D.C., acquistò grande risonanza il monastero di Shaolin o Siu Lum. In questi periodi eroici l'arte del pugno cinese veniva praticato dai monaci che per le loro convinzioni religiosi gli era proibito portare armi ed essi trovavano saggio potersi difendersi utilizzando le risorse naturali del corpo poichè i briganti infestavano il paese, le strade poco sicure ed i monasteri spesso devastati. Tutte le volte che si parla di Shaolin ci viene in mente il famoso Bodhidharma, un monaco buddista. Bodhidharma, detto anche Tamo dai cinesi e Darma dai giapponesi, era il terzo figlio di rè Sugandha dell'India del sud. Appartenente alla casta dei guerrieri passo la sua infanzia in una provincia di religione buddista a sud di Mandras. Si dice che abbia ricevuto la sua istruzione religiosa dal maestro di dhyana " Prajnatra " ritenuto responsabile anche di aver cambiato il nome del suo allievo da Bodhitara a quello di Bodhidharma. Quando Prajnatara morì Bodhidharma partì per la Cina e questo, secondo i documenti del Tempio Lo Yang, per assecondare il desiderio del maestro espresso sul letto di morte. Tuttavia i documenti della Trasmissione della Lampada dicono che la decisione di andare in Cina fù presa dallo stesso Bodhidharma per ravvivare il Buddismo declinante in aree al di fuori dell'India. Entrando in Cina egli si diresse dapprima alla corte di Liang Wu Tai che era il re di uno dei nove regni stabilito durante il periodo delle Sei Dinastie e noto come un grande patrono del buddismo. Ma il buddismo del re Wu Tai era troppo ritualistico e formale e troppo si allontanava dalla via di Bodhidharma che invece predicava meditazione e visione interiore. Molti, tuttavia, avevano dei dubbi o delle divergenze col buddismo di quel tempo e fecero gruppo intorno a Bodhidharma. Espulso dal regno di Liang egli viaggio fino al regno Wei e infine si fermò sulla montagna di Hao Shan nel monastero del tempio Shao Lin. Il buddismo insegnato in questo monastero divenne noto come "Chan" ( Zen in giapponese). La parola "Chan" deriva dal snscritto Dhyana che significa "meditazione". Secondo tale scuola infatti, la meditazione era considerata la via per giungere alla illuminazione. Il buddismo Chan ha avuto una grande influenza sia sulle arti marziali cinesi che su quelle giapponesi. Si pensi infatti che lo Shaolin Quan nasce e si sviluppa in un tempio Chan e che lo Zen diventerà la religione-filosofia dei samurai giapponesi. Il buddismo Chan ha anche nobilitato le arti marziali trasformandole in un mezzo di perfezione spirituale. Il maestro (Bodhidharma) si accorse che, durante le ore di studio e di meditazione, gli allievi monaci più giovani cadevono addormentati molto frequentemente ed insegnò loro una serie di esercizi fisici e di respirazione destinati a ridar vigore ai monaci provati dalle lunghe meditazioni ed a facilitare il conseguimento dell'unità di spirito e corpo. Tali esercizi derivavano probabilmente da tecniche Yoga. Essi furono descritti in due trattati: "I Chin Ching" <o trattato sul movimento dei tendini > e " Hsi Sui Ching"< o trattato sul lavaggio del midollo osseo >. A Bodhidharma fu pure attribuita una serie di esercizi denominati " Sho Ba Lo Han Shou" ossia "Le 18 mani (tecniche) dei discepoli di Budda". Sembra che questi esercizi fossero delle vere e proprie tecniche di combattimento a mani nude e furono considerati il nucleo originale delle tecniche Shaolin. Gli storici moderni escludono tuttavia che Bodhidarma abbia insegnato forme di combattimento ed alcuni di essi mettono addirittura in dubbio la reale esistenza del monaco. Certamente però durante il sesto secolo dopo Cristo i monaci del Tempio Shaolin, oltre alle tecniche yoga, iniziarono a praticare anche le arti marziali. Nel secolo seguente infatti essi già godevano la fama di essere invincibili. Probabilmente i primi insegnanti furono di guerrieri o dei maestri che si convertirono al buddismo e si fecero monaci. I loro confratelli che già praticavano le tecniche ginniche e yoga portate da Bodhidarma dovevano essere fisicamente e mentalmente predisposti all'apprendimento dei nuovi esercizi. Le tecniche di autodifesa erano senza dubbio indispensabili ai monaci che vivevano e viaggiavano in zone isolate ed infestate dai briganti. Lunghi anni di durissimi allenamenti, lontano dalle tentazioni del mondo, trasformarono i monaci del tempio Shaolin in formidabili combattenti. La loro superiorità non era solamente fisica, ma grazie al buddismi Chan, anche spirituale e mentale. Verso la fine del sesto secolo la Cina venne unificata sotto la dinastia Sui che ebbe una durata molto breve, dal 589 al 618. La dinastia che seguì, quella Tang, durò quasi tre secoli (619-907) e potò il paese ad un livello di potenza, di benessere e di splendore mai prima conosciuti. E' questa l'epoca d'oro della cavalleria cinese durante la quale le arti marziali raggiunsero un livello tecnico altissimo e diventarono assai popolari. Un famoso maestro di nome Tang Tsung aiutò, con altri tredici monaci Shaolin, l'imperatore Tai Tsung a sconfiggere il suo nemico Wang Shih Chung che gli insidiava il trono. Dopo la vittoria, come unica ricompensa i monaci chiesero di tornare di poter tornare al piu presto possibile al tempio. Anche questo fatto contribuì a rendere famoso in tutta la Cina il nome Shaolin. Altri monaci eroi di quest'epoca furono Chih Tsao, Hui Yang e Szui Kung Pei che creò la cosiddetta Boxe delle finte o Shang Tiao Hsia Quan, che letteralmente significa Pugilato della parata alta e della combinazione bassa: Probabilmente durante la dinastia Tang furono anche create le prime forme morbide di Shaolin che furono denominate Mien Quan ossia Pugno di cotone e Jou Quan (Pugilato morbido). Esse daranno origine agli stili interni. Nel 907 in seguito ad una rivolta contadina la dinastia Tang crolla. Segue un periodo di estrema confusione ed anarchia con smembramento dell'impero in vari regni fino a che nel 960 il generale Chao Kuang Yin unifica nuovamente la Cina dando origine alla dinastia Sung (960-1279 d.C.). Inizia così un altro periodo di splendore culturale ed artistico caratterizzato però da una grave crisi politica e militare. Grazie all'opera di grandi maestri anche loe arti marziali continuano a perfezionarsi ed il nome Shaolin diviene sempre più famoso. Perfino l'imperatore Chao Kuan Yin, fondatore della dinastia e soprannominato più tardi Tai Tzu (Grande Antenato), e un famoso maestro ed il creatore dello stile Tai Tzu Chang Quan (Boxe Lunga) costituita da 32 tecniche. Ancora oggi Chang Quan è sinonimo di Shaolin, ma facciamo notare che tale nome è stato anticamente utilizzato per indicare il Tai Chi Quan. Un alto maestro molto noto, Chen Hsi I, fondò lo stile Lui Ho Quan ossia Pugilato delle Sei Combinazioni. Tale denominazione si riferisce alle sei relazioni fra varie parti del corpo umano, pensiero e Chi ( energia interna) che bisogna tenere presenti durante l'esecuzione delle tecniche: Mano e piede; Gomito e ginocchio; Spalla ed anca; Tecnica e pensiero; pensiero e Chi; Chi e forza. Un altro grandissimo maestro vissuto durante la dinastia Sung fu il generale Yueh Fei (1103-1142 d.C.) grande esperto nel combattimento con la lancia e tuttora ricordato come uno dei più fulgidi eroi cinesi. Egli combatteva con successo contro le tribù mancesi che avevano invaso il nord della Cina e mentre stava battendo definitivamente il nemico venne richiamato, accusato di tradimento e messo proditoriamente a morte dal primo ministro che era geloso di lui. Yueh Fei mise a punto per i suoi soldati i tradizionali otto esercizi di ginnastica ( Batuanchin) che vengono ancora oggi eseguiti da tutti i praticanti di kungfu wushu. Creò anche lo stile Yueh Chia Quan (Chia significa famiglia o clan ed indica la scuola di un maestro di wushu) caratterizzato da posizioni piuttosto piccole e da tecniche molto potenti e veloci. Questo stile è tuttora praticato nel nord della Cina; nel sud è stato modificato da altri maestri ed ha preso il nome di Yueh Chia In Chao Quan ossia L'atiglio dell'aquila della scuola di Yueh. Nella versione del sud le tecniche vengono eseguite con le mani semiaperte tenendo le dite ad artiglio e non con i pugni chiusi come nello stile del nord. Yueh Fei, secondo la tradizione, mise a punto anche uno stile più morbido che, modificato nel corso dei secoli, avrebbe dato origine allo Hsing-I Quan, uno dei più celebri stili interni. Ma questo è forse solo leggenda; in realtà il vero creatore dello Hsing-I Quan è sconosciuto e le prime notizie riguardanti tale stile risalgono al diciassettesimo secolo d.C. Durante la dinastia Sung si sviluppo anche il Mi Tsung-I Quan, ossia la Boxe di far perdere le tracce. In tale stile, caratterizzato da tecniche rapide e circolari, l'avversario viene ingannato con giravolte e variazioni imprevedibili di direzione. Nel 1279, dopo numerose battagli terrestri, i mongoli guidati da Qubilai Khan, il nipote di Gengis Khan, sbaragliarono al largo di Canton la flotta cinese dell'ultimo imperatore Sung, il quale disperato si suicidò gettendosi in mare. I mongoli conquistarono così la Cina e Qubilai Khan diventa imperatore fondando la dinastia Yua (1279-1368). E' l'epoca del favoloso diaggio di Marco Polo da lui descritto con entusiasmo nel libro Il Milione. In questo periodo visse Chang San Feng, un famoso monaco taoista esperto di Shaolin che fondò, secondo la leggenda, il Tai Chi Quan o Pugilato del Polo Supremo. Secondo alcuni storici Chang San Feng sarebbe vissuto invece durante la dinastia Sung, secondo altri all'inizio della dinastia Ming. Il Tai Chi Quan, il più famoso degli stili interni, è caratterizzato da tecniche morbide, movimenti fluidi, continui, circolari. L'esercizio fondamentale viene eseguito in totale decontrazione e molto lentamente per imparare a far fluire nel corpo l'energia interna. Il nome di Tai Chi si riferisce all'unione di Yin e Yang, i due principi base dell'universo. Chang San Feng forse riordinò le forme morbide preesistenti, ma la sua è, secondo alcuni, una figura mitizzata. Probabilmente i praticanti di Tai Chi gli attribuirono l'invenzione di quest'arte per contrapporlo al monaco buddista Bodhidharma a cui veniva attribuita, erroneamente la paternità dello Shaolin. Chang San Feng accorgendosi che l'arte del pugno, avendo bisogno di una certa forza fisica, causava più danni che benefici modificò tutto il sistema e creò uno stile detto della Mano Agile, ove la forza dell'avversario veniva sfruttata per ritornare poi sull'attacco. Questo metodo ebbe un tale successo che finì per soppiantare tutti gli altri stili a tal punto che uno dei maestri di Shaolin, e per l'appunto Kyo Yuan, vedendo l'avvicinarsi del declino degli duri, deciderà di aggiornare le sue tecniche. Kyo Yuan viaggiò a lungo nelle campagne e nelle città cercando sempre nuovi maestri con cui fare pratica finche un giorno gli capitò di assistere ad uno scontro sulla piazza di un villaggio. Un vecchio venditore ambulante, che stava disponendo la sua merce per la vendita, veniva provocato e attaccato da un giovane bullo il quale, a spinte e a pugni, cercava di aggredirlo. Mentre Kyo Yuan stava osservando la scena e si preparava ad intervenire il giovane sferrò ad un tratto un calcio selvaggio al ventre del vecchio ambulante il quale senza scomporsi stese il braccio e toccandogli appena il piede con due dita scaraventò a terra il giovane bullo svenuto. Impressionato Kyo Yuan si presentò al vecchio e gli chiese dove avesse imparato quella tecnica. Il venditore gli rispose di non avere personalmente grande conoscenza nelle arti marziali ma lo accompagnò presso il maestro locale Pai Yu Fong soprannominato Ly Pai. Il maestro Ly Pai , cinquantenne, era un'uomo di estrema cortesia e di alta spiritualità e il maestro Kyo Yuan ebbe quindi successo nel convincerlo a seguirlo. Assieme i due maestri andarono alla ricerca del maestro Chang San feng e trovatolo si recheranno poi al monastero di Shaolin. Qui si accordarono ed unirono le rispettive tecniche migliori e creeranno così lo stile Wu Xing Pai Quan o stile delle Cinque forme basato sulle tecniche di Hua To ed alle quali si aggiunsero le tecniche del dragone, del serpente, della fenice e del leopardo. Tale stile era costituito da cinque esercizi: 1)Esercizi della tigre (Hu): caratterizzati da posizioni ampie, tecniche grandi, forti e veloci; 2)Esercizi del drago (Lung): caratterizzati da posizioni ampie e tecniche in cui la forza e morbidezza erano mirabilmente fuse; 3)Esercizi della gru (Ho): caratterizzati da posizioni piccole, spesso in equilibrio su una sola gamba. Le tecniche erano veloci, morbide e durezza si alternavano; 4) Esercizi del serpente (She): caratterizzati da tecniche morbide e movimenti lenti alternati con scatti improvvisi. Questi esercizi servivano in particolare a sviluppare il Chi. Nel Kungfu infatti il serpente è il simbolo del Chi; 5) Esercizi del leopardo (Pao): caratterizzati da posizioni più piccole di quelle della tigre, da tecniche molto potenti, veloci e da rapidi balzi. Grazie a qualche modifica apportata verso il 1580 d.C. dai maestri Chin Chun e Chie Chi Kuan la scuola del monastero Shaolin ritroverà il suo antico splendore e ridiventerà la scuola guida fra le scuole praticanti lo stile esterno. Ma purtroppo questo stile ( Wu Xing Pai Quan) non è arrivato a noi integro. Lo Shaolin Classico è oggi prevalentemente uno stile tigre (Hu Quan) con vari elementi presi dagli atteggiamenti degli altri animali. Gli esercizi del drago hanno dato probabilmente origine al Lung Xing Pai Quan o Boxe del Dragone, stile praticato ancora oggi sia nel nord che nel sud Cina. Gli esercizi della gru hanno dato origine a due stili, messi a punto durante la dinastia Ching: la Boxe della Gru o Ho Quan praticata nel nord della Cina e la Boxe della Gru Bianca o Bai Ho Quan praticata nelle regioni del sud. La leggenda popolare sostiene che i passaggi di grado nel monastero non erano cose da poco conto e, a meno che lo studente non superasse tre difficili esami, non gli era consentito abbandonare il tempio. Di conseguenza, molti studenti restavano per dieci o quindici anni. Il primo esame consisteva in domande orali, in cui lo studente doveva dimostrare una profonda conoscenza su teoria e storia dell'arte. Il secondo in un combattimento effettivo contro altri monaci fra i migliori. Se a questo punto lo studente si comportava onorevolmente e veniva ritenuto pronto, gli veniva concesso di accedere al terzo ed ultimo esame: un'estenuante tracciato attraverso un labirinto appositamente costruito, la cui sola uscita era un cancello principale del tempio. Inutile dire che se lo studente non fosse uscito, era morto durante il tragitto. Il labirinto consisteva in 108 manichini meccanici, equipaggiati con guantoni di legno, spade affilate come rasoi, pugnali ed un vasto assortimento delle più esoteriche armi cinesi. Quando lo studente attraversava il labirinto, parti del pavimento abilmente mascherate venivano mosse dal peso dei piedi, azionando i manichini ad esse collegate. I manichini erano programmati e disposti senza ordine prefissato così che lo studente non sapeva mai se sarebbe stato attaccato da uno, tre, cinque, nove o neanche uno. Se, finalmente, riusciva a superare tutti i trabocchetti, arrivando al cancello, c'era la prova suprema: l'uscita era ostruita da un braciere dal peso di ottanta chili, reso rovente da carboni ardenti. Per guadagnarsi la libertà il monaco doveva circondare il braciere con le braccia e uscire all'aperto con esso. Così facendo il braciere rovente gli marchiava gli avambracci con due simboli: un drago sul braccio destro e una tigre sul sinistro. Questi erano i segni di riconoscimento di un monaco del tempio di Shaolin e da allora in poi veniva trattato con i massimi onori e rispettato dovunque andasse. Nel sedicesimo secolo vissero altri famosi maestri che contribuirono al perfezionamento dello Shaolin. Fra essi dobbiamo almeno ricordare Cheng Chung Tou, grande esperto nell'arte della lancia e il generale Chi Chi Kuang. Di quest'ultimo è stato tramandato fino ai nostri giorni un esercizio di forma con la spada denominato Chi Chia Chien, ossia la spada della Famiglia Chi. Durante la dinastia Ming lo Shaolin venne esportato nell'isola di Okinawa (arcipelago delle Ryu Kyu) dando origine al Karate. La parola giapponese Karate veniva originariamente scritta con due ideogrammi che significavano mano (te) di Tang (Kara) ossia in pratica "mano cinese". Veniva citata la dinastia Tang perché in quell'epoca lo Shaolin aveva raggiunto un livello altissimo ed era diventato assai popolare. Solo modernamente i giapponesi hanno cambiato l'ideogramma Kara (Tang) con un altro che si pronuncia nello stesso modo, ma che significa "vuoto". La parola Karate si può oggi per tanto tradurre "mani vuote". Osserviamo che la denominazione di "mani vuote" (Kung Shou in cinese) era stata utilizzata anche in Cina durante il "Periodo dei tre regni" per indicare le varie forme di combattimento senza armi. Al tempo della dinastia Ming La lotta cinese, chiamata Juai Chiao ossia " proiettare rapidamente", aveva fatto molti progressi perché si basava più sulla tecnica, l'intelligenza e l'agilità fisica che sulla forza bruta. Dal Juai Chiao deriva il Ti Kung Quan o Di Tan Quan, il cosiddetto Pugilato delle cadute, che fu incorporato nello studio dello Shaolin Classico. Nel 1640 scoppiò una rivolta, Pechino fu conquistata dagli insorti e l'ultimo imperatore Ming si impiccò. Un suo generale chiese allora aiuto alle tribù mancesi che non esitarono ad accorrere, domarono la rivolte, occuparono Pechino, ma invece di lasciare subito il territorio, come era nei patti, elessero un loro imperatore e dilagarono in tutta la Cina. Cominciò così l'ultima dinastia dell'impero cinese: la dinastia Ching (1644-1911). Subito ebbe inizio la disperata resistenza agli invasori da parte di patrioti cinesi. Un focolaio di resistenza era costituito dalle bande e dalle navi del principe-pirata Chen Cheng Kung (chiamato dagli europei Coxinga), che condusse in terra e in mare una lotta accanita contro i manciù. Per avere una base più sicura egli conquistò fra l'altro l'isola di Formosa, allora colonia olandese, e vi stabilì uno stato indipendente. Anche il tempi Shaolin era un centro di resistenza: i monaci ed i loro allievi non perdevano l'occasione per battersi contro i loro nemici e davano asilo ai perseguitati politici. Nel 1659 un maestro di Shaolin di nome Chen Yuan Pin venne inviato in Giappone, sembra per sollecitare un aiuto contro i manciù. I giapponesi non vollero imbarcarsi in un'avventura che poteva risultare pericolosa e declinarono l'invito. Alcuni samurai scoprirono che Che era un formidabile combattente, lo pregarono di non ripartire e di insegnare loro le tecniche di Shaolin. Il maestro cinese rimase in Giappone sino alla sua morte (avvenuta nel 1670) ed i suoi insegnamenti contribuirono in modo decisivo allo sviluppo del Ju Jitsu. Sul continente nel frattempo i manciù, che avevano ormai consolidato il potere, infransero ogni resistenza e decisero di distruggere il Tempio di Shaolin. Intervenne l'esercito che dopo una terribile battaglia riuscì a conquistare ed incendiare il millenario monastero. Si racconta che i monaci superstiti si ritirarono nella Cina del sud e nella provincia di Fukien, in un territorio probabilmente controllato dalle bande di Chen Cheng Kung, costruirono un secondo tempio (il cosiddetto Tempio Shaolin del Sud) che dopo alcuni anni fu anch'esso incendiato dai manciù. Il Tempio Shaolin del Nord fu probabilmente ricostruito e distrutto due o tre volte, ma non raggiunse più lo splendore e la fama originale. Storicamente sappiamo che una delle distruzione del tempio fu ordinata da Yung Cheng, terzo imperatore della dinastia Ching, che regnò dal 1723 al 1736. I maestri si dispersero in tutta la Cina dando origine a numerose scuole, ma il nome Shaolin era sempre considerato sinonimo nemico dell'impero e dell'ordine imposto dagli invasori. I praticanti, accanitamente perseguitati, iniziarono a riunirsi in società segrete. Per ingannare il nemico non utilizzarono più il nome Shaolin e le diverse scuole assunsero le denominazioni più varie. Gli allenamenti si svolgevano in segreto, spesso di notte. I maestri accettavano solo allievi fidati che dovevano superare prove severissime prima di accedere ai corsi. Da questo periodo in poi si perse l'enorme vantaggio dell'esperienza di tutti i migliori maestri riuniti in un solo luogo. Gli stili si differenziarono sempre di più e molti di essi risultarono inevitabilmente limitati dalle esperienze, conoscenze tecniche e idee di una sola persona. Bisognerà attendere la fine del 19° secolo, affinchè le arti marziali cinesi a mani nude o con armi, escano dalla clandestinità, dall'oblio e dalla indifferenza. Agli inizi del secolo XIX° una potente corrente Nazionalista; scuotendo il vecchio impero farà sì che numerosi maestri inciteranno i loro allievi alla rivolta, passata poi alla storia come la " Rivoluzione dei Boxer ", o la " Rivoluzione delle Società del Pugno, della Giustizia, della Concordia". Questa rivolta fu domata con grandissimi sforzi, grazie alle armi da fuoco e con l'impegno di cannoni contro i quali i migliori praticanti di wushu non poterono fare grandi cose. Questa rivolta passò ai posteri come i " 55 Giorni di Pekino ". Moltissimi maestri moriranno in quel periodo eroico cinese e le arti marziali ricadranno ancora una volta nella clandestinità, praticate soltanto in segreto dai pochi superstiti. L'immenso fascino ed infatuazione per le arti marziali, gli ridarà sino ai giorni nostri un'importanza senza precedenti, grazie soprattutto all'incoraggiamento del defunto Mao Tze Tung. Esse sono praticate da milioni di uomini, la loro pratica rimane più o meno obbligatoria nella Republica Popolare Cinese. Esse hanno mantenuto un metodo di apprendimento molto duro e soprattutto nelle scuole tradizionali, le quali guardano ancora gelosamente ai loro segreti plurimillenari e quali custodi premurosi dell'antica tradizione.