ADOZIONI INTERNAZIONALI
I dati statici vedono la Regione Veneto fra i
primi posti per il numero di coppie adottive.
Dal
16/11/2000 (data di entrata in vigore della nuova normativa relativa alle
adozioni internazionali) al 30/06/2005
N°
coppie adottive |
N°
minori |
Età minori adottati |
Provenienza |
1172 |
1411 |
100-7% un anno / 3 anni
826-58,5% quattro anni
419-29,7 cinque /nove anni
66-4,7% dieci anni e oltre
|
Africa 8,9%
America 23,5%
Asia 14,0%
Europa 53,6% |
Il bambino abbandonato e, poi adottato ha
proprie specifiche sensibilità, debolezze, esperienze, autonomie,
competenze: ha un rapporto con l’adulto, i coetanei, la società, la cultura
costruiti dal suo passato particolare e, evidentemente, che risentono del
suo luogo e situazione di provenienza.
Rispetto a lui la scuola, spesso la prima Istituzione che egli incontra, ha
la funzione di traghettarlo nella nuova società che lo accoglierà,
conservandogli tutte le radici che lo terranno legato alla sua terra
d’origine. La scuola accogliendo in sé, attraverso i bambini, le moltissime
sollecitazioni del sociale, può oggi farsi promotrice di una cultura della
convivenza civile dove ogni differenza trovi modo di esprimersi le
specificità e ricchezze proprie.
I bambini adottivi sono come tutti gli
altri. Il primo giorno di scuola nel loro zainetto assieme agli astucci e
quaderni portano un bagaglio di esperienze. Per i bambini nati in famiglia
questo ha un contenuto più o meno scontato, per chi la famiglia l’ha
conosciuta, non più da neonato, la storia può complicarsi: l’alunno che è
stato adottato verifica in ogni istante la sua diversità tra la sua storia e
quella degli altri.
Sfogliando le numerose normative,convenzioni internazionali sui diritti
dell’infanzia (Nazioni unite del 30 settembre 1990, Convenzione dell’Aja 29
maggio 1993) troviamo sempre espressioni quali: "il diritto del bambino a
conservare lo propria identità, nazionalità, nome e relazioni familiari” ed
ancora “un bambino che venga privato permanentemente o temporaneamente del
suo ambiente familiare o nel miglior interesse del quale, non sia possibile
la sua permanenza in tale ambiente, avrà diritto a speciale protezione da
parte dello Stato "ed ancora" quando si prendono in considerazione tali
soluzioni (... l’affidamento, l’adozione o, qualora sia necessario la
sistemazione in idonee istituzioni per l’infanzia…) si dovrà tenere in
debito conto dell’opportunità che il bambino abbia una continuità di metodi
educativi e di ambiente etnico, religioso, culturale, linguistico”.
Viene, dunque, espressamente riconosciuto il diritto (e il dovere degli
educatori) a mantenere un filo con il passato.
Nella scuola più che in altri contesti emerge con forza il paradosso del
bambino adottato: giuridicamente minore italiano, fisicamente o
culturalmente bambino straniero.
Il problema dell’identità si ripropone ogni giorno.
a cura di:
AIBI – Associazione Amici dei Bambini
CIFA ONLUS - Centro internazionale per la famiglia e l’infanzia
|