Fondazione Agnelli - rapporto scuola 2011
discussione sulle "medie", anello cruciale e fragilissimo


La scuola media è riuscita nella missione di innalzare i livelli di istruzione tramite il consolidamento dell'obbligo, ha fallito invece nell' obiettivo di garantire l' uguaglianza nelle opportunità di successo formativo.


Alla scuola media (oggi secondaria di 1° grado) è stato dedicato il rapporto annuale della Fondazione Agnelli. Dalla relazione emerge con chiarezza che è proprio questo ciclo l' anello debole del sistema scolastico italiano, il vaso di coccio tra i vasi di ferro, la terra di mezzo tra l' eccellenza delle nostre scuole elementari e la divaricazione successiva.
E' proprio nella scuola media che emerge con chiarezza e spietatezza il divario sociale, economico e culturale dei figli delle classi disagiate e degli immigrati che si trovano ad avere meno opportunità di apprendimento
rispetto ai coetanei più fortunati. E' qui che si innesca quel circolo vizioso destinato a generare l'alto tasso di abbandono alle scuole superiori, fenomeno che ci colloca agli ultimi scalini delle graduatorie europee.

Cinquanta anni fa nasceva la scuola media unificata inglobando l'avviamento professionale che allora destinava già a 11 anni i figli delle classi sociali più deboli ad un lavoro manuale e subalterno. L'obiettivo dichiarato era dunque quello di dare pari opportunità a tutti i bambini e la possibilità di un 'ascensore sociale'. Un obiettivo bisogna ammettere in gran parte fallito. È nella scuola media infatti che bisognerà intervenire per restituire alla scuola italiana quella funzione essenziale di motore della mobilità sociale che sembra sciaguratamente perduta da decenni.

Al di là del diploma di terza media è il livello delle conoscenze reali che continua ad essere proporzionale al livello sociale e culturale delle famiglie d'origine. Ad esempio si è persa sostanzialmente la sfida data dell'arrivo di alunni figli di immigrati, che avrebbe dovuto mettere in campo motori compensatori (risorse, saperi, metodologie, motivazioni) che non sono stati all'altezza della posta in gioco.

Un risultato che conferma il profilo di un paese bloccato, irrigidito nelle sue gerarchie sociali, che trasmette il
sapere non sulla base del merito ma dell'appartenenza famigliare.


Per comprendere le ragioni di questo parziale fallimento, è sufficiente entrare nelle aule scolastiche, per scoprire che gli insegnanti delle medie sono i più vecchi dell'intero corpo docente, concentrati in una fascia d' età prossima
alla pensione, protagonisti e vittime di un vorticoso turnover,  insoddisfatti della loro formazione e poco attrezzati per le sfide educative poste dai preadolescenti.
Un ritardo addebitabile non certo ai singoli professori - mossi talvolta da una vocazione eroica - ma alla scarsa attenzione di cui gode la Cenerentola della scuola italiana. Per realizzare il cambiamento, suggerisce il
rapporto, occorrerebbe introdurre "la scuola del pomeriggio", che favorirebbe una personalizzazione dei percorsi - e dunque eguali opportunità di apprendimento per tutti - e anche una maggiore retribuzione per i professori.

Obiettivi difficilmente realizzabili oggi in Italia, dopo questi ultimi anni di disprezzo esibito per la scuola pubblica e per i suoi professori? Dopo che si sono tagliate drasticamente le ore di insegnamento e di fatto abolito il tempo pieno?

 

In sintesi le possibili ricette:

Questa ricetta richiede un forte investimento finanziario (in controtendenza con quanto fatto in questi ultimi anni dai vari ministri) e un forte investimento motivazionale e voglia di mettersi in gioco di docenti e presidi.