MODALITA' D'INTEGRAZIONE

Lo straniero che arriva oggi in un paese occidentale generalmente vive una situazione di sofferenza sia da un punto di vista materiale (casa, benessere...) sia culturale (spesso non si riconosce nei comportamenti del "nuovo mondo"), sia infine affettivo (spesso senza famiglia, gruppi amicali e punti di riferimento).

Questa sofferenza si manifesta in una situazione di disagio, che la società di arrivo cerca di esorcizzare e controllare stabilendo modelli di integrazione che sono cambiati nel tempo e nei vari paesi in stretta relazione alla propria storia.

Vediamo quelli più comuni:

Modello di Fusione
E' il cosiddetto Melting pot: ossia una pentola con tutto dentro, tutti i popoli in un miscuglio che opportunamente mescolato dovrebbe dare una società in cui vengono fuse le singole culture per far nascere una società omogenea. E' un processo lento, che le nazioni giovani, nate e cresciute con le immigrazioni
(USA - Australia) ritenevano naturale, ma che non sembra dare i frutti sperati e i ghetti e le discriminazioni ancora fortemente presenti in molti stati degli USA stanno ad indicare che c'è ancora molta strada da fare.

Ma i modelli che ci riguardano più da vicino sono quelli europei. Vediamo quali sono e in cosa si differenziano

Modello assimilativo
La storia del colonialismo è la storia di chi porta la propria cultura e la propria civiltà in paesi anche molto lontani considerati di livello inferiore. Per i colonizzatori, pare naturale che i popoli sottomessi debbano assimilare la nuova cultura e gli immigrati rendersi invisibili e indistinguibili dai nativi, conformandosi al modello vincente. Vediamo che non è così. La facilità d'ingresso che i colonizzati avevano nei confronti della madrepatria non ha dato i frutti sperati e gli immigrati non abbandonando del tutto le radici creando quartieri propri dove si tende a riprodurre, per quanto possibile, la vita del villaggio lontano.

A scuola l'obiettivo è quello di integrare nella cultura dominante, in modo radicale e rapido con lo scopo di eliminare le diversità (linguistiche e culturali), intese come elemento di disturbo e rendere così omogenei tutti nei comportamenti. In questi paesi (Francia - Inghilterra) si tende a far transitare i ragazzi per delle classi di full immersion nella nuova lingua prima di inserirli nelle classi ordinarie

 

Modello segregazionista 
In questo modello scolastico
(Germania)  i bambini stranieri vivono in classi separate, dove viene insegnata la lingua nuova, ma anche si mantiene quella originaria: la prospettiva, che si vuole veicolare, è quella di un rientro, presto o tardi, in patria.

 

Questi due ultimi modelli (assimilativo e segregazionista) come si può evincere non tengono in alcun conto la cultura dell'altro, non vi è alcun interesse ad una conoscenza reciproca.

 

Modello multiculturale
Nei paesi (Olanda - Svezia)che attivano questo modello vi è un'impostazione plurilinguista e multiculturale. La lingua madre viene insegnata in un contesto di bilinguismo attivo, come veicolo per imparare meglio la lingua del paese ospitante (in Svezia già dal 1975). Si dà alle diverse culture un valore ed una dignità propri, accettando il pluralismo. Il limite è dato dal fatto che molto spesso questi modelli culturali pur coabitando nello stesso ambiente non hanno rapporti reciproci: a tutti vengono riconosciuti i propri diritti, ma ognuno vive nel gruppo di appartenenza, isolandosi dal contesto globale.

 

E in Italia?
L'Italia, che solo da pochi anni affronta il fenomeno dell'immigrazione, vive una situazione ibrida e non ha ancora impresso un carattere definito al suo modello d'integrazione. Le normative e le disposizioni in merito all'accoglienza degli alunni stranieri ha un'impostazione interattiva ed è decisamente improntata ad un ascolto attivo e interculturale. E' il modello della pedagogia del dialogo, del riconoscimento delle culture e degli individui. Neanche la legge Bossi-Fini ha scalfito questa impostazione che viene vissuta come scambio e interazione: è un confronto tra individui e gruppi sociali, che si riconoscono come portatori di valori. Poco importa se non vengono accettate per intero le posizioni e i punti di vista dell'altro: l'importante è riconoscersi in un piano di parità e sostenere il diritto alla diversità e alla partecipazione alla vita sociale a tutti i livelli (non solo nel lavoro, ma anche nella cultura, nella religione, nel tempo libero, nella politica). Ci piacerebbe definire il modello italiano come modello interculturale: le premesse legislative ci sono, ma spesso solo quelle.  Come spesso succede, alla scuola vengono affidate una molteplicità di incombenze che, per essere fatte con competenza e professionalità richiedono tempi e risorse che invece vengono sempre più limitate. Le contraddizioni nel mondo della scuola sono molteplici e gli insegnanti spesso si trovano soli e a mani nude a dover affrontare un fenomeno che sta assumendo oggi delle caratteristiche epocali.

pasquale cananzi