L'ECCIDIO DEGLI ARMENI

TRA IL 24 E IL 25 APRILE:
tra festa e cordoglio

Il 25 Aprile è per noi una data di festa. Gli alleati e i partigiani ci hanno liberato da un regime ottuso, oltre che crudele, che ha portato miseria, paura, angoscia e morte in migliaia di famiglie italiane.

Per gli Armeni, invece, Il 25 aprile è una data tragica: è il giorno del Metz Yeghèrn, cioè del “Grande Male”. Proprio nella notte tra il 24 e il 25 aprile del 1915, inizia la mattanza del popolo armeno e il primo genocidio del secolo scorso: un milione e mezzo di vittime in due anni.
Anche in questo caso abbiamo il dovere della memoria. La conoscenza di ciò che è accaduto, anche se "incredibile" è un imperativo. Se siamo capaci di vivere, condividere e combattere ogni più piccola violazione dei diritti umani, significa che stiamo lavorando per la pace e la sopravvivenza del mondo e se come educatori e genitori siamo in grado di trasmettere questo "sentire", vuol dire che stiamo costruendo un patrimonio etico-culturale comune. 
Significa soprattutto assumere uno stile di vita nel quale non ci sia posto per gli atti di omissione.

Questa pagina di storia, oltre a non essere riconosciuta dalla Turchia, stenta a divenire memoria collettiva come è accaduto invece per la Shoah. Raramente si studia a scuola, raramente se ne parla.

Il tragico germina spesso nell' ingiustizia di omissione. Sottovalutare, non cogliere mai la gravità di un atto, assorbire tutto, normalizzare: alla fine anche l'orrore diventa normale. L'omissione è la convivenza impersonale con il male, la "banalità del male" di cui parla la Arendt. Noi nel secolo scorso siamo stati spettatori di un' ingiustizia di omissione, oltre che di ingiustizia di azione. Pochi hanno operato per il male, molti hanno subito, solo alcuni hanno reagito.

Riportiamo di seguito la testimonianza di Henry Morgenthau, ambasciatore USA presso l'Impero Ottomano in quel tragico periodo.

Io sono certo che nell'intera storia della razza umana non c'è un episodio terribile come questo. I grandi massacri e le persecuzioni del passato sembrano quasi insignificanti se paragonati con le sofferenze degli Armeni nel 1915.

Descrivendo le torture inflitte, un ufficiale turco di alto grado, non negava affatto che il governo le avesse istigate e, come tutti i turchi delle classi superiori, approva con entusiasmo questo trattamento riservato alla detestata razza degli armeni. Quell'ufficiale mi disse che tutti i dettagli venivano discussi ogni sera nel quartier generale dell'Hittihad. Ogni nuovo metodo di infliggere dolore era osannato come splendida scoperta, e i partecipanti si spremevano costantemente le meningi per inventare qualche nuovo tormento. Mi disse che avevano anche fatto delle ricerche negli archivi dell'Inquisizione cattolica spagnola e di altre istituzioni storiche riguardo alla tortura e che avevano adottato molti dei metodi lì riportati"

[Seguono una serie di testimonianze molto crude, che vi risparmiamo. Poi l'ambasciatore continua:]

L'unica ragione per cui sto riferendo questi dettagli atroci è che, senza dettagli, il pubblico di lingua inglese non potrà mai capire esattamente cosa è veramente questa nazione che noi chiamiamo Turchia. Non ho assolutamente riferito i dettagli più terribili, perché una completa descrizione delle orge sadiche di cui furono vittime gli uomini e le donne armeni non potrebbe mai essere pubblicata in America. I crimini più tremendi che l'istinto perverso dell'uomo può inventare, le torture più raffinate che l'immaginazione più bestiali possa concepire, questi divennero la normalità delle pene inflitte a questo popolo mite. Sono convinto che nell'intera storia della razza umana non siano mai esistite tali efferatezze. I grandi massacri e le persecuzioni del passato appaiono quasi insignificanti se paragonati alle sofferenze della razza armena nel 1915

(Henry Morgenthau, Ambassador Morghenthau's story, New York 1918, pag. 307)

Vi invitiamo ad andare a vedere il bel film dei fratelli Taviani "La masseria delle Allodole", tratto dall'omonimo libro di Antonia Arslan