Parliamo di Giufà Giufà è un briccone e un mascalzone, ma a volte anche ingenuo e credulone. E' giovane e anche vecchio; a volte ricco, ma più spesso alla disperata ricerca di un'idea per riempirsi lo stomaco. Giufà pare sia nato nel Maghreb, ma ha viaggiato molto, tanto che è conosciuto con nomi diversi dalla Turchia alla Germania, dai Balcani alla Sicilia e perfino nelle lontane e fredde Russie. Molti ricercatori e linguisti hanno scritto di Giufà, seguendolo nelle sue disavventure (uno per tutti Italo Calvino) e rappresenta anche il simbolo del diverso, di chi castiga i prepotenti, ma anche, a volte dello scemo del villaggio. La storia che raccontiamo viene dalla lontana Crimea e vede un Giufà stupidotto e potremmo intitolarla "Parole in libertà" oppure "Una settimana difficile" oppure... fate voi. Giufà è un ragazzino che non riesce a farsi accettare nel suo
villaggio, nonostante i suoi sforzi. Il giorno dopo, passa davanti a casa sua un funerale e Giufà, ricordando i consigli della mamma, grida rivolto al corteo: " Che Dio ve ne mandi tanti, ma così tanti da far fatica a trasportarli". Com'era prevedibile le prese anche quel giorno. La mamma gli insegnò "Hai fatto male, a quelle persone dovevi dire - Olio santo e campane a morto". Il giorno dopo incontrò un corteo nuziale e subito Giufà "Olio santo e campane a morto". Come finì? Come al solito a botte. La madre paziente cercò di consigliarlo " Dovevi ballare e suonare in questo caso". Il giorno dopo camminando nel villaggio vide un capanno pieno di orzo che aveva preso fuoco. Al contadino che gli chiedeva un aiuto lui rispose suonando il suo zufolo e ballando. Anche quella sera arrivò a casa malconcio. E la madre sbottò "Ti sta proprio bene. Dovevi riempire i secchi d'acqua e gettarli nel fuoco, ragazzo mio". Chi incontrò il giorno dopo? Un viandante che sulla via aveva fatto un fuoco per arrostire una gallina e Giufà cosa pensa di fare? L'avete già capito: gli rovescia a dosso un secchio colmo d'acqua. E finì come al solito. Da quel momento la mamma pensò bene di farlo allontanare dal cortile di casa per non vederselo arrivare ogni sera malconcio. |