Adolescenza e identità in bilico

L' identità stabilisce la personalità di un individuo “qui ed ora”. Ma, a dispetto del nome, non è data una volta per sempre ed è destinata a modificarsi nel tempo.
Sono le esperienze, le riflessioni, l’età, gli incontri che ci fanno crescere e maturare nuove convinzioni e comportamenti che ci danno sicurezza, fiducia e stima in noi stessi.

Nuovi incontri, scambi di idee e confronti di opinioni non minacciano l'identità, ma possono solo rafforzarla e arricchirla. Ciò alle volte, soprattutto in certi momenti della vita (pensiamo all'adolescenza), non è un processo tranquillo e determina a volte bruschi passaggi. Questo avviene soprattutto nella relazione con gli altri. L'identità, infatti, non è solo data dalla percezione che io ho di me stesso, ma anche della percezione che gli altri hanno di me. E se è già faticoso fare nuove conquiste e convincere me stesso della mia crescita, lo è ancora di più (molto di più) far vedere agli altri il mio nuovo vestito e farlo accettare.

Se questo complesso percorso identitario vale per tutti gli adolescenti, quello che vivono i ragazzi nella migrazione è un sentiero ad ostacoli e fortemente accidentato. E ciò vale sia per i minori che hanno lasciato un paese lontano (e quindi affetti, relazioni, ruoli, riconoscimenti) sia per quelli nati in Italia, la cosiddetta seconda generazione che deve mediare non solo in casa, ma anche tra casa e "fuori".

Ecco che le strategie identitarie si mettono in moto e bisogna costantemente stabilire cosa mantenere del "fuori" quando si è a casa e viceversa. E' un gioco che può diventare pesante fino all'estremo della ragazzina che prima di arrivare a scuola passa dall'amica per cambiarsi i vestiti. E' una metafora quasi schizofrenica di ruoli e riconoscimenti reciproci: fino a quando si possono interpretare tanti ruoli? Dietro l'angolo ci sono paure, angosce, sfide e se si è soli a volte anche il dramma.

Sono già i genitori, che nel loro processo migratorio fanno propri elementi di una cultura altra allontanandosi dal sé originario con rimpianti più o meno dolorosi. Essi, però confidando che i figli siano capaci di crescere nel nuovo paese custodendo anche le loro radici. E così, una grossa responsabilità cade sulle spalle ancora fragili di ragazzi e ragazze combattuti tra desiderio di mescolarsi e confondersi con i coetanei e desiderio di non deludere i genitori.

Don Tonino Bello diceva che il futuro è di questi ragazzi che se sanno mescolare le varie culture e le loro identità plurime sapranno anche interpretare al meglio il mondo di domani.
Questo è lo sforzo che dovremmo fare noi educatori: non costringere questi ragazzi a scegliere tra una cosa o l'altra, ma far scegliere loro una cosa e l'altra, la sintesi più armoniosa, per costruire al meglio la propria identità. E' una strada più difficile, ma più sicura: negando infatti una componente può portare l'adolescente a covare una insoddisfazione latente che può implodere od esplodere in modo imprevisto e drammatico. Episodi di cronaca vicini a noi, ma anche le periferie parigine ce lo confermano. E per fa questo, per noi educatori e insegnanti, vuol dire conoscere l'altro e l'altrove, comprendendone valori e limiti e aprire con le famiglie un confronto dialogico, franco e aperto, senza pregiudizi e senza debolezze.


bambini stranieri: interculturali per forza, non per scelta





SULLA DIVERSITÁ

Non esiste la purezza dell’identità. La salvezza è ormai nella contaminazione. O meglio, nella consapevolezza che la cultura è contaminazione, e soprattutto una corretta gestione politica di questa consapevolezza. (Matilde Callari – antropologa)

Ogni identità è un aggregato e ha poco senso scomporlo per arrivare al preteso atomo indivisibile.
Se l’identità è il prodotto di un volere, è la negazione di se stessa, perché è il gesto di uno che vuole essere qualcosa che evidentemente non è. (C. Magris – Microcosmi)

AUTORITRATTO
Io sono uno degli altri.
(Rocco Scotellaro)