L'INSERIMENTO SCOLASTICO DEL BAMBINO IMMIGRATO
INSEGNANTI "AGO" 0 "FORBICI" ?

Un re, un giorno, rese visita al grande mistico sufi Farid. Si inchinò davanti a lui e gli offrì in dono un paio di forbici di rara bellezza, tempestate di diamanti. Farid prese le forbici tra le mani, le ammirò e le restituì al visitatore dicendo: " Grazie, Sire, per questo dono prezioso: l'oggetto è magnifico, ma io non ne faccio uso. Mia dia piuttosto un ago".
" Non capisco", disse il re. "Se voi avete bisogno di un ago, vi saranno utili anche le forbici".
"No", spiegò Farid:"le forbici tagliano e separano. Io non voglio servirmene. Un ago, al contrario, cuce e unisce ciò che era diviso. Il mio insegnamento è fondato sull'amore, l'unione, la comunione. Mi occorre un ago per restaurare l'unità e non le forbici per tagliare e dividere"

( J. Vernette, Parabole d'Oriente e d'Occidente, ed. Droguet et Ardant)


Inserire nella scuola italiana un bambino straniero significa, come insegnanti, fare delle scelte di campo:che aiutino in primo luogo il bambino a ricucire i difficili fili della sua esistenza, divisa tra due (o più) mondi, tra due tipi di scuola, tra diversi tipi di insegnamento e di compagni di classe.

In questo ambito anche gli insegnanti, direttamente interessati sia all'inserimento dei bambini stranieri che all'educazione interculturale fanno delle scelte di campo: il loro progetto educativo deve essere inter-culturale, cioè deve porre in atto strategie di conoscenza, scambio,relazione tra le culture, e non solo multi-culturale che dice un approccio eminentemente descrittivo di una situazione di convivenza di persone-ragazzi di diversa provenienza. L'insegnante "ago" è colui che attua una educazione interculturale come modo di comprendersi appartenente ad un mondo più ampio di quello della scuola, del suo paese, del suo continente, e sviluppa scelte etiche corrispondenti a questo modo di sentire, ampliando il suo modo di comunicare che diventa "plurale", fatto di diversi logos "pluriversali".
E' l'insegnante che si sente parte non più di un uni-verso culturale, ma di un pluri-verso linguistico-culturale, e sa proporre percorsi educativo-didattici aperti alla pluriversalità.

L'atteggiamento "ago" che insegnante interculturale vive nel rapporto con il bambino straniero ( e con tutti gli alunni) è quello della stima pregiudiziale: il pregiudizio di stima nei confronti dell'altro, in particolare dell'immigrato e del bambino straniero, permette un approccio positivo della persona nella società di accoglienza e del bambino nella scuola italiana.
L'arrivo a scuola dei bambini stranieri è per certi aspetti un problema: non conoscono la lingua, sono spaesati, hanno abitudini e modelli formativi diversi…ma costituiscono per la scuola una risorsa importante, sia sul piano relazionale che sul piano cognitivo. Dal punto di vista relazionale, si favorisce negli alunni lo sviluppo di una relazionalità aperta, della capacità effettiva di porsi nei panni degli altri, di convivere con essi secondo criteri di identità, di conoscenza,di rispetto,di dialogo, di interazione e di cooperazione. Dal punto di vista cognitivo, l'approccio con il "diverso" e l'educazione interculturale promuovono nei ragazzi una intelligenza flessibile, che non si fissa in rigide formae mentis, ma che sa conoscere la realtà, i saperi, gli altri, attraverso flessibili criteri cognitivi.

Federica Cacciavillani Verona