Circolare Ministeriale 2/2010. Considerazioni.

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E' la circolare conosciuta come quella del 30%, come tetto massimo di alunni presenti nelle nostre classi. Va nella direzione dell'allarme (e della paura) verso "lo straniero" che politicamente "tira" e così è stata sbandierata dal Ministero, prima ancora che venisse pubblicata.

Intanto bisogna dire subito che si tratta, come dice il testo stesso di "indicazioni e raccomandazioni" e come tali non prescrittivi o vincolanti. Di più, si afferma che tali disposizioni "non vanno intese come vincoli posti ai genitori", come dire che non possono essere imposte e una qualsiasi decisione va comunque condivisa. Si aggiunge inoltre che, per un trasferimento ad altra scuola, è necessario che vi sia un'alternativa valida nel territorio.

Per quanto riguarda il tetto del 30%, bisogna dire che già l'art.45 comma 3 del DPR 394 31/8/99, indicava in un 50% il limite di presenze all'interno di una classe, con il chiaro intento di non creare classi ghetto. Oggi quel 50 è diventato 30, ma se pensato solo per gli "alunni NAI" arrivati negli ultimi due anni (il 10% del totale e cioè oggi 60 mila ragazzi) ecco che quella percentuale non desta preoccupazioni sulla sostenibilità delle nostre classi. 

Nelle scuole materne, spesso si super questa percentuale, ma vi è da dire che la quasi totalità (nella nostra Rete oltre il 90%) di questi bimbi sono nati in Italia e la concentrazione è dovuta dal fatto che i genitori di questi bambini si orientano sulle scuole statali, per motivi economici soprattutto. Se ci fosse una perequazione e un travaso tra questi tipi di scuola, non sarebbe male, anche per i bambini italiani che avrebbero fin da piccoli la possibilità di incrociare la "differenza" e considerarla "normale". Più avanti nel tempo si vive l'esperienza dell'altro e più forti saranno i pre-giudizi da abbattere. Ma per fare questo travaso sono necessari aperture delle scuole private, che non sembrano molto ansiose di realizzarlo e di interventi economici di supporto.

La circolare sui costi e sulle risorse, glissa e non si esprime.

 
Altro punto della Circolare è quello relativo alle iscrizioni in corso d'anno suggerendo di istituire scuole polo che valutino e coordinino i vari inserimenti con appositi accordi territoriali. La cosa può avere una sua validità, ma richiede ulteriori chiarimenti. Del resto sperimentazioni "dal basso" sono state avviate in questi anni in alcune città. La cosa può avere forse degli aspetti positivi nelle città, mentre appare di più difficile realizzazione nei paesi più piccoli. Problemi di trasporto ne limitano l'attuabilità. E inoltre riteniamo che l'apprendimento linguistico debba avvenire anche nel dopo-scuola e che allontanare i piccoli dal loro bacino territoriale limiti le possibilità di "incontro" con i propri compagni di classe nelle ore pomeridiane.

Rimane incomprensibile nella circolare, che come dicevamo dà solo "indicazioni", stabilire che è il Direttore Scolastico Regionale a deliberare la deroga dal "tetto del 30%".

Un altro punto debole della circolare è l'indicazione a derogare dal principio di iscrizione nella classe relativa all' età anagrafica: si deroga già troppo se i numeri dicono che già alle elementari il 30% degli alunni è "fuori corso", e che questa percentuale sale al 50 nelle medie e al 70 alle superiori (dati 2008).

C'è da segnalare che per la prima volta, dopo "La via italiana all'educazione interculturale" (2007), si fa cenno all'intercultura, vocabolo-idea- bussola  che sembrava bandito dalle disposizioni ministeriali di questi ultimi anni. Nella nota 4) della CM si legge che "la presenza di culture diverse... se opportunamente governata, si può tradurre nelle opportunità offerte da una positiva dinamica interculturale". Al punto 1) si segnala anche la necessità e l'urgenza del "superamento di modelli e tecniche educative e formative tradizionali e l'adozione di metodologie, strumenti e contributi professionali adeguati alle nuove e diverse esigenze".

Ultima annotazione: l'oggetto della circolare è "indicazioni e raccomandazioni per l'integrazione degli alunni stranieri". Non si può dimenticare che la riforma in atto ha ridotto fortemente la possibilità di questa integrazione, riducendo le compresenze che nelle scuole elementari e medie col tempo pieno permettevano di dividere la classe in alcuni momenti della giornata, proprio per dare maggiori opportunità di apprendimento a quanti, italiani e stranieri, avevano bisogno di tempi più lunghi e distesi. Dando tre o quattro classi agli insegnanti di lettere delle medie, non si favorisce certo la relazione che è sempre alla base di una buona pedagogia. Non è che miracolosamente quest'anno questi allievi siano spariti... semplicemente arrancano. Per fare buona integrazione basterebbe assegnare alle scuole più risorse, classi meno numerose e, dove necessario, facilitatori linguistici.

 Per concludere pensiamo che saranno veramente poche le situazioni che richiederanno un intervento specifico e sarà interessante vedere come gestire il rispetto di queste indicazioni con l'assenza di risorse per farvi fronte. Là dove nasca la necessità di ridurre il numero di allievi e non vi siano alternative nel territorio, che si fa? ci lasceranno fare due classi?