TRA PUZZLE E TANGRAM
Sapir-Whorf, già negli anni 30 sosteneva
che noi parliamo nel modo in cui percepiamo il mondo. Il linguaggio
modella il pensiero e nell'800 si diceva che se Aristotele
avesse parlato cinese le categorie della sua logica, che
derivavano dalle categorie grammaticali del greco, sarebbero
state diverse. Chi nasce, cresce e vive nell'intrico di una kasba,
non ha lo stesso concetto spazio-temporale di chi vive in
una città "squadrata", tipo le città americane. Chi scrive
con gli ideogrammi abitua il pensiero a collegamenti di idee
(ogni segno è un concetto) rispetto alla lettura sequenziale
alfabetica. La mente occidentale tende ad attivare un
procedimento analitico lineare come se dovesse comporre un
puzzle, quella orientale, più divergente può costantemente
far emergere nuove possibili soluzioni a partire dalle
stesse componenti, come insegna il tangram. |
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