domanda |
Perché il mediatore culturale non
insegna l'italiano? |
Risposta (Pasquale e Franca) |
La figura del mediatore è al centro di un vivace dibattito pedagogico dal quale
spesso emerge una figura "passe-partout" in grado di rispondere alle
esigenze più variegate di tutti i soggetti coinvolti nel processo educativo:
alunni, genitori, insegnanti. Noi siamo convinti, invece, che la figura del
mediatore debba avere come funzione primaria quella di accompagnare l'alunno nel
primo impatto col nuovo ambiente scolastico, rassicurandolo e facendogli capire
che all'interno dell'istituzione c'è qualcuno che è in grado di comprenderlo e
di aiutarlo ad orientarsi.
Nel fascicolo "Mediare Parole Mediare significato. La mediazione e i mediatori nella scuola e nei servizi educativi" si legge che il mediatore
Il rischio che si può verificare, quando si chiede l'intervento del mediatore, è quello della delega e della deresponsabilizzazione: chiedergli di insegnare l'italiano al bambino appena arrivato, chiedergli di improvvisare un intervento interculturale all'interno della classe, chiedergli di assumersi la responsabilità di dialogare da solo con la famiglia è improprio e delegittima la scuola, la priva di un compito che le è proprio. (vedi Demetrio e Favaro) Il compito dell'accoglienza, infatti, è specifico della scuola: il mediatore interviene per facilitare la comunicazione tra insegnanti ed alunno, insegnanti e famiglia, per stabilire un "ponte", ma il progetto educativo è e deve rimanere proprio dell'istituzione scolastica. Così anche l'insegnamento dell'italiano come L2 che richiede competenze specifiche, scelte metodologiche e didattiche, piani di lavoro individualizzati, organizzazione di laboratori e non può essere delegato ai mediatori in quanto non hanno una formazione come insegnanti. Concretamente, poi, occorre tener conto della disponibilità oraria e del
progetto di accoglienza "Tutti i colori del mondo" che fa da cornice
al lavoro di mediazione svolto nella nostra Rete. |