Cap. 6  La  Palestra in centro

MODENA VISTA DA DESTRA

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                                                La Palestra “in centro”


Dopo una serie di corsi di avviamento allo sport organizzati nella palestra della Scuola di Via Grasolfi ed in seguito alle numerose richieste di tanti genitori, che mi chiedevano di tenere corsi di ginnastica per i loro bambini, non esistevano né da parte della Scuola elementare, né da parte dell’Ente locale, tanto meno da parte di privati, attività del genere, se non in alcune società sportive dove si privilegiava l’impostazione fisica esclusivamente in funzione di quella determinata disciplina.
Ritenni che era il momento di intraprendere iniziative atte a dare ai bambini modenesi, del primo e secondo ciclo della scuola elementare, un aiuto nella loro crescita, creando dei corsi di ginnastica e d’avviamento generico agli sport.
Avendo avuto un incontro occasionale con un amante del sollevamento pesi e della “cultura fisica”, Mauro Borsari, ci trovammo entrambi entusiasti all’idea di aprire una palestra. Decidemmo pertanto di prendere in affitto dei locali in Via del Carmine, per avviare un’attività che comprendesse la possibilità di svolgere attività fisica per tutti, dai bambini agli adulti.
Nasce così nel Marzo del 1965 l’Athletic club, la prima palestra di nuova concezione, non solo del modenese, ma sicuramente di vastissime zone del territorio nazionale.

                           Anno 1966

             Bruno Zucchini e Mauro Borsari


Avviammo l’attività con i pochi uomini che desideravano curare il loro corpo con le prime ed artigianali macchine per il fitness e il culturismo, con i manubri e i bilancieri, avviando così una prima concezione dell’allenamento muscolare anche per gli agonisti, attraverso le prime e poi sempre più elaborate concezioni dello studio dell’ipertrofia muscolare, non solamente a fini estetici ma fondamentalmente per scopi funzionali.
Molto spazio ho dedicato, e non solo inizialmente, alla “ginnastica correttiva”, per la ricerca del recupero, attraverso una sana e corretta attività motoria, di quelle forme di paramorfismo vertebrale, quali ad esempio, la cifosi, la lordosi e la scoliosi. Ero consigliato e sostenuto in questa mia attività da alcuni pediatri ed ortopedici, che ritenevano che l’attività motoria fosse importantissima per la crescita del ragazzo, e che, in seguito ad una serie di buoni risultati ottenuti con giovani e giovanette, continuarono ad inviarmi piccoli e anche più grandicelli, “pazienti”. Sul territorio vi erano alcuni colleghi che svolgevano questo tipo d’attività, tra i più noti cito, il Prof. Carlo Bassini e il Prof. Federico Traetta, che avevano praticamente i loro “studi”, in casa.

Bruno Zucchini premia, all' Athletic  Club, il campione di sci Gustav Thoeni 

Bruno Zucchini premia, all' Athletic  Club, il campione di sci Gustav Thoeni

 

Mi sono impegnatoi a fondo, lanciando anche molti corsi di ginnastica educativa e formativa per i bambini del primo e secondo ciclo della scuola elementare che ottennero un grosso successo e diedero la possibilità di resistere economicamente, permettendomi di avviare contemporaneamente, corsi di ginnastica a corpo libero per adulti, i quali, all’inizio, erano frequentati da soli uomini, mentre si andava via via sviluppando, da parte della componente femminile, l’interesse per la ginnastica, tanto che a distanza di pochi anni ebbero, le donne, la prevalenza nelle iscrizioni.
La società in quegli anni si andava trasformando rapidamente e con una certa gradualità si prese coscienza della necessità di una sana, equilibrata e corretta attività fisica.
Contemporaneamente dedicavo le mie energie e le mie competenze professionali alla preparazione atletica di soggetti agonisti, in varie discipline sportive, delle quali avrò modo di parlarne più diffusamente.
Sono sempre stato convinto dell’utilità dell’iniziativa, avendo ritenuto, sin dall’inizio della mia carriera d’insegnante, quale fosse l’alto valore morale e sociale che deve avere l’attività motoria nella formazione del giovane.
I primi anni sono stati particolarmente difficili in quanto i tempi non erano ancora maturi ad una visione più aperta verso il benessere del corpo ottenuto attraverso una sana attività ginnastica. In seguito, anche per una graduale apertura della mentalità dei fruitori di questi servizi (per i comportamenti della scuola, dei mass media, e della televisione) la situazione si è evoluta e molti altri si sono portati sul percorso tracciato.
Ho altresì la presunzione di considerarmi un precursore nel campo della preparazione fisica attraverso il potenziamento muscolare con i pesi, oggi accettato da tutte le discipline sportive, negli anni 50, ad esempio, in atletica leggera, tale concetto era considerato un eresia, ma in particolare sono soddisfatto per aver dato, a tante persone comuni, (i non campioni) la possibilità di svolgere un attività fisica, non per l’ottenimento di un record o della vittoria in una partita, ma funzionale alle caratteristiche fisiche di ciascuno, in base all’età, al peso corporeo, all’altezza e non alla disponibilità o meno di raggiungere risultati a tutti costi, che, molte volte andavano a scapito della stessa salute psicofisica dell’individuo.
Avrò il piacere di citare in queste note tanti personaggi della comunità modenese che dallo sport, dagli allenamenti, dalla semplice preparazione fisica di base, hanno tratto delle vere e proprie ragioni di vita ottenendo, anche se fini a se stessi, risultati di grande orgoglio e soddisfazione personale.

I primi tempi dell'ATHLETIC CLUB


Sono stati anni di continuo e costante lavoro, a contatto con le nuove generazioni con la ricerca di nuovi aggiornamenti, sull’evoluzione delle tecnologie e delle metodiche d’allenamento, il mio scopo è sempre stato quello di far nascere in loro una vera e propria consuetudine all’attività motoria, quale concreta espressione di una costante di vita.
In quest’ottica penso di aver svolto, con impegno e determinazione, quello che mi ero prefisso; moltissimi giovani e non più giovani, me ne hanno dato esplicita conferma in tante occasioni, e questo è già motivo d’enorme soddisfazione; nella loro educazione e formazione globale, spero abbiano avuto un ruolo di una certa importanza quelle qualità di vita, di tecnica sportiva di educazione, acquisite, anche assieme a chi scrive, nelle piscine, negli stadi, nelle palestre, sui campi di sci.
Ancora agli inizi degli anni ’60 la pratica sportiva a Modena era svolta prevalentemente, come già accennato, dalle vecchie e gloriose Società Sportive modenesi di calcio, atletica leggera, ginnastica artistica, pallavolo ecc. che giustamente, erano e sono alla ricerca dei talenti per ottenere risultati agonistici di prestigio.
La scuola, nel settore dell’educazione fisica e sportiva, a causa della carenza degli impianti e dalla scarsa considerazione nella quale era tenuta da coloro che si ritenevano i depositari del sapere (vedi tanti Presidi, insegnanti di lettere o di matematica di quei tempi), non dava la possibilità allo studente di svolgere una durevole, costante, precisa e moderna attività fisica e sportiva.
Vi era una carenza incredibile, in quel settore intermedio, tra specializzazione agonistica e attività scolastica ed anche extrascolastica di base, in modo tale che potesse dare sia al giovane sia all’adulto, la possibilità di svolgere una buona preparazione fisico-sportiva di buon livello, che tanti cittadini ricercavano, ma non riuscivano a trovare, così come tanti ex sportivi, che una volta terminata la loro attività specialistica, non si muovevano più.
Ecco, queste erano le categorie che più avevano bisogno di essere prese in considerazione e indirizzate su percorsi motori adeguati.
Nello stesso tempo, non trascuravo la preparazione fisica per agonisti; all’Athletic Club sono passati atleti di varie discipline sportive che hanno potuto usufruire delle nostre attrezzature, che si andavano via via modernizzando, oltre alle competenze, mie e dei validi insegnanti che hanno collaborato alle varie attività.
Tra le società Sportive con le quali ho avuto rapporti, per la preparazione fisica, sempre in collaborazione con i loro allenatori, ricordo nel settore del nuoto, le società “Mutina Nuoto” e la “Rari Nantes”. Varie società ciclistiche negli anni ”70 mi hanno fatto seguire la preparazione atletica invernale dei loro atleti, in particolare la S.C. Pedale Solarese, la Ciclistica Mirandolese, il G.S. Giacobazzi, il G.S. Libertas e il G.S. Rebur. Nello sport della Pallamano, la Soc. Nuova Dom, allora seguita dal “Deus ex machina” di questo sport, Federico Malavasi.
La squadra di football americano, con la figura dell’italo-americano, l’”armadio” Tino Graziano, che per un anno, (studiava medicina all’Università di Modena), ebbe l’incarico d’istruttore all’Athletic Club.
Molti sono stati gli atleti di sport individuali che ho avuto il piacere di seguire nella loro preparazione atletica, cito: i motocrossisti Tommaso Lolli, Gianfranco Sgarbi e Paolo Alessandrini. Il pugile Lello Fanti, molti tennisti tra i quali spiccava il mai dimenticato Paolo Bussinello. Alcuni tiratori (tiro a segno) quali: Guido Morselli e Giuseppe Molinari.
In particolare ebbi il piacere di programmare la preparazione atletica dell’indimenticabile Campione del Mondo di motociclismo Walter Villa, portato in palestra dall’amico e uomo di sport, Spagni.
Assieme a questi atleti, che hanno raggiunto traguardi prestigiosi nelle loro discipline, molti altri giovani hanno svolto con passione e con impegno la loro preparazione fisica, anche se i risultati sono rimasti modesti o limitati a manifestazioni di carattere locale e di club.
Vi sono poi nel mio “carniere” tanti ragazzi nei quali, in età giovanile, s’ intravedevano notevoli possibilità per lo sviluppo delle loro doti, e che indirizzavo alle Società Sportive in particolare nell’Atletica Leggera, nella Pallavolo o nella Pallacanestro.
Dovrei citarne tanti, ma mi limito a un unico aneddoto: all’Istituto Magistrale avevo come allievo un ragazzo della Soc. Sportiva “Panaro” molte promettente nella “ginnastica artistica”; Roberto Lorini, allenato dall’indimenticabile amico Ermanno Barbieri. Come detto sopra, anche nel settore della ginnastica artistica l’allenamento con sovraccarichi, con pesi e macchine per la muscolazione, non era visto di “buon occhio”. Roberto aveva innate doti di ginnasta, agilità, prontezza di riflessi, ma era lievemente carente nella forza.
Dopo varie conversazioni con Ermanno, si trattava della carriera di un atleta già a livello nazionale, l’allenatore si decise a concordare con il sottoscritto, un programma di potenziamento da “somministrare” al Lorini.
In quei primi anni all’Athletic Club ho avuto come collaboratori parecchi colleghi, dato che ho sempre cercato, se non in rari casi, di contornarmi da professionisti qualificati tra i quali vorrei citare: Umberto Coppelli, Paolo Bassoli, Gibertini Gaetano, Giuseppe Boni, Astolfi, Maria Pia Bertani, Angela Pezzuoli, Anna Severi, Luisa Mari, Anna Pia Carretti e vari altri negli anni a seguire, senza dimenticare due validi appassionati istruttori: Ivan Macchi e Franco Manicardi.
In 35 anni di attività, tanti sono stati quelli di apertura della prima palestra di Modena, migliaia di persone, giovani e meno giovani, hanno frequentato quei locali dove hanno lavorato, sudando con incredibile tenacia in moltissimi, ma anche quelli che frequentavano per brevi periodi, “tanto per provare”.
Sarebbe impossibile tracciare un percorso cronologico e ricordare i/le tantissimi/e che mi hanno seguito anche per decenni, pertanto, facendo ricorso alla mia memoria cercherò di spulciare qualche aneddoto tra i tanti avuti, in trentacinque anni trascorsi nella “Palestra in Centro”.
Il primo che ricordo è quello relativo al Prof. Erio Soragni, noto pediatra cittadino, genitore di due miei carissimi ex allievi: il Prof. Oliviero Soragni, primario ortopedico a San Marino, e l’”eclettico” fratello Daniele, giornalista di “Sorrisi e Canzoni” a Milano. Entrambi si sentono ancora “modenesi doc”, spesso ritornano sotto la Ghirlandina.
Bene, il “vecchio” Prof. Soragni, sì, non era più tanto giovane quando iniziò a frequentare la palestra (e ci venne per molto tempo), mi disse una volta: “Sa, caro Prof., che da quando mi dedico a questa attività, io, un po’ prima delle sette (le diciannove, l’ora che normalmente frequentava), che in ambulatorio ci siano, una, o dieci persone, chiudo e me ne vengo via, perché ritengo che anche la mia salute e il rispetto per il mio corpo debba essere tenuto nella sua giusta considerazione. Ovviamente c’era un certo paradosso, ma effettivamente nel periodo che ha frequentato era sempre puntualissimo, seguendo con impegno non indifferente e posso dire che, “nonostante l’età”, ebbe dei notevoli risultati.
Un personaggio di rilievo in città, che ha frequentato per un certo periodo l’Athletic Club e che mi ha lasciato un ottimo ricordo, è stato il Sindaco Camillo Beccarla. Non ho mai saputo se conoscesse la mia posizione politica, dato che, sia con lui, sia con tutti quelli che frequentavano la palestra, non sono mai stati fatti discorsi politici (è sempre stata lasciata fuori della porta di quei locali), ma ho incontrato un uomo dalle caratteristiche umane di tutto riguardo. Si è sempre comportato, con me e con i suoi “compagni” d’allenamento, con una signorilità ed una correttezza esemplare. Probabilmente era già in preda al male che lo avrebbe portato a morte e, quando concordammo il programma di attività da seguire, trovammo un accordo sulla gradualità, con la quale sarebbe stato necessario procedere.
L’Athletic Club era frequentato da tutte le categorie sociali, molti medici o futuri medici, tanti avvocati e magistrati anche per la vicinanza con la sede del Tribunale di Modena di Corso Canalgrande.
Molte impiegate, commesse dei negozi del centro, imprenditori, operai, artigiani, bancari, per tanti anni l’Athletic Club è stata una “grande famiglia”. Molti musicisti e giovani cantanti del vicino Liceo Musicale e attori e attrici di tante compagnie teatrali che venivano a recitare al Teatro Storchi, alloggiando anche negli alberghi del centro, cercavano la possibilità di continuare il lavoro programmato nelle palestre delle città di loro provenienza. Tra i tanti non posso dimenticare la presenza, per la sua simpatia e per la sua dimestichezza con il discorso sportivo e della cura del corpo, il “grande” Walter Chiari, che, malgrado non fosse più un “giovanotto”, aveva ancora tanta energia e sicurezza nell’affrontare gli attrezzi del fitness, che a quel tempo avevo appena sistemato in palestra. Molti, tra attori e attrici in particolare, quando ritornavano a Modena, anche per pochi giorni, qualche ora all’Athletic la venivano a passare.
Nella piazzetta di San Biagio, per alcuni anni, si venne a collocare una compagnia di giovani che, per usare un eufemismo, era “alquanto rumorosa”; qualche conflitto con loro lo ebbi. Essendo stati alcuni di loro, miei alunni nelle scuole modenesi e pertanto conoscendomi e rispettandomi, non si arrivò mai a situazioni pesanti.
Il dramma, ma era un dramma loro, arrivò con la droga che in quegli anni stava dilagando in tantissimi ambienti della città e che purtroppo ha falciato tanti giovani di quelle generazioni. Quel dramma l’ho vissuto, sotto i miei occhi, per parecchio tempo, il problema più grosso era quando qualcuno/a di loro, li trovavo nell’androne o per le scale pronti a “bucarsi”, e dovevo di conseguenza usare tutti gli accorgimenti possibili per smarrirli e allontanarli senza correre rischi. Era veramente molto difficile tenere i rapporti con molti giovani di quella generazione, dato che, spesso, erano ragazzi che avevi conosciuto molto bene, nelle scuole, nelle piscine nelle palestre o addirittura figli d’amici e conoscenti, te li trovavi, da un giorno all’altro di fronte, “devastati” da quella tragedia che colpiva tutti, “ricchi e poveri”.
Molti ne ho conosciuti di questi casi, desidero citarne alcuni perché sono stati, per il sottoscritto, sicuramente “choccanti”.
Un pomeriggio mi vidi arrivare in ufficio un ragazzo che alcuni anni prima frequentava la palestra con buoni risultati. Si era costruito come si dice “un bel fisico”. Con circospezione cercò di affrontare il problema, era già ridotto male, mi fece vedere le sue braccia, quelli che “erano stati” i suoi bicipiti e nello scoprirsi vennero in evidenza i tanti “buchi”. Mi chiedeva cosa potesse fare e se era possibile ritornare allo “status quo ante”.
“Mio caro…..gli dissi, sì che è possibile, ma prima cosa da fare, bisogna cercare di evitare quelle sostanze che ti hanno portato in questa condizione, secondo ci vorrà un po’ di tempo per ritornare com’eri prima”. Fece il tentativo, si iscrisse, frequento per due, tre settimane e non lo vidi più. Dopo qualche mese, o meno, una mattina venne trovato “stecchito” davanti ad una delle serrande del negozio “Benini”, sulla stessa piazzetta di San Biagio.
Di altri due giovani non posso dimenticarmi, dato che negli anni giovanili erano stati entrambi tra i miei più bravi allievi nello sport del nuoto. L’uno, un bellissimo ragazzo, ebbe la disavventura di perdere la mamma negli anni dell’adolescenza. Aveva avuto promesse a Roma di entrare nel mondo del cinema, quando tornava a Modena mi veniva a trovare raccontandomi episodi della sua vita nella capitale. Chi aveva conosciuto, chi frequentava in quel mondo ecc. E lo sport, chiedo io? Al momento sono fermo (era veramente molto promettente). Dopo non molto tempo seppi che era entrato nel “tunnel” della droga. Mi venne un giorno a trovare assieme ad una ragazza dolcissima, “acqua e sapone”. “ Mi creda Prof., ne stò venendo fuori e “lei” mi sta aiutando moltissimo.” Passarono pochi mesi e all’ultimo incontro che ebbi con loro, li trovai “devastati” entrambi. Da allora non l’ho mai più incontrato e tanto meno mi è venuto a trovare.
L’altro, al contrario, si avvicina a quel mondo, incomprensibilmente, già uomo fatto, con una professione di prestigio, laureato, proveniente da ottima famiglia e lui stesso si era già costruita la sua, ancora prestante, attivo fisicamente, alla soglia dei trenta anni lo vedo un giorno in Piazza Grande, in occasione del mercatino dell’antiquariato, fermo con un gruppetto di “drogati” di fronte al bar d’angolo con la piazzetta del Tassoni. Mi sono chiesto: “Ma cosa ci fa …… con quelli? Non ci faccio più caso, ma, a distanza di uno, due mesi, stesso luogo stessa scena, sempre con “quelli”. Chiedo ad alcuni suoi amici, cos’era successo, non lo sanno spiegare nemmeno loro. Nel giro di poco tempo lo trovo sulla cronaca dei giornali locali, poi velocemente, arriva la sua tragica fine.
Non era più venuto a trovarmi, dopo che entrò in quei territori. Prima lo faceva. Non seppi mai le ragioni precise o le cause, che portarono quel mio brillante ex allievo a cadere in quella micidiale macchina tritatutto.
Negli anni ’80 iniziarono le tradizionali “cene sociali” con feste danzanti e premiazioni dei soci e frequentatori più attivi e meritevoli che, in quella determinata stagione, si erano particolarmente distinti ed impegnati nelle varie attività che si svolgevano in palestra. Venne anche istituito un “albo d’oro” nel quale venivano elencati i premiati, le cinque signore o signorine e i cinque maschi che ogni anno ebbero il premio. Da quegli elenchi trarrò le citazioni di alcuni/e che ottennero quel “prestigioso”, quanto meno all’interno dell’Athletic Club, riconoscimento.


Le feste si tenevano normalmente nei locali del ristorante “Le Cardinal” di Bastiglia, gestito dall’amico Paride Rinaldi, dove, oltre alle cene particolarmente prelibate, vi era la possibilità di usufruire della sottostante discoteca che dava la possibilità, ai soci presenti, di scatenarsi nelle danze, oltre che ad avere a disposizione lo spazio per l’esibizione dei gruppi più “coreografici” come avvenne per alcuni anni con le dimostrazioni del “corpo di ballo” del Maestro Antonio Tinti, che tenne per parecchio tempo, corsi di danza all’Athletic; furono tenute anche esibizioni della scuola di Karate, per alcuni anni diretta dal maestro Leo Bazzani.
Molti dei premiati sono stati decisamente degli ottimi atleti, che, nella maggioranza dei casi, causa le loro attività professionali o non più giovani, non avrebbero potuto svolgere una attività agonistica più impegnativa. Vorrei citare, alla rinfusa, un gruppo di maschi e femmine che in quei primi anni ricevettero quel riconoscimento: Maurizio Pancaldi, Raffaele Ravazzini, Andrea Romagnoli, Raffaele Chiesi, Ludovico Casati, Eugenio Lippolis, Paolo Verri, Luca Zanasi, Andrea Barbanti, Giordano Garuti, Marcello Monti, Christian Verona, Pietro Monaco. Massimo Morandi, Andrea Crespi, G. Luca Verasani, Fabio Pollastri, Maurizio Davoli, Walter Parenti, Enrico Zanfi, Antonio Piccinini, Paolo Bergonzini, Roberto Plessi, Paolo Pedrini, Claudio Paletti, Tiziano Mazzoli, Oscar Gualdi, Giovanni Mariani, Giuliano Cremaschi, Guido Galoppini, Alessandro Lantieri, Ottavio Pignatti, Mormile Carmine e Giovanni Gherardini, Garuti Giorgio.
Per il reparto femminile vorrei citare: Tiziana Benatti, Carla Carafoli, Giliana Barone, Silvana Casarini, Renata Vignoli, Donatella Incerti, Silvia Tonini, Cristina Malinverni, Augusta Spagnoli, Laila Tavani, Roberta Marzullo, Mariella Ulivieri, Paola Nocetti, Franca Severi, Cristina Nocetti Doretta Bonacini, Silvia Pucci, Cinzia Ligabue, Pilar “Pucci” Astrologo, Paola Quadri, Paola Mucchi, Nadia Loss, Silvia Nizzi, Anna Maria Gambuzzi, Siretta Ruggi, Angela Remaggi, Mirella Roncaglia, Giovanna Vedovelli, Francesca Falco, Irene Mazzoli, Cantaroni Luisa.
Per moltissimi anni l’Athetic Club è stata l’unica palestra in città, poi, alla fine degli anni settanta e nei primi anni ottanta, è iniziata la concorrenza con strutture quali “Waddan”, “Jolly”, e qualche altra che, gradualmente, anche in funzione di superfici più vaste e di investimenti economici di una certa consistenza, riuscirono, in parte, a strappare qualche iscritto, ma nello stesso tempo era già aumentata la domanda di “ginnastica” da parte dell’opinione pubblica.
Nello stesso tempo iniziava anche la piaga del “doping”, steroidi e anabolizzanti diventarono il “supporto” per tanti culturisti e molti giovani modenesi sono rimasti irretiti da queste sostanze. Personalmente, e tutti coloro che hanno collaborato con me all’Athletic, siamo sempre stati fautori e strenui difensori del potenziamento muscolare basato esclusivamente sul lavoro “naturale”. A quei tempi, alcuni dei frequentatori che avrebbero voluto, come poi hanno fatto, fuori dal mio ambiente, muscolarsi o con un’iperalimentazione o con l’assunzione di qualche sostanza, come certi particolari integratori (allora non esistevano né divieti né controlli) mi chiesero “cosa fare”. Il mio fu un totale diniego ad usare qualsiasi tipo di sostanza che non fosse più che naturale, mi rifiutai categoricamente per evitare di assumere responsabilità così delicate, e tanto meno instradare i miei allievi su un percorso che era sicuramente pericoloso, come si è rivelato, negli anni immediatamente successivi.
Alcuni dei frequentatori dell’Atheltic, che si dedicavano al culturismo, si allontanarono. Non essendoci a quei tempi e tanto meno oggi, una legislazione ben definita sull’apertura di palestre, (chiunque, anche senza alcun titolo poteva aprirne una) moltissimi giovani sono caduti nelle “grinfie” di praticoni senza scrupoli che, pur di far aumentare le masse muscolari agli “illusi”, non disdegnavano, anzi sollecitavano ad assumere quelle sostanze che in breve tempo, solo apparentemente, davano certi risultati che venivano poi pesantemente pagati, in seguito, dagli assuntori, con vari tipi di difficoltà organiche, come malattie al fegato sino alla perdita dello stimolo della sessualità.
La ricerca del miglioramento corporeo con l’assunzione di sostanze chimiche doppanti, non è assolutamente accettabile nello sport agonistico (laddove gli atleti sono seguiti da equipe mediche), ancor meno deve esserlo dai non agonisti e, se si và alla ricerca di un “edonismo” fine a se stesso con le formule del “fai da tè”, è sempre controproducente.
La dismissione poi, di questi prodotti, o per presa di coscienza o per “stanchezza” lascia sempre cattivi ricordi: ne ho visti tanti che, in breve tempo, si sono trasformati da “adoni” in “grassoni” e quando le cose andavano bene.
Sono ugualmente da stigmatizzare certe forme d’esasperazione psicologica, o maniacal-sportive che portano conseguenze non meno devastanti rispetto all’assunzione di sostanze dopanti. Vi è un doping psicologico non meno pericoloso.
Un giorno mi arrivò in palestra una signora, ancora giovane, inviatami da un ortopedico, con la sua radiografia e il referto del medico. Una colonna vertebrale devastata; l’ortopedico cercava di recuperare quel rachide anche attraverso una buona ginnastica, che potesse aiutare quei poveri corpi vertebrali così mal ridotti. Attraverso il racconto della signora, appresi che era una “fanatica” della corsa e non so quanti chilometri macinasse ogni giorno.
La mia valutazione, immediata, dopo aver visionato la radiografia è stata quella di dire chiaramente alla donna: “guardi, se vuole che si possa attuare un programma di ginnastica utile al recupero della sua colonna, sarebbe necessario sospendere almeno per qualche tempo la sua passione per la corsa. In seguito, dopo il parere del suo medico, si valuterà la possibilità di riprendere a correre”. La risposta fu: “Senta se Lei mi dice che non posso più correre si sbaglia, io non smetterò mai.” “ Faccia lei, Signora”. Non l’ho più rivista.
In seguito alla ristrutturazione dei locali, allargati, migliorati e resi notevolmente più funzionali, poiché non si poteva certo star fermi, con la concorrenza sempre più agguerrita, seppure attraverso notevoli sacrifici economici, aumentai in modo consistente le attività e di conseguenza il numero dei collaboratori.
Nuove attrezzature per il fitness, nuove discipline come l’aerobica, lo step, i corsi di danza, di karate, il lancio della “mia” “ginnastica bioenergetica, che ebbe molto successo e che mi diede tante soddisfazioni nel recupero psico-fisico di parecchie persone, la programmazione di una serie di video-cassette per fare ginnastica davanti al televisore, serie denominata, “La Palestra in Casa”, e poi il training-autogeno e il relax psicosomatico applicato individualmente ad alcuni singoli, accrebbero notevolmente le frequenze e la partecipazione dei modenesi.
Vi furono anche, e come possono mancare nella vita di una persona che ha svolto e continua svolgere, in un ruolo non marginale, ma direttivo e gestionale, incontri negativi con collaboratori che, o per gelosie o per interessi economici e malgrado tu abbia fatto tanto per loro, all’improvviso appaiono e si rivelano, come dei “traditori”: mi sono dovuto dire: “ti sei allevato delle serpi in seno”. Alcuni casi mi accaddero negli anni difficili del rinnovo della palestra e della mia situazione personale (separazione).
Malgrado ciò l’attività proseguiva a ritmo notevole, continuavano le feste e le cene sociali e le relative premiazioni: per “par condicio” devo citare anche quelli degli ultimi anni: tra i maschi: Paolo Dall’Olio, Federico Ronga, Andrea Cupido, Filippo Cappi, Paolo Ronchi, Domenico Coghi, Alessandro Cattafesta, Giorgio Biagini, Enrico Vigarani, Antonello Bergamini, Andrea Calandra, Marco Rubbiani, e le signore: Daniela Ferrari, Enrica Costa, Magda Failathova, Francesca Pavarotti, Benedetta Panagis, Cristina Ferri, Rosanna Tassi, Romana Rosi, Loredana Guaiumi, Agnese Ronchetti, Carla Tondelli, Paola Galantini, Deborah Santulini e Lisa Silvestrini, Anna Nizzi, Franca Severi.
In Via del Carmine ci fu, alla fine degli anni ‘80 un intervento comunale per la sistemazione della strada, il tratto breve, nemmeno cento metri da Piazzetta San Biagio a Piazzale Boschetti, fu totalmente devastato per la sistemazione di alcuni tubi, gli scavi, coperti e ricoperti durarono, tra un lavoro di una settimana e la sosta di mesi, per circa tre anni. Fu un periodo “allucinante” che diede la misura di come si stesse comportando l’amministrazione Comunale che, malgrado continue richieste di intervento sollecito e proteste numerose, sembrava, ma non era solo una sensazione, perseguisse un disegno volutamente persecutorio nei riguardi di quella contrada dove, insistevano pochi abitanti e vi si trovava, l’ingresso della Palestra Athletic Club e l’ingresso della scuola elementare delle “figlie del Gesù”, scuola tipicamente “borghese”. Il danno è stato considerevole, le persone dovevano camminare su passerelle per attraversare i profondi fossati lasciati incustoditi e a cielo aperto per mesi. Nello stesso periodo venne sistemata, con la nuova pavimentazione, tutta la Via Emilia da Largo Garibaldi a Porta S. Agostino, quel tratto, superiore di venti trenta volte la strada di Via del Carmine, venne sistemato nel giro di brevissimo tempo. Scrissi in quel periodo un pezzo “tragicomico” che desidero riportare.

Note di cronaca modenese - di Zuc

Aggiudicato al Centro Storico della città di Modena il gran premio di mountain bike:
“ 1° Trofeo Grandi Buche” - Cronaca fanta-sportiva del centro storico.

Il Comune di Modena, in collaborazione con la Federazione Internazionale Mountain-buche e con l’associazionismo sportivo locale, ha organizzato, nel centro storico cittadino il 1° Campionato mondiale di mountain-bike in territorio padano.
Per poter far si che un territorio pianeggiante come quello della nostra città potesse entrare nel circuito internazionale con un percorso degno dei più prestigiosi percorsi collinari e montani, i nostri amministratori hanno ben pensato di lasciare, per un lungo periodo, le strade cittadine nel più classico stato di abbandono, onde far sì che buche, avallamenti, dossi, ecc. possano alternarsi nel modo più adatto e naturale a tali competizioni. Già da molti mesi e in molte zone da anni, sono stati aperti cantieri di lavori stradali, abbandonati poi a loro stessi e alla cura dei cittadini residenti e di passaggio tanto da poter oggi presentarci alle giurie internazionali con uno dei migliori percorsi.
In attesa di ricevere gli atleti di tutto il mondo, con alla testa la nostra bella medaglia d’oro di Atlanta della mountain-bike femminile, l’amministrazione comunale ha deciso di organizzare, nel frattempo, una competitiva spettacolo, come usano fare i grossi politici romani con le partite di pallone con i cantanti, i magistrati e gli attori.
Tutto il Consiglio comunale, giunta in testa, si è presentato al via della gara avvenuto nei primi giorni di Settembre, in Piazza Grande: mossiere il consigliere comunale “pipino”, Ettore Maioli, che con tanto di berreto a visiera, bandiera a scacchi e bielle incrociate come distintivo, ha fatto partire i concorrenti con salita e discesa dalla “pietra ringadora”.
E stato ingaggiato anche il noto cronista sportivo Delle Zanne che dal balcone municipale, al posto di Sandrone, (che di solito lancia da quel pulpito gli sproloqui normalmente ascoltati da migliaia di cittadini , ma mai presi in considerazione dagli amministratori) ha commentato da par suo le epiche gesta dei concorrenti a questa importante manifestazione sportiva.
Il plotone, con in testa il Sindaco, controllato e ben difeso dalla sua squadra di gregari, era suddiviso in due gruppi ben distinti e facilmenti riconoscibili.
Il primo, quello favorito per la vittoria finale e composto da atleti molto esperti e preparati, indossava una divisa dove era ben evidenziato il marchio di uno degli sponsor, una pianta che non era ben chiaro se fosse quercia o ulivo, e con la scritta a caratteri cubitali “Avanti miei Prodi”; montava biciclette ultimo tipo con accorgimenti avveniristici e con le scritte promozionali degli sponsor, quali: “equipe i Portali”, Squadra “Nuova Bruciata”, “Ale’ con la rotonda” , “squadra terzo iper” e così via.
Nelle retrovie arrancava, su biciclette arrugginite e di varia foggia, con un abbigliamento degno delle vecchie corse ciclistiche degli anni venti, e con scritte sbiadite sulle maglie e quasi illeggibili dove si intravedeva appena un “sforzo italico” o qualche cosa del genere, una fiammella sottile e quasi spenta e un vecchio scudo che sembrava crociato.
Al centro del plotone si notava un piccolo gruppetto, elegantissimo nelle sue fiammeggianti maglie di un verde paglierino nuovissime, con scritte tipo : ” Dura lega sed lega” che, trovandosi in pieno territorio padano, cercava di mantenere le distanze dagli altri, anzi avrebbero voluto organizzare la manifestazione solamente per loro e nella zona di Modena Nord, ritenuto il territorio più adatto per i loro mezzi tecnici e anche perchè non volevano confondersi con i “terroni” di Modena Sud, ma dato che non vi erano buche e dossi sufficienti hanno pensato bene di partecipare insieme agli altri alla gara in Centro Storico.
Sono così partiti da Piazza Grande imboccando, dopo tre giri attorno al Duomo e alla statua del Tassoni, la Via Emilia, per affrontare la prima durissima parte del percorso, sullo sterrato, buche, ostacoli di ogni tipo e dovendo superare enormi cumuli di sanpietrini; attorno a loro sui marciapiedi e sotto i portici i negozianti e gli abitanti del centro storico sventolavano bandierine tricolori e giallo-blù inneggiando festosamente agli atleti, molti avevano anche esposto la bandiera nazionale, solamente uno, subito ripreso e redarguito si era azzardato ad esporre la bandiera rossa con falce e martello che teneva vicino alla finestra. Il poveretto però urlava e sbraitava che no, non era possibile, che lui l’aveva esibita per cinquanta anni e nessuno gli aveva detto che adesso non era più ammessa e non capiva perchè doveva nasconderla.
Superata a fatica la prima barriera della via Emilia, i concorrenti si immettevano in Piazza Matteotti per infilarsi nelle strette stradine che sono attorno e per arrivare, dopo poco, su uno dei tratti più belli del percorso e cioè la zona di Via Taglio e di Piazza della Pomposa, dove proprio davanti alla vecchia Chiesa era posto il traguardo volante titolato a Ludovico Antonio Muratori e vinto, con uno scatto bruciante, dall’assessore ai lavori pubblici.
Il manipolo di atleti proseguiva poi, su di un percorso sempre ben accidentato, per Corso Cavour, Via tre Febbraio, Via Sgarzeria e raggiungere Corso Vittorio Emanuele, dove era stato impostato uno splendido slalom tra gli alberi che fiancheggiano il Viale; però, al termine della serpentina, tutti gli atleti si sono trovati coperti da un forte strato di guano che li ha resi quasi irriconoscibili; questo fatto ha creato sbandamento nel gruppo, tanto che alcuni si trovarono improvvisamente su strade perfettamente asfaltate e liscie come biliardi: non si erano accorti di essere usciti dal percorso e avevano imboccato quello dei supermercati e delle “grandi feste nazionali” e dove di solito si svolgono le gare dei carrelli pieni e di quelli vuoti.
Cercarono pertanto di ritornare sul percorso, ma si trovarono in notevole ritardo rispetto agli altri, tanto che alcuni atleti di quelli sponsorizzati dalla ditta “caramella col buco” si fermarono per fare quadrato, e vista la posizione pensarono bene di rispolverare il vecchio gioco dei quattro cantoni che a volte cercano di fare in consiglio comunale, dato che non sono riusciti a trovare altri sistemi per disturbare la giunta.
Intanto, la testa del gruppo ancora ben compatta, superate le modeste difficoltà delle montagnole dei Giardini pubblici e dopo essersi dato una bella ripulita nelle limpide acque del laghetto, si immetteva in Corso Canalgrande per affrontare le difficoltà di Via Carlo Goldoni (dietro al teatro Comunale) e le stradine attorno al Tribunale per raggiungere il punto cruciale del percorso e cioè la zona di Piazzale Boschetti, Via del Carmine e Vicolo Fosse (laterali della Via Emilia) dove qui, i miglior mountain-buchisti potevano rivelare tutte le loro qualità di acrobati per superare fossati, enormi buche che diventano laghi con la pioggia, steccati e altre difficoltà (il cantiere aperto lo scorso anno a Settembre e’ destinato a rimanere, per la grande volontà dell’amministrazione comunale, sede fissa del percorso di campagna, il famoso cross-country dove si svolgeranno anche gare di motocross, di gare ad ostacoli a cavallo ed altro): Difatti i tecnici internazionali hanno rilevato che percorsi cittadini così perfetti non si trovano nemmeno nelle “favelas” di Rio de Janeiro e tanto meno nei quartieri periferici di Katmandu e Calcutta. Un plauso è stato indirizzato agli esperti, ai tecnici e agli addetti alla viabilità modenese, in particolare da parte degli specialisti cubani, cinesi e ceceni.
Ma torniamo al nostro gruppo che si frazionava sempre più di fronte alle impervie difficoltà ritornando sulla Via Emilia nei pressi di Largo Garibaldi per cercare di raggiungere, finalmente, l’agognato traguardo posto dietro alla Prefettura, dato che davanti alla stessa ci si ferma normalmente la famiglia Pavironica e di conseguenza non si voleva cadere nel ridicolo.
Il tratto finale, era indirizzato lungo Corso Adriano, dove cadeva malamente a terra la “forzista” Isabella Bertolini, che lanciava alto il grido di “Forza Italia” (raro esempio di virtù atletiche) ma che per quella ragione non pote’ raggiungere Rua Pioppa dove la giunta al completo tagliava il traguardo compatta come un sol uomo, tanto che la giuria non potè stilare la classifica regolare e li mise tutti a pari merito.
Si concludeva così il 1° Gran Premio Grandi Buche modenesi”; il trofeo veniva consegnato agli amministratori comunali da parte dello sponsor ufficiale la : “Ditta grandi scavi centri storici”; intanto i cittadini “sguazzavano” felici e contenti, agitando le loro bandierine, nei fossati, nelle pozzanghere che diventano sempre più profonde, per tenere alto nel mondo il prestigio del percorso cittadino di mountain-bike il più adatto alle grandi manifestazioni internazionali.
Il vostro cronista vuole anche citare l’anonimo che ha stilato il famoso epitaffio latino:
“Quid non fecit Barbari fecit Barbolini “, che resta sempre di grande attualità.
In ogni modo, vi stà bene cosi, cittadini del centro storico, che non avete dato compatti la vostra adesione alle piante secolari; contrariamente a quanto succede agli altri quartieri, dove appena si decompone un pò l’asfalto corrono velocemente gli addetti alle riparazioni, voi avete il previlegio di supportare il miglior percorso mondiale di mountain-buche.
 

La sala dell'Athletic Club

 dopo la ristrutturazione


Nel frattempo mi ero attorniato da un nuovo gruppo d’insegnanti, giovani e preparati, tra i quali desidero citare, le insegnanti, Enza Savino, Giuliana Pincelli, Elena Panzanato, Giulia Rossi, Elena Tommaselli, Angela Sandonà, Elisabetta Schwarz; e tra i maschi, Carlo Bartolamasi e Alessandro Zucchini, oltre a Luigi Bertaglia (istruttore di boxe), Roberto Candeletta (istruttore di full-contact); tutti/e diedero un notevole contributo alla ripresa delle attività, dopo il “disastro” del Novembre 1993.
Vi fu, una notte, nel salone principale dell’Athletic Club, il cedimento di alcuni pannelli del controsoffitto; immediatamente chiusa la palestra, mentre si procedeva ai lavori di ripristino, si spezzò una trave per l’eccessivo carico del solaio che crollò, riempiendolo di detriti e del materiale accatastato sopra, dalla ditta “Benini”.
Era il primo pomeriggio del 10 Novembre 1993, una bella (brutta) giornata, il crollo fece un “botto” notevole; intervennero subito i pompieri con scale e quant’altro; fortunatamente nessun danno alle persone, ma, enormi danni alle mie “cose”.
Mentre i pompieri erano all’opera, a vedere tutta quella confusione tantissime persone si erano radunate sulla Via Emilia, tra il Bar Roberta e la Piazzetta di San Biagio, in pieno centro e in un ora di traffico; contemporaneamente si trovarono a passare per il centro un giornalista e un fotografo del “Resto del Carlino” che, vista la scena, si precipitarono su, nei miei locali, scattando fotografie e facendo domande.
Il giorno dopo apparve, sulla prima pagina della cronaca locale del quotidiano, con titolo a caratteri cubitali su quattro colonne, la notizia: “Crolla il soffitto in palestra” con relativa immagine della sala “devastata”. Quattro mesi di chiusura dei locali, nel periodo più frequentato per una Palestra, da Novembre a Febbraio. Riduzione del 50% della superficie e pubblicità totalmente negativa; fui messo, come si suol dire, “in ginocchio”.
La ripresa ci fu, seppure con notevoli difficoltà, ma il colpo fu di quelli che “non perdonano”. Nel 1998, non avendomi il proprietario dei locali rinnovato, con una cifra dignitosa, dopo il grave colpo che avevo subito, il contratto d’affitto, fui costretto, dopo trentacinque anni, a chiudere quell’attività alla quale avevo dedicato tutte le mie energie, economiche e morali.
La chiusura definitiva dell’Atheltic Club mi ha letteralmente annientato. Subire un colpo così pesante quando si è già avanti con gli anni, in una professione tipicamente giovanile come la mia, lascia qualsiasi individuo in una condizione psicologica difficile. Non bisognava demordere, con un gruppo di signore che erano ancora intenzionate, nonostante tutto, a continuare le ore di ginnastica con la mia guida, passammo dal centro della città, nella palestra di una mia collega, Claudia Mazzoni, in zona periferica in Via Arma di Taggia, denominata “Ginnastica Più”. L’anno successivo, sempre con quel gruppo di “irriducibili”, presi contatto con la Palestra “New Aktivarium”, dove, nella sala del corpo libero abbiamo portato avanti sino ad oggi (anno 2007), un’attività fatta per gruppi di “non più giovani” che hanno ancora la costanza e la determinazione di svolgere, due tre volte alla settimana, le esercitazioni più adatte ad un mantenimento organico di tutto rispetto.
Mi tocca rilevare un seguito, politico-ginnastico, avvenuto, durante le mie lezioni, di mantenimento organico; in occasione della vittoria del raggruppamento della “casa della Libertà”, il 13 Maggio 2001. Il gruppo di allieve che frequentavano quelle lezioni presso la Palestra “New Aktivarium”, era solito, all’inizio e tante volte durante l’esercitazione, commentare, fatti, episodi e quant’altro potesse ridurre la tensione e la fatica dell’attività, a volte intensa e rilevante, per un gruppo della cosiddetta “terza età”. Orbene, la mattina dopo il risultato elettorale che diede la vittoria a Silvio Berlusconi e alla sua coalizione, una signora del gruppo mi pose la domanda: “Allora Prof. cosa ne pensa dei risultati?”; mi permisi fare una constatazione che ritenevo assolutamente corretta e risposi: “contentissimo, poiché è la prima volta, da quando partecipo alle consultazioni elettorali, e ne ho fatte parecchie, che posso dire: ho vinto anch’io, finalmente”.
A quel punto una signora, ovviamente non soddisfatta di quei risultati e dimostratasi chiaramente dell’altra “parrocchia”, cosa che nessuno aveva sino a quel giorno notato per la sua classica collocazione “borghese” nella società modenese, sbottò, arrabbiatissima in un: ”Basta! Qui non siamo venute per parlare di politica, dobbiamo solamente fare ginnastica”; gelo totale nella sala, quella mattina il gruppo delle signore era particolarmente numeroso. Continua la lezione in modo quasi surreale, nessuna più parlava, cosa inusuale, quando, una delle signore, per rompere l’atmosfera così tesa, si rivolge alla Signora che aveva reagito alla mia esternazione, che così rispose: ”ma io stamattina sono stata messa in castigo e di conseguenza non vengo presa in considerazione” (riferendosi alle solite correzioni che normalmente faccio alle signore durante l’esercitazione).
Non sono, in genere, molto irascibile, ma, cercando sempre di usare sarcasmo e correttezza formale, quando provocato, non riesco a starmene zitto. Mi limitai a rispondere: “ Sa, signora, di fronte ad una persona in lutto, (le elezione perse) cerco di mantenere il giusto controllo, rispettandola nel suo dolore.”
Terminò la lezione, ma terminò anche la frequenza al corso di ginnastica della signora in oggetto. Seppi anche che l’episodio fece il giro di molti salotti modenesi.
Con molto piacere, ho annoverato, in questi ultimi anni, tra le più “affezionate” allieve, l’impareggiabile cantante lirica, Raina Kabainwaska, che segue con una costanza ed un impegno encomiabili, quando non è in “giro” per concerti o con le sue allieve della scuola di canto, le mie lezioni.
Un altro impegno, che mi ha permesso di restare legato al mio mondo è quello di essere entrato, come componente dello staff tecnico e come “web master” al Coni di Modena, dove, con la Presidenza di Franco Bertoli (il gran pallavolista di qualche anno addietro), la segreteria della Prof.sa Orestina Zazzarini, e il responsabile dello staff tecnico Prof. Gigi Trotta, si è costituita una squadra veramente attiva e motivata, dove il sottoscritto, pur trovandosi nella posizione di “più anziano”, ha trovato quelle motivazioni esistenziali, che sono il “sale” della vita.


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