LETTERATURA MIGRANTE
Il telefono del quartiere di Gabriella Ghermandi (Etiopia)


Gennet, un'emigrata etiope, aveva sognato per diciassette anni il suo ritorno in patria e immaginato i posti che avrebbe visitato, le persone che avrebbe incontrato, come si sarebbe sentita a casa. Al suo arrivo, invece, niente è come se l'aspettava. Non la gente che non riconosce, né i luoghi che sono profondamente cambiati, né il senso del tempo che è profondamente diverso, quasi irriconoscibile per lei , ormai occidentalizzata e abituata a ritmi frenetici.
Accompagnata da vecchio Zeggu si ostina per vari giorni nella ricerca del suo passato, in un folle pellegrinaggio alla ricerca della sua vecchia vita. Alla fine, stanca e delusa, si arrende affermando:
”Basta, basta, non ne posso più, non voglio cercare più nulla...così soffro troppo.”
E' allora che il paziente vecchio le dice:” Era ora...vedi tu devi stare con il tuo cuore, non con la tua mente”
“Cosa vuoi dire?”
“Il tuo cuore lascia che la vita accada, la tua mente , invece, vuole dirigere gli eventi. Fino ad ora sei stata sulla strada sbagliata. Lasciati andare.”
E' così che Gennet entra nella vita quotidiana di una casa e di un quartiere; conosce le persone, si lascia andare al pianto e finalmente...la sua terra le torna familiare.
“ Piansi e lavai il mio cuore dalla rabbia di una separazione così lunga”

Racconto sulla difficoltà di tenere insieme le varie parti della propria vita, le diverse appartenenze, il sentirsi spaesati in ogni luogo. Poetico.


da R. Sangiorgi A. Ramberti- Parole oltre i confini- TerrEmerse

LETTERATURA DAL MONDO
 Il 18 e il 19 gennaio a Torino il Convegno “L'ODORE DELL'INDIA Scritture e narrazioni”ha riunito i principali esponenti della nuova letteratura indiana, da M.J Akbar a Anita Nair, da Lavanya sankaran a Nirpal Singh Dhaliwal. Tre le sezioni presenti: “ La nuova India” “ La speranza indiana” e “L'India nascosta”. 

Dal discorso di M.J. Akbar :
“La letteratura indiana proprio come la società indiana, si basa su un principio di buonsenso: ciò che si dice è importante, ma non quanto ciò che l'interlocutore sente. Il testo deve essere nutrito nel grembo del contesto. Le parole sono vuote se non sono pietre di un ponte che colma una distanza. Un ponte che unisce all'altro e che diventa parte di un'architettura multiculturale che rende la diversità più forte dell'omogeneità.”