Introduzione
Nell’anno 1977, nel pieno del periodo buio per l’Italia, dopo il secondo
dopoguerra, del terrorismo, della feroce lotta tra opposte fazioni, tra
rossi e neri, con l’aumento esponenziale dei delitti politici in una
situazione di vera “guerra civile strisciante”, vede la luce in Francia
un testo che lascerà un segno non indifferente in tutta la cultura della
destra europea. “Vu de Droite” a cura del filosofo Alain de Benoist, il
caposcuola dei nuovi orientamenti della destra francese e della «
nouvelle ecole » darà un notevole contributo al risveglio della destra
italiana che, come disse Adriano Romualdi, “si era fossilizzata nelle
trincee di retroguardia, incapace di agitare il grande mito del domani,
il mito dell’Europa seppellita sotto un cumulo di qualunquismo
borghese”.
Le contestazioni del sessantotto e degli anni a seguire si erano
incanalate nei binari del marxismo e la destra , sia politica che
culturale si era lasciata letteralmente “prendere in contropiede”.
Dopo alcuni anni anche da noi fu pubblicata, a cura di Marco Tarchi con
la collaborazione di alcuni altri, la traduzione di “Vista da Destra”,
una vera antologia critica delle idee contemporanee che ebbe
immediatamente un grosso successo specialmente tra i giovani del
“Fronte”.
Quella scuola, che univa alle indiscusse doti di perspicacia politica,
un notevole rigore filosofico, fu il vero atto di nascita di una delle
correnti di pensiero più centrali del dibattito contemporaneo. Ebbe, tra
l’altro, un seguito con la pubblicazione della rivista ”Elementi”, una
delle più prestigiose testate del mondo della cultura di destra.
“Modena vista da destra”, pur avendo plagiato il titolo di quella
pubblicazione, non ha minimamente le pretese di ricalcare le difficili e
impegnative strade della filosofia e dell’analisisi sociologica del
pensiero contemporaneo. Valenti politologi, sia a destra sia a sinistra
si sono cimentati e si cimentano su questi temi e sul terreno della
formazione della mentalità e dei valori.
Niente di tutto questo nelle pagine che seguono. Sono semplicemente il
racconto, se volete un po’ improvvisato, di un modenese che ha avuto
l’opportunità di frequentare, negli anni dal dopoguerra ad oggi, il
piccolo e variegato mondo della destra nella città della Ghirlandina, in
maniera duratura ma non costante, senza mai essersi impegnato a fondo
nell’agone politico e per la sua caratterialità e per il proprio
profondo impegno profuso nei vari settori dove ha operato e in
particolare in quelli dell’educazione motoria e dello sport.
Il testo, di conseguenza, e diviso nettamente in due parti; nei capitoli
della prima si raccontano episodi, momenti di vita, aneddoti, vissuti
dallo scrivente dagli anni della sua giovinezza, della maturità e di
quelli della cosiddetta “terza eta”. Sono state queste esperienze di
vita e la mia amata professione, d’insegnante di educazione fisica, a
permettermi di aver avuto rapporti esistenziali di un certo valore con
una grossa fetta della società modenese.
Mi sono permesso di citare anche tanti amici, allievi, colleghi e
persone che hanno avuto a che fare con il sottoscritto e nel mondo della
scuola, dell’attività fisica nelle palestre, nei campi di gara, sui
campi di sci e nelle piscine.
Nella seconda parte tratto invece, il mondo della destra modenese, per
quello che ho potuto conoscere, avendo avuto periodi altalenanti nella
frequenza in quel mondo, ideologicamente coeso, pur attraversato da
accesissimi scontri tra correnti di pensiero e di linee comportamentali
a volte totalmente antitetiche, che potevano sembrare assurde in una
formazione politica, fuori “dall’arco costituzionale”, e di scarsa
consistenza numerica oltre che lontanissima da qualsiasi posizione che
potesse far intravedere eventuali carrierismi, con accesso alle stanze
dei bottoni e di conseguenza ai vantaggi economici che comportano.
Almeno sino al Congresso di Fiuggi e sino a quando si chiamava Movimento
Sociale Italiano.
Ho cercato di tracciare un bilancio, senza nessuna pretesa di un lavoro
metodologico e di carattere storico scientifico, cercando di rendere
evidente la presenza di quei personaggi che tanto hanno dedicato, della
loro vita, a quel movimento politico che, ricordiamocelo portava,
particolarmente nella società modenese, più danni che vantaggi.
E’ dunque un lavoro basato fondamentalmente sui ricordi personali, che
non possono essere, vista anche l’anagrafe, completi, sia con
riferimento alle persone sia agli episodi dimenticati, ma che tracciano
ugualmente il percorso della destra modenese dal dopoguerra ad oggi.
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