Vista dai vinti Per oltre venti
anni le pagine di questo libro, pensate e scritte con lo scopo di far
conoscere all’opinione pubblica un quadro, accettabilmente esauriente,
del periodo della guerra civile in territorio modenese e fuori dai
luoghi comuni del più vieto conformismo “resistenziale”, sono rimasti
chiuse in un cassetto per le enormi difficoltà, sempre incontrate, a
trovare editori disposti ad assumersi la responsabilità nell’affrontare
argomenti inerenti un periodo storico visto, da sempre, in chiave
manichea ed unilaterale e strumentalizzato ai fini politici da una sola
parte.
Si aveva intenzione, sin da allora, affrontando questo tema e
rivisitando la vasta messe di pubblicazioni della storiografia
antifascista relativa al microcosmo storico della Provincia modenese, di
dare un contributo a superare il discorso della guerra civile,
affrontandolo anche dal punto di vista della parte soccombente onde
controbilanciare l’enorme pubblicistica proposta a piene mani da coloro
che, aggregandosi allo strapotere delle forze armate anglo americane, i
veri vincitori della seconda guerra mondiale, si sono trovati a
beneficiare di un risultato ottenuto scatenando all’interno della nostra
Patria una lacerante e sanguinosa lotta tra fratelli.
Per poterlo impostare, tale problema, era ed è ancor oggi opportuno, che
anche dalla parte dei perdenti si potesse, quantomeno, mettere sul piano
della discussione storiografica, una visione obiettiva e anch’essa
sfoltita di tutti gli aspetti agiografici della storiografia di parte
fascista.
Nel nostro territorio pochissime ricerche sono state fatte da questa
parte e quel poco in forma ridotta e non completamente documentata oltre
che limitata, nella sua divulgazione, ad un ristretto settore
dell’opinione pubblica che in realtà, quel periodo storico lo conosce
per averlo vissuto sulla propria pelle.
Il nostro è un tentativo di divulgare la storia di quegli anni, da un
punto di vista il più possibile obiettivo, essendoci basati
fondamentalmente su notizie di cronaca, per contrastare l’imperante
storiografia “resistenziale” sovvenzionata e manipolata, in grandissima
parte, dal Partito Comunista.
Il crollo del comunismo in Europa e nel mondo, ma non ancora del tutto
digerito in Italia, che solitamente arriva con anni di ritardo ai grandi
appuntamenti della storia, ha portato molti storiografi ed
ex-intellettuali della sinistra, sempre opportunisti in verità, alla
ricerca del superamento e della discussione critica del periodo storico
della Repubblica Sociale Italiana e di converso della resistenza.
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Modena vista da destra Nell’anno
1977, nel pieno del periodo buio per l’Italia, dopo il secondo
dopoguerra, del terrorismo, della feroce lotta tra opposte fazioni, tra
rossi e neri, con l’aumento esponenziale dei delitti politici in una
situazione di vera “guerra civile strisciante”, vede la luce in Francia
un testo che lascerà un segno non indifferente in tutta la cultura della
destra europea. “Vu de Droite” a cura del filosofo Alain de Benoist, il
caposcuola dei nuovi orientamenti della destra francese e della «
nouvelle ecole » darà un notevole contributo al risveglio della destra
italiana che, come disse Adriano Romualdi, “si era fossilizzata nelle
trincee di retroguardia, incapace di agitare il grande mito del domani,
il mito dell’Europa seppellita sotto un cumulo di qualunquismo
borghese”.
Le contestazioni del sessantotto e degli anni a seguire si erano
incanalate nei binari del marxismo e la destra , sia politica che
culturale si era lasciata letteralmente “prendere in contropiede”.
Dopo alcuni anni anche da noi fu pubblicata, a cura di Marco Tarchi con
la collaborazione di alcuni altri, la traduzione di “Vista da Destra”,
una vera antologia critica delle idee contemporanee che ebbe
immediatamente un grosso successo specialmente tra i giovani del
“Fronte”.
Quella scuola, che univa alle indiscusse doti di perspicacia politica,
un notevole rigore filosofico, fu il vero atto di nascita di una delle
correnti di pensiero più centrali del dibattito contemporaneo. Ebbe, tra
l’altro, un seguito con la pubblicazione della rivista ”Elementi”, una
delle più prestigiose testate del mondo della cultura di destra.
“Modena vista da destra”, pur avendo plagiato il titolo di quella
pubblicazione, non ha minimamente le pretese di ricalcare le difficili e
impegnative strade della filosofia e dell’analisisi sociologica del
pensiero contemporaneo. Valenti politologi, sia a destra sia a sinistra
si sono cimentati e si cimentano su questi temi e sul terreno della
formazione della mentalità e dei valori.
Niente di tutto questo nelle pagine che seguono. Sono semplicemente il
racconto, se volete un po’ improvvisato, di un modenese che ha avuto
l’opportunità di frequentare, negli anni dal dopoguerra ad oggi, il
piccolo e variegato mondo della destra nella città della Ghirlandina, in
maniera duratura ma non costante, senza mai essersi impegnato a fondo
nell’agone politico e per la sua caratterialità e per il proprio
profondo impegno profuso nei vari settori dove ha operato e in
particolare in quelli dell’educazione motoria e dello sport.
Il testo, di conseguenza, e diviso nettamente in due parti; nei capitoli
della prima si raccontano episodi, momenti di vita, aneddoti, vissuti
dallo scrivente dagli anni della sua giovinezza, della maturità e di
quelli della cosiddetta “terza eta”. |
Modenesi in camicia nera All’inizio
dell’anno 2009, a distanza di sessantacinque dalla caduta del Fascismo,
epigoni del comunismo nostrano, ideologia crollata ben più miseramente
del “totalitarismo nero”, aggirandosi tra le bancarelle del mercatino
nel giorno del patrono, si sono accorti, scandalizzati e turbati, che
alcune di queste tenevano in bella mostra alcuni cimeli del “deprecato”
periodo fascista. Immediatamente è convocata una conferenza stampa dove
due dei rappresentanti del comunismo modenese ancora “choccati” dalla
“repellente visione” e dalla presenza d’orpelli del tramontato regime,
dichiaravano, letteralmente, alla stampa locale che riportava, il giorno
dopo, la notizia a caratteri cubitali:
“Quei banchi con in bella mostra quadri ed oggetti inneggianti il Duce
erano una presenza incresciosa. E’ inammissibile che nella nostra città,
medaglia d’oro della resistenza, sia consentita una cosa del genere. Per
di più a pochi passi dalle bancarelle, c’è il Sacrario della Ghirlandina.”
Anche il Segretario del Partito di Rifondazione Comunista ha parlato di
“Vergogna per Modena”.
Certo è che il senso del ridicolo, da parte dei vecchi arnesi del
comunismo nostrano, è difficilmente controllabile. Sono ormai decine di
anni che a Modena, in tutti i Comuni della Provincia e in tutta Italia e
tutte le Domeniche o nelle varie feste patronali, nei mercatini o nei
mercatoni dell’antiquariato, o dei “ferri vecchi” sono commerciati,
busti, quadri, libri, bandiere, copricapo, divise e quant’altro, facenti
riferimento a quel periodo storico.
I denigratori del Fascismo e del suo Duce dovrebbero, al contrario,
felicitarsi ed essere soddisfatti nel costatare che le ”reliquie” del
loro odiato nemico sono diventati semplici oggetti d’antiquariato, a
riprova che quel periodo fa parte del passato. Viceversa, non trovando
pariteticamente, (se non rarissimi), oggetti del comunismo russo, come
colbacchi, stelle rosse o effigi di Stalin (di quello italiano proprio
non esiste nulla, a dimostrazione della sua pochezza), provano rabbia
nel vedere una costante richiesta dei simboli del fascismo e non dei
loro, tanto che torna a rispuntare la furia iconoclasta, come quella che
imperversò nell’immediato dopoguerra. ……omissis……ò
Quello che a noi interessa è cercare di far capire, a tutti coloro che
non hanno vissuto quel periodo, che non può essere né completamente
demonizzato né, tanto meno, totalmente esaltato; per decenni nelle
scuole italiane durante le lezioni di storia, o nei testi di quella
materia, venivano del tutto cancellati gli anni del ventennio fascista,
o ne venivano presentati solamente i risvolti negativi.
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Romanzo modenese
Due ragazzi, non ancora diciottenni, alla fine
dell’anno 1944 si trovano
proiettati, violentemente, in quel tragico periodo della storia
italiana: il primo a
Modena entra a far parte della Brigata Nera, mentre l’altra, una
splendida
ragazza bolognese, si iscrive al corpo delle Ausiliarie, la formazione
femminile
della Repubblica Sociale Italiana.
Inizia per loro un vero e proprio calvario, andranno incontro ad enormi
difficoltà: si incontreranno nel dopoguerra, dopo innumerevoli
vicissitudini e
dopo un stupro di gruppo subito dalla ragazza, in una casa di tolleranza
a
Modena. Supereranno quel difficile periodo per andare incontro,
parallelamente,
a un periodo più fortunato delle loro vite.
Il racconto parte e si dipana attraverso fatti realmente successi ma
raccontati in forma romanzata.
Personaggi veramente esistiti si intrecciano con altri virtuali per
andare
a raccontare un periodo della storia italiana, dal dopoguerra sin verso
la fine
degli anni cinquanta.
Attraverso il racconto romanzato della vita dei due ragazzi,
incontreremo, fatti e avvenimenti realmente accaduti di quegli anni,
dalle
vicissitudini del travagliato periodo del dopoguerra, con lo sterminio
di migliaia
di persone in Nord Italia, al delitto della contessa Pia Bellentani,
dall’oro di
Dongo, al bandito Giuliano.
Prende il nome di romanzo modenese poiché tutta la prima parte si
svolge in quei territori e le violenze subite dalla protagonista, reali
e non virtuali,
sono state raccontate all’autore da chi le subì in prima persona.
Poi tutto il racconto si svolgerà tra le città di Milano, Roma e il lago
di
Como.
La ricerca della vendetta., da parte di chi ha subito vessazioni
incredibili,
è il filo conduttore di tutto il racconto.
Bruno Zucchini, insegnate in pensione, ha già pubblicato:
* Vista dai vinti: la guerra civile nel modenese;
* Modena Vista da Destra;
* Modena e i modenesi in camicia nera.
In copertina: disegno di un non ancora diciottenne Zucchini Augusto,
fratello dell’autore del libro, poi scomparso nel campo di
concentramento russo
di Tambow nel febbraio del 1943: il disegno è probabilmente dell’anno
1938.
Euro 20,00 |