TAHAR BEN JELLOUN
(bibliografia)
RAGAZZI SENZA VELI
Lo scrittore franco-marocchino racconta i dubbi di due adolescenti sui conflitti di civiltà attraverso il loro scambio di e-mail.
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Leggere la corrispondenza tra due ragazze sedicenni che sognano di comprendere il mondo. Mérième, marocchina di cultura francese, vive a Parigi, genitori musulmani e si definisce metà marocchina e metà francese; e Lydia vive a Bologna, madre francese e padre siciliano, entrambi cattolici. Nessuna delle due è praticante. Comunicano per e-mail nel mese di ottobre.
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Cara Mérième, ti conosco grazie al libro sul razzismo che hai scritto con tuo padre. Lo abbiamo studiato in classe, come hanno fatto in molte altre scuole italiane. Io però ho avuto la fortuna di poterlo leggere prima in francese (mia madre è di Marsiglia) e poi in italiano. Mi sembra che anche tu, come me, sei preoccupata per tutto quello che succede nel mondo. Non passa giorno che in qualche paese non si commetta un attentato, uccidendo persone innocenti. Cosa ne pensi?
Cara Lydia, quando ho scritto con mio padre il libro sul razzismo avevo dieci anni, e non ero particolarmente preoccupata. A volte guardo il telegiornale, e mi sembra che succedano sempre le stesse cose. A cadere sono sempre persone innocenti, molto spesso dei paesi più poveri. Ho visto l'altro giorno un documentario sul commercio delle armi negli Stati Uniti. È terrificante. È un paese che ha bisogno della guerra per vivere e far funzionare le sue fabbriche di armi. Il film era americano, di un regista che si chiama Michael Moore. Lo hai visto?
Cara Mérième, non l'ho visto. Volevo farti una domanda sull'islam: sei credente e praticante?
Cara Lydia, è una domanda difficile. I miei genitori non fanno la preghiera. Mia madre digiuna durante il mese del Ramadan. Ho provato anch'io, ma non ero convinta di ciò che facevo. Credo però che se fossi in Marocco lo farei. E una questione di ambiente, di atmosfera; ci si ritrova in famiglia. Se credo in Dio? È una domanda che mi fa paura, perciò la rimando a più tardi.
Cara Mérième, anch'io sono in dubbio, soprattutto quando vedo quanti bambini muoiono ogni giorno sotto le bombe, in Palestina o in Africa. Dimmi, che pensa la gente di noi, europei e cristiani? Mi pare che non riusciamo a capirci.
Cara Lydia, non posso rispondere a questa domanda perché non ho la capacità di fare un'inchiesta. Ma so che quando vado in Marocco, sento parlare dappertutto dei visti per poter venire a lavorare in Europa. Nei gironi scorsi è naufragata una barca con 50 clandestini a bordo. Sono annegati tutti. La Guardia Civile aveva aspettato un'ora prima di intervenire, il tempo per lasciare che morissero tutti. Non se ne è salvato neppure uno. Ma nello stesso tempo sento molta gente parlare male del tipo di vita degli europei.
Cara Mérième, anche da noi vengono i clandestini, dalla Tunisia, dall'Albania e da altri paesi. E un vero problema: arrivano qui per disperazione, portate da gente che le inganna e ruba i loro soldi; e danno fastidio anche agli immigrati legali. È ora che questi drammi finiscano. Ma c'è anche da dire che molte volte i clandestini qui si comportano male, spacciano la droga, litigano tra loro, creano problemi. A tutto questo si aggiunge anche il fatto che alcuni immigrati diventano degli imam, e ci minacciano dalla tv. Potresti chiedere a tuo padre di spiegarmi cos'è un imam?
Cara Lydia, mio padre mi ha detto che un imam è una persona designata a presiedere alla preghiera; potrebbe farlo qualunque musulmano, e quindi è una cosa che non dà nessun potere a quest'uomo. Nell'Islam non ci sono preti, non c'è nessun intermediario tra Dio e i credenti. Perciò un imam non può dire di essere il rappresentante dei musulmani, non ha il diritto di parlare a nome loro. Anch'io ho una domanda a questo proposito: perché la tv invita questa gente che quando parla dell'Islam mette paura agli europei? Quella che fanno è una caricatura di questa religione.
Cara Mérième, ho paura che questa gente incominci a fare una guerra di religione. Anche da noi c'è stato il problema del velo; ho sentito parlare dell'episodio avvenuto in un liceo francese. Cos'è successo?
Cara Lydia. stasera non ti posso scrivere perché vado con le mie amiche a sentire Ben Harper. Spero che questo cantante piaccia anche a te. A presto.
Cara Mérième, adoro Ben Harpe4 ho tutti i suoi album. Aspetto la tua e-mail.
Cara Lydia, è stato mitico! Che voce! Che presenza! Sono ancora sorto l'effetto del concerto. Una domanda: ce l'hai il ragazzo? Domani ti risponderò sulla faccenda del velo. Devo chiedere a mio padre.
Cara Mérième, non ci crederai: il mio ragazzo è tunisino, si chiama Kamel. I suoi genitori sono in Italia da un pezzo, è nato qui, è un italo-tunisino, molto carino. Lui il digiuno del Ramadan lo fa. E il tuo ragazzo come si chiama?
Cara Lydia, si chiama Antoine. Come me, non ha religione, non ne parliamo mai. Ti dirò un'altra volta alcune cose di lui, è un ragazzo intelligente, non tanto bello ma sensibile. Ho chiesto a mio padre del velo e ti riassumo quello che mi ha detto: per lui il velo non è un semplice pezzo di stoffa che una ragazza si mette in testa; è un simbolo politico. E mi ha spiegato che se una ragazza si mette il velo, lo fa perché vuoi essere riconosciuta come musulmana osservante. incomincia così, e dopo un po' dichiara di non voler andare a ginnastica (per non mettersi la tuta aderente), e neppure alle lezioni di biologia perché si danno spiegazioni scientifiche sull'origine dell'uomo; poi rifiuta di fare disegno perché le hanno detto che l'islam proibisce la pittura (anche se non è vero), e alla fine non accetterà neanche di sedersi vicino a un ragazzo, e men che meno di stringergli la mano. Mio padre si infuria contro quelli che manipolano queste povere ragazze. Secondo lui, se i genitori vogliono che le loro figlie seguano rigorosamente i precetti religiosi dovrebbero iscriverle a una scuola religiosa, e non mandarle a creare problemi nella scuola pubblica e laica. Lui ce l'ha con quelli che vengono in Europa e non rispettano le leggi del paese che li ha accolti. Se sei musulmano, dice, lo sei per te stesso, per la tua coscienza; non può essere un fatto pubblico. Ecco, spero che ora sei più informata, e grazie a mio padre anch'io so alcune cose in più. Il tuo ragazzo, Kamel, parla l'arabo? Io l'ho imparato, ma mi costa un po' di fatica. Colpa dei miei che in casa parlano il francese.
Cara Mérième, vorrei poter discutere con una ragazza della mia età, islamista e molto religiosa, che porta il velo; vorrei capire cosa succede nella sua testa. Potresti mettermi in contatto con una ragazza di questo tipo e chiederle se ha voglia di parlare con un'europea?
Cara Lydia, figurati che ho una cugina in Marocco, una ragazza che vive in un piccolo paese: molto carina, ha studiato, e poi un giorno ha deciso di mettersi il velo dalla testa ai piedi. Sembra un fantasma. Sono stata in vacanza dai miei nonni materni che vivono in quella regione molto povera del sud del Marocco; e ho passato tutta una nottara a discutere con questa ragazza, che ha vent'anni. Ho sentito i suoi argomenti. Ora ti faccio un riassunto delle cose che mi ha detto quella notte: per lei l'Islam è più di una religione, è un'identità; è qualcosa che la rassicura e la fa stare in pace con se stessa. Lei pensa che l'Europa e l'America abbiano perduto la loro anima, perché dedicano tutta la vita ai beni materiali; dice che la condizione delle donne occidentali è degradante, e cita gli esempi di tutte le pubblicità dove si fanno vedere immagini di donne nude in posizioni umilianti per vendere una macchina, una crema, uno shampoo ecc. Lei non vuole che il Marocco di-venti come questi paesi europei, e parla dell'influenza delle tv, o anche degli immigrati che vanno e vengono. È diventata militante perché vorrebbe che l'Islam sia la morale e la linea di condotta dei marocchini; e si è velata per dare l'esempio, per essere coerente con quello che dice. Cita in continuazione versi del Corano, che io purtroppo non conosco. Essendo metà marocchina e metà francese, io dovrei poter comprendere tutt'e due gli aspetti, ma confesso che non mi sento all'altezza. Allora, hai sempre voglia di metterti in contatto con una ragazza "integralista"?
Cara Mérième, invidio la tua posizione - poter stare in due paesi, in due culture. Mi sembra difficile entrare in corrispondenza con una ragazza che ha delle certezze e mette la religione in primo piano. L'ideale sarebbe poter andare un giorno con te nel paese dei tuoi nonni materni. Spero di poter avere questa possibilità. Ora ti confido una cosa: loro hanno paura che un giorno io decida di legare la mia vita a quella di un musulmano. Sono ancora giovane e non penso a queste cose, ma certo il fatto che il mio primo ragazzo è arabo li preoccupa. Kamel è bravissimo, con lui posso parlare di tutto. So che i suoi genitori pensano di tornare a vivere in Tunisia. Quanto a lui, non so cosa farà. Credi che i timori dei miei genitori siano fondati?
Cara Lydia, oggi festeggiamo la fine del Ramadan. La mamma ha preparato una bella cena e ha fatto venire dal Marocco certi dolci al miele squisiti (ma sai i chili!). Come vedi, anch'io sono per la religione quando c'è da far festa. Ho parlato del tuo problema con la mamma, ma lei si è arrabbiata perché ha pensato che fosse tutto un giro vizioso per sapere se lei accerterebbe che io sposi un cristiano! È un po' dietrologa. A me non era proprio venuto in mente, ma lei probabilmente a queste cose ci pensa.
Cara Mérième, vorrei farti una domanda: sei contenta di vivere in Francia? O se vogliamo metterla in quest'altro modo: ti piacerebbe vivere in Marocco?
Cara Lydia, il Marocco è un bellissimo paese, ma senza le amiche mi annoierei. Quest'anno ho dovuto passare una parte delle vacanze in colonia in Corsica e un'altra parte a Tangeri in famiglia, ma per fortuna c'erano le mie amiche e i miei amici. Insomma, La Francia è il mio paese. Il Marocco pure, ma io non vorrei dover scegliere. E' una questione di libertà. Io faccio sempre più fatica a discutere del problema palestinese con le mie compagne ebree del liceo. Sono prevenute. Appena comincio a parlare della storia di questo popolo mi tirano fuori gli attentati suicidi, l'antisemitismo, l'islamismo ecc. Non c'è modo di avere una discussione serena e intelligente.
Cara Mérième, gli attentati contro i civili sono insopportabili. Ti rendi conto? Vai a mangiare una pizza con gli amici e ti arriva addosso una bomba sotto forma di corpo umano. Che orrore. Cosa pensi di quelli che si suicidano ammazzando gli altri?
Cara Lydia, né io né i miei genitori siamo favorevoli a questi orrendi attentati. Ma al di là del dolore immenso, io mi pongo una domanda: cosa mai può spingere un ragazzo o una ragazza della nostra età ad andare a morire invece di vivere? Io penso che la vita non abbia lo stesso senso per chi ha una casa, un paese, una famiglia che lavora e la possibilità di fare progetti, e chi è stato privato di tutte queste cose. Non cerco di giustificare l'ingiustificabile, ma rifletto.