CHARLES WHITE E IL PRIMATO DELLA RAZZA BIANCA

Charles White è a buon diritto uno dei padri del razzismo moderno. Nel 1799 dà alle stampe un voluminoso tomo dal titolo "Spiegazione della graduatoria regolare nell'uomo e in altri animali e vegetali". La supposta scientificità delle sue argomentazioni appaiono esilaranti e ci fanno oggi ridere, ma al suo tempo era chiamato nelle cattedre europee più prestigiose a presentare le sue teorie. L'eurocentrismo, il dio bianco, gli equilibrismi e le contorsioni mentali per supportare la teoria del primato dell'uomo bianco traspaiono in ogni pagina della sua opera. Per il divertimento dei nostri lettori ne citiamo alcune perle.

I neri presentano più evidenti caratteristiche animalesche dei bianchi. I maschi neri hanno il pene più grosso di quello dei bianchi e le femmine nere seni più abbondanti delle bianche, un segno inequivocabile di indecente e sfrenata sessualità. Le femmine ottentote hanno seni lunghi e flaccidi; esse possono allattare i loro piccoli gettando i seni al di sopra delle spalle.

Sappiamo benissimo che i popoli bianchi sono più attraenti e bene accetti a Dio.
Risalendo la scala dei valori arriviamo al bianco europeo che, occupando la posizione più discosta dagli esseri bruti, può, per questa ragione, essere considerato il più bello della razza umana. Nessuno può mettere in dubbio la superiorità delle sue facoltà intellettuali e credo si possa dimostrare che la sua capacità è per natura superiore a quella di qualsiasi uomo d'altra razza.

Dove è possibile trovare se non nel bianco europeo, quel capo così nobilmente modellato, contenente una tale quantità di materia cerebrale, sostenuto da una colonna conica cava che vi si inserisce perfettamente al centro? E il viso perpendicolare, il naso prominente e il mento arrotondato e sporgente? E quella varietà di tratti e pienezza d'espressione, quei lunghi riccioli fluenti, quella barba maestosa, quelle guance arrossate e le labbra coralline? E la posizione retta del corpo e la nobile andatura? 

In quale altra parte del globo troveremo il rossore che imporpora i morbidi lineamenti delle belle donne d'Europa, quell'emblema di modestia, di sentimenti delicati e di sensibilità? Dove mai quella gentile espressione di passioni amorevoli e tenere e la generale eleganza dei tratti e dell'incarnato? E dove mai se non sul torso della donna europea albergano due emisferi così turgidi e di niveo candore con il loro bocciolo vermiglio?