ANNI 80
Gli inizi degli anni ’80 sono ancora pervasi da episodi di violenza
politica in tutta Italia. Il 12 Marzo è ucciso, sotto casa, a Roma il
militante missino Angelo Mancia, molto probabilmente per una vendetta da
parte di un gruppo della sinistra extraparlamentare chiamato “Compagni
organizzati in volante rossa”. Sempre a Roma, il 5 Ottobre 1980, viene
ucciso in carcere a Rebibbia, uno dei più noti esponenti della destra
extraparlamentare, Nanni De Angelis. Nel mese di Marzo, a Bari restava
ucciso il simpatizzante missino Martino Traversa.
Le elezioni amministrative di quell’anno a Modena portarono in Consiglio
Comunale Franco Bartolamasi e in Consiglio Provinciale Bruno Rivaroli. I
risultati al Comune di Modena: PCI 69.389 voti e il il 54,23% il massimo
raggiunto dal partito che domina la politica cittadina e che conquista
29 seggi; il PSI mantiene la sua forza tradizionale con 11.223 voti e
l’8,76% coon 4 seggi; il PSDI resta al 4,05% con 5.966 voti e prende 2
seggi; il PRI con 3.637 voti e il 2,84% 1 seggio, la DC resta al 24,12%
con 30.782 voti e 12 seggi in consiglio comunale; il PLI con 3.646 voti
e il 2,84% un seggio; lieve regresso del Movimento Sociale Italiano che
con 3.385 voti e il 2,64 conquista un seggio. A sindaco è eletto il
comunista Mario del Monte.
L’episodio più sconvolgente del 1980 avvenne il 2 Agosto nella vicina
Bologna, con la strage alla stazione che provocò ottantacinque morti.
L’attentato venne attribuito all’eversione di destra e i processi che si
sono susseguiti negli anni successivi, malgrado l’incriminazione e la
condanna degli extraparlamentari di destra Valerio Fioravanti e
Francesca Mambro, non hanno del tutto risolto quella pagina nera della
storia italiana. Il Movimento Sociale Italiano subì pesantemente le
accuse al neo-fascismo, seppure extraparlamentare, di aver ordito quell’attentato
e ancor oggi alla stazione di Bologna la lapide commemorativa parla di
“strage fascista”. L’opinione pubblica rimase sconvolta da quel fatto e
tutta l’area di destra compreso il MSI si sentì, ingiustamente, accusare
da molta parte dei mass-media di essere, in un certo qual modo,
coinvolto nella strage. Modena subisce le ripercussioni di quell’immane
tragedia, in modo particolare il Movimento Sociale e i suoi iscritti,
che si sentono perseguitati, almeno idealmente, dalle sporche manovre
dei centri di potere.
La vita del partito procedeva in quel periodo con alterne vicissitudini
e con molte iniziative. Nel mese di Settembre del 1981, suscitò un certo
scalpore la polemica scatenatasi in Consiglio Comunale e ripresa dalla
stampa locale, circa l’interrogazione del Consigliere comunale missino
Franco Bartolamasi, che chiedeva se era corretto o meno, dedicare una
strada ai Preti partigiani (strada esistente in zona “Bruciata”). Vi fù
una grossa “levata di scudi” delle associazioni partigiane contro la
“provocazione” del consigliere del MSI.
Dal 18 al 25 Febbraio del 1982, si tiene a Roma il 13° Congresso del
Partito dove si scontrano ancora la corrente rautiana e quella
almirantiana che prevarrà, al termine del Congresso, sia sulla corrente
di Pino Romualdi, “Destra 80” sia su quella di Pino Rauti, “Linea
Futura”.
In quei primi anni ottanta ebbe notevole sviluppo, negli ambienti
missini modenesi con l’adesione di molti giovani, dentro e fuori il
Fronte della Gioventù, alla “Linea” rautiana, che si era schierata sulla
falsariga della “Nouvelle Droit” francese di Alain De Benoist, su
posizioni di totale rifiuto di molte tematiche sostenute dal mondo
occidentale, quali l’economicismo esaperato e il mercantilismo
imperante, contro i “disvalori” dell’utilitarismo e del liberismo, oltre
al rifiuto del mito egualitario dell’individualismo e di certo
cristianesimo. Vi era la tendenza ad uscire da quella specie di ghetto
dove si venivano a trovare particolarmente le giovani generazioni
missine, che sentivano fortissimo il desiderio di affrontare in termini
più moderni la società nella quale vivevano, con la possibilità di dar
vita a nuove strutture che potessero essere più aperte e dialoganti
anche con gli avversari più ostinati.
Il 2 Febbraio 1983 avviene forse l’ultimo episodio del periodo nefasto
degli “anni di piombo” e della violenza politica. A Roma, il giovane
militante del Fronte della Gioventù Paolo di Nella, viene sprangato,
mentre affiggeva manifesti ecologisti in difesa del verde pubblico di un
quartiere romano, da militanti dell’estrema sinistra. Morirà 7 giorni
dopo. Si scatena un’indignazione generale in tutti gli ambienti; vi fù
anche una visita, al capezzale del povero ragazzo, del Presidente
partigiano Sandro Pertini. Da quel momento il clima si và gradualmente
facendo meno teso e il Movimento Sociale Italiano riuscirà ad ottenere
nell’opinione pubblica una maggiore legittimazione. I “guerriglieri” dei
due schieramenti “rossi e neri” sono ormai stanchi e demotivati, a
Modena e in tutta la nazione si comincia a “tirare un respiro di
sollievo” dopo tanti anni di “terrorismo politico”.
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1983
Almirante a
Pievepelago
dietro si intravedono
gli Onorevoli
Filippo Berselli e
Carlo Tassi |
A Modena era Segretario del Partito, Luciano Sala, imprenditore, uomo di
fede cattolica intransigente, molto legato al partito e in particolare
alla linea almirantiana. Entrai nella Direzione del MSI, sollecitato
appunto da Luciano Sala, assieme ad alcuni amici-camerati di vecchia
data quali l’avv. Adriano Sciascia e l’Ing. Turno Sbrozzi, ma dopo breve
tempo uscii da quella giunta per piccoli screzi con il Federale.
Le elezioni politiche di quell’anno diedero un certo slancio alla
ripresa del Partito che, a livello nazionale con 2.511.487 voti pari al
6,8% alla camera, dove collocò 42 deputati e con 2.283.810 voti pari
allo 7,3% al Senato con 18 eletti, si riavvicinò al grosso successo
elettorale del 1972.
Anche a Modena vi fu una certa ripresa dato che in città si raggiunse il
3,7% con 4.992 voti e in Provincia il 2,95%. Egemone restava il PCI con
il suo 51,5% e con la DC ridimensionata attorno al 20%.
A fine Luglio, assieme ad un gruppetto di camerati modenesi, ricordo
Enzo Manara e Domenico Marcucci, si partecipò a Predappio alle
celebrazioni del Centenario della nascita di Benito Mussolini, presenti
Vittorio Mussolini e Giorgio Almirante, oltre al deputato della nostra
circoscrizione On. Carlo Tassi, amico, ma con il quali ebbi anche alcuni
scontri, sempre correttissimi e impostati a reciproca simpatia e stima,
su alcuni temi da sempre conflittuali all’interno del nostro
schieramento.
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Predappio 1983
Vittorio Mussolini e
Giorgio Almirante |
A Settembre a Modena, riaprimmo il discorso relativo alla ricostituzione
del Centro Sportivo Fiamma sul nostro territorio che potè, dopo la prima
esperienza non esaltante del 1973, svolgere un programma di attività più
consistente, in seguito all’ottenimento di locali, per alcune ore
settimanali, adatti a svolgere attività sportiva.
I soci Fondatori furono: Bruno Zucchini, Turno Sbrozzi, Rebucci
Maurizio, Manara Enzo, Rebucci Corrado, Rebucci Paolo, Saltini Donato,
Beltrami Enzo, Bergonzini Emilio, Beltrami Silvana, Marcucci Domenico,
Allegri Ottorino, Saltini Egle, Bertaglia Ugo, Casati Ludovico, Nanni
Roberto e Zironi Stefano.
Svariate furono le occasioni della presenza del Segretario del Partito
Giorgio Almirante nel modenese, che richiamavano sempre folle notevoli
ai suoi comizi, non solo gente di destra ma anche avversari politici che
non disdegnavano ascoltare l’oratoria di quell’uomo politico considerato
da tutti il più abile di tutto il mondo politico italiano. Fu anche a
Finale Emilia, il 17 Maggio 1984, in occasione delle Elezioni Europee
che videro il Movimento Sociale attestarsi allo 6,5%, mentre il PCI
ottenne il suo miglior risultato con il 33,3% mentre la DC si fermò al
33%. Fu dunque sorpasso.
Dal 29 Novembre al 2 Dicembre si svolse a Roma il 14° Congresso del MSI.
Il Partito stava uscendo da quel “ghetto” dove era stato collocato dai
partiti del cosiddetto “arco costituzionale”, e in seguito anche ai
molti attestati di legittimazione, si cominciano a formulare tesi
tendenti ad una collaborazione con altri partiti minori compreso il PSI.
Malgrado una piccola opposizione del gruppo guidato da Giuseppe Niccolai
e da Tommaso Staiti di Cuddia, vi fu una certa unità d’intenti nella
scelta di una comune linea “antiregime”.
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1984
Giorgio Almirante
a Finale Emilia |
Và sottolineata una polemica scaturita all’esterno del Congresso dove
due ex dirigenti di Democrazia Nazionale, il modenese Pietro Cerullo e
Germano Ruggiero assieme al leader radicale Marco Pannella accusarono,
in una conferenza stampa, Giorgio Almirante, di interessi privati nella
conduzione del partito.
Continua a Modena, così come in molte città italiane, all’interno del
Movimento Sociale, malgrado una certo aperturismo di alcuni partiti,
vedi il possibilismo del Partito Socialista guidato da Bettino Craxi, il
dualismo tra la corrente rautiana radicata su posizioni
“Nazional-popolari”, alla ricerca di una egemonia politico-culturale
pronta ad organizzare il dissenso e decisamente anticapitalista,
antiborghese e antiamericana e la corrente almirantiana, più
possibilista e legata decisamente più alla protesta antipartitocratica
con temi quali, la rivolta fiscale e la richiesta della pena di morte
per i delitti più efferati. L’area nostalgica, nella quale il MSI aveva
pescato per tanti anni e che gradualmente si andava “restringendo”, da
un lato per una forma di storicizzazione del fascismo e dall’altro per
ragioni anagrafiche, rimane ugualmente presente nelle due correnti che
si contrappongono e che a Modena si potevano identificare, a grandi
linee, per la corrente di Rauti nel “Fronte della Gioventù, mentre la
linea almirantiana veniva maggiormente seguita dagli “anziani” e dalla
componente legata alla Chiesa Cattolica in modo particolare dagli uomini
che seguivano il Federale Luciano Sala.
Alle elezioni amministrative del 9 e 10 Giugno 1985 il Movimento Sociale
Italiano conferma la sua posizione, ottenendo al Comune di Modena e in
Provincia il 3,33%; in Comune è eletto Giuseppe Vandelli, mentre in
Provincia entra Cesare Falzoni; gli altri partiti confermano, con poche
varianti le loro forze, la Dc ottiene il 23,6%, il Pci avrà in città il
50,5%.
Nel Maggio 1986 muore Franz Pagliani. E’ stato uno dei più noti
esponenti del Fascismo modenese e Nazionale. Era nato a Concordia di
Modena il 5 settembre 1904, e dal padre ufficiale dell'esercito aveva
assorbito il sentimento di Patria e di dirittura civile. Legato fin dai
primi tempi al capo del fascismo bolognese Arpinati, Pagliani gli
rimarrà vicino anche nella disgrazia, pur condividendo l'opinione di
Mussolini che l'eresia non avrebbe garantito all'ex gerarca la salvezza
fisica. (In effetti, alla fine del marzo '45, un gruppo di partigiani -
noncuranti degli aiuti che aveva dato ad alcuni prigionieri inglesi in
fuga - trucidò brutalmente il vecchio fondatore del Fascio di Bologna).
Collabora ai vari organi studenteschi emiliani e, rivelandosi politico
accorto e fascista intransigente, diventa un organizzatore di primo
piano delle attività culturali nonché delle strutture del Partito a
Bologna e in tutta l'Emilia. Componente del direttorio del Fascio,
Ispettore di zona, Segretario del G.U.F., Presidente dell'Istituto
Fascista di Cultura, Vice Segretario Federale. Percorre brillantemente
la carriera universitaria e scientifica, divenendo assistente del noto
patologo Gherardo Forni; a soli ventotto anni, per meriti accademici, è
nominato ordinario di Patologia Chirurgica all'Ateneo di Bologna.
Secondo lo stile di vita dell'epoca, l'onorevole professor Pagliani non
aspetta "la cartolina rossa" e quando suona la diana della guerra
d'Africa accorre alle armi. Destinato in Somalia con le truppe del
generale Graziani, incaricato della direzione di un ospedale da campo,
svolge anche un'attività più prettamente combattentistica e, come
ufficiale di cavalleria, partecipa all'occupazione di Neghelli,
guadagnandosi, per il suo coraggio, una medaglia di bronzo al valor
militare.
Al 25 luglio '43, come quasi tutti i dirigenti fascisti, Franz Pagliani
viene fermato e rilasciato non essendo ritenuto pericoloso. È però
arrestato subito dopo e condannato a tre anni di carcere per tentata
ricostituzione del partito fascista. Rimesso in libertà dai tedeschi
dopo l'8 settembre, appena possibile organizza il Fascio Repubblicano di
Bologna, e Pavolini lo nomina ispettore regionale del Partito per
l'Emilia, con autorità su tutte le federazioni della regione. In questa
veste affronta il grave problema derivato dall'uccisione del Commissario
Federale di Ferrara, Igino Ghisellini, delitto che scatenò tutti i
rancori accumulati nei quarantacinque giorni di Badoglio. Pagliani, con
fermezza ed umanità, riesce ad imporre la disciplina e la moderazione.
Alla costituzione delle Brigate Nere, nella nuova funzione di comandante
della B.N. Mobile "Attilio Pappalardo", riesce ad ottenere il controllo
dell'ordinato svolgimento della vita civile e degli approvvigionamenti
alimentari. In collaborazione con le varie forze armate italiane e
tedesche, contribuisce in maniera determinante a mantenere agevole la
viabilità nella regione, divenuta retrofronte, fino all'ultima
resistenza sulla linea di Pianoro. Per meglio conoscere la personalità
del professor Pagliani, aggiungiamo che - come ricordano i suoi
collaboratori di sala operatoria - continuava ad operare impassibile e
tranquillo anche sotto i bombardamenti.
Rimase incolume all’ultimo bombardamento di Modena, il 18 Aprile 1945
nella Caserma della GNR di Rua Muro nel palazzo Margherita che rimase
quasi completamente distrutto. Al termine del conflitto viene catturato
dai partigiani e condannato a morte, con l'accusa di partecipazione ad
un fatto di cui - oltre a non essere presente - non aveva alcuna
responsabilità, e per attività politica ad alto livello. La condanna
sarà commutata, in Corte d'Appello, ma Pagliani resterà in carcere fino
al 1950. Carcere duro, sofferto, data anche l'età matura, ma che non
riesce a fiaccare la sua forte tempra. Riprenderà l'attività scientifica
proprio nella casa penale di Perugia, dove viene incarcerato dopo la
commutazione della condanna a morte. Il medico dell'istituto di pena -
che ha potuto sperimentare la sua abilità di chirurgo, unita alla sua
vasta capacità di analisi patologica - lo consulta nei casi difficili,
invitandolo ad eseguire gli interventi più delicati. Il professor
Pagliani acquista in tal modo una larga fama, tanto da essere indotto,
all'uscita di prigione, a riprendere la professione proprio a Perugia.
(Notizie tratte da uno scritto di Giuseppe Rocco)
A Settembre del 1986 si costituisce il Circolo Cartur-fiamma Modena,
emanazione del Cartur nazionale. La sigla CARTUR era l’acronimo di
Cultura, Assistenza, Ricreazione e Turismo e tendeva a sviluppare,
nell’area di destra, tutte quelle iniziative lasciate in mano per lungo
tempo alle organizzazioni di sinistra quali l’Uisp, l’Arci e in piccola
parte a quelle cattoliche che sono riuscite a conquistare sul nostro
territorio un egemonia , basata su una vastissima rete di polisportive e
di circoli di vario tipo, tutti legati alla “lobby” rossa e talmente
radicate nella nostra provincia, anche attraverso espressioni di tipo
economico e speculativo che, come le coop rosse, necessiterebbero di
indagini approfondite. Nessuna minoranza è riuscita a smuovere le acque
limacciose del “capitalismo rosso” che da anni domina quei settori.
L’iniziativa sarà intrapresa e portata avanti da un gruppo di uomini del
Partito, non troppo in sintonia con coloro che conducevano in quel tempo
il Movimento Sociale modenese: si voleva dare impulso a quel settore
molto importante per una visione strategica di reclutamento e di aiuto
agli stessi uomini di una destra che sul nostro territorio aveva
notevoli difficoltà ad inserirsi in tutte quelle strutture dominate dal
potere comunista locale. Ma come detto, o per gelosie di correnti o per
mancanza di lungimiranza politica non vi furono né aiuti né
collaborazioni di un certo peso. Si mossero per costituire il Cartur a
Modena, Bruno Zucchini, Paolo Rebucci, Enzo Manara, Domenico Marcucci,
Luca Rebucci, Ugo Bertaglia e Paolo Brighenti, che sottoscrissero l’atto
costitutivo.
Furono prese una serie d’iniziative, ma per le ragioni sopraesposte non
vi fu la possibilità di un vero e proprio decollo.
Nel mese di Dicembre di quell’anno si scatenò sulla stampa una grossa
polemica relativa alla proposta del modenese, Alberto Fornaciari (autore
di alcuni scritti sulla storia dei delitti partigiani del dopoguerra),
di apporre una lapide commemorativa al Tempio Monumentale dei Caduti in
Piazzale Natale Bruni, in ricordo dei Caduti della Repubblica Sociale
Italiana e le vittime civili per mano partigiana. L’Arcivescovo di
Modena, Mons. Santo Quadri, si dimostrò possibilista a tale richiesta,
mentre il Sindaco, Mario del Monte, al quale era stata inoltrata la
domanda non si pronunciò: i “Gendarmi della memoria”, come li definisce
Gianpaolo Pansa, l’Anpi e tutte le Associazioni legate al mondo
partigiano e alle “cosche” comuniste si ribellarono con grande energia
chiedendo alle varie autorità costituite di non dare alcun seguito alla
richiesta di Alberto Fornaciari, e di rifiutarla categoricamente essendo
quella ”formulata in termini che offendono la verità e la storia”!!!!!
Con buona pace alla pacificazione e al rispetto per i caduti d’ogni
parte politica, ma a Modena imperava in quegli anni lo stalinismo più
becero e spietato.
Nel 1987, il 14 Giugno si tenne l’ennesima consultazione elettorale. Sul
piano nazionale il MSI subisce decisamente una sconfitta, ritorna sotto
la soglia del 6%, dato che con 2.282.250 voti raggiunge il 5,9% con 35
Deputati eletti, mentre và un po’ meglio al Senato dove con 2.121.026
voti ottiene il 6,5% con la conquista di 16 posti in quel ramo del
Parlamento. I partiti maggiori subirono una netta flessione, la DC
raggiunse il 34,31% e i Comunisti il 26,58%. Buona la ripresa del
Partito Socialista che arrivò al 14,26%.
Modena è in leggera controtendenza raggiungendo con il 3,45% e 4.717
voti, uno dei suoi migliori risultati, forse anche alla grossa
partecipazione di folla in Piazza Grande, il 1 Giugno, al comizio di
Giorgio Almirante. Il Partito comunista subì un calo notevole
attestandosi al 47,4%. La Democrazia Cristiana ancora in calo si attestò
al 22,71%.
Nel Partito vi sono due grosse problematiche che tengono in
fibrillazione la dirigenza e gli iscritti e in altre parole l’eccessiva
frammentazione in tante piccole correnti e la preoccupazione per la
salute del Segretario del Partito, Giorgio Almirante, che andava, via
via peggiorando, con la conseguenza di lotte intestine in previsione
della successione.
In vista del 15° Congresso, tenutosi a Sorrento dall’11 al 14 Dicembre
1987, si delineano varie correnti; in area almirantiana: “Destra in
movimento”che sostiene la candidatura del giovane Segretario del Fronte
della Gioventù, Gianfranco Fini, di fatto nominato dallo stesso
Almirante suo “delfino”, scontentando la vecchia classe dirigente, che
si presenta con la corrente di Francesco Servello “Impegno Unitario” e
con Mirko Tremaglia che si mette a capo del gruppo “Nuove Prospettive”.
Sempre sulle posizioni della cosiddetta “destra classica” si pone quella
di Pino Romualdi con “Destra Italiana”. All’opposizione la sempre forte
corrente di Pino Rauti, “Andare Oltre”, oltre al nuovo raggruppamento
“Proposta Italia” di Menniti e Beppe Niccolai.
La vera contrapposizione resta sempre quella tra rautiani e almirantiani:
da parte della prima si cerca, come negli ultimi congressi lo
“sfondamento a sinistra” alla ricerca di un partito più “movimentista”
attraverso una maggior penetrazione nella società civile. La linea
almirantiana, anche se frastagliata e combattiva in vista della
successione, continua nella vecchia concezione “immobilista”, radicata
in tradizionalismi ormai superati. A Sorrento, nell’elezione per il
Segretario si và al ballottaggio tra Rauti e Fini; quest’ultimo verrà
eletto malgrado la corrente di Rauti raggiunga il primo posto con il 28%
dei voti, ma su Fini convergeranno i voti delle altre correnti. In
pratica il Partito è spaccato in due, 53,6% a Fini e 44,8% a Rauti.
Il mese di Maggio del 1988 vede la scomparsa di due dei “pilastri” del
Movimento Sociale Italiano: il 21 e il 22 Maggio, a Roma, muoiono Pino
Romualdi e Giorgio Almirante. E’ allestita una sola camera ardente per
entrambi. Tutti i partiti inviano delegazioni per omaggiare i defunti,
compreso il Pci (Nilde Jotti, Giancarlo Pajetta) che ricambia così
l’omaggio dei missini alla salma di Enrico Berlinguer; solo il Psi si
limita ad inviare un telegramma di cordoglio.
La situazione del Partito a Modena è sempre più conflittuale e la
gestione del Federale Luciano Sala è contestata da più parti. Nei primi
giorni del mese di Luglio di quell’anno si riunirono un gruppo di
uomini, da tempo nel partito, per cercare di risolvere la grave crisi
d’identità politico-ideologica nella quale era scaduta la direzione del
Segretario modenese. Al ristorante Badiali di Crocette di Pavullo si
trovarono: il Prof. Franco Bartolamasi consigliere comunale in carica al
Comune di Modena, l’Ing. Bruno Rivaroli, ex consigliere provinciale ed
ex dirigente provinciale, il Rag. GianPaolo Gigli, ex Federale e
consigliere comunale in carica del comune di Sassuolo, il Prof. Bruno
Zucchini, ex componente del direttivo provinciale, Celso Vandelli,
consigliere comunale del Comune di Serramazzoni, il Geom. Rodolfo
Trentini, ex componente del direttivo provinciale, il Prof. Enzo Manara,
ex dirigente provinciale, Leandro Moscatelli, del direttivo provinciale
giovanile, Giuseppe Gualtieri ex componente il direttivo provinciale,
Sergio Pancrazi, componente della commissione di accettazione e
disciplina e Erio Pellicciari dirigente del partito; avevano dato
delega, impossibilitati a partecipare: Giuseppe Grasso, componente la
commissione accettazione e disciplina, Cesare Falzoni, consigliere
provinciale in carica, GianLuca Borgatti, consigliere comunale a Finale
Emilia.
Fu redatto un documento, poi contestato da alcuni partecipanti alla
riunione per i toni accesi e lesivi della dignità personale del
Federale, nel quale, in linea di massima, si concordava nella visione di
un partito locale non ben coeso, pur nella differenziazione in correnti,
da sempre conflittuali, ma mai astiose, che si trovarono concordi nel
non accettare la conduzione esclusiva, personalistica e paternalistica
del movimento sociale modenese. Fu auspicata una maggior coesione da
parte di coloro che contestavano la linea politica del Federale, per
arrivare con unità d’intenti, a una successione al vertice del partito
in tempi brevi e non traumatica, per presentarci alle vicine scadenze,
quali le elezioni europee e il Congresso provinciale prima del Congresso
Nazionale, con precise linee unitarie.
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1989 PIEVEPELAGO
Da sinistra; Erio
Pellicciari, Luciano Sala, il Dott. Giuseppe Venturelli, l'On.
Giorgio Almirante e Giusppe Vandelli di Serramazzoni |
Difatti alle elezioni Europee del 18 Giugno del 1989, il Movimento
Sociale Italiano a Modena ebbe una considerevole flessione raggiungendo
solamente il 2,8%, mentre su tutto il territorio nazionale con 1.991.574
voti pari al 5,5%, subì un netto calo, mentre la DC rimase attorno al
33%, ma anche il PCI subì una netta flessione raggiungendo il 27,6%.
Il 9 Novembre 1989, una clamorosa notizia colpisce tutto il mondo: il
“crollo del Muro di Berlino”. E’ finalmente abbattuto quell’odioso muro
che aveva tenuto separato le due Germanie per tanti anni e che provocò
tanti lutti per la disperata ricerca di fuga dalla Germania Comunista da
parte di migliaia di tedeschi dell’est. Vengono così aperte le frontiere
tra le due Germanie. E’ il crollo del Comunismo in Europa. In quei
giorni, giovani del Fronte della Gioventù modenese esposero, dalle
finestre del Palazzo Comunale in Piazza Grande un enorme striscione
inneggiante alla fine del comunismo.
Il Movimento Sociale italiano si stava preparando in quel periodo al
Congresso Provinciale che si tenne il 10 Dicembre nella Federazione di
Via Cervetta. La base del partito era in fibrillazione, la Segreteria
Sala, contestata da varie parti, non era ancora riuscita a ricucire i
vari strappi all’interno della sua coalizione, la corrente rautiana
sempre più forte non disdegnava gli attacchi alla situazione precaria in
cui si trovava il partito e si preparava a dare battaglia. La mia
posizione all’interno del partito non era mai stata particolarmente
segnata dalle correnti, anche se avendo partecipato nel 1979 al
Congresso di Napoli quale delegato per la corrente di Rauti ero
genericamente attribuito a quella formazione. Per la mia attività
professionale scolastica ed extrascolastica e con impegni di vario tipo
che non mi concedevano molto tempo libero, e la vita politica ne
richiede parecchio a chi non la fa di professione, non sono stato in
quegli anni particolarmente presente alla vita del partito. Ugualmente
molti amici della corrente almirantiana mi stimavano, e pertanto sia
dagli uni che dagli altri venne indicata la mia candidatura alla
Segreteria. Tergiversai e, ad una riunione preliminare tenutasi al
ristorante Cervetta, nell’omonima via, ci riunimmo per cercare di dar
corpo alla proposta. Tengo a citare questo incontro, per sottolineare
quello che successe nell’immediato. Terminata la cena, decidemmo di
proseguire la conversazione all’esterno e ci recammo al bar d’angolo tra
Viale Caduti e Largo Garibaldi (l’ex Mam), per bere qualcosa mentre
dovevamo definire i termini relativi alla mia candidatura. Eravamo
genericamente tutti d’accordo, nessun tono acceso, semplicemente un
parlare, come si dice, democraticamente, della linea di condotta da
tenere al Congresso. Stavamo uscendo dal locale, verso l’una di notte
quando, improvvisamente, arrivarono due camionette della polizia che ci
intimarono l’alt, chiedendo a ciascuno di noi, eravamo una decina, i
documenti. Alle nostre rimostranze, civilissime, del perché di un fermo
non giustificato, non ci venne neppure risposto. In collegamento radio i
poliziotti inviarono tutti i nostri dati in questura per accertarsi che
tra noi non ci fossero delinquenti o terroristi. La cosa andò avanti per
oltre un ora e ci volle tanta diplomazia, anche per tener calmi i più
giovani, per far capire alla polizia che si trattava di un gruppo di
cittadini che liberamente discuteva di cose più che normali. Ma cosa era
successo? Dal bar qualche avventore sinistrorso sentendoci parlare, non
avevamo niente da nascondere, di Movimento Sociale Italiano e di
argomenti attinenti alla destra modenese, telefonò in questura avvisando
che il quel posto erano riuniti dei “fascisti”. Dopo oltre un’ora e dopo
averci tutti schedati, ma di questo non ci preoccupammo più di tanto
sapendo che i nostri nomi, per la nostra militanza politica erano ben
conosciuti, non solo in questura, ma anche dalla centrale rossa di Via
Ganaceto, ci rilasciarono, fortunatamente senza averci portato in
guardina!
In Europa crollava il comunismo e a Modena erano messi in atto i più
biechi sistemi di repressione dello stalinismo!
La situazione personale di quel momento, era in corso la mia
separazione, in più altre grosse problematiche relative alla mia
attività, non mi permise di entrare nella battaglia politica interna al
MSI e dopo pochi giorni da quella serata dovetti declinare l’invito.
Il Segretario uscente Sala, aveva indicato in Giuseppe Vandelli il suo
possibile erede. Dalla parte opposta fu proposto come candidato il
giovane Andrea Galli, che a quel tempo era componente della Direzione
Nazionale del FUAN, l’organizzazione Universitaria del partito. Uomo
dinamico e pieno d’iniziative lo si era candidato proprio per un
rilancio del MSI modenese, per la costruzione di un movimento giovane e
per ritrovare una comunità che cercasse il piacere di far politica fuori
da ogni personalismo. Sostennero Andrea Galli i seguenti uomini e donne
della destra modenese: Albicini Alberto, Araldi Michele, Baldassarri
Gabriella, Barbieri Paolo, Bartolamasi Franco, Borgatti Gianluca,
Caselli Luca, Cavallaio Costanza, Falzoni Cesare, Fangareggi Nicola,
Galli Mauro Ghibellini Vincenzo, Giaquinta Amalia, Gigli Gianpaolo,
Grasso Giuseppe, Gualtieri Giuseppe, Managlia Giuseppe, Manara Enzo,
Marcucci Domenico, Monari Fausto, Monzani Giuliana, Occhi Roberto,
Pancrazi Sergio, Rebucci Corrado, Rivaroli Bruno, Rossi Francesco, Sassi
Guglielmo, Silingardi Giovanni, Steno La Monica, Suffritti Massimo,
Tazioli Francesco, Vandelli Celso, Vandelli Mario e Zucchini Bruno.
Vi fu una grossa battaglia, senza esclusioni di colpi ad effetto, ma
quello che più impressionò furono alcune dichiarazioni rilasciate alla
stampa dal Segretario uscente, Sala, che dichiarò che la corrente a lui
contraria “era solo un gruppo di ragazzini che giocano a far politica,
strumentalizzati da gente che ha mire di potere”. “Noi abbiamo una
concezione spirituale della politica, loro invece hanno una concezione
immanentistica”. Alle domande del giornalista, il Sala indica la
fotografia del Segretario del Fronte della Gioventù, Michele Araldi,
pubblicata sul giornalino del raggruppamento giovanile, tende a
“demonizzarlo” con questa dichiarazione: “baffi alla mongola e
orecchino. Come si può fare politica con questa gente? Non sanno quello
che vogliono, non sanno esattamente per cosa combattono”.
Non è con questi argomenti che si portano avanti le lotte politiche, ma
anche il suo “delfino” Giuseppe Vandelli, ex-democristiano, funzionario
Usl che si definisce cattolico e anti-illuminista viene attaccato dal
Consigliere Provinciale Cesare Falzoni, che lo accusa di avere idee
abbastanza confuse, tanto da aver dichiarato che il compito futuro del
MSI è quello di dare un sostegno alla DC!!!
Il Congresso svoltosi a Palazzo Europa vide però la sconfitta dei
rautiani e l’affermazione della linea almirantiana di Luciano Sala, Enzo
Cavazza e amici, in specie i carpigiani, che riuscirono ad eleggere
Segretario, Giuseppe Vandelli.
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1989
Caduta del muro di
Berlino
Giovani del Fronte
della Gioventù
espongono uno
striscione al Palazzo del Comune
in Piazza Grande a
Modena |
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