Rapporto sull'immigrazione mondiale  2003

Il 1 luglio di quest'anno è stato presentato a Roma il rapporto dell'O I M sul movimento migratorio del mondo.

Anche se i dati sono riferiti al 2000, rimangono impressionanti e ci fanno vedere l'altro volto della globalizzazione. In alcuni tratti appare addirittura che l'immigrazione, anche quella clandestina, sia funzionale ad un certo tipo di sviluppo selvaggio.

Su 300 pagine dense viene analizzato il fenomeno nei suoi vari ambiti, da quello economico a quello sociale, da quello politico a quello culturale con i riflessi che essi hanno sia sulla società di partenza che su quella di destinazione. Le proiezioni appaiono in costante aumento e di questo flusso migratorio vengono analizzate le correnti attuali e i prevedibili cambiamenti nel prossimo periodo.

Il nuovo modello economico che si sta imponendo spinge inesorabilmente verso questa mobilità, che come dice McKinley il Direttore dell'OIM , è inarrestabile. "Per ragioni demografiche, economiche e sociali le migrazioni non possono essere fermate". Chiudere gli occhi non si può, e neppure ergere barriere che saranno inesorabilmente abbattute. I paesi di arrivo devono gestire il fenomeno in maniera consapevole e responsabile per governare il fenomeno con benefici reciproci (l'immigrato e la comunità, il paese di partenza e quello di destinazione). I commerci sempre più liberalizzati, la forbice sempre più divarica tra paesi poveri e paesi ricchi, l'incremento demografico di questi ultimi porta inesorabilmente a questo fenomeno, che nella storia dell'umanità c'è sempre stato, ma che oggi, per dimensioni si può senz'altro dire epocale. E' un sesto continente che, come una immensa zattera, si muove negli oceani alla ricerca del miglior approdo.

 

I numeri

Quanti sono nel mondo i migranti? Ben 175 milioni, che vuol dire una persona ogni 35 e costituiscono quasi il 3% della popolazione globale. Questa cifra è sottostimata, in quanto non vengono considerati per esempio i clandestiniSono persone che per miseria, per guerra o semplicemente per darsi un'opportunità di vita migliore si lasciano alle spalle il loro paese e quindi gran parte delle loro sicurezze per affrontare una nuova incerta esistenza in un altro paese. Si parte generalmente dai paesi del Sud del mondo verso i paesi più ricchi con giovamento reciproco. I paesi ricchi per una riserva di manodopera per lavori "sgraditi" agli autoctoni e (in alcuni situazioni) a basso costo e i paesi di partenza per le rimesse in valuta pregiata.
Si calcola che il Marocco copre con queste rimesse il 66% delle entrate, il 50% la Tunisia, il 30% la Nigeria. L'India riceve così annualmente 11,5 miliardi di dollari, il Messico 6,5.

Di questi 175 milioni di migranti:

 

Traffici sporchi

Vuoi arrivare illegalmente in Europa Occidentale? Si può pagando. Se vieni dalla Bulgaria 1000 euro, 3.000 se vieni dal Kurdistan o dal Magreb, 4.000 dal Pakistan, 15.000 dalla Cina. E per andare negli USA? 300 dollari dal Messico, ben 35.000 se parti dalla Cina.
Queste grosse somme vanno ad incrementare il badget della malavita organizzata. Il rapporto calcola che ogni anno il fenomeno riguarda oltre 2 milioni di persone per un businnes di 10 miliardi di dollari!

 

Prospettive e politiche migratorie

L’OIM sostiene con le sue analisi che il numero percentuale dei migranti non varierà nel corso dei prossimi 40 anni. 
In una sezione apposita il rapporto approfondisce le cause delle migrazioni e del progetto migratorio (trasferimento definitivo o pendolarismo). 
Vengono infine analizzate le varie forme di gestione politica del fenomeno, con particolare attenzione ai paesi che attuano politiche di integrazione, ai paesi di partenza che trovano forme efficaci di reintegrazione sostenibile.
Temi come i diritti dei migranti; i legami fra migrazione, sviluppo e commercio; il "dialogo delle civilizzazioni"; le relazioni con i paesi d'origine.

Secondo il rapporto dell’OIM politiche efficaci e rispettose della dignità umana nella gestione delle migrazioni non possono che essere il frutto di un’ampia cooperazione internazionale. L’obiettivo della comunità internazionale, si sostiene nel "Rapporto", dovrebbe essere quello di gestire la migrazione nell’interesse dei migranti e delle società di origine e di destinazione, con l'obiettivo di limitare, se non eliminare il fenomeno, con adeguati piani di sviluppo dei paesi di provenienza.

Il 1 luglio, dopo la ratifica da parte di 22  Paesi, è entrata in vigore la Convenzione internazionale Onu per la protezione dei diritti dei lavoratori migranti. Spiccano le assenze di alcuni importanti paesi occidentali, Italia compresa.

Pasquale Cananzi