Robert Louis Stevenson

Quello dell'Isola del tesoro, di Mister Hide, del dottor Jekill, della freccia nera e del signore di Ballantrae: sì, proprio lui, amò molto le isole dei mari del Sud e qui volle morire.

Amò tanto l'altrove che che si fece seppellire dai suoi amici samoani su un'isola dell'arcipelago. Duecento di essi tracciarono in una notte, un sentiero nella selva per raggiungere la cima del colle e farne l'ultima dimora di Tusitala (questo era il nome che gli avevano dato: il racconta storie). Oggi è impossibile arrivare alla sua tomba, la selva ha ripreso ciò che era suo. Perché una sepoltura tanto scomoda? Ce lo spiega lui stesso "...lassù il profumo del mare è più intenso, i colori sono più vivi, la realtà è più netta e la fantasia più vicina".

Di lui ricordiamo un aforisma che ci piace molto
"Non giudicare ciascun giorno in base al raccolto che hai ottenuto, ma dai semi che hai piantato"

e una considerazione

Esiste una specie di morti viventi, di gente banale che a malapena ha coscienza di esistere se non nell'esercizio di qualche occupazione convenzionale. Portateli in campagna o imbarcateli su una nave e vedrete quanto si struggeranno di nostalgia per il lavoro o il loro studio. Non sono mossi da curiosità, non sanno abbandonarsi alle sollecitazioni del caso, non provano piacere nel mero esercizio delle loro facoltà, e, a meno che la necessità non li incalzi minacciandoli con un bastone, non muoveranno un dito. Non vale la pena di parlare con gente simile: sono incapaci di abbandonarsi alla pigrizia, la loro natura non è abbastanza generosa; e trascorrono in una specie di coma le ore che non sono applicate a una frenetica furia di arricchirsi. (da In difesa dei pigri - Archinto, Milano, 2002)

 

Un pensiero felice: "Di tante cose al mondo ce n’è che dovremmo essere felici come re”.
Eppure la maggior parte di noi non si rallegra quando contempla la straboccante diversità della natura.