Ci sono voluti 34 interminabili minuti perché l'iniezione di veleno uccidesse Angel Nieves Diaz, portoricano di 55 anni, condannato a morte in Florida per l'omicidio del gestore di un topless bar avvenuto 27 anni fa. La sua esecuzione ha richiesto una rara doppia dose di farmaci e prima di spegnersi, Diaz avrebbe fatto una serie di smorfie di dolore. Il cocktail letale utilizzato nello Stato è composto da tre farmaci: un barbiturico, un agente paralizzante e una terza sostanza che provoca in concreto il collasso cardiaco. Nella maggior parte dei casi il condannato perde conoscenza quasi istantaneamente. Questa volta non è accaduto.

In morte di Angel Nieves Diaz
di Roberto Malini

Il dono della fine era così vicino,
ma all'improvviso capì che morire
non era così facile,
che qualcosa, nell'alchimia dei tre veleni,
non funzionava: era letale,
ma non micidiale.

Trentaquattro minuti. L'infinito.
Tanto durò la sua agonia.

Angel ebbe il tempo di comporre
a mente una poesia. Cercò
di volare via dalla propria carne,
ma una corda di nervi lo teneva a terra.

Si accorse di non avere ali
e continuava a vomitare aria.

La pace era così vicina
che quasi la toccava con le labbra
(aveva le braccia legate).

Infine morì, ma prima disse: "Debbie,
sono innocente".

E gli sembrò di udire in lontananza
le campane della Santa Trinità.