IL BULLISMO NELLA SCUOLA ELEMENTARE

ANALISI DELLE PREPOTENZE A SCUOLA

 

Roberto Nardello

 INTRODUZIONE

 

 

Il "bullismo" a scuola è un fenomeno che tutti noi abbiamo ben conosciuto nella nostra esperienza scolastica e che riteniamo, con una certa sufficienza, un’esperienza normale e quindi non preoccupante.

Nella realtà italiana il problema delle prepotenze tra alunni a scuola risulta esse-

re un fenomeno quasi sconosciuto perchè non ne sono state approfondite l’entità e le caratteristiche, mentre, dalle  numerose ricerche condotte in altri Paesi sviluppati, esso si manifesta come una realtà diffusa e particolarmente pesante, che può avere serie conseguenze sullo sviluppo sia di coloro che  subiscono le prepotenze sia di coloro che le infliggono ai compagni.

 Dan Olweus, massimo studioso del fenomeno del "bullying" a livello mondiale,  definisce esaurientemente il bullismo nel seguente modo: uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da parte di uno o più compagni.

Già da tempo anch'io, interessato agli aspetti sociologici dell'educazione e della scuola in particolare, avevo iniziato ad osservare questo fenomeno, col supporto dei libri e degli  articoli di Olweus, di Sharp e Smitt e di Ada Fonzi, docente all'Università di Firenze.

Anzi, le notizie dei risultati dell'indagine da lei avviata anche in Italia, avevano stuzzicato la mia curiosità, poichè  ritengo importante capire l'entità di tale fenomeno all'interno del mondo della scuola, anzi  sono convinto   che noi riusciamo a conoscere solo la punta dell'iceberg del bullismo.

Il fenomeno è in continua crescita nella scuola che è diventata ultimamente il maggior centro di socializzazione di bambini e ragazzi. E’ certamente l’unico luogo in cui si ritrovano così numerosi, mettendo in moto quelle dinamiche che, un tempo, si creavano sopratutto all’esterno della scuola e durante il tempo libero.

L’esercizio della fisiologica aggressività, intesa come una delle forme di relazione e di comunicazione, veniva allora praticato per la strada, nella campagna, nelle borgate e nei cortili con giochi, simulazioni, sfide e gare.

Ora l’attuale organizzazione sociale e il difficile  e complicato assetto urbanistico costringono sempre più i bambini, per lunghi periodi giornalieri,  in angusti appartamenti davanti al televisore o a preordinati e spesso forzati turni di attività varie nel tempo libero. Ne consegue che gli episodi di bullismo sono sempre più frequenti e gravi durante l’attività didattica  e dentro gli spazi scolastici.

Spinto anche dalla impellente necessità di affrontare con i miei insegnanti situazioni quotidiane di ordinaria prepotenza e violenza, mi sono messo  in contatto con la Prof.ssa Fonzi che mi ha dato delle prime informazioni preziose e utili per impostare un'indagine  accurata anche nelle scuole  del territorio in cui opero.

Dalle notizie sulle varie ricerche effettuate e dai dati in mio possesso ho cercato di impostare un questionario agile per un primo approccio al fenomeno. Non potendo disporre dello strumento originale utilizzato dall'equipe di Firenze nell'indagine effettuata a Firenze e a Cosenza, ho predisposto io un breve questionario, anonimo per facilitare le risposte più verosimili, semplice ma  nello stesso tempo efficace nel fornire i risultati desiderati. Infatti, come vedremo analizzando i dati emersi, è possibile ricavare un significativo spaccato della realtà osservata, che permette di effettuare alcune riflessioni  e  di poter agire di conseguenza.

Il questionario anonimo comprende 7 domande ( di cui 5 a risposta multipla), nelle quali si chiede agli alunni di riferire sulle  prepotenze  subìte e agite in rapporto ad un arco di tempo definito: gli ultimi tre mesi.

All'inizio del questionario è posta la seguente definizione di “prepotenze”, che ricalca un po’ quella utilizzata da Olweus e da Whitney e Smith, in modo da permettere a tutti gli alunni di avere la stessa idea di prepotenza: "Un ragazzo/a subisce delle prepotenze quando una altro ragazzo o un altro gruppo di ragazzi gli dicono cose cattive e spiacevoli. E' sempre prepotenza quando un ragazzo riceve colpi, pugni, calci e minacce, quando viene rinchiuso in una stanza, riceve bigliettini con offese e parolacce, quando nessuno gli rivolge mai la parola ed altre cose di questo genere. Questi fatti capitano spesso e chi subisce non riesce a difendersi. Si tratta di prepotenze anche quando un ragazzo viene preso in giro ripetutamente e con cattiveria. Non si tratta di prepotenza quando due persone, all'incirca della stessa forza, fanno la lotta o litigano tra loro casualmente".

I questionari sono stati somministrati a scuola nel mese di maggio 1996, con le modalità tipiche di una seria indagine e concordate anche con  gli insegnanti, a tutti gli alunni delle classi terze, quarte e quinte del circolo di Castello di Godego -Tv (439), ad alcune classi campione della vicina scuola media di Loria e di una scuola elementare di un altro distretto scolastico  per un opportuno  confronto e controllo.

Come sempre, gli alunni e gli insegnanti hanno collaborato positivamente nella prima fase dell'indagine, nell'attesa di poter poi conoscere i dati elaborati e le relative riflessioni da utilizzare  nel lavoro scolastico. I risultati grezzi di ogni clas-

se coinvolta sono stati subito utilizzati per le prime valutazioni in modo da rendere immediatamente consapevoli i vari attori della scuola della vastità e dell'importanza del fenomeno in osservazione. Nell’autunno 1996 è stato poi distribuito agli insegnanti e ai genitori un fascicolo con i risultati dell’indagine raccolti analiticamente per età e per scuola.

Ricordo che le domande non sono state formulate con le stesse modalità utilizzate nel questionario elaborato dall'Università di Firenze; pertanto è possibile fare confronti diretti e immediati solo in parte con la ricerca  condotta da A.Fonzi a Firenze e a Cosenza ma  anche con i risultati che emergono  dalle indagini svolte nei Paesi Scandinavi, in Giappone, in Inghilterra, in Spagna, negli Usa, in Australia e in Canada.

Utilizzerò alcuni grafici e delle tabelle di sintesi dei numerosi dati raccolti nelle diverse realtà analizzate per commentare i vari aspetti in cui si articola il fenomeno del bullismo. Illustrerò infatti le percentuali di frequenza delle prepotenze subìte ed agìte, le numerose tipologie di aggressione, le caratteristiche degli autori (i bulli) e delle vittime, i luoghi, i tempi ed infine le possibili cause.

Suggerisco di sviluppare e corroborare queste mie prime analisi e queste semplici riflessioni con ulteriori approfondimenti da attingere nella ancora scarsa letteratura nazionale e internazionale che, man mano, viene pubblicata in Italia.

Anche in questo libro, come in altri miei lavori, intendo proporre degli strumenti di lavoro e delle procedure che, corredate dai dati reali, possano essere trasferiti  e utilizzati in altri contesti e risultino convincenti perchè già sperimentati  in situazioni scolastiche abbastanza comuni senza aver bisogno di particolari accorgimenti o difficili precauzioni.

Mi auguro che anche questo mio sforzo possa costituire un modesto contributo per acquisire una sempre più vasta e robusta capacità di analisi delle caratteristiche dell’utenza, dei suoi  bisogni, dei suoi aspetti più critici per poterli meglio affrontare e per poter dare ad essi una risposta sempre più adeguata.

Propongo quindi integralmente il questionario utilizzato e la cui somministrazione non ha presentato alcuna difficoltà e che, come avremo modo ampiamente di verificare insieme i dati, ha fornite delle utili, anche se ancora parziali, risposte alle mie iniziali curiosità, ai miei dubbi, alle mie prime ipotesi e alle difficoltà che  gli insegnanti e i genitori coinvolti incontravano sempre più pesantemente negli ultimi tempi.

E’ importante, come  è stato già normalmente ed ampiamente sperimentato anche nelle mie precedenti indagini, che la somministrazione avvenga contemporaneamente e con le stesse modalità per tutti gli alunni coinvolti come  di seguito illustriamo:

1 - Gli insegnanti di classe spiegano, a grandi linee, lo scopo e il contenuto del 

      questionario.

2 - Ai bambini viene raccomandato di non scrivere il loro nome sul questionario,

     di non parlare fra di loro e di rispondere con la massima sincerità.

3 - Dapprima viene letta insieme la definizione di cosa sono le prepotenze, con-

      tenuta nel questionario, a cui segue poi una breve discussione con gli alunni:

4 - Le domande vengono lette ad alta voce dall’insegnante e viene lasciato un

     tempo sufficiente per completare le risposte.

Oltre ai risultati riguardanti gli alunni della scuola elementare del mio circolo, ho ritenuto indispensabile estendere la ricerca anche nei confronti degli allievi della vicina scuola media. Vedremo infatti che il fenomeno varia ed evolve gradualmente col crescere d’età.

Proporrò infine alcuni dati significativi e delle tabelle sintetiche riguardanti gli alunni di una scuola elementare di un’altra zona della provincia di Treviso. Questa ulteriore indagine mi è servita soprattutto a verificare l’attendibilità dei dati emersi inizialmente, che mi hanno un po' sconcertato e, in verità, anche  preoccupato. Con questi primi spunti  ho voluto anticipare solo alcune riflessioni che verranno illustrate con sistematicità  e con maggiore  esaustività nel prosieguo della trattazione.

CIRCOLO DIDATTICO DI CASTELLO DI GODEGO

 

QUESTIONARIO ANONIMO SULLE “PREPOTENZE A SCUOLA”

 

PLESSO _______________________________ CLASSE _________ SESSO M   F

 

DATA  DI  SOMMINISTRAZIONE  DEL  QUESTIONARIO___________­­­­­­_______

 

DEFINIZIONE DI “PREPOTENZE”:

 

Un ragazzo subisce delle prepotenze quando un altro ragazzo o un altro gruppo di ragazzi gli dicono cose cattive e spiacevoli. E’ sempre prepotenza quando un ragazzo riceve colpi,  pugni calci e minacce, quando viene rinchiuso in una stanza, riceve bigliettini con offese e parolacce, quando nessuno gli rivolge la parola ed altre cose di questo genere. Questi fatti capitano spesso e chi subisce  non riesce a difendersi. Si tratta di prepotenze anche quando un ragazzo viene preso in giro ripetutamente e con cattiveria. Non si tratta di prepotenza quando due persone, all’incirca della stessa forza, fanno la  lotta o litigano tra loro casualmente.

(segnare con una croce la/le risposte prescelte)

 

1 - QUANTE VOLTE HAI SUBITO PREPOTENZE DA ALTRI COMPAGNI
      NEGLI ULTIMI TRE MESI A SCUOLA?
(una sola risposta)

           a  o           qualche volta 

           b  o           una volta alla settimana

           c  o           più volte alla settimana

           d  o           mai                               

 

2- QUANTE VOLTE HAI FATTO PREPOTENZE AD ALTRI COMPAGNI
     NEGLI ULTIMI TRE MESI A SCUOLA? 
(una sola risposta)

           a  o           qualche volta 

           b  o           una volta alla settimana

           c  o           più volte alla settimana

           d  o           mai                               

 

3 - QUALI TIPI DI PREPOTENZE HAI SUBITO DA ALTRI COMPAGNI
      NEGLI ULTIMI TRE MESI A SCUOLA?
(più di una risposta)

           a  o           colpi          

           b  o           offese

           c  o           furti

           d  o           minacce

           e  o           non rivolgere mai la parola

           f   o           storie sul mio conto

           g  o           esclusione dai giochi                                       

 

4 - QUALI TIPI DI PREPOTENZE HAI FATTO AD ALTRI COMPAGNI
       NEGLI ULTIMI TRE MESI A SCUOLA?
( Più di una risposta)

 

           a  o           colpi          

           b  o           offese

           c  o           furti

           d  o           minacce

           e  o           non rivolgere mai la parola

           f   o           storie sul mio conto

           g  o           esclusione dai giochi                                       

 

5 - HAI SUBITO PREPOTENZE DA UNO O PIU’ RAGAZZI  (più di una
       risposta)

 

           a  o           da un ragazzo  

           b  o           da una ragazza

           c  o           da diversi ragazzi

           d  o           da diverse ragazze

           e  o           da ragazzi e ragazze

        

 

6 - A SCUOLA, DOVE HAI SUBITO PREPOTENZE? (più di una risposta)

 

           a  o           in classe 

           b  o           in corridoio

           c  o           in cortile

           d  o           nel pullman scolastico

           e  o           altro

 

 

   7 - DA CHI HAI SUBITO PREPOTENZE?  (più di una risposta)

 

           a  o           da compagni della mia classe 

           b  o           da compagni della mia età ma non della mia classe

           c  o           da compagni più grandi

           d  o           da compagni più piccoli

 

 

CAPITOLO 1 - LE PREPOTENZE SUBITE E FATTE

 

 

Come già anticipato nel primo capitolo, non sarà possibile fare un confronto diretto con i risultati del questionario utilizzato in parte anche da A. Fonzi, perchè le domande non sono state formulate nello stesso modo e i dati emersi sono stati presentati, in quella indagine, sotto forma di frequenze in percentuale, con misure derivate che includono più opzioni.

Se noi consideriamo il fenomeno del "bullismo" come coinvolgimento,   nel ruo-

lo di prepotente o in quello di vittima,  che si manifesta con una certa   regolarità, costatiamo che esso comprende, per queste  caratteristiche ma in modo  diverso,  gli alunni delle varie fasce d'età.

 Come si potrà notare nei grafici e nelle tabelle di raffronto presentati in questo capitolo, risultano  aver subìto prepotenze, in modo consistente e continuato, il 23%  degli alunni delle classi terze, il 17% delle classi quarte e l'11% delle classi quinte.  Con il passaggio da una classe all'altra decresce il fenomeno  anche per quanto riguarda le prepotenze agite: 17% nelle classi terze, il 15% nelle classi quarte e il 13% nelle classi quinte. Oltre il 70% degli alunni dichiara di aver subìto o di aver fatto qualche prepotenza nell'ultimo periodo preso in considerazione (i tre mesi).

Il fenomeno è abbastanza preoccupante perchè, pur con le dovute cautele di valutazione e di confronto, supera globalmente le percentuali riscontrate negli altri Paesei Europei (il 15% in Norvegia e il 10% in Inghilterra). Siamo vicini invece ai dati  riscontrati a Firenze (19%) e a Cosenza (14%) per quanto riguarda, in modo particolare,  il fenomeno delle prepotenze sistematiche e frequenti.

Le altre indagini effettuate rivelano una progressiva diminuzione delle  prepoten-

ze subìte ed agìte nel passaggio dalla scuola elementare  alla media. In effetti, anche noi notiamo, analizzando e confrontando i dati di classi campione della scuola media di Loria, che le percentuali calano e cambiano di fisionomia. Infatti aumenta-

no i "mai" e i "qualche volta", specialmente per quanto riguarda  la  differenza  fra maschi e femmine.

Personalmente ritengo un po' più attendibili i risultati relativi alla scuola elementare poichè l'anonimato del questionario, in questa età, assicura una risposta abbastanza veritiera. Siamo comunque in linea con la tendenza generale che emerge dagli altri studi e ricerche.

E' evidente pertanto che il secondo ciclo della scuola elementare (specialmente la classe terza e quarta) costituisce la fascia di scolarità in cui si manifestano le più alte percentuali di prepotenza. Di questo  dovremo tener conto un po' tutti poichè tali dati ci forniscono uno spaccato del fenomeno, in ordine all’età, che ci sorprende molto visto che l’opinione comune ritiene che l’età della prepotenza sia soprattutto quella della adolescenza.

 

 

 

 

Si nota inoltre la tendenza ad una maggiore esposizione al bullismo dei maschi rispetto alle femmine, specialmente in quello diretto, inteso  come   attacco   aperto

nei confronti della vittima.

Le femmine evidenziano invece una tendenza più elevata alle forme di bullismo indiretto ( es. isolamento o esclusione dai giochi e dalle attività). Avremo modo di analizzare meglio più avanti i vari tipi di prepotenza manifestati.

Come in tutte le altre indagini, emerge una differenza più marcata, fra maschi e femmine, per quanto riguarda le prepotenze agìte, mentre non è molto significativa per quelle subìte.

Come nella ricerca di Firenze, i dati qui emersi, per quanto riguarda le percentua-

li di prepotenza, sono discrepanti da quelli europei, in quanto il fenomeno,  almeno dalle mie prime analisi, risulta molto più elevato ma concorda con una recente indagine nordamericana ( Hoover, Oliver, Hazler) che conferma la sua elevata incidenza  nella popolazione scolastica (coinvolge infatti dal 70% in sù gli  studenti   della scuola media). Questa prima costatazione consolida purtroppo l'ipotesi ispiratrice  della nostra indagine, supportata da una fondata preoccupazione per l’entità e la gravità del fenomeno.

La tendenza comune a tutte le realtà analizzate evidenzia, come già  accennato , che la punta massima del bullismo, nella scuola dell'obbligo, si manifesta tra  gli   8 e i 10 anni per poi diminuire gradatamente nel passaggio fra un ordine di scuola   e un altro. Ritengo che questo sia uno dei dati più sconcertanti dell’indagine.

Se noi raffrontiamo inoltre tutti i dati relativi  alle prepotenze subìte ed agìte nelle varie fasce d’età della scuola elementare e media possiamo costatare che, man mano che gli alunni crescono, le loro esperienze come vittime diminuiscono con una riduzione cha va dal 10 al 20% all’anno. Tuttavia non diminuisce la gravità dei singoli episodi.

 

 

CAPITOLO  2  -  TIPI DI PREPOTENZE SUBITE E FATTE

 

 

Le risposte date dagli alunni consentono di individuare tre categorie di prepotenze: aggressione verbale, aggressione fisica e aggressione indiretta.

La più comune è l'aggressione verbale (offese e minacce). Infatti in tutte le classi, sia per quanto riguarda le prepotenze agìte che quelle subìte, il comportamento più frequente è costituito dalle offese. Tale propensione è riscontrabile anche nelle altre indagini negli stati europei.

Seguono subito dopo i "colpi" (aggressione fisica) e la "esclusione dai giochi" (aggressione indiretta) che diminuisce con l'età degli alunni essendo tipica infatti  dei bambini più piccoli. Anche le "minacce" diminuiscono con l'età ma vengono sostituite da altre forme di aggressione indiretta  (offese e dicerìe calunniose).

Il fenomeno dei "furti", inteso come prepotenza contro i compagni,  cala sensibilmente con l'età; questa evoluzione fisiologica  costituisce un dato senz’altro positivo.

Nella scuola media le prepotenze fisiche tendono a diminuire, mentre quella verbale rimane costante; alcuni comportamenti indiretti di persecuzione ("storie sul conto di qualcuno") tendono invece ad aumentare col passare degli anni.

In sostanza, il fenomeno della prepotenza, pur calando gradatamente, non si estingue con l'età, ma diventa qualitativamente diverso passando da forme più plateali a forme più sottili di sopraffazione.

Se confrontiamo poi  la tipologia  delle prepotenze fra i due sessi, notiamo che le femmine sono oggetto di aggressione verbale più di quella fisica ed altrettanto accade  nelle prepotenze agìte. I maschi invece sono maggiormente oggetto di aggressione  fisica  e verbale diretta.

Nei comportamenti agìti i maschi evidenziano senz'altro maggiore  propensione per "colpi, minacce e offese" nei confronti degli altri maschi, ma non disdegnano le femmine come vittime; tale tendenza rimane invariata anche nel corso della scuola media.

E' importante perciò tener conto della rilevanza delle prepotenze  indirette, che aumentano con l'età e che, essendo certamente le più subdole, non appaiono con evidenza e immediatezza agli occhi degli insegnanti  e dei genitori ma lasciano il segno nello sviluppo della personalità delle "vittime".

Vedremo più avanti come tener d'occhio questi ed altri aspetti  ed agire  di conseguenza.

 

CAPITOLO  3  -  GLI AUTORI DELLE PREPOTENZE

 

 

Nella scuola elementare i bambini che fanno prepotenze sono  prevalentemente delle stessa classe delle vittime. In alcuni plessi, dove esiste più di una sezione, troviamo anche delle situazioni di prepotenza subìta da compagni della stessa età ma non della stessa classe.

Nei bambini più piccoli è alta anche la percentuale di aggressioni da parte di compagni più grandi; tale tendenza diminuisce e si capovolge se  facciamo un confronto con le classi quinte. Infatti nelle classi finali della scuola elementare le prepotenze si svolgono in gran parte fra compagni delle stessa classe.

Se confrontiamo poi i dati delle classi terze con quelli delle quarte notiamo che aumenta gradualmente con l’età la tendenza a subire prepotenze anche dai compagni più piccoli (specialmente nelle classi quarte). Questo conferma nuovamente che il punto  massimo del fenomeno del bullismo è a cavallo del secondo ciclo della scuola elementare.

Nella scuola media cresce invece la percentuale di coloro che hanno  subìto prepotenze da parte di ragazzi di classi diverse ma dello stesso anno. Rimane  alta, in questa età, la percentuale di aggressioni subìte da compagni più grandi d’età.

La differenza  principale fra maschi e femmine sta nel fatto che le femmine subiscono maggiormente  delle prepotenze anche da compagni più piccoli.

La maggior parte delle prevaricazioni avviene in un contesto a due (un bambino infligge prepotenze ad un altro bambino), ma una buona parte coinvolge anche un numero consistente di ragazzi: può trattarsi sia di un gruppo di ragazzi che di un gruppo di ragazzi e ragazze.

I maschi, in genere, fanno prepotenze sia ai bambini che alle bambine. Le femmine hanno come bersaglio prevalente altre femmine, sia nella scuola  elementa-

re che media, anche se notiamo, specialmente all’interno della scuola elementare, aumentare la percentuale delle prepotenze inflitte da un’alunna anche ai maschi.  E’ utile tener conto di queste dinamiche che evidenziano il mutamento in corso dei rapporti fra i sessi all’interno della scuola.

 

 

CAPITOLO  4 -   I LUOGHI DELLE PREPOTENZE

 

 

La maggior parte delle prepotenze ha luogo nel cortile della scuola (dal 67 all’88%), che risulta essere di gran lunga la parte dell’edificio scolastico in cui vengono attuati i soprusi singoli e collettivi.

Nelle scuole del nostro territorio queste prepotenze avvengono generalmente nelle pause scolastiche (ricreazione e dopomensa). Talvolta in alcuni plessi  possono avvenire anche nel momento del  “prescuola”, a causa soprattutto di difficoltà organizzative nella vigilanza.

Nella scuola media invece i fenomeni hanno luogo più omogeneamente in tutti gli spazi all’aperto  della scuola , nei corridoi e nelle classi.

Risulta evidente dunque l’urgenza di organizzare meglio tali momenti non strutturati dell’attività scolastica, mediante un accurato controllo e un’attenta vigilanza da parte degli insegnanti. Ritorneremo su questo argomento nella parte finale.

Il secondo luogo di prepotenza è la classe, con una media percentuale del 34% e con una punta massima addirittura del 52%.

Se questa tendenza è confermata, ma sembra che anche nelle altre realtà italiane le percentuali siano simili, diventa un impegno prioritario la riflessione, da parte di tutti, sulle modalità di gestione della classe in merito alle metodiche d’insegnamento, all’organizzazione  delle attività didattiche e alla creazione di un buon clima di classe.

La percentuale della prepotenza in classe aumenta notevolmente nella scuola media dove tocca punte del 70% (da parte delle femmine) in analogia comunque con le altre scuole medie prese in considerazione nelle altre indagini. Questo fenomeno può essere correlato all’organizzazione del nostro sistema scolastico, che presenta frequenti cambi di insegnante nelle diverse ore della mattinata e all’elevata incidenza, soprattutto tra le ragazze, di fenomeni di prepotenza verbale e indiretta che sfuggono al controllo dell’insegnante. Pure nella scuola elementare, se l’organizzazione modulare è troppo frammentata e disomogenea, si sta rafforzando pericolosamente la tendenza  alla prevaricazione  in classe.

Il corridoio è un luogo dove possono manifestarsi fenomeni negativi fra i ragazzi con una probabilità spesso crescente in rapporto all’età, specialmente nel passaggio alla scuola media.

Anche la risposta “ altro” è rilevante (dal 26 al 36%). In questa voce  sono compresi spazi come “ palestra, mensa, servizi, laboratori ecc”.

Analizzando trasversalmente tutte le fasce d’età si può rilevare che nella scuola elementare le femmine tendono a fare prepotenze  prevalentemente al di fuori dell’aula (cortile, corridoio e altro).

Nel questionario c’è inoltre una domanda in merito ad un  luogo di prepotenza,  non compreso all’interno dell’edificio scolastico, ma occasione frequente di fenomeni di aggressione fisica e verbale.  Riscontriamo infatti delle percentuali abbastanza elevate (dal 26 al 32%) in rapporto agli  alunni che usufruiscono del servizio di trasporto scolastico.

Se rapportiamo questi dati al numero di alunni che utilizzano normalmente il pullman scolastico (circa il 30% della popolazione scolastica), vediamo che gran parte dei  ragazzi subisce delle prepotenze  nel mezzo di trasporto. Purtroppo la percentuale aumenta  ancora nei riguardi degli allievi della scuola media.

Il ristretto gruppo di alunni che subisce sistematicamente i soprusi  ne è vittima non solo a scuola ma anche per la strada da casa a scuola e ritorno, oltre che nel pullman come abbiamo evidenziato prima.

Anche se c’è un legame stretto fra la situazione di prevaricazione a scuola e quella nel tragitto casa-scuola, normalmente accade che i soprusi a scuola risultino essere percentualmente il doppio o il triplo di quelli che si verificano nel percorso esterno. Spesso però gli alunni vittimizzati si lamentano di ricevere minore aiuto dagli altri compagni quando subiscono azioni offensive nel tragitto fra casa  e scuola.

Il fenomeno del bullismo nel percorso fra casa e scuola e viceversa non è stato da noi analizzato ma, in base soprattutto alle testimonianze degli alunni stessi e dei loro genitori, riteniamo che non sia un aspetto del bullismo da sottovalutare, anzi pensiamo che necessiti di ulteriori approfondimenti perchè coinvolge, sia nell’individuare le cause che nel predisporre gli interventi, l’azione attenta e vigile delle famiglie.

 

 

CAPITOLO  5  -  CONFRONTI CON ALTRE SCUOLE

 

 

In questo capitolo si sottopongono all’analisi e alla riflessione alcune tabelle di sintesi relative ad alcune classi campione della scuola elementare per evidenziare le differenze, fra maschi e femmine, delle prepotenze sia subìte che  agìte.

Tali differenze, talvolta notevoli,emergono anche nei successivi grafici relativi invece ai dati di alcune classi campione della scuola media oggetto della nostra indagine.

Una loro lettura approfondita serve a completare senz’altro i brevi ma continui accenni fatti nella prima parte del libro alla graduale evoluzione del fenomeno del bullismo nell’arco di tutta la scuola dell’obbligo.

L’ultima tabella riguarda invece l’indagine effettuata in un’altra scuola elementare della provincia di Treviso e ci è servita a verificare e controllare l’attendibilità dei dati relativi al nostro circolo didattico. La loro interpretazione è facilitata dalle varie chiavi di lettura fornite nell’esposizione dei precedenti capitoli.

Ho cercato di rendere visibili i dati attraverso molteplici modalità di aggregazione e di confronto. La loro esposizione dovrebbe aiutare ad utilizzare le diverse tecniche di tabulazione e di elaborazione statistica.

Esistono senza dubbio delle altre variabili statistiche da ricercare ma ho ritenuto sufficiente proporre queste che sono le più semplici e immediate per una prima presa di coscienza del fenomeno e delle sue articolazioni.

Il mio intento non è quello di proporre una gran mole di dati statistici, che pure ho elaborato e che sto sottoponendo all’attenzione degli insegnanti interessati, ma di corredare le riflessioni e le proposte con i risultati più significativi.

 

CONFRONTO SUI LUOGHI DELLE PREPOTENZE FRA LE CLASSI TERZE DEL CIRCOLO


LORIA GODEGO CIRCOLO

in classe 30% 34% 32%
in corridoio 16% 34% 25%
in cortile 82% 74% 78%
nel pullman scolastico 9% 26% 18%
altro 35% 18% 26%


CONFRONTO SUI LUOGHI DELLE PREPOTENZE FRA LE CLASSI QUARTE DEL CIRCOLO


LORIA GODEGO CIRCOLO

in classe 52% 23% 39%
in corridoio 35% 12% 23%
in cortile 72% 75% 73%
nel pullman scolastico 20% 15% 17%
altro 36% 30% 32%


CONFRONTO SUI LUOGHI DELLE PREPOTENZE FRA LE CLASSI QUINTE DEL CIRCOLO

LORIA GODEGO CIRCOLO

in classe 26% 29% 32%
in corridoio 21% 12% 17%
in cortile 67% 66% 66%
nel pullman scolastico 17% 28% 22%
altro 29% 25% 27%

         CAPITOLO  6  -  RIFLESSIONI E PROPOSTE

 

 

I SILENZI

 

Gran parte delle analisi e delle riflessioni esposte suggerisce a tutti gli operatori della scuola  di adottare un atteggiamento più attento e vigile nei riguardi delle dinamiche  che si sviluppano fra gli alunni. Ne sono ben consapevoli quegli insegnanti  che effettuano normalmente i sociogrammi per verificare i rapporti sociali all'interno della classe.

Certamente questo primo approccio al fenomeno delle prepotenze a scuola ci offre uno scenario, che conosciamo solo superficialmente e di cui non abbiamo coscienza  nella sua effettiva  e grave portata.

Infatti se qualche volta non prendiamo apertamente l'iniziativa di parlare con gli alunni riguardo a questi comportamenti e non li incoraggiamo a raccontare se ne sono vittime, la maggior parte di essi parlerà solo ad un amico o a qualcuno a casa. Una buona parte degli allievi di scuola media non dice addirittura a nessuno di essere vittima dei bulli.

Questi comportamenti vengono spesso tenuti deliberatamente nascosti agli insegnanti; gli allievi che li subiscono sono restii a raccontarli per paura di rappresaglie, per vergogna o per paura di non essere presi sul serio. Anche quando viene interrogato direttamente da un insegnante, un alunno potrebbe negare di essere vittima di soprusi o intimidazioni, per apparire più coraggioso.

Quando poi i genitori scoprono la situazione, i loro figli li pregano di non intervenire a scuola. Questo muro di silenzio consolida purtroppo la tendenza al bullismo.

 

 

 

LE CAUSE

 

Possiamo tranquillamente affermare che potenzialmente tutti possono essere coinvolti in situazioni di bullismo, sia come agenti che come vittime.

Dall’analisi dei nostri dati e dal raffronto anche con gli altri  rileviamo che le cause del bullismo non sembrano  trovare riscontro nelle convinzioni più diffuse, quali: a) conseguenza di classi o scuole numerose; b) differenza fra scuole di città e scuole di campagna; c) conseguenza di atteggiamenti competitivi per ottenere buoni risultati scolastici; d) reazione a frustrazioni e a fallimenti scolastici; e) conseguenza di una compromissione dell'aspetto esteriore (alunni grassi, bassi, sgraziati, rossi di capelli, con gli occhiali).

Giocano generalmente un ruolo importante invece le caratteristiche di personalità e i modelli di reazione comportamentale tipici  del soggetto (associati alla forza o alla debolezza fisica, nel caso dei maschi). Agiscono anche alcuni fattori ambientali, quali l'atteggiamento o il comportamento degli insegnanti e i rituali della classe (gestione del clima di classe, confusione nell’assegnazione dei compiti a casa etc).

Risultano decisive, a promuovere il bullismo, le condizioni negative durante l’infanzia, con la messa in atto di certi stili educativi e con la presenza di alcuni problemi familiari quali i rapporti conflittuali fra i genitori, il divorzio, i disturbi psichiatrici e l’alcolismo.

I bambini, che subiscono soprusi a casa o che vedono i genitori o i fratelli comportarsi così con gli altri, sono più predisposti ad assumere simili atteggiamenti a scuola.

In riferimento sempre agli stili educativi familiari, sembra che siano molto incidenti, nel facilitare l’evolversi del comportamento aggressivo, l’atteggiamento  emotivo dei genitori (specialmente della madre), l’atteggiamento troppo permissivo e tollerante o violento e punitivo del genitore.

Gli alunni, che non hanno grandi amici a scuola o che sono spesso da soli o che dimostrano scarsa sicurezza, sono più facilmente vittime dei prepotenti.

Un altro fattore importante per spingere al comportamento aggressivo e prepotente è determinato dall’azione dei mass-media ( tv, cinema e fumetti), come ampiamente dimostrato dalle ricerche nazionale e internazionali effettuate in questi anni.

 Quali sono le principali caratteristiche della vittima e del bullo? Cercherò di illustrarle  ora utilizzando anche le approfondite analisi fatte dagli studiosi già citati.

 

 

 

LE VITTIME

 

I bambini, che si ritrovano nel ruolo della vittima, sono di solito più ansiosi ed insicuri degli altri compagni. Sono spesso prudenti, sensibili e tranquilli. Soffrono di scarsa autostima, presentano una visione negativa di se stessi e della propria situazione. Se sono maschi tendono ad essere fisicamente più deboli dei compagni. Segnalano agli altri una situazione di insicurezza e di scarso valore. Se provocati, reagiscono piangendo (specialmente da piccoli) o chiudendosi in se stessi.

A scuola vivono spesso una condizione di solitudine e non hanno buoni amici.

Questo tipo di vittima (passiva-remissiva) è la più comune e, da ricerche longitudinali effettuate su alunni diventati poi adulti, sembra che abbia molte possibilità di essere esposto alla depressione in età adulta e presenta poi una stima di sè più bassa rispetto ai coetanei che non hanno subìto oltraggi.

Esiste, anche se più raramente, un altro tipo di vittima, definito "vittima-provocatrice". E' caratterizzata dalla combinazione di due modelli reattivi: quello ansioso e quello aggressivo. Ha spesso problemi di concentrazione, può essere iperattivo però manca di alcune abilità sociali di base poichè crea tensione ed irritazione nei compagni e negli adulti che entrano in contatto con lui. La sua presenza in classe talvolta scatena nei compagni la tentazione di azioni violente.

 

I bulli

 

Il tratto distintivo del bullo è  l'aggressività verso i coetanei. In genere tende ad essere aggressivo anche verso gli adulti, siano essi insegnanti o genitori.

E'  spesso caratterizzato da impulsività, da un forte bisogno di dominio e da una scarsa empatia nei confronti delle sue vittime. Se maschio, è fisicamente più forte sia dei compagni in generale, sia delle vittime in particolare. Rivela normalmente un livello di ansia e di insicurezza particolarmente bassi, anche se nel gruppo dei bulli partecipano degli alunni definiti “bulli passivi”, seguaci o addirittura sobillatori, che di solito non prendono iniziative ma che possono essere anche ansiosi e insicuri.

Il bullo presenta un livello di popolarità che rientra nella media ma che diminuisce gradualmente nelle classi superiori. Non raggiunge mai comunque il basso livello di popolarità e di considerazione tipico invece della vittima.

In questo modello di comportamento aggressivo ha una notevole incidenza lo stile educativo familiare caratterizzato da indifferenza, mancanza d'affetto, permissivismo  o autoritarismo accentuati, come abbiamo già accennato.

Il bullismo può essere considerato come una componente non marginale di un più generale modello di comportamento antisociale, che può  portare alla devianza e, addirittura, alla criminalità.

Un'altra ricerca longitudinale ha dimostrato che gli ex bulli hanno molte più probabilità di commettere reati e di incorrere in vicende giudiziarie pesanti.

Estese ricerche internazionali, come ho più volte affermato anch'io nelle mie indagini sulle abitudini culturali e come ho anticipato nel precedente capitolo, indicano inoltre che i bambini e gli adolescenti, che assistono a molti episodi di violenza davanti alla televisione o al cinema, spesso diventano più aggressivi e mostrano meno empatia verso le vittime dell'aggressione. E' ragionevole presumere che i mass-media possono, in una certa misura, aumentare l'entità del fenomeno. Anche di questo delicato aspetto dovranno tener conto insegnanti e genitori negli interventi di sostegno che si dovranno predisporre sia a scuola che a casa.

 

 

 

Gli interventi

 

Poichè per un bambino in età scolare la qualità delle relazioni tra pari costituisce un indicatore rilevante della sua capacità di adattamento personale e sociale, è necessario cercare di garantirgli la sicurezza a scuola, aiutandolo a non dover subire oppressioni o prevaricazioni ripetute e intenzionali.

Per poter predisporre un progetto minimo di interventi, è indispensabile analizzare innanzitutto in modo sistematico gli episodi di bullismo nella scuola.

E' necessario quindi disporre di dati oggettivi per motivare il personale e renderlo consapevole del problema, per accertare esattamente dove si manifestino situazioni di prepotenza e di sopraffazione e per stabilire una linea di base con la quale confrontarsi anche dopo che  si è intervenuti.

Per analizzare adeguatamente il fenomeno del bullismo in una scuola  si devono utilizzare indagini basate su questionari (come abbiamo fatto noi), su colloqui e su attività con i singoli alunni.

Le schede di rilevazione possono essere elaborate direttamente dalle singole scuole o possono essere utilizzate quelle già sperimentate nelle varie indagini degli studiosi già citati e che ora sono diffuse anche nella pubblicistica nazionale. E’ questa la fase indispensabile per valutare con completezza il fenomeno e cogliere l’urgenza degli interventi.

Ritengo utile ora esporre, in forma sintetica ma comunque utile e funzionale, una proposta di programma d’intervento elaborato da Olweus e messo in atto in alcuni Paesi nordici con risultati positivi poichè ha ridotto del 50% il fenomeno del bullismo, ha diminuito il comportamento antisociale e gli episodi di vandalismo e ha fatto migliorare il clima della classe. Infatti io lo condivido sostanzialmente e sto cercando di applicarlo e di proporlo nei vari contesti scolastici integrandolo però anche con altre iniziative ricavate dal lavoro di Smith che ha sviluppato molto l’aspetto dell’intervento di sostegno con le connesse implicazioni operative e didattiche. Le attività suggerite sono puramente esemplificative; ogni scuola ne può utilizzare molte altre efficaci ed adeguate alle singole situazioni.

Per modificare il comportamento aggressivo si considera decisivo:

 

1) Creare un ambiente scolastico ( ed anche familiare possibilmente ) caratterizzato da affetto, interessi positivi e coinvolgimento emotivo degli adulti;

 

2)  Stabilire, al tempo stesso, limiti fermi ai comportamenti inaccettabili di sopraffazione e di prevaricazione;

 

3)  Applicare con fermezza nei casi di violazione dei limiti e delle regole date, le sanzioni punitive stabilite e divulgate. Tali sanzioni non devono essere improntate ad ostilità e non devono basarsi su coercizioni fisiche;

 

4)  Pretendere dagli adulti, insegnanti e genitori, un comportamento autorevole.

 

Questi quattro princìpi geenrali sono stati tradotti in attività specifiche da eseguirsi a livello di scuola, a livello di classe e a livello individuale. Riportiamo dunque in sintesi  gli aspetti cruciali del programma d’intervento:

 

 Prerequisiti generali : - consapevolezza e coinvolgimento da parte degli adulti per cambiare la situazione ( nessuna scuola è immune dal fenomeno del bullismo ).

 

 Interventi a livello di scuola : - Inchiesta mediante il questionario ( come abbiamo visto, è l’aspetto più delicato ma basilare ). Si può somministrare sia agli alunni che agli insegnanti e ai genitori;

- Organizzazione di una conferenza scolastica sul problema ( per discutere i dati raccolti coinvolgendo alunni, insegnanti e genitori );

- Migliore supervisione durante la ricreazione e la pausa del pranzo ( sono i momenti scolastici non strutturati più a rischio );

- Costituzione di gruppi di coordinamento fra insegnanti e con i genitori (è necessario che gli insegnanti, che assistono ad episodi di bullismo, riferiscano dell’incidente ai colleghi in modo da intervenire con tempestività);

- Incontri fra insegnanti e genitori delle vittime e dei bulli.

 

Interventi a livello individuale :  - Colloqui approfonditi con i bambini prepotenti e con le vittime;

- Colloqui approfonditi con i genitori degli alunni implicati in episodi di prepotenza;

- Uso di interventi elaborati in modo creativo da insegnanti e genitori.

 

Oltre a queste iniziative, tese a rendere consapevoli gli alunni, gli insegnanti e i genitori della pericolosità del fenomeno e delle modalità con cui si manifesta e con cui si può affrontare insieme, si deve tentare di combattere il bullismo con delle attività didattiche in classe senza dover sconvolgere molto il lavoro programmato e previsto.

In Gran Bretagna hanno già elaborato una vasta gamma di risorse disponibili nelle scuole per attività didattiche utili allo scopo. Attraverso la raccolta di dati e informazioni, con tecniche di questionari, brainstorming, discussioni, schede di osservazione, indagini, interviste, studio di casi si possono attivare innanzitutto le rappresentazioni teatrali e il role-play.

Tutte queste attività aiutano molto gli alunni ad esplorare il problema dei comportamenti bullistici permettendo a loro di sviluppare una maggiore consapevolezza degli altri. A loro volta tali simulazioni dovrebbero suscitare la discussione sui sentimenti che emergono durante l’attività.

Anche la letteratura è un mezzo efficace per scoprire emozioni ed esperienze. L’ascolto ad alta voce o la lettura di romanzi, che descrivono episodi di bullismo, servono infatti a far riflettere gli alunni e a farli immedesimare negli stati d’animo delle vittime.

La scrittura creativa di situazioni di sopraffazione offre l’opportunità di sviluppare inoltre una percezione di se stessi in contesti differenti e di sperimentare nuove prospettive di relazionarsi con gli altri.

E' importante ribadire però che l'attuazione di qualsiasi programma d'intervento si basa prevalentemente sull'impiego delle risorse umane che sono già presenti e disponibili: insegnanti e altro personale scolastico, studenti e genitori. Non serve, se non in casi particolarmente gravi, l'opera di psicologi, assistenti sociali o altri specialisti.

Un'attenzione particolare deve essere prestata a mio parere, per i fenomeni di prepotenza in cortile, che abbiamo visto essere il luogo più comune in cui tali comportamenti antisociali si verificano. Una maggiore sorveglianza, da parte degli insegnanti, potrebbe  essere d'aiuto, anche se forse non sufficiente, perchè nel cortile si verificano anche tutte quelle forme di prepotenza più sofisticata di quella fisica che abbiamo già preso in esame.

E’ importante infatti mettere in atto i seguenti accorgimenti: a) provvedere alla perlustrazione dei luoghi a rischio; b) osservare il comportamento degli alunni solitamente coinvolti in episodi di bullismo, sia come vittime che come agenti; c) prestare attenzione agli alunni solitari; d) saper distinguere le attività di gioco dagli episodi di bullismo; e) migliorare la qualità del gioco con l’insegnamento in classe; f) migliorare la qualità della ricreazione e del dopomensa nelle giornate di pioggia.

Emerge chiaramente dalla riflessione sui risultati dell'indagine che è molto importante non continuare a sottovalutare il fenomeno, ma tenerlo costantemente  sotto controllo con un monitoraggio sistematico.

E' necessario inoltre attivare poi le misure indicate brevemente in questo lavoro mediante una partecipazione più attiva da parte degli insegnanti e dei genitori. Sembra infatti, nelle ricerche effettuate, che gli insegnanti della scuola elementare non mettano normalmente in atto strategie di intervento diretto per contrastare questo fenomeno a scuola. Inoltre, nella scuola media ancor più che in quella elementare, essi sembrano  trascurare anche i momenti della discussione con gli studenti.

Risulta infine che i genitori delle vittime e, in particolare, quelli dei prevaricatori non sembrano essere a conoscenza del problema; di conseguenza, ne parlano poco con i figli.

Possiamo concludere questo capitolo affermando che la riduzione o l'estensione del fenomeno dipende in buona parte dalla volontà e dal coinvolgimento degli adulti. Deve  essere forte allora l'impegno di tutti a rendere la scuola, nel suo complesso, un ambiente più sicuro e più sereno per tutti gli alunni e il personale.

 

 

CONCLUSIONI

 

 

Dall’intera trattazione sul fenomeno del bullismo si evince che la scuola e la famiglia non possono sottrarsi al loro compito di favorire una scolarizzazione formativa e una più vasta crescita sociale.

Ribadisco questo concetto perchè in quest’ultimo periodo sta contagiando anche l’Italia una pericolosa “scuola pedagogica” USA che incita i genitori ad insegnare ai propri figli a farsi valere, a schiacciare il proprio compagno di giochi per non essere schiacciato da lui, nella vita. La possiamo definire “educazione al bullismo”, una pericolosa spinta a comportamenti antisociali.

Al recente convegno del CNR sulla “violenza nella società contemporanea”è stato lanciato l’allarme per questa nuova “pedagogia” che produce degli individui asociali tipo quelli che lanciano sassi dai cavalcavia.

E’ sbagliato pensare che l’autorevolezza e la virilità siano da associare all’aggressività e che provare a discutere e a comprendere l’interlocutore, cominciando dal compagno di scuola, significhi essere un debole, uno sconfitto, un emarginato.

Questa pedagogia della violenza sta prendendo piede perchè la società in genere è più competitiva. Sta passando la mentalità che il mondo è inevitabilmente in mano ai forti, cioè agli aggressivi. In realtà il potere non si attacca, tutt’al più si trasgredisce.

La prevenzione si può fare allora attraverso la scuola. E’ emersa infatti la conferma che la violenza è in aumento non solo su ma anche tra i minorenni. Negli anni ‘80 gli omicidi e le rapine sono cresciuti del 60% sotto i 18 anni e appena del 5% sopra.

Uno studio italiano ha rilevato inoltre che i preadolescenti (11-13 anni) sono quelli che danno una migliore definizione del termine “violenza” e ne comprendono meglio le origini.

Una recentissima indagine, condotta dall’Università La Sapienza di Roma in varie scuole di ogni ordine e grado d’Italia, conferma che le aggressioni, le brutalità e le vessazioni assurde sono pane quotidiano per gli studenti italiani. Roma risulta essere la capitale del bullismo col 54% di ragazzi che dichiara di aver subìto almeno una o due volte delle prepotenze negli ultimi tre mesi.

Il luogo dove avviene il maggior numero di episodi di bullismo rimane la classe, seguito dal cortile e dai bagni.

Nelle scuole superiori stanno spuntando sempre più le “bulle”, anche se nella classifica delle vessazioni e dell’aggressività i maschi rimangono ovviamente in testa.

Anche queste ultime ricerche  confermano dunque l’urgenza  di affrontare il fenomeno del bullismo  con decisione, scuola e famiglia insieme.

 

 

 

GLOSSARIO  

AGGRESSIONE  (tipico comportamento bullistico)

Fisica : colpire con pugni o calci, appropriarsi di, rovinare gli effetti personali di qualcuno;

Verbale : deridere, insultare, prendere in giro ripetutamente, fare affermazioni razziste;

Indiretta : diffondere pettegolezzi fastidiosi, escludere qualcuno da gruppi di aggregazione.  

BULLISMO  (BULLYING)

Comportamento che mira deliberatamente a far del male o danneggiare, spesso è persistente, talvolta dura per settimane, mesi e persino anni ed è difficile difendersi per coloro che ne sono vittime. Alla base della maggior parte dei comportamenti sopraffattori ci sono un abuso di potere e un desiderio di intimidire e dominare.

BULLISMO DIRETTO

Si manifesta in attacchi relativamente aperti nei confronti delle vittime.

BULLISMO INDIRETTO

Forma di isolamento sociale ed intenzionale esclusione dal gruppo (meno visibile ma più subdolo e forse più pericoloso).

BULLO ATTIVO   (PREPOTENTE)

E’ aggressivo verso i coetanei, ma anche verso gli adulti, insegnanti o genitori. E’ impulsivo, ha bisogno di dominio ed ha scarsa empatia nei confronti delle vittime. Rivela normalmente un livello di ansia e di insicurezzza particolarmente basso.

BULLO PASSIVO   (SEGUACE, GREGARIO O SOBILLATORE)

Partecipa al bullismo ma  abitualmente non prende iniziative. Talvolta puòò essere insicuro e ansioso.

CONTAGIO SOCIALE

Influenza del modello aggressivo forte nei confronti dei bulli gregari, passivi che desidererebbero affermarsi all’interno del gruppo dei coetanei.

DEFINIZIONI DI COMPORTAMENTO BULLISTICO

Angheria, calunnia, diceria, imbroglio, minaccia, molestia, persecuzione, prepotenza, prevaricazione, sopraffazione, sopruso.

ELOGI E RICOMPENSE

Riferiti a comportamenti adeguati tra i coetanei e all’impegno scolastico. Costituiscono  dei mezzi importanti per influenzare in senso positivo il clima della classe con un utile effetto preventivo nei confronti degli atteggiamenti aggressivi.

MODELLI REATTIVI

- Il modello reattivo aggressivo associato alla forza fisica caratterizza il bullo.

- Il modello reattivo ansioso associato alla debolezza fisica caratterizza la vittima.

RIDUZIONE (O DILUIZIONE) DELLA RESPONSABILITA’ SOCIALE

Si verifica  negli atti bullistici a cui prendono parte diverse persone  (effetto “branco”).

SANZIONI

Provvedimenti punitivi a seguito di gravi trasgressioni. Dovrebbero essere facilmente applicabili, provocare un certo disagio senza per questo assumere un  significato ostile ed avere un effetto dirompente. Devono essere differenziate in rapporto alle persone e al tipo di comportamento ed hanno lo scopo di segnalare l’impossibilità di accettare le prevaricazioni nei confronti dei compagni.

Tra le possibili sanzioni si può contemplare l’allontanamento dalla classe per un certo periodo di tempo o vari tipi di ammonizione. I compiti per casa non dovrebbero essere usati comunque come punizione.

La sanzione deve educare al rispetto di un sistema di regole di convivenza.

VITTIMA PASSIVA-REMISSIVA O SOTTOMESSA  (la più comune)

E’ più ansiosa ed insicura degli altri studenti in generale. E’ spesso cauta, sensibile e calma. Se attaccata reagisce piangendo e chiudendosi in se stessa. Soffre di scarsa autostima ed ha un’opinione negativa di sè e della propria situazione. Spesso si considera fallita, stupida e timida. Solitamente vive a scuola una condizione di solitudine e di abbandono.

VITTIMA PROVOCATRICE  (la meno frequente)

E’ caratterizzata dalla combinazione dei due modelli reattivi, quello ansioso e quello aggressivo. Ha spesso problemi di concentrazione e si comporta in modo tale da causare irritazione e tensione. Talvolta può essere definita iperattiva.

Capita non raramente  che il suo comportamento provochi delle reazioni da parte di molti compagni o di tutta la classe.