di
Renato Rizzardi
Da
quando esista Pulcinella di preciso non si sa: di sicuro era attivo nel 1500, ma
sembra possibile anticiparne la comparsa al 1200. Simbioticamente legata al
gusto del pubblico, la storia della maschera e la sua evoluzione disegnano una
parabola che raggiunge il suo apice nell’800 con Antonio Petito. Dopo di lui,
per tanti aspetti, storici, culturali e “tecnici”, nonostante sulle scene
fossero attivi altri grandi interpreti (come Salvatore Muto ad esempio) inizia
la decadenza. Pulcinella in teatro diventa un personaggio, e deve attenersi
ormai ad una parte scritta, ad un copione. Privata del vivificante contatto
diretto con il pubblico, la maschera assume sempre più caratteristiche
stereotipate, di genere. Solo nella strada, con le guarattelle,
il teatro napoletano dei burattini, Pulcinella mantiene la sua forza,
conservando intatta nel tempo, incredibilmente, la struttura di spettacolo
originaria della Commedia all’Improvviso, e in tal forma giungendo fino ai
nostri giorni.
Pulcinella
è internazionale
Pulcinella
è la maschera più diffusa nel mondo. Di sicuro Pulcinella è stato esportato
da artisti italiani emigrati secoli fa in Inghilterra, dove si è trasformata in
Mr. Punch, in Francia (Polichinelle), in Russia
(Petruska), Spagna (Don Cristobal), Olanda (Jan Klassen), Germania (Kaspar). In
tutti questi Paesi la maschera è accomunata, oltre che da sensibili
similitudini drammaturgiche, anche e soprattutto dal suono identico della sua
voce, stridulo, ottenuto mediante l’uso di una specie di corda vocale
artificiale, la pivetta, un piccolo
strumento metallico che il burattinaio posiziona in prossimità della gola,
nella zona velare. Maschera che si aggiunge alla maschera stessa, la pivetta è
uno strumento antichissimo e veniva
usato in epoche passate e lontane nelle cerimonie religiose per camuffare le
voci dei burattini che rappresentavano la divinità. Oltre a quelli citati, ci
sono altri Paesi, in cui un’immigrazione di Pulcinella sarebbe difficile se
non impossibile da provare, dove si sono sviluppate e sono attualmente in vita
maschere che presentano molteplici analogie con il modello italiano. In Iran
(dove c’è Mobarak), in Ungheria (Vitez-Lazlo), e, ancora, in Grecia, in
India, in Sud Africa, in Cina (con la Saga dello Scimmiottino), ci sono
lontani cugini del nostro Pulcinella. Semplificando si potrebbe giungere alla
conclusione che in realtà si sia in presenza di un “tipo” universale, che
nasce e si afferma tra i popoli autonomamente.
Pulcinella incarna l’uomo più semplice, quello più debole, quello che nella scala sociale occupa l’ultimo posto. Dotato per compensazione di una furbizia eccezionale, è capace di risolvere i più disparati problemi. Chiamato a rappresentare l’anima del popolo, i suoi istinti primitivi, appare quasi sempre in contraddizione, tanto da non avere dei tratti fissi: è ricco o povero, è prepotente o codardo, e talvolta presenta l’uno e l’altro tratto contemporaneamente. La verità sta nel fatto che a questa maschera il popolo ha riservato la funzione di riassumere e di esprimere la sua realtà (brutta o bella, meschina o eroica che sia), il suo desiderio di rivincita e la voglia di vivere. La reazione del Pulcinella alle avversità, il più delle volte riassunte in situazioni o personaggi simbolo (c’è il boia che lo impicca, ma c’è anche la morte con la quale Pulcinella consuetamente si batte, e che puntualmente sconfigge a suon di legnate!) è opportunistica, anche quando, vestendosi di ironia, critica le strutture di potere. Un opportunismo quasi fisiologico che nasce sempre e comunque dalla voglia di vivere che lui incarna. Pulcinella riesce a mettere in crisi tutte le ideologie dell’uomo, perché, come sempre, esse sono legate a delle fasi, a epoche, a situazioni ben precise. La sua vitalità appartiene invece una categoria universale, comune a tutte le culture e intrinseca alle ideologie. Tra due fazioni che pensano in maniera diversa, e in cui ciascuno arroga a sé la ragione, Pulcinella sarà pronto a battersi o a schierarsi con entrambe, perché Pulcinella si schiera innanzitutto con la vita, è la vita.
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