PER LA GIORNATA DELLA MEMORIA

 Tra le migliaia di giovani ebrei polacchi chiusi nel campo di concentramento di Putzkow c'era un ragazzo di 16 anni di nome Chaim. Ecco l'ultima lettera che egli ha consegnato, attraverso il filo spinato del campo, a un altro giovane contadino, chiedendogli di recapitarla ai genitori.

Miei cari genitori,
se il cielo fosse carta e tutti i mari del mondo inchiostro, non potrei descrivervi le mie sofferenze e tutto ciò che vedo intorno a me.
Il campo si trova in una radura. Sin dal mattina ci cacciano al lavoro nella foresta. I miei piedi sanguinano perché ci hanno portato via le scarpe... Tutto il giorno lavoriamo quasi senza mangiare e la notte dormiamo sulla terra (ci hanno portato via anche i mantelli):
Ogni notte soldati ubriachi vengono a picchiarci con bastoni di legno, e il mio corpo è nero di lividi come un pezzo di legno bruciacchiato. Alle volte ci gettano qualche carota cruda, una barbabietola, ed è una vergogna.; ci si batte per averne un pezzetto e persino qualche foglia.
L'altro giorno due ragazzi sono scappati, allora ci hanno messo infila e ogni quinto della fila veniva fucilato... io non ero il quinto, ma so che non uscirò vivo di qui. Dico addio a tutti, cara mamma, caro papà, mie sorelle e miei fratelli, e piango...

Chaim

PER LA GIORNATA DELLA MEMORIA

per non dimenticare

"Si racconta che gli ebrei perseguitati riuscissero difficilmente a farsi passare per non ebrei, anche se nei tratti e nell'abbigliamento non avevano niente che li tradisse.
Ma nei loro sguardi c'era una tale tristezza che si riconoscevano da lontano.
L'auspicio è che, giunto il momento, possiamo essere capaci di captare quello sguardo, fosse pure di uno sconosciuto, e esserne toccati. Altrimenti, guai allo straniero lontano dai suoi..."

Tzvetan Todorov, "Di fronte all'estremo"