RIFLESSIONE: POLISEMIE VELATE Nella stratigrafia generazionale delle famiglie di immigrati
coesistevano il velo portato per ragioni tradizionali dalle nonne, il velo
imposto alle giovani da genitori conservatori, il velo scelto e rivendicato
da altre giovani contro i genitori emancipati e occidentalizzati, il velo
indossato come schermo di difesa dalle aggressioni di maschi islamici e
occidentali. Una polisemia in cui precipitano fattori storici, antropologici
e culturali diversi - la tradizione religiosa, l'assimilazione occidentale,
la simbolizzazione della differenza sessuale, il conflitto generazionale, il
conflitto fra i sessi, l'identità culturale ereditata o reinventata, le
pratiche di travestitismo e performance tipiche delle metropoli postmoderne
- e di fronte a cui è impossibile schierarsi con un sì o con un no, com'è
d'uso negli attuali derby da talk show pro o contro il velo: tocca
tollerare, decifrare, e soprattutto ascoltare le ragioni e sragioni delle
donne interessate.
Ho steso
un elenco delle diverse ragioni che attualmente spingono le donne marocchine a
portare il velo: per convinzione religiosa (la religione sta riempiendo il vuoto
culturale del Paese); per moda (ci sono veli elegantissimi e una sorta di erotismo discreto); per precauzione e per mostrare di essere persone serie
quando si fa un colloquio di lavoro o ci si presenta a un esame; per essere
lasciate in pace dagli uomini che importunano le donne per strada, partendo dal
presupposto che siano tutte puttane; per obbedire ai genitori; per affermare un'identità
diversa da quella europea; per timore dei pettegolezzi dei vicini, etc. Per velo
s'intende qui un foulard che copre i capelli ma non il viso. Le donne velate
dalla testa ai piedi con un burqa nero, quelle chiamate "Fantomas", sono davvero
rarissime. Tahar Ben Jelloun |