Durante un incontro di formazione condotto da
Lucrezia Pedrali
(insegnante e formatrice del CEM di Brescia), abbiamo preso questi appunti. Ci sembra utile socializzarli anche se la
forma è schematica: da ogni punto può nascere una riflessione.
Ricordiamo che Lucrezia Pedrali scrive su
CEM Mondialità
(rivista di cui
raccomandiamo la lettura) e ogni suo intervento è sempre stimolante.
- Nella scuola non si è neutrali, si sceglie di avere un'idea di
persona, di società, del proprio lavoro e io ho scelto di
lavorare per una scuola che operi per un rispetto reciproco e
solidale.
- E' necessario decostruire l'idea di alunno straniero per
capire chi è il ragazzo che ho davanti, come posso fare per
relazionarmi con lui; questo non è uno specifico del ragazzo
straniero, ma è una modalità che vale per tutti gli alunni.
- I bambini non scelgono la migrazione, la subiscono."Là"
esiste tutto il loro mondo: gli affetti, la famiglia allargata,
gli amici, un'idea di tempo e di spazio conosciuta, compresa e
condivisa.
- Più è piccolo, più il bambino straniero fa fatica ad integrare
ad un livello di consapevolezza il proprio smarrimento.
- Faccio veramente accoglienza solo se ho un progetto educativo
- Chiunque conosce e pratica una lingua, ha delle competenze
linguistiche, la scuola deve fare leva su quelle per sviluppare
delle capacità.
- E' estremamente importante valorizzare la L1; attualmente non
abbiamo i mezzi per istituire corsi di lingua madre, ma è già
significativo usare materiali tradotti (anche se i ragazzi non
sono alfabetizzati nella lingua d'origine), per dare visibilità e
riconoscimento alla loro lingua di appartenenza.
- Possiamo giocare solo sulla
motivazione
- Non possiamo abdicare alle nostre
responsabilità educative
- Occorre chiarirsi le
visioni
pedagogiche che valgono per tutti.
|