LINGUA, CULTURA, IDENTITA'

E' la lingua a permettere  all'uomo di dare un significato al mondo, lo aiuta ad abitarlo e a modificarlo. E' quindi facile immaginare lo smarrimento e lo spaesamento del migrante che vive suoni, spazi e riferimenti simbolici altri. Si sente "fuori luogo" perché "il noto e il naturale" è altra cosa, sta da un'altra parte. Vive uno spiazzamento  linguistico che diventa anche identitario. Il migrante deve faticosamente tessere tele fragili e incerte, come un ragno ubriaco, e con molta fatica ricostruire reti di significato. La capacità di dire il mondo, di raccontarsi non c'è più: le chiavi che aprivano le porte di casa non servono ed è preferibile, a volte, restare dentro. Bisogna riconoscere nuovi codici sociali, condivisi da altri, ma a noi sconosciuti. E allora è necessario dominare la nuova lingua per sentirsi individui e cittadini, per partecipare alla vita della comunità e riaffermare il proprio "stare nel mondo".

Qualcuno non ce la fa, la parola si fa afasica e il silenzio appare come un approdo rassicurante. Questo vale soprattutto per molte donne con pochi momenti di scambio con il nuovo mondo: la casa diventa l'universo, ma anche un'angusta prigione, venendo a mancare quell'universo amicale così comune ed essenziale in molte comunità del terzo mondo.

Questa fase, più o meno lunga, induce l'immigrato a ritrovarsi con altri immigrati per cercare spazi di riconoscimento e riposarsi, assaporando suoni, odori, sapori che gli confermano l'esistenza, da qualche parte, di un mondo che ancora gli appartiene.

Con la nascita dei figli, la situazione si fa ancora più complessa. La scuola dei figli è un segno di riscossa sociale, ma determina anche un loro progressivo allontanamento dalla cultura e dalla lingua materna. I ruoli si modificano: i figli riescono a interpretare la realtà e fanno da guida ai genitori, che a loro volta non sono in grado di aiutare i figli nella comprensione del mondo.

La scommessa vincente per questi ragazzi sarebbe quella di saper conciliare i due mondi, saper parlare due lingue, assaporare il qui e l'altrove e cogliere "il meglio" delle due realtà. Se ci riusciranno, saranno gli uomini-guida di domani. E' una scommessa difficile, richiede una grande forza interiore, ma anche appoggi affettivi e cognitivi dai genitori e dal mondo della scuola.

La scuola deve sostenere con più forza, oltre all'acquisizione di competenze sempre più raffinate della lingua italiana, anche il mantenimento della lingua madre, favorendo il bilinguismo, come è il dettato delle linee guida per l'inserimento degli alunni stranieri (con quali risorse però non è specificato!). La conoscenza della lingua madre, dicono i linguisti, favorisce l'acquisizione dell'italiano, ma soprattutto favorisce i legami familiari, una crescita serena e una maturità che arricchirà il patrimonio della società tutta.
 "Saranno i cittadini planetari di domani" affermava don Tonino Bello, cittadini che si muovono in più dimensioni e con identità aperte.