SECONDA GENERAZIONE ovvero Per "seconda generazione" s'intendono i figli nati in Italia della popolazione immigrata. Tra prima e seconda generazione qualche studioso ha parlato anche di situazioni intermedie, quali la "generazione 1,75", intendendo quanti sono arrivati in Italia in età prescolare; e ancora "generazione 1,5" quanti sono arrivati tra i 7 e i 13 anni e, infine, "generazione 1,25" quanti sono arrivati tra i 13 e i 17 anni e la cui integrazione appare più ostica. I ragazzi e le ragazze appartenenti alla seconda generazione vivono quotidianamente la contraddizione, a volte molto forte, tra la vita di scuola o di "muretto" assieme ai coetanei italiani e la vita familiare legata a riti e sguardi "lontani". Il fenomeno "Seconda generazione" è stato studiato a livello nazionale dall'università di Padova in collaborazione con numerosi altri atenei italiani. Il professor Gianpiero Dalla Zuanna ha coordinato il lavoro in 48 province (con alte percentuali di studenti immigrati) per sei mesi e coinvolgendo 20 mila studenti. Il campione prescelto riguarda diecimila ragazzi stranieri e altrettanti italiani, un campione misto per misurare sul campo il livello di integrazione. L'attenzione si è concentrata soprattutto sui tre anni delle medie inferiori perché ritenuta cruciale nel processo interculturale. Dalle risposte di questa indagine emerge il disagio di questi minori, soprattutto in età adolescenziale, a sentirsi italiani: per i compagni di classe continuano ad stranieri, ma essi in casa non si sentono del tutto marocchini o cinesi o macedoni o .... Se sono "forti e attrezzati" e se sono adeguatamente sostenuti da famiglia e scuola, potranno inventare una "cosa" nuova, un ibrido, un sincretismo identitario che raccolga "il meglio" delle due culture. Dalla ricerca emerge che i bambini maschi stranieri sognano Ronaldo e
il pallone, mentre le bambine, più concrete, un camice bianco e una corsia
di ospedale, ma tutti condividono un desiderio forte di riscatto sociale
ed economico. Accanto a questi sogni, la ricerca testimonia il confronto, vissuto a volte come mortificante, con i coetanei e gli imbarazzi per il comportamento "bizzarro" dei genitori, con loro conseguente perdita di autorevolezza e di ruolo-guida. I contrasti con la famiglia possono esplodere e le conseguenze diventare estreme. Il dramma di Hina, 21 anni, pakistana, in Italia da una dozzina d'anni, uccisa la scorsa estate dal padre che non poteva sopportare il suo ragazzo italiano, lo sta a dimostrare. Segnaliamo un blog "secondagenerazione.it" dove i ragazzi e gli adolescenti di 2G si raccontano, confessano le proprie difficoltà, ma anche le opportunità che la posizione di frontiera mette loro a disposizione. “E’ difficile per me accettare le
regole che sono state dettate per le donne musulmane, non ne vedo la
ragione. Non riesco a capire, mi sento diversa. A volte ho paura di
sbagliare, sono divisa. Credo nella mia religione, ma sento che su di me
ha un effetto di prigione, di legame. E invece deve essere libertà, una
religione non può essere integralista, non può obbligarmi ad indossare il
velo, a vedere la gente solo attraverso gli occhi. Non può obbligarmi a
stare in casa e accudire i figli. Io voglio uscire, voglio vivere. Così mi
sento morire. Ho bisogno di sentire il vento sui capelli, di parlare alle
persone, di dipingermi la bocca. Sono sbagliata? Io credo di no. Qualche
volta torno al mio paese, guardo le mie sorelle e vedo come sono io in
Italia. Qui sto bene. Non sento di aver tradito la mia gente e la mia
religione." |