domanda
Ho due alunni stranieri in classe provenienti dallo stesso paese. Uno dei due appare molto più lento ad apprendere, sembra dimenticare tutto quello che il giorno prima sembrava aver acquisito. Ci stiamo chiedendo se non è il caso di segnalarlo al servizio di neuropsichiatria per un'eventuale certificazione.
Risposta Qualche considerazione preliminare.
L'apprendimento non è mai un fatto solo cognitivo, ma giocano ruoli importanti anche gli aspetti relazionali ed emotivi. Nella nostra esperienza di docenti sarà capitato qualche volta di vedere alunni che rendono di più (o sono più disciplinati) con alcuni insegnanti invece che con altri, che magari svolgono una disciplina che dovrebbe essere più accattivante (ed. fisica o ed. artistica).
I ragazzi, perciò, in classe non imparano solo dalle nostre lezioni o dai libri di testo, imparano molto anche dal rapporto che stabiliscono con noi insegnanti, col personale della scuola e soprattutto con i loro compagni.

Questi aspetti devono essere tenuti in considerazione con gli allievi stranieri. Venendo a trovarsi in un contesto diverso si trovano ad aver perso quei parametri di riferimento che li rendevano attivi protagonisti di un percorso che aveva il volto rassicurante della consuetudine e di una rete affettiva.
Se a questo aggiungiamo il misconoscimento della sua lingua (i nostri più grandi sforzi di insegnanti è quello di fargli apprendere al più presto la lingua2), un progetto migratorio familiare che forse loro non hanno accettato e che vivono come perdita (di affettività, di relazioni...), un clima freddo e poco accogliente nella classe... ecco che tutto il contesto risulta poco motivante e non aiuta l'apprendimento. Se poi noi inseriamo un bambino o un ragazzo in una classe di due (o più) anni inferiore all'età anagrafica (perché così impara meglio l'italiano!!) interrompiamo una delle molle motivazionali essenziali all'apprendimento.

Ricordiamo che la migrazione è sempre un trauma: non è facile abitare la distanza che separa il mondo conosciuto e rassicurante del paese di partenza da quello sconosciuto e irto di difficoltà del paese di arrivo. I progetti migratori dei genitori sono i più vari: ma se per loro la migrazione costituisce la speranza di un'esistenza più dignitosa, non sempre appare con la stessa luce per un bambino o un adolescente.

Torniamo alla domanda. L'alunno incontra difficoltà di apprendimento: queste difficoltà, che possono essere di natura psicologica (o d'altro tipo) andrebbero analizzate e rilevate per poter intervenire adeguatamente. Sarebbe necessario, perciò, avere un'equipe di psicologi, insegnanti, educatori, psicopedagogisti, mediatori che in ogni ULSS affrontino queste problematiche. Non è un compito facile perché bisogna calarsi non solo nella realtà psichica dell'allievo, ma anche in quella etno-culturale.

Esistono delle esperienze-pilota in atto che andrebbero fatte conoscere e diffondere (vedi la  clinica transculturale dell'ULSS 22 di Bussolengo - Verona). La nostra Rete aveva fatto un progetto sperimentale in tal senso l'anno scorso, ma il finanziamento non è stato accordato. Insisteremo, così come stimoleremo un'adeguata risposta dalla nostra ULSS.

pasquale cananzi