Elisa Kidanè

Apprezzare l'altro non perché simile a me ma perché unico nel suo genere

 

Un fantasma si aggira per il mondo: il grigiore, ossia la tendenza a esaltare l'uniformità a scapito della diversità e delle differenze.
Possiamo chiamare questo fenomeno globalizzazione, multinazionalità o quant'altro ma l'unica e subdola sua funzione è quella di livellare tutto, di appiattire, di radere al suolo ogni minima differenza.
Il diverso viene presentato come qualcosa o qualcuno che dà fastidio, che stona, perché fuori dal coro, e la differenza come qualcosa da aborrire, anzi un pericolo per la pubblica sicurezza. Parola d'ordine: un mondo rigorosamente grigio.
Alleati di questa campagna di omologazione sono i mezzi di comunicazione i quali fanno a gara nel presentare l'altro, il diverso, sia esso immigrato, povero, anziano, o portatore di handicap, come uno dal quale guardarsi. Altrimenti come chiamereste queste insistenti informazioni che tendono a criminalizzare l'immigrato, il musulmano, il diverso?

Ovunque la tendenza è omologare le differenze e stigmatizzare
i "diversi". Ma chi rifiuta il confronto con l'altro non ha futuro. Un processo che va promosso e seguito con l'educazione e la condivisione

Ho letto proprio in questi giorni una considerazione di uno scrittore di un certo rilievo come può essere Mario Vargas Llosa. Non metto in dubbio il suo talento, ma non condivido alcune sue affermazioni rilasciate in una intervista nella quale sostiene che il successo della letteratura sudamericana è dovuto al fatto di avere una lingua comune, fenomeno che definisce con malcelata soddisfazione "globalizzazione culturale". Mentre riferendosi alle molte lingue presenti in Europa dice testualmente: "In Europa avete una Babele, per questo non si parla di letteratura europea". 
Strano che un intellettuale possa fare simili affermazioni. Ma tant'è, oggi prevale la parola d'ordine: "Adeguarsi".
A mio giudizio niente come la variegata ricchezza degli idiomi assicura all'umanità il marchio di culla dell'esistenza. L'insofferenza verso altre lingue, altre culture, è un sintomo pericoloso, dal quale è bene guardarsi. Sappiamo bene come vanno a finire certi risvolti di intolleranza.

RIFIUTARE LA DIVE RSITÀ
Impedire o peggio negare le differenze non è la via migliore per raggiungere uguaglianza. Perché di una cosa dobbiamo essere certi: le differenze esistono e vanno riconosciute. Esistono per il semplice fatto che esiste l'umanità. Le differenze sono un fatto naturale: contrastarle, osteggiarle o rifiutarle equivale alla morte stessa dell'umanità.
I genocidi, i massacri, gli stermini sono l'estrema conseguenza di una chiusura mentale, di una non accettazione dell'evidenza: esisto proprio grazie al mio essere unico e quindi diverso.

DIVERSO È BELLO
Proviamo ad immaginare un quartiere di persone tutte identiche: stessi usi e costumi, stesso modo di pensare, stesso modo di parlare. Un inferno. Impossibile viverci. Scapperemmo in cerca di qualcuno o qualcosa di diverso. Perché diverso è bello, è vivo, è gratificante, è necessario. Ma non è da tutti saper cogliere e valorizzare le differenze. Saper accogliere le differenze non è un processo automatico. C'è bisogno di una educazione che passa necessariamente attraverso il confronto e la conoscenza reciproci.

Diverso è bello senz'altro, ma non è pacifico. In un mondo in continuo movimento, dove popoli e realtà continuano a incontrarsi e scontrarsi è necessario promuovere un confronto fra le diverse culture che valorizzi le differenze e incoraggi un dialogo aperto, capace di superare paure e incomprensioni. Solo allora si sarà capaci di apprezzare l'altro, non perché "simile a me", ma perché unico nel suo genere.
Leggere sui grigi muri delle città europee, parole grottesche che incitano a cacciare gli immigrati, i neri ecc, è indice non solo di ignoranza, ma anche di incapacità cognitiva. Coloro che rifiutano il confronto con l'altro, che si precludono la fatica dell'alterità non hanno futuro. Sono destinati ad affondare nelle sabbie mobili della grettezza culturale.

Da "Cittadini dappertutto", mensile di relazioni interculturali, edito a Padova dalla Cooperativa "Nuovo villaggio".
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