SOLITUDINE E INDIFFERENZA

Le cose non cambiano se non cambiamo le cose

Le più recenti analisi sociologiche in Italia documentano una diminuzione dell'area dell'impegno e un conseguente aumento dell'indifferenza. Fatti e notizie che in altri periodi avrebbero mobilitato studenti, lavoratori, intellettuali, oggi passano quasi inosservate. L'indignazione non sembra più passare di qua, sostituita dalla rassegnazione.

Stiamo vivendo in Italia una fase di disimpegno e rassegnazione. Giuseppe De Rita, in una recente intervista a "Vita", discutendo del volontariato rimpiange gli anni '70. Oggi, afferma, il volontariato non fa più presa tra i giovani e vi è una dimensione rivendicativa dei diritti, non c'è più passione per l'altro.

Questi dati fanno il paio con altri relativi all'astensionismo politico, alla sempre più bassa lettura di libri e giornali, al crescente distacco dalla parola scritta sostituita dalle immagini e dalla navigazione in internet. Questo passaggio "parola - immagine" denota passività psicologica (dicono gli esperti), ma la navigazione in rete denota anche un bisogno di interagire per uscire dalla solitudine sociale e familiare.

Anche i giovani studenti sembrano passivi di fronte alla realtà che li circonda, un ripiegamento su interessi personali e di gruppo: sembrano sempre più lontani da impegno civile, solidarietà, responsabilità della propria appartenenza comunitaria.

Questo deserto valoriale dipenderà dal consumismo? Dai media?

Eugenio Scalfari scrive "Il quadro è desolante. Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti. Il controllo dei "media" non serve soltanto a procacciar voti ma soprattutto a trasformare l'antropologia d'una nazione. Ed è questa trasformazione che ha imbarbarito la nostra società, l'ha de-costruita, de-politicizzata, frantumata, resa sensibile soltanto a precarie emozioni e insensibile alla logica e alla razionalità."

Le parole d'ordine per diventare popolari e vincere debbono essere "semplici" e sbrigative. Argomentare, avere dubbi, tollerare l'ambiguità finchè il pensiero si chiarisce sono perdite di tempo. La sociologia e la psicologia sono intralci, "intellettualismi" inutili nell'attuale frenesia. Il mondo è complesso, l'umanità pure, i bambini non parliamone. Ma siccome è meglio avere certezze che problemi, i "semplificatori" vanno a cercare due idee che sembrino “naturali”, quasi slogan, in grado di fare presa e di ridurre tutta questa complessità. Anche a scuola è così: basta esitazioni, dubbi, lagne sociali su immigrati, zingari, bambini in difficoltà, accoglienza, tempo pieno. E' più semplice e rassicurante affidare tutto "alla maestra unica", sostenuta dal voto in condotta, e a un gran numero di bocciature per mantenere l'ordine ed educare meglio i bambini ipercinetici e consumatori bulimici che la televisione crea. E i bambini stranieri? Che vadano ad imparare l'italiano prima di entrare in classe!!! E poi si conformino velocemente. In fondo è meglio avere consumatori docili che cittadini irrequieti.

Le difficoltà economiche, inoltre, portano ad un nuovo riflusso nel privato, ad un ripiegamento su interessi personali e di gruppo. L'impoverimento e la paura dell'impoverimento portano gli individui ad abbassare la testa sulla ciotola della propria minestra, perdendo di vista i bisogni collettivi. La solidarietà rischia di diventare 'un lusso' per i tempi buoni.

Ecco perché, proprio oggi, più di ieri, abbiamo bisogno di saldare i legami comunitari che si stanno sfaldando e che rischiano di portarci a piccoli , ma inesorabili passi ,verso l'inciviltà.