L'intercultura nella scuola dell'infanzia
La pedagogia interculturale è prima di tutto una lente attraverso la quale guardare il mondo, un'intenzione comunicativa, un'attenzione particolare e quotidiana alle differenze che sono presenti in qualsiasi gruppo - classe.
E' un'ottica, sorretta da motivazioni ideali e culturali, che si traduce in un metodo educativo e determina le nostre scelte didattiche.
La scuola non è tale se non si occupa di relazioni, se non favorisce la conoscenza, l'ascolto e il rispetto reciproco. La pedagogia interculturale diventa quindi essenziale alla scuola anche quando non ci sono bambini stranieri inseriti.
M. Di Capita, nel suo bel libro, "L'interculturalità nella scuola materna", ci parla della "costruzione della possibilità di ben-essere e ben-esserci insieme nella diversità: adulti e bambini, maschi e femmine, cultura e culture, religione e religioni, confessionalità e laicità:..".
Tutto questo può essere realizzato nella scuola dell'infanzia attraverso l'esperienza pratica e attraverso il gioco. Si possono sperimentare di continuo le differenze, assumere punti di vista differenti, agire ruoli diversi; capire, facendo e riflettendo sull'esperienza, che siamo diversi e contemporaneamente profondamente simili (emozioni e sentimenti), creare un'attitudine alla curiosità, alla messa in discussione, all'assunzione di prospettive diverse.
Si tratta di educare a vivere in una società complessa e a sviluppare la capacità di pensiero critico.
Non si tratta di fare del relativismo culturale una bandiera, ma di individuare alcuni principi universali sui quali confrontarci e riconoscerci; assumendo la propria identità; mettendo al centro l'individuo, il bambino del qui ed ora, che non è mai rappresentativo di una cultura o di una popolazione, ma è lui ed è in continua evoluzione, e alla ricerca, a volte molto faticosa, della propria identità.
Intercultura, perciò, come attenzione al singolo, ad ogni individuo, a ciascuno, qualsiasi sia la sua provenienza ed è importante praticarla fin dalla scuola dell'infanzia.
Franca Lovato