Cerco di chiarire meglio quanto da me scritto circa le varie responsabilità degli "attori" di una gara.
Umberto richiama giustamente il parere espresso da Modoni circa un caso specifico, quello di un atleta che muore annegato, ma quanto scritto dal nostro ex collega è applicabile indipendentemente dall'esempio riportato.


A quanto scritto da Modoni aggiungo, per esperienza professionale, che se si arrivasse al caso dell'atleta che muore in gara, un magistrato che non sa assolutamente niente del nostro sport e di come è governato potrebbe, nel dubbio, inizialmente ritenere le varie persone che rivestono, a vario titolo, incarichi attinenti alla disputa delle gare tutti egualmente responsabili.
Quello che mi conforta dello scritto di Modoni, ed è ciò che mi sembrava di aver scritto e che riporto testualmente:

 

Se il problema da affrontare principalmente sui campi di gara è quello della carenza delle attrezzature, sarebbe opportuno far rilevare le mancanze, affinché i responsabili incorrano nelle sanzioni previste per le violazioni al regolamento, anziché accettare di avviare una competizione ponendo a rischio l'incolumità di atleti ignari.

 

Quanto sopra non mi sembra molto diverso da:

 

Se siamo degli Ufficiali di Gara che hanno raggiunto i vari livelli non solo perchè dopo un tot di anni si studia e si fa un esame, che generalmente si passa, ma anche perchè siamo persone responsabili e di buon senso e, sopratutto, capaci di prendere decisioni che vanno a tutela dell'atleta, penso che il nostro organo di controllo non possa che darci ragione.

 

A maggior chiarimento aggiungo che prima di essere Consigliere DAC ho fatto più volte il GAP in manifestazioni sia a carattere regionale che nazionale.
In alcune di queste manifestazioni ho sospeso le gare in corso per la mancanza di condizioni di sicurezza. Un esempio per tutti. In occasione dell'ultima partita del Campionato Italiano di Canoa Polo, svoltasi a Milano diversi anni fa, a 10 minuti dal termine sospesi il gioco perchè l'ambulanza aveva portato una persona che si trovava all'Idroscalo per divertimento all'ospedale.
Un altro esempio. In occasione di una gara regionale chiesi al Direttore di Gara di mettermi per iscritto la sua autorizzazione per la partecipazione del medico ad una gara master. Il Direttore di Gara mi ha chiesto cosa avrei fatto dell'autorizzazione. Ho risposto che l'avrei allegata al rapporto Arbitrale e mandata in Federazione. Il medico non ha fatto la gara.
Ultimo esempio. Si sono svolti a Torino i Campionati Italiani di Maratona. Durante la riunione con i rappresentanti di Società ho fatto presente che il giorno successivo avrei fatto dei controlli a campione circa l'identità dei concorrenti. La mattina successiva alcuni rappresentanti mi hanno portato i fax dei documenti degli atleti minorenni.
Quando ero in DAC venne portato all'attenzione della stessa il caso di un collega che sembrava aver fatto diverse gare senza la presenza del medico. Venne anche chiesta la testa del collega. Giustamente la DAC decise di non dare la testa del collega a nessuno ed il Presidente DAC intrattenne lungamente il collega su quanto avrebbe dovuto fare.
Ribadisco, quindi, che il manuale delle Giovani Marmotte dove c'è scritto non tutto, ma di più circa il nostro comportamento nei vari momenti di una gara non esiste.Un conto è parlare e ragionare del Codice delle Gare e di sue applicazioni stando comodamente seduti nel salotto della propria abitazione, altra faccenda è andare sul campo di gara e cercare di applicare al meglio le regole previste.  Esiste il buon senso, che ci spinge a cercare di prevedere tutto, e la capacità di ragionare come se fossimo dall'altra parte della "barricata" , come se gli atleti fossimo noi, con la differenza che noi abbiamo il dovere e l'obbligo di far rispettare delle regole ed in casi particolari prendere delle decisioni che sono sicuramente impopolari.
Spero di essere stato più chiaro della volta precedente.

 

Stefano Zsigmond

 

7 aprile 2010
 


 

 

 

Ritengo, e non per mia opinione personale, ma confortato da quanto scritto dall'avvocato Modoni, in risposta ad una mia precisa domanda sulla responsabilità del giudice, che la responsabilità del giudice sia netta e che egli ne risponda in prima persona .

Se la cosa può non essere chiara vi consiglio di leggere quanto scritto da chi essendo avvocato certamente possiede le competenze giuridiche per distinguere le responsabilità.

Vorrei chiedere a D'angelo di ripubblicare il documento in questione, che è stata  anche la prima informazione apparsa sul sito.

Anche se capisco che il giudizio è di carattere personale è proprio il fatto che lo esprima Stefano un ex consigliere della DAC, e quindi una persona di pratica ed esperienza, che rende importante l'approfondimento della materia.

 

Ringraziandovi anticipatamente per l'attenzione dedicatami Vi porgo i miei migliori saluti.

 

Umberto Prota .

 

27 marzo 2010


 

 

Direttore che dire?

 

E' un pò che non vado sul sito e mi ritrovo con un sacco, rispetto ad un recente passato, di discussioni.

 

Sui tesserati che devono avere specifica autorizzazione mi associo alla Tua opinione che mi dà lo spunto per tornare all'argomento che mi era, ed è ancora, caro, quello degli Allievi "A".

 

Considerando che chi potrebbe darci dei chiarimenti, Commissioni federali e/o Federazione non dicono come devono ancora dire sui partecipanti e partenti dello scorso anno, provo a dare anche io una mia interpretazione considerando anche quanto scritto da Umberto.

A mio modo di vedere, assolutamente personale, non siamo noi i responsabili in prima persona.

Il primo responsabile è il Presidente di Società che tessera l'allievo "A".

Infatti chi mette la firma sul modulo di tesseramento e, quindi, certifica che tutto quanto doveva essere fatto per un regolare tesseramento è stato fatto, è il Presidente di Società.

Poi c'è l'Ufficio Tesseramento della Federazione che ratifica quanto sopra.

La Segreteria gare controlla che gli atleti risultino nell'anagrafe federale ( art. 1.17 - Codice di Gara)

E finalmente ci siamo noi che prendiamo un ordine di partenza e che, a seconda dei ruoli che abbiamo durante la manifestazione, controlliamo che tutto si svolga secondo il Codice di Gara operando i controlli che sono di nostra competenza (volendo tesseramento e identità)

La nostra responsabilità comunque è una responsabilità tecnica, perchè la direzione generale della gara, con tutto quello che ne consegue, è del Direttore di Gara (art. 1.18), che "...interagisce continuamente con il Giudice Arbitro Principale..."

Se questo non avviene, se ne informa la DAC che prenderà gli opportuni contatti con il Presidente Federale, da sempre attento alla problematica, segnalando il problema.

Quanto scritto fino ad adesso è un bel riepilogo della normativa.

Quello che non c'è scritto su nessun Codice di Gara è che, se riteniamo che ci sia qualcosa che non va bene dopo averlo fatto presente in tutti i modi, anche scritti, al Direttore di Gara e, questi ritiene comunque che si possa andare avanti, si possano prendere delle decisioni impopolari che vadano a vantaggio dell'incolumità dell'atleta.

Da nessuna parte troveremo tutto scritto come nel manuale della Giovani Marmotte.

Se siamo degli Ufficiali di Gara che hanno raggiunto i vari livelli non solo perchè dopo un tot di anni si studia e si fa un esame, che generalmente si passa, ma anche perchè siamo persone responsabili e di buon senso e, sopratutto, capaci di prendere decisioni che vanno a tutela dell'atleta, penso che il nostro organo di controllo non possa che darci ragione.

 

Stefano

 

21 marzo 2010