La cultura influenza la comunicazione?

E' importante saperlo per noi docenti, che proprio su una comunicazione efficiente basiamo il nostro lavoro.

La cultura occidentale tende a dare maggiore importanza al mittente della comunicazione più che al ricevente, mentre quella orientale, che risente degli apporti comunitari del confucianesimo, dà più importanza alla relazione che si instaura tra i partecipanti alla comunicazione che al messaggio stesso. Insomma sembra prevalere il “come” sul “cosa”.

L'appropriata conoscenza di una stessa lingua non dà garanzie di comunicazione efficace se le strutture di pensiero sono sfasate.

In una discussione noi occidentali tendiamo ad entrare subito nel “problema”, cosa che viene considerata di pessimo gusto per cinesi e giapponesi. Gli orientali tendono invece a delimitare il contesto della discussione (antefatti, cornici di riferimento e relazioni) prima di arrivare a discutere della questione in oggetto. Subito mi corre il pensiero all'incontro con un genitore cinese, con cui finalmente riesco a comunicare con l'aiuto di un mediatore culturale arrivando subito alla questione (suo figlio non studia, è spesso assente, non porta giustificazioni, disturba...). Per noi è normale che sia così: il mio tempo è prezioso, così come quello del mediatore che deve seguire altri genitori in attesa, cosi come quello del genitore che finalmente ha lasciato il lavoro per venire a questo incontro e presumiamo non voglia perdere tempo. Noi abbiamo fretta di porre la questione e di avere una rassicurazione e una collaborazione con i familiari. Ma qual è la loro percezione del nostro agire? Cosa pensano di noi e della scuola?

In momenti come questi l'apporto del mediatore è indispensabile per prevenire incomprensioni dettate dalla reciproca distanza culturale e per stabilire un'autentica comunicazione.