CCap. 12 anni ottanta

MODENA VISTA DA DESTRA

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                                                                          ANNI 80

Gli inizi degli anni ’80 sono ancora pervasi da episodi di violenza politica in tutta Italia. Il 12 Marzo è ucciso, sotto casa, a Roma il militante missino Angelo Mancia, molto probabilmente per una vendetta da parte di un gruppo della sinistra extraparlamentare chiamato “Compagni organizzati in volante rossa”. Sempre a Roma, il 5 Ottobre 1980, viene ucciso in carcere a Rebibbia, uno dei più noti esponenti della destra extraparlamentare, Nanni De Angelis. Nel mese di Marzo, a Bari restava ucciso il simpatizzante missino Martino Traversa.
Le elezioni amministrative di quell’anno a Modena portarono in Consiglio Comunale Franco Bartolamasi e in Consiglio Provinciale Bruno Rivaroli. I risultati al Comune di Modena: PCI 69.389 voti e il il 54,23% il massimo raggiunto dal partito che domina la politica cittadina e che conquista 29 seggi; il PSI mantiene la sua forza tradizionale con 11.223 voti e l’8,76% coon 4 seggi; il PSDI resta al 4,05% con 5.966 voti e prende 2 seggi; il PRI con 3.637 voti e il 2,84% 1 seggio, la DC resta al 24,12% con 30.782 voti e 12 seggi in consiglio comunale; il PLI con 3.646 voti e il 2,84% un seggio; lieve regresso del Movimento Sociale Italiano che con 3.385 voti e il 2,64 conquista un seggio. A sindaco è eletto il comunista Mario del Monte.
L’episodio più sconvolgente del 1980 avvenne il 2 Agosto nella vicina Bologna, con la strage alla stazione che provocò ottantacinque morti. L’attentato venne attribuito all’eversione di destra e i processi che si sono susseguiti negli anni successivi, malgrado l’incriminazione e la condanna degli extraparlamentari di destra Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, non hanno del tutto risolto quella pagina nera della storia italiana. Il Movimento Sociale Italiano subì pesantemente le accuse al neo-fascismo, seppure extraparlamentare, di aver ordito quell’attentato e ancor oggi alla stazione di Bologna la lapide commemorativa parla di “strage fascista”. L’opinione pubblica rimase sconvolta da quel fatto e tutta l’area di destra compreso il MSI si sentì, ingiustamente, accusare da molta parte dei mass-media di essere, in un certo qual modo, coinvolto nella strage. Modena subisce le ripercussioni di quell’immane tragedia, in modo particolare il Movimento Sociale e i suoi iscritti, che si sentono perseguitati, almeno idealmente, dalle sporche manovre dei centri di potere.
La vita del partito procedeva in quel periodo con alterne vicissitudini e con molte iniziative. Nel mese di Settembre del 1981, suscitò un certo scalpore la polemica scatenatasi in Consiglio Comunale e ripresa dalla stampa locale, circa l’interrogazione del Consigliere comunale missino Franco Bartolamasi, che chiedeva se era corretto o meno, dedicare una strada ai Preti partigiani (strada esistente in zona “Bruciata”). Vi fù una grossa “levata di scudi” delle associazioni partigiane contro la “provocazione” del consigliere del MSI.
Dal 18 al 25 Febbraio del 1982, si tiene a Roma il 13° Congresso del Partito dove si scontrano ancora la corrente rautiana e quella almirantiana che prevarrà, al termine del Congresso, sia sulla corrente di Pino Romualdi, “Destra 80” sia su quella di Pino Rauti, “Linea Futura”.
In quei primi anni ottanta ebbe notevole sviluppo, negli ambienti missini modenesi con l’adesione di molti giovani, dentro e fuori il Fronte della Gioventù, alla “Linea” rautiana, che si era schierata sulla falsariga della “Nouvelle Droit” francese di Alain De Benoist, su posizioni di totale rifiuto di molte tematiche sostenute dal mondo occidentale, quali l’economicismo esaperato e il mercantilismo imperante, contro i “disvalori” dell’utilitarismo e del liberismo, oltre al rifiuto del mito egualitario dell’individualismo e di certo cristianesimo. Vi era la tendenza ad uscire da quella specie di ghetto dove si venivano a trovare particolarmente le giovani generazioni missine, che sentivano fortissimo il desiderio di affrontare in termini più moderni la società nella quale vivevano, con la possibilità di dar vita a nuove strutture che potessero essere più aperte e dialoganti anche con gli avversari più ostinati.
Il 2 Febbraio 1983 avviene forse l’ultimo episodio del periodo nefasto degli “anni di piombo” e della violenza politica. A Roma, il giovane militante del Fronte della Gioventù Paolo di Nella, viene sprangato, mentre affiggeva manifesti ecologisti in difesa del verde pubblico di un quartiere romano, da militanti dell’estrema sinistra. Morirà 7 giorni dopo. Si scatena un’indignazione generale in tutti gli ambienti; vi fù anche una visita, al capezzale del povero ragazzo, del Presidente partigiano Sandro Pertini. Da quel momento il clima si và gradualmente facendo meno teso e il Movimento Sociale Italiano riuscirà ad ottenere nell’opinione pubblica una maggiore legittimazione. I “guerriglieri” dei due schieramenti “rossi e neri” sono ormai stanchi e demotivati, a Modena e in tutta la nazione si comincia a “tirare un respiro di sollievo” dopo tanti anni di “terrorismo politico”.

1983

Almirante a Pievepelago

dietro si intravedono gli Onorevoli

Filippo Berselli e Carlo Tassi


A Modena era Segretario del Partito, Luciano Sala, imprenditore, uomo di fede cattolica intransigente, molto legato al partito e in particolare alla linea almirantiana. Entrai nella Direzione del MSI, sollecitato appunto da Luciano Sala, assieme ad alcuni amici-camerati di vecchia data quali l’avv. Adriano Sciascia e l’Ing. Turno Sbrozzi, ma dopo breve tempo uscii da quella giunta per piccoli screzi con il Federale.
Le elezioni politiche di quell’anno diedero un certo slancio alla ripresa del Partito che, a livello nazionale con 2.511.487 voti pari al 6,8% alla camera, dove collocò 42 deputati e con 2.283.810 voti pari allo 7,3% al Senato con 18 eletti, si riavvicinò al grosso successo elettorale del 1972.
Anche a Modena vi fu una certa ripresa dato che in città si raggiunse il 3,7% con 4.992 voti e in Provincia il 2,95%. Egemone restava il PCI con il suo 51,5% e con la DC ridimensionata attorno al 20%.
A fine Luglio, assieme ad un gruppetto di camerati modenesi, ricordo Enzo Manara e Domenico Marcucci, si partecipò a Predappio alle celebrazioni del Centenario della nascita di Benito Mussolini, presenti Vittorio Mussolini e Giorgio Almirante, oltre al deputato della nostra circoscrizione On. Carlo Tassi, amico, ma con il quali ebbi anche alcuni scontri, sempre correttissimi e impostati a reciproca simpatia e stima, su alcuni temi da sempre conflittuali all’interno del nostro schieramento.

Predappio 1983

Vittorio Mussolini e

Giorgio Almirante


A Settembre a Modena, riaprimmo il discorso relativo alla ricostituzione del Centro Sportivo Fiamma sul nostro territorio che potè, dopo la prima esperienza non esaltante del 1973, svolgere un programma di attività più consistente, in seguito all’ottenimento di locali, per alcune ore settimanali, adatti a svolgere attività sportiva.
I soci Fondatori furono: Bruno Zucchini, Turno Sbrozzi, Rebucci Maurizio, Manara Enzo, Rebucci Corrado, Rebucci Paolo, Saltini Donato, Beltrami Enzo, Bergonzini Emilio, Beltrami Silvana, Marcucci Domenico, Allegri Ottorino, Saltini Egle, Bertaglia Ugo, Casati Ludovico, Nanni Roberto e Zironi Stefano.
Svariate furono le occasioni della presenza del Segretario del Partito Giorgio Almirante nel modenese, che richiamavano sempre folle notevoli ai suoi comizi, non solo gente di destra ma anche avversari politici che non disdegnavano ascoltare l’oratoria di quell’uomo politico considerato da tutti il più abile di tutto il mondo politico italiano. Fu anche a Finale Emilia, il 17 Maggio 1984, in occasione delle Elezioni Europee che videro il Movimento Sociale attestarsi allo 6,5%, mentre il PCI ottenne il suo miglior risultato con il 33,3% mentre la DC si fermò al 33%. Fu dunque sorpasso.
Dal 29 Novembre al 2 Dicembre si svolse a Roma il 14° Congresso del MSI. Il Partito stava uscendo da quel “ghetto” dove era stato collocato dai partiti del cosiddetto “arco costituzionale”, e in seguito anche ai molti attestati di legittimazione, si cominciano a formulare tesi tendenti ad una collaborazione con altri partiti minori compreso il PSI. Malgrado una piccola opposizione del gruppo guidato da Giuseppe Niccolai e da Tommaso Staiti di Cuddia, vi fu una certa unità d’intenti nella scelta di una comune linea “antiregime”.

1984

Giorgio Almirante

a Finale Emilia


Và sottolineata una polemica scaturita all’esterno del Congresso dove due ex dirigenti di Democrazia Nazionale, il modenese Pietro Cerullo e Germano Ruggiero assieme al leader radicale Marco Pannella accusarono, in una conferenza stampa, Giorgio Almirante, di interessi privati nella conduzione del partito.
Continua a Modena, così come in molte città italiane, all’interno del Movimento Sociale, malgrado una certo aperturismo di alcuni partiti, vedi il possibilismo del Partito Socialista guidato da Bettino Craxi, il dualismo tra la corrente rautiana radicata su posizioni “Nazional-popolari”, alla ricerca di una egemonia politico-culturale pronta ad organizzare il dissenso e decisamente anticapitalista, antiborghese e antiamericana e la corrente almirantiana, più possibilista e legata decisamente più alla protesta antipartitocratica con temi quali, la rivolta fiscale e la richiesta della pena di morte per i delitti più efferati. L’area nostalgica, nella quale il MSI aveva pescato per tanti anni e che gradualmente si andava “restringendo”, da un lato per una forma di storicizzazione del fascismo e dall’altro per ragioni anagrafiche, rimane ugualmente presente nelle due correnti che si contrappongono e che a Modena si potevano identificare, a grandi linee, per la corrente di Rauti nel “Fronte della Gioventù, mentre la linea almirantiana veniva maggiormente seguita dagli “anziani” e dalla componente legata alla Chiesa Cattolica in modo particolare dagli uomini che seguivano il Federale Luciano Sala.
Alle elezioni amministrative del 9 e 10 Giugno 1985 il Movimento Sociale Italiano conferma la sua posizione, ottenendo al Comune di Modena e in Provincia il 3,33%; in Comune è eletto Giuseppe Vandelli, mentre in Provincia entra Cesare Falzoni; gli altri partiti confermano, con poche varianti le loro forze, la Dc ottiene il 23,6%, il Pci avrà in città il 50,5%.
Nel Maggio 1986 muore Franz Pagliani. E’ stato uno dei più noti esponenti del Fascismo modenese e Nazionale. Era nato a Concordia di Modena il 5 settembre 1904, e dal padre ufficiale dell'esercito aveva assorbito il sentimento di Patria e di dirittura civile. Legato fin dai primi tempi al capo del fascismo bolognese Arpinati, Pagliani gli rimarrà vicino anche nella disgrazia, pur condividendo l'opinione di Mussolini che l'eresia non avrebbe garantito all'ex gerarca la salvezza fisica. (In effetti, alla fine del marzo '45, un gruppo di partigiani - noncuranti degli aiuti che aveva dato ad alcuni prigionieri inglesi in fuga - trucidò brutalmente il vecchio fondatore del Fascio di Bologna).
Collabora ai vari organi studenteschi emiliani e, rivelandosi politico accorto e fascista intransigente, diventa un organizzatore di primo piano delle attività culturali nonché delle strutture del Partito a Bologna e in tutta l'Emilia. Componente del direttorio del Fascio, Ispettore di zona, Segretario del G.U.F., Presidente dell'Istituto Fascista di Cultura, Vice Segretario Federale. Percorre brillantemente la carriera universitaria e scientifica, divenendo assistente del noto patologo Gherardo Forni; a soli ventotto anni, per meriti accademici, è nominato ordinario di Patologia Chirurgica all'Ateneo di Bologna.
Secondo lo stile di vita dell'epoca, l'onorevole professor Pagliani non aspetta "la cartolina rossa" e quando suona la diana della guerra d'Africa accorre alle armi. Destinato in Somalia con le truppe del generale Graziani, incaricato della direzione di un ospedale da campo, svolge anche un'attività più prettamente combattentistica e, come ufficiale di cavalleria, partecipa all'occupazione di Neghelli, guadagnandosi, per il suo coraggio, una medaglia di bronzo al valor militare.
Al 25 luglio '43, come quasi tutti i dirigenti fascisti, Franz Pagliani viene fermato e rilasciato non essendo ritenuto pericoloso. È però arrestato subito dopo e condannato a tre anni di carcere per tentata ricostituzione del partito fascista. Rimesso in libertà dai tedeschi dopo l'8 settembre, appena possibile organizza il Fascio Repubblicano di Bologna, e Pavolini lo nomina ispettore regionale del Partito per l'Emilia, con autorità su tutte le federazioni della regione. In questa veste affronta il grave problema derivato dall'uccisione del Commissario Federale di Ferrara, Igino Ghisellini, delitto che scatenò tutti i rancori accumulati nei quarantacinque giorni di Badoglio. Pagliani, con fermezza ed umanità, riesce ad imporre la disciplina e la moderazione.
Alla costituzione delle Brigate Nere, nella nuova funzione di comandante della B.N. Mobile "Attilio Pappalardo", riesce ad ottenere il controllo dell'ordinato svolgimento della vita civile e degli approvvigionamenti alimentari. In collaborazione con le varie forze armate italiane e tedesche, contribuisce in maniera determinante a mantenere agevole la viabilità nella regione, divenuta retrofronte, fino all'ultima resistenza sulla linea di Pianoro. Per meglio conoscere la personalità del professor Pagliani, aggiungiamo che - come ricordano i suoi collaboratori di sala operatoria - continuava ad operare impassibile e tranquillo anche sotto i bombardamenti.
Rimase incolume all’ultimo bombardamento di Modena, il 18 Aprile 1945 nella Caserma della GNR di Rua Muro nel palazzo Margherita che rimase quasi completamente distrutto. Al termine del conflitto viene catturato dai partigiani e condannato a morte, con l'accusa di partecipazione ad un fatto di cui - oltre a non essere presente - non aveva alcuna responsabilità, e per attività politica ad alto livello. La condanna sarà commutata, in Corte d'Appello, ma Pagliani resterà in carcere fino al 1950. Carcere duro, sofferto, data anche l'età matura, ma che non riesce a fiaccare la sua forte tempra. Riprenderà l'attività scientifica proprio nella casa penale di Perugia, dove viene incarcerato dopo la commutazione della condanna a morte. Il medico dell'istituto di pena - che ha potuto sperimentare la sua abilità di chirurgo, unita alla sua vasta capacità di analisi patologica - lo consulta nei casi difficili, invitandolo ad eseguire gli interventi più delicati. Il professor Pagliani acquista in tal modo una larga fama, tanto da essere indotto, all'uscita di prigione, a riprendere la professione proprio a Perugia. (Notizie tratte da uno scritto di Giuseppe Rocco)
A Settembre del 1986 si costituisce il Circolo Cartur-fiamma Modena, emanazione del Cartur nazionale. La sigla CARTUR era l’acronimo di Cultura, Assistenza, Ricreazione e Turismo e tendeva a sviluppare, nell’area di destra, tutte quelle iniziative lasciate in mano per lungo tempo alle organizzazioni di sinistra quali l’Uisp, l’Arci e in piccola parte a quelle cattoliche che sono riuscite a conquistare sul nostro territorio un egemonia , basata su una vastissima rete di polisportive e di circoli di vario tipo, tutti legati alla “lobby” rossa e talmente radicate nella nostra provincia, anche attraverso espressioni di tipo economico e speculativo che, come le coop rosse, necessiterebbero di indagini approfondite. Nessuna minoranza è riuscita a smuovere le acque limacciose del “capitalismo rosso” che da anni domina quei settori.
L’iniziativa sarà intrapresa e portata avanti da un gruppo di uomini del Partito, non troppo in sintonia con coloro che conducevano in quel tempo il Movimento Sociale modenese: si voleva dare impulso a quel settore molto importante per una visione strategica di reclutamento e di aiuto agli stessi uomini di una destra che sul nostro territorio aveva notevoli difficoltà ad inserirsi in tutte quelle strutture dominate dal potere comunista locale. Ma come detto, o per gelosie di correnti o per mancanza di lungimiranza politica non vi furono né aiuti né collaborazioni di un certo peso. Si mossero per costituire il Cartur a Modena, Bruno Zucchini, Paolo Rebucci, Enzo Manara, Domenico Marcucci, Luca Rebucci, Ugo Bertaglia e Paolo Brighenti, che sottoscrissero l’atto costitutivo.
Furono prese una serie d’iniziative, ma per le ragioni sopraesposte non vi fu la possibilità di un vero e proprio decollo.
Nel mese di Dicembre di quell’anno si scatenò sulla stampa una grossa polemica relativa alla proposta del modenese, Alberto Fornaciari (autore di alcuni scritti sulla storia dei delitti partigiani del dopoguerra), di apporre una lapide commemorativa al Tempio Monumentale dei Caduti in Piazzale Natale Bruni, in ricordo dei Caduti della Repubblica Sociale Italiana e le vittime civili per mano partigiana. L’Arcivescovo di Modena, Mons. Santo Quadri, si dimostrò possibilista a tale richiesta, mentre il Sindaco, Mario del Monte, al quale era stata inoltrata la domanda non si pronunciò: i “Gendarmi della memoria”, come li definisce Gianpaolo Pansa, l’Anpi e tutte le Associazioni legate al mondo partigiano e alle “cosche” comuniste si ribellarono con grande energia chiedendo alle varie autorità costituite di non dare alcun seguito alla richiesta di Alberto Fornaciari, e di rifiutarla categoricamente essendo quella ”formulata in termini che offendono la verità e la storia”!!!!!
Con buona pace alla pacificazione e al rispetto per i caduti d’ogni parte politica, ma a Modena imperava in quegli anni lo stalinismo più becero e spietato.
Nel 1987, il 14 Giugno si tenne l’ennesima consultazione elettorale. Sul piano nazionale il MSI subisce decisamente una sconfitta, ritorna sotto la soglia del 6%, dato che con 2.282.250 voti raggiunge il 5,9% con 35 Deputati eletti, mentre và un po’ meglio al Senato dove con 2.121.026 voti ottiene il 6,5% con la conquista di 16 posti in quel ramo del Parlamento. I partiti maggiori subirono una netta flessione, la DC raggiunse il 34,31% e i Comunisti il 26,58%. Buona la ripresa del Partito Socialista che arrivò al 14,26%.
Modena è in leggera controtendenza raggiungendo con il 3,45% e 4.717 voti, uno dei suoi migliori risultati, forse anche alla grossa partecipazione di folla in Piazza Grande, il 1 Giugno, al comizio di Giorgio Almirante. Il Partito comunista subì un calo notevole attestandosi al 47,4%. La Democrazia Cristiana ancora in calo si attestò al 22,71%.
Nel Partito vi sono due grosse problematiche che tengono in fibrillazione la dirigenza e gli iscritti e in altre parole l’eccessiva frammentazione in tante piccole correnti e la preoccupazione per la salute del Segretario del Partito, Giorgio Almirante, che andava, via via peggiorando, con la conseguenza di lotte intestine in previsione della successione.
In vista del 15° Congresso, tenutosi a Sorrento dall’11 al 14 Dicembre 1987, si delineano varie correnti; in area almirantiana: “Destra in movimento”che sostiene la candidatura del giovane Segretario del Fronte della Gioventù, Gianfranco Fini, di fatto nominato dallo stesso Almirante suo “delfino”, scontentando la vecchia classe dirigente, che si presenta con la corrente di Francesco Servello “Impegno Unitario” e con Mirko Tremaglia che si mette a capo del gruppo “Nuove Prospettive”. Sempre sulle posizioni della cosiddetta “destra classica” si pone quella di Pino Romualdi con “Destra Italiana”. All’opposizione la sempre forte corrente di Pino Rauti, “Andare Oltre”, oltre al nuovo raggruppamento “Proposta Italia” di Menniti e Beppe Niccolai.
La vera contrapposizione resta sempre quella tra rautiani e almirantiani: da parte della prima si cerca, come negli ultimi congressi lo “sfondamento a sinistra” alla ricerca di un partito più “movimentista” attraverso una maggior penetrazione nella società civile. La linea almirantiana, anche se frastagliata e combattiva in vista della successione, continua nella vecchia concezione “immobilista”, radicata in tradizionalismi ormai superati. A Sorrento, nell’elezione per il Segretario si và al ballottaggio tra Rauti e Fini; quest’ultimo verrà eletto malgrado la corrente di Rauti raggiunga il primo posto con il 28% dei voti, ma su Fini convergeranno i voti delle altre correnti. In pratica il Partito è spaccato in due, 53,6% a Fini e 44,8% a Rauti.
Il mese di Maggio del 1988 vede la scomparsa di due dei “pilastri” del Movimento Sociale Italiano: il 21 e il 22 Maggio, a Roma, muoiono Pino Romualdi e Giorgio Almirante. E’ allestita una sola camera ardente per entrambi. Tutti i partiti inviano delegazioni per omaggiare i defunti, compreso il Pci (Nilde Jotti, Giancarlo Pajetta) che ricambia così l’omaggio dei missini alla salma di Enrico Berlinguer; solo il Psi si limita ad inviare un telegramma di cordoglio.
La situazione del Partito a Modena è sempre più conflittuale e la gestione del Federale Luciano Sala è contestata da più parti. Nei primi giorni del mese di Luglio di quell’anno si riunirono un gruppo di uomini, da tempo nel partito, per cercare di risolvere la grave crisi d’identità politico-ideologica nella quale era scaduta la direzione del Segretario modenese. Al ristorante Badiali di Crocette di Pavullo si trovarono: il Prof. Franco Bartolamasi consigliere comunale in carica al Comune di Modena, l’Ing. Bruno Rivaroli, ex consigliere provinciale ed ex dirigente provinciale, il Rag. GianPaolo Gigli, ex Federale e consigliere comunale in carica del comune di Sassuolo, il Prof. Bruno Zucchini, ex componente del direttivo provinciale, Celso Vandelli, consigliere comunale del Comune di Serramazzoni, il Geom. Rodolfo Trentini, ex componente del direttivo provinciale, il Prof. Enzo Manara, ex dirigente provinciale, Leandro Moscatelli, del direttivo provinciale giovanile, Giuseppe Gualtieri ex componente il direttivo provinciale, Sergio Pancrazi, componente della commissione di accettazione e disciplina e Erio Pellicciari dirigente del partito; avevano dato delega, impossibilitati a partecipare: Giuseppe Grasso, componente la commissione accettazione e disciplina, Cesare Falzoni, consigliere provinciale in carica, GianLuca Borgatti, consigliere comunale a Finale Emilia.
Fu redatto un documento, poi contestato da alcuni partecipanti alla riunione per i toni accesi e lesivi della dignità personale del Federale, nel quale, in linea di massima, si concordava nella visione di un partito locale non ben coeso, pur nella differenziazione in correnti, da sempre conflittuali, ma mai astiose, che si trovarono concordi nel non accettare la conduzione esclusiva, personalistica e paternalistica del movimento sociale modenese. Fu auspicata una maggior coesione da parte di coloro che contestavano la linea politica del Federale, per arrivare con unità d’intenti, a una successione al vertice del partito in tempi brevi e non traumatica, per presentarci alle vicine scadenze, quali le elezioni europee e il Congresso provinciale prima del Congresso Nazionale, con precise linee unitarie.


1989 PIEVEPELAGO

Da sinistra; Erio Pellicciari, Luciano Sala, il Dott. Giuseppe Venturelli, l'On. Giorgio Almirante e Giusppe Vandelli di Serramazzoni


Difatti alle elezioni Europee del 18 Giugno del 1989, il Movimento Sociale Italiano a Modena ebbe una considerevole flessione raggiungendo solamente il 2,8%, mentre su tutto il territorio nazionale con 1.991.574 voti pari al 5,5%, subì un netto calo, mentre la DC rimase attorno al 33%, ma anche il PCI subì una netta flessione raggiungendo il 27,6%.
Il 9 Novembre 1989, una clamorosa notizia colpisce tutto il mondo: il “crollo del Muro di Berlino”. E’ finalmente abbattuto quell’odioso muro che aveva tenuto separato le due Germanie per tanti anni e che provocò tanti lutti per la disperata ricerca di fuga dalla Germania Comunista da parte di migliaia di tedeschi dell’est. Vengono così aperte le frontiere tra le due Germanie. E’ il crollo del Comunismo in Europa. In quei giorni, giovani del Fronte della Gioventù modenese esposero, dalle finestre del Palazzo Comunale in Piazza Grande un enorme striscione inneggiante alla fine del comunismo.
Il Movimento Sociale italiano si stava preparando in quel periodo al Congresso Provinciale che si tenne il 10 Dicembre nella Federazione di Via Cervetta. La base del partito era in fibrillazione, la Segreteria Sala, contestata da varie parti, non era ancora riuscita a ricucire i vari strappi all’interno della sua coalizione, la corrente rautiana sempre più forte non disdegnava gli attacchi alla situazione precaria in cui si trovava il partito e si preparava a dare battaglia. La mia posizione all’interno del partito non era mai stata particolarmente segnata dalle correnti, anche se avendo partecipato nel 1979 al Congresso di Napoli quale delegato per la corrente di Rauti ero genericamente attribuito a quella formazione. Per la mia attività professionale scolastica ed extrascolastica e con impegni di vario tipo che non mi concedevano molto tempo libero, e la vita politica ne richiede parecchio a chi non la fa di professione, non sono stato in quegli anni particolarmente presente alla vita del partito. Ugualmente molti amici della corrente almirantiana mi stimavano, e pertanto sia dagli uni che dagli altri venne indicata la mia candidatura alla Segreteria. Tergiversai e, ad una riunione preliminare tenutasi al ristorante Cervetta, nell’omonima via, ci riunimmo per cercare di dar corpo alla proposta. Tengo a citare questo incontro, per sottolineare quello che successe nell’immediato. Terminata la cena, decidemmo di proseguire la conversazione all’esterno e ci recammo al bar d’angolo tra Viale Caduti e Largo Garibaldi (l’ex Mam), per bere qualcosa mentre dovevamo definire i termini relativi alla mia candidatura. Eravamo genericamente tutti d’accordo, nessun tono acceso, semplicemente un parlare, come si dice, democraticamente, della linea di condotta da tenere al Congresso. Stavamo uscendo dal locale, verso l’una di notte quando, improvvisamente, arrivarono due camionette della polizia che ci intimarono l’alt, chiedendo a ciascuno di noi, eravamo una decina, i documenti. Alle nostre rimostranze, civilissime, del perché di un fermo non giustificato, non ci venne neppure risposto. In collegamento radio i poliziotti inviarono tutti i nostri dati in questura per accertarsi che tra noi non ci fossero delinquenti o terroristi. La cosa andò avanti per oltre un ora e ci volle tanta diplomazia, anche per tener calmi i più giovani, per far capire alla polizia che si trattava di un gruppo di cittadini che liberamente discuteva di cose più che normali. Ma cosa era successo? Dal bar qualche avventore sinistrorso sentendoci parlare, non avevamo niente da nascondere, di Movimento Sociale Italiano e di argomenti attinenti alla destra modenese, telefonò in questura avvisando che il quel posto erano riuniti dei “fascisti”. Dopo oltre un’ora e dopo averci tutti schedati, ma di questo non ci preoccupammo più di tanto sapendo che i nostri nomi, per la nostra militanza politica erano ben conosciuti, non solo in questura, ma anche dalla centrale rossa di Via Ganaceto, ci rilasciarono, fortunatamente senza averci portato in guardina!
In Europa crollava il comunismo e a Modena erano messi in atto i più biechi sistemi di repressione dello stalinismo!
La situazione personale di quel momento, era in corso la mia separazione, in più altre grosse problematiche relative alla mia attività, non mi permise di entrare nella battaglia politica interna al MSI e dopo pochi giorni da quella serata dovetti declinare l’invito.
Il Segretario uscente Sala, aveva indicato in Giuseppe Vandelli il suo possibile erede. Dalla parte opposta fu proposto come candidato il giovane Andrea Galli, che a quel tempo era componente della Direzione Nazionale del FUAN, l’organizzazione Universitaria del partito. Uomo dinamico e pieno d’iniziative lo si era candidato proprio per un rilancio del MSI modenese, per la costruzione di un movimento giovane e per ritrovare una comunità che cercasse il piacere di far politica fuori da ogni personalismo. Sostennero Andrea Galli i seguenti uomini e donne della destra modenese: Albicini Alberto, Araldi Michele, Baldassarri Gabriella, Barbieri Paolo, Bartolamasi Franco, Borgatti Gianluca, Caselli Luca, Cavallaio Costanza, Falzoni Cesare, Fangareggi Nicola, Galli Mauro Ghibellini Vincenzo, Giaquinta Amalia, Gigli Gianpaolo, Grasso Giuseppe, Gualtieri Giuseppe, Managlia Giuseppe, Manara Enzo, Marcucci Domenico, Monari Fausto, Monzani Giuliana, Occhi Roberto, Pancrazi Sergio, Rebucci Corrado, Rivaroli Bruno, Rossi Francesco, Sassi Guglielmo, Silingardi Giovanni, Steno La Monica, Suffritti Massimo, Tazioli Francesco, Vandelli Celso, Vandelli Mario e Zucchini Bruno.
Vi fu una grossa battaglia, senza esclusioni di colpi ad effetto, ma quello che più impressionò furono alcune dichiarazioni rilasciate alla stampa dal Segretario uscente, Sala, che dichiarò che la corrente a lui contraria “era solo un gruppo di ragazzini che giocano a far politica, strumentalizzati da gente che ha mire di potere”. “Noi abbiamo una concezione spirituale della politica, loro invece hanno una concezione immanentistica”. Alle domande del giornalista, il Sala indica la fotografia del Segretario del Fronte della Gioventù, Michele Araldi, pubblicata sul giornalino del raggruppamento giovanile, tende a “demonizzarlo” con questa dichiarazione: “baffi alla mongola e orecchino. Come si può fare politica con questa gente? Non sanno quello che vogliono, non sanno esattamente per cosa combattono”.
Non è con questi argomenti che si portano avanti le lotte politiche, ma anche il suo “delfino” Giuseppe Vandelli, ex-democristiano, funzionario Usl che si definisce cattolico e anti-illuminista viene attaccato dal Consigliere Provinciale Cesare Falzoni, che lo accusa di avere idee abbastanza confuse, tanto da aver dichiarato che il compito futuro del MSI è quello di dare un sostegno alla DC!!!
Il Congresso svoltosi a Palazzo Europa vide però la sconfitta dei rautiani e l’affermazione della linea almirantiana di Luciano Sala, Enzo Cavazza e amici, in specie i carpigiani, che riuscirono ad eleggere Segretario, Giuseppe Vandelli.
 

1989

Caduta del muro di Berlino

Giovani del Fronte della Gioventù

espongono uno striscione al Palazzo del Comune

in Piazza Grande a Modena

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