Nella moltitudine
Wislawa Szymborska - Premio Nobel 1996



Sono quella che sono. 
Un caso inconcepibile 
come ogni caso.

In fondo avrei potuto avere 
altri antenati, 
e così avrei preso il volo 
da un altro nido 
così da sotto un altro tronco 
sarei strisciata fuori in squame.

Nel guardaroba della natura 
c'è un mucchio di costumi:
di ragno, gabbiano, topo di campo. 
Ognuno va subito a pennello 
ed è portato docilmente 
finché si consuma.

Anch'io non ho scelto, 
ma non mi lamento. 
Potevo essere qualcuno 
dì molto meno separato.
Qualcuno d'un banco, formicaio, squame ronzante, 
una scheggia dì paesaggio battuta dal vento.

Qualcuno molto meno fortunato, 
allevato per farne una pelliccia, 
per il pranzo della festa, 
qualcosa che nuota sotto un vetrino.

Un albero conficcato nella terra, 
a cui si avvicina un incendio. 
Un filo d'erba calpestato 
dal corso di incomprensibili eventi. 
Uno nato sotto una cattiva stella, 
che per altri è buona.

E se nella gente destassi spavento,
o solo avversione,
o solo pietà?
Se fossi venuta al mondo
nella tribù sbagliata
e avessi tutte le strade precluse?

La sorte, finora, 
mi è stata benigna. 
Poteva non essermi dato
il ricordo dei momenti buoni.

Poteva essermi tolta 
l'inclinazione a confrontare.
Potevo essere me stessa - ma senza stupore, 
e ciò vorrebbe dire
qualcuno totalmente diverso.