Cap.11 anni settanta
MODENA VISTA DA DESTRA
ANNI ‘70 Agli inizi degli anni’70, con la Segreteria di Giorgio Almirante, sicuramente efficiente e pronta a confrontarsi sui vari fronti, inizia la ripresa costante del MSI e nello stesso tempo si dà inizio al periodo degli “scontri” e della “guerra civile strisciante”. A Genova, durante un comizio di Almirante, il 18 Aprile 1970, viene ucciso dai”rossi” l’attivista missino, Ugo Venturini. Sarà il primo di una lunga serie, che disseminerà le strade e le Piazze di molte città italiane, di giovani morti, sui due fronti. La pressione del PCI nelle piazze e in parlamento è sempre più pressante le tensioni si accendono al punto tale che non saranno più scontri accesi dove frequentemente si contavano contusi e feriti, ma saranno le armi a sparare e ad uccidere e a farne le spese saranno tanti ragazzi di destra e di sinistra, facili prede negli anni dove imperava la “strategia della tensione”. Alle prime elezioni regionali del Giugno 1970, il Movimento Sociale Italiano comincia a risalire la china dopo i cali delle elezioni precedenti, raggiungendo il 5,2%. Contemporaneamente, il 7 Giugno si svolgono anche le elezioni amministrative. Al Comune di Modena si ebbero i seguenti risultati: PCI, 55.849 voti e il 47,84%; il PSU 10.062 voti e l’8,75%; il PSIUP ebbe 4520 voti e il 3,38& ; il PSI 7.610 voti con il 6,54%; la DC 27.668 voti al 23,80%; il PRI 2.105 voti l’1.81%; il PLI 5.092 voti e il 4,32%; il Movimento Sociale Italiano ottenne 3.445 voti e il 2,96%. Entrò in consiglio comunale Gianpaolo Manzini con 286 preferenze, seguito, nelle preferenze da: Francesco Zambrano con 196 e da Leopoldo Parigini con 91. Il 9° Congresso del Partito, che si svolse a Roma, dal 21 al 23 Novembre, denota un cambiamento di rotta radicale. E’ cambiata anche la scenografia e, per la prima volta dal 1948, il Movimento Sociale, tiene, senza scontri, il suo primo Congresso unitario. Dal Luglio 1970, al mese di Febbraio 1971, sarà la “Rivolta di Reggio Calabria” a tener desta l’opinione pubblica. Iniziata come azione tendente a ottenere per quella città il ruolo di capitale della regione, diventa in seguito un vero e proprio scontro politico e il MSI, dopo le “prese di distanza” iniziali, con colui che poi diventerà Deputato, “Ciccio” Franco, si trovò a cavalcare quella battaglia prettamente meridionalista. Nei primi mesi del 1971 nasce a Milano la “maggioranza silenziosa” che, in varie città italiane, vide sfilare per le strade, decise a fronteggiare la strumentalizzazione della piazza da parte delle sinistre, migliaia di persone di destra. Con le elezioni amministrative, parziali che videro un clamoroso successo del Msi in tante città (Roma il 16,2%, in Sicilia il 16,3%, Catania il 21,5%) il Partito si avvia a quella trasformazione che lo porterà a costituire, nella ricerca di una “egemonia” dell’area di destra la nuova formazione politica “Destra Nazionale”. Si cercò un’aggregazione di tutta l’area anticomunista, svilendo, in parte, la vera “identità” del MSI. Quella manovra porterà il partito su posizioni più “garantiste”, inserendo nelle proprie liste personalità provenienti da altre esperienze politiche ad esempio quella dell’Ammiraglio Gino Birindelli, ex comandante delle forze navali della Nato nel Mediterraneo. L’ammiraglio venne anche a Modena in occasione della campagna elettorale e dopo vi fu un incontro conviviale al quale parteciparono tantissimi modenesi. Un altro aspetto che, a posteriori, suscitò numerose polemiche, fu quello della “costruzione” di un’area culturale di destra più coesa, guidata dal filosofo Armando Plebe che, “transfuga” da sinistra, con numerosi convegni, anche a livello europeo e con la realizzazione di riviste che raccoglievano il pensiero di uomini di cultura di varie nazioni quali, Eugene Jonesco, Thomas Molnar, Vintila Horia, Giuseppe Prezzolini, Ernst Junger, Mircea Eliade, Diego Fabbri, Giuseppe Berto e molti altri, si cercò di dare un’immagine “perbenista” ma in realtà “qualunquista”, alla cultura di destra, da sempre “emarginata” o quanto meno esclusa dai circuiti “che contano”. L’ala rautiana continuerà a mantenere viva, all’interno del partito la linea radicale e antisistema e servirà, attraverso iniziative quali l’uscita di “Civiltà”, “Alternativa” e “Linea” a tenere aggregati uomini di cultura in contrapposizione agli orientamenti, che in quel periodo , prevalevano nel MSI. Le elezioni politiche del 1972 fecero fare un notevole balzo in avanti al Partito che, con 2.896.752 voti, pari al 8,6%, inviò alla Camera 56 Deputati, e al Senato, con il 9,0% e 2.737.595 voti, ebbe 26 Senatori. A Modena vi furono questi risultati Al Comune di Modena vi furono questi risultati: Movimento Sociale Italiano, 4.996 voti pari al 4,13%; il Partito Comunista rimase sulla posizione delle ultime elezioni con il 47,92%, così come i democristiani fermi al loro valore tradizionale del 25%; in calo i socialisti e i liberali. Nella Circoscrizione, Bologna, Ferrara, Ravenna, Forlì fu eletto deputato il modenese Pietro Cerullo, mentre nella nostra circoscrizione, Modena, Reggio, Parma e Piacenza venne eletto il piacentino Carlo Tassi, con grave disappunto del candidato modenese Gianpaolo Manzini che si vide sconfitto, per una manciata di voti. Continua però la spirale della violenza: a Salerno il 7 Luglio del ‘72 un altro giovane di destra, il missino Carlo Falvella fu ucciso a coltellate da un estremista dell’ultra sinistra. Dal 18 al 21 Gennaio 1973 si svolge a Roma il 10° Congresso del Movimento Sociale Italiano. La lunga e articolata relazione introduttiva del Segretario del Partito Almirante, che venne completamente recepita nella mozione finale, cercando di ridurre il più possibile i riferimenti ideologici al “passato regime” ed inserendo al vertice della Presidenza uomini come Gino Birindelli, Achille Lauro, e Covelli, sarà il momento del massimo risultato di quella operazione che non durerà molto tempo. Nel frattempo il Raggruppamento giovanile della “Giovane Italia” si trasforma nel “Fronte della Gioventù” che, anche a Modena, ritornerà ad avere, come all’inizio degli anni ’60, un considerevole aumento degli iscritti. Il 23 Febbraio 1973 a Modena si costituiva la nuova Direzione Federale del Movimento Sociale Italiano. La direzione venne così composta: Manzini Dr. Gianpaolo, Commissario Straordinario e Enti Locali; Rebucci Rag. Gianfranco Vice Commissario e Sindacati; Rivaroli Ing. Bruno, Vice Commissario e Organizzazione; Zucchini Prof. Bruno, Settore scuola ed attività sportive; Pincelli Univers. Antonio, settore Stampa e Cultura; Lasagni Geom. Filiberto, settore Propaganda; Mantovani Rino, settore Combattenti; Randelli Celso, Rapporti con la Provincia; Radmilovich M°. Roberto Segretario Sezione di Modena; Manara Univers. Enzo, Segretario Fronte della Gioventù; Meiners Univers. Paolo, Presidente del Fuan; Rebucci Prof.sa Maria Pia, settore femminile. I gravi incidenti dell’11 Aprile del 1973, a Milano, durante una manifestazione del MSI da tempo programmata e all’ultimo momento revocata, e che provocarono la morte dell’agente di PS Antonio Marino con l’incriminazione di due giovani missini, denunciati dagli stessi dirigenti del Partito, Vittorio Loi e Maurizio Murelli, crearono seri problemi a tutto il mondo della “Destra Nazionale”. A Modena, come in tutta Italia, suscitò vastissima eco la notizia del brutale assassinio dei due figli del Segretario della Sezione del MSI di Primavalle, a Roma. Alcuni militanti dell’estrema sinistra di “Potere Operaio”, diedero fuoco, la notte del 16 Aprile 1973, all’appartamento di Mario Mattei, dove trovarono orribile morte, due dei suoi figli, Virgilio di ventidue anni e Stefano di otto anni. Il “rogo di Primavalle” diede l’avvio ad un decennio di atroci lotte tra rossi e neri. L’immagine del giovane missino, carbonizzato, alla finestra della sua casa, fece rabbrividire l’intera nazione. Una famiglia “proletaria, di destra, distrutta, sterminata, da “figli di papà” ricchi e borghesi, che militavano a sinistra. La sequela dei lutti continuò nello stesso anno con l’uccisione a Reggio Calabria del militante della Cisnal, Giuseppe Santostefano, da parte di attivisti rossi, e della morte a Pavia di un altro missino, Emanuele Zilli, in seguito all’aggressione di comunisti di quelle zone. Mi trovai, in occasione dell’inaugurazione della sezione del MSI di Finale Emilia, assieme al Segretario del Partito, Gianpaolo Manzini, a distanza di poche settimane dal “rogo di Primavalle” a dover commemorare quel tragico fatto. Quella di Finale, era una delle poche sezioni del Msi aperte in Provincia di Modena: ero entrato da poco tempo nella direzione del Partito, dietro invito del Segretario il quale, in quella circostanza, volle che fosse il sottoscritto a tenere il discorso di presentazione della Federazione Modenese, onde avvalorare la mia presenza con quell’intervento: mi trovai, inizialmente, imbarazzato, anche perché non era previsto e Gianpaolo mi prese alla sprovvista, oltre al fatto che la presenza di un oratore “navigato” ed esperto quale era il Federale modenese mi mise in un certo imbarazzo. I recenti fatti di sangue in Italia mi portarono a svolgere un discorso improntato alla visione del superamento dell’ondata di odio che si stava sviluppando in Italia, cercai di essere il più possibile coerente alla mia personalità che, tra l’altro, mi aveva visto, in quelle zone, ai miei primi anni d’insegnamento: credo di aver superato onestamente la prova. Sempre in quell’anno vi furono, per il Movimento Sociale, due gravi perdite; a Febbraio morì l’ex Segretario Augusto De Marsanich e in Agosto perse la vita, in un tragico incidente stradale, Adriano Romualdi, figlio di Pino, che aveva già raggiunto rilevanti traguardi nel mondo della cultura e non solo di quella di destra. I quegli anni vi fu, su tutto il territorio nazionale, la costituzione delle Unità Sanitarie Locali (USL). Era, apparentemente, una vera e propria rivoluzione della Sanità pubblica. Alla costituzione era chiamata un’assemblea dove erano presenti i rappresentanti di tutti i Partiti politici, oltre ai Sindaci dei Comuni del comprensorio dove si andava a costituire. Modena, e i Comuni viciniori, costituivano la USL n.16. Al Partito non si trovò un medico o un paramedico disposto ad entrare in quella “costituente”. Mi si chiese di prendervi parte; accettai dopo qualche perplessità e mi trovai il giorno di quell’evento nell’aula consiliare del Comune di Modena a rappresentare il Msi. Era presente tutto il “ghota” politico modenese: già al primo incontro, un vecchio amico degli anni giovanili che rappresentava una posizione politica dell’area di centro, mi venne incontro affabile e sorridente, al momento della dichiarazione di chi rappresentavamo e che lo scrivente, in quel contesto, era il portavoce del Msi, ebbe una reazione istintiva e subito si allontanò, cosi come quando mi presentai all’allora Sindaco Germano Bulgarelli che ebbe una reazione analoga quasi “schifato” di dover stringere la mano a un missino; quando poi mi accomodai nello scranno solitamente a disposizione del Msi, fui subito “emarginato” dal consigliere repubblicano, mio vicino, che per prendere le distanze e dimostrarmi la sua “diversità”, mi girò completamente le spalle per farmi capire che lui non voleva avere niente a che fare con l’”appestato”. Mi stavo, veramente, divertendo “un sacco”. Quando poi presi la parola, dopo che altri erano intervenuti, mentre nell’aula era tutto un “vocio”, al momento che il Sindaco “suo malgrado” disse: “La parola al rappresentante del Msi”, vi fu immediatamente un silenzio di tomba. Tutti a squadrarmi, specialmente dai banchi della sinistra, in “cagnesco” quasi che la parola la prendesse lo “Yeti delle nevi”; la situazione era sempre più grottesca e in un certo qual modo favorì il mio intervento, con valutazioni suggeritemi da amici medici, che in precedenza avevo consultato; sparai la mia “arringa” contro il nuovo modo di concepire la Sanità specificando che, provenendo dal mondo della scuola e, avendo visto lo sfacelo che le innovazioni stavano portando in quel settore che avrebbero tutt’al più creato un maggior numero di “somari”, ben altra cosa sarebbe stato lo stravolgimento della sanità visto e considerato che si sarebbe giocato sulla “pelle” dei cittadini. Il mio dire suscitò la reazione dell’allora consigliere, poi futuro Sindaco, Mario del Monte, il quale mi interruppe asserendo che quello che dicevo erano le valutazioni che faceva il “Secolo d’Italia” (quotidiano del MSI) che lui, “edicolante” leggeva tutte le mattine. La mia risposta ovviamente venne facilitata, fu precisa e puntuale, prima complimentandomi con Lui della lettura del quotidiano poi dicendo: “ Ma, secondo Lei, avrei dovuto portare, in questa sede, gli articoli del suo giornale di partito l’”Unità” visto che rappresento un area politica totalmente opposta ecc.ecc.” Non vi fu l’applauso corale, ma ebbi la soddisfazione di ricevere le congratulazioni del rappresentante del Partito Liberale Italiano, il Dott. Gaetano Rossi, che si alzò dal suo scranno per stringermi la mano, dicendomi: ”La ringrazio per quello che ha detto, finalmente si risente in quest’aula, e con cognizione di causa, la voce del Movimento Sociale Italiano”. Dopo quattro incontri in quell’assemblea, essendo stato escluso dalla riunione dei capigruppo, laddove si dovevano “spartire la torta” della Sanità locale, diedi le mie dimissioni, poiché non accettavo il “loro modo democratico” della scalata al potere di quell’importante settore, che avrebbe dovuto essere a disposizione di tutta la cittadinanza e di tutti i loro rappresentanti. La salute pubblica non è né di destra né di sinistra. “loro”, l’hanno totalmente occupata. Per restare sempre in argomento vorrei raccontare di un incontro, avvenuto tempo dopo, con un amico degli anni della scuola che mi disse di essersi inserito nella dirigenza del Policlinico modenese, pur avendo avuto due parenti stretti uccisi nel dopoguerra dai partigiani: mi disse candidamente: “Se hai bisogno di qualsiasi cosa in questo settore puoi rivolgerti al sottoscritto che ha un ruolo abbastanza importante nella dirigenza”. Gli ribattei, ringraziandolo per l’offerta: “allora ti sei messo in tasca la tessera comunista o socialista”. Non mi negò di essersi iscritto al Partito Socialista e di aver fatto, all’interno di questo una “modesta carriera politica”. Il 25 Giugno 1973, anche a Modena, si costituì il Centro Sportivo Fiamma. Esso era nato nel 1948 come, ente promozionale dello sport con l’obiettivo dell’allargamento del numero dei praticanti nel nostro paese e con la convinzione che lo sport, sia esso agonistico o ricreativo, rappresenti una parte essenziale nel processo educativo dell’individuo e sia quindi un fattore determinante, in vista del miglioramento qualitativo dei cittadini. Il Centro Nazionale Sportivo Fiamma, era diffuso su tutto il territorio Nazionale con centinaia di società che operavano in quasi tutte le discipline sportive giungendo anche a traguardi di altissimo livello come lo dimostrarono le atlete, Gabriella Dorio Medaglia d’oro nei 1550 metri alle Olimpiadi di Los Angeles ed Agnese Possamai, campionessa italiana ed europea del mezzofondo. A Modena, i fondatori della Società Sportiva “Fiamma Modena” furono; Bruno Zucchini, Maurizio Coppini, Enzo Manara, Carlo Marcucci, Corrado Rebucci, Maurizio Rebucci, Roberto Radmilovich, Gianfranco Rebucci, Ettore Sola, Donato Saltini e Maurizio Spinelli. L’attività era particolarmente rivolta all’atletica leggera e alla pallavolo. Modesta fu l’attività svolta, per tantissime ragioni, mancanza di fondi, difficoltà a trovare impianti, ostracismo da parte del potere locale e altri fattori negativi che non permisero un vero e proprio decollo. Dopo pochi anni la società si sciolse, per essere ripresentata sul nostro territorio, nel 1983. Il referendum abrogativo sul divorzio, tenutosi il 12/13 Maggio 1974, che vide il MSI schierato a fianco della DC nella speranza di un “recupero” dell’area centrista, creò un dibattito interno di notevoli proporzioni. Ricordo che, poche settimane prima di quel voto, venne a Modena per la campagna elettorale, l’On. Giorgio Almirante con il quale ebbi un piccolo scontro nella sede del partito poiché sostenevo che gran parte della base degli iscritti al Msi, compreso il sottoscritto, era favorevole al divorzio e che sarebbe stato sufficiente ascoltare gli “umori” dei cittadini per rendersi conto che quella ”iniziativa” era un fallimento in partenza e che, per la posizione stessa dell’uomo Almirante, si sarebbe dovuto orientare verso quella scelta. Mi rispose che “quell’operazione, puramente politica, era troppo importante per il partito. Io insistetti perché almeno, si sarebbe dovuto lasciare libera scelta all’elettorato di destra. Il referendum, come previsto, fu una vera e propria “debacle” per l’asse Almirante-Fanfani. Il MSI si trovò, anche per altre situazioni sfavorevoli quali, “la strategia della tensione”, con la strage di Piazza della Loggia di Brescia del 28 Maggio 1974, e della strage del treno Italicus del 4 Agosto, a dover fronteggiare una campagna di stampa e di accuse tali, da parte di tutti, mass-media e partiti politici, che accusavano i neo fascisti di ogni malvagità e di tutte le turpitudini che accadevano nel paese. Notevole impressione suscitò, in tutta Italia, il 18 Aprile 1974, la notizia del rapimento, a Genova da parte delle “Brigate Rosse”, del Sostituto Procuratore della Repubblica di quella città, Mario Sossi. Rimarrà prigioniero delle “sedicenti”, come si giustificavano a quei tempi, BR, per parecchi giorni, interrogato, “processato”, fotografato, mentre le indagini brancolavano nel buio. Il 17 Giugno 1974 a Padova, nella sezione del MSI, sono uccisi dalle “Brigate Rosse” due militanti missini, Giuseppe Mazzola e Graziano Giralucci. Nel mese di Ottobre di quell’anno provocò ampio scalpore, a Modena la notizia dell’arresto del noto avvocato, per molti anni aderente al MSI, Leopoldo Parigini. I giornali locali “Gazzetta di Modena” e “Il Resto del Carlino” riportarono, con titoli a tutta pagina, del tipo: ” Passava da Modena la via del golpe”, la clamorosa notizia che, oltre a suscitare stupore e incredulità negli ambienti modenesi, fu altrettanto sconvolgente all’interno del Partito. Il Parigini, dopo aver subito mesi di carcere e continui processi, fu completamente scagionato dalle accuse, ma, quanto meno si vide, in parte, compromessa la sua professione di avvocato. Iniziarono in quel periodo le pubblicazioni di una rivista d’area, controcorrente, “La Voce della Fogna” diretta dall’”eretico” Marco Tarchi, che ebbe ampia diffusione tra i giovani del Msi. L’anno 1975 vide l’”escalation” della violenza politica sul territorio Nazionale. A Roma continui scontri avvennero, durante il Processo ai militanti di Potere operaio, Achille Lollo, Manlio Grillo e Marino Clavo, accusati di essere gli esecutori del “Rogo di Primavalle”. Il giorno 28 Febbraio, nell’aula di Tribunale si scontrarono un missino e un extraparlamentare di sinistra, riconosciuto, sette ore dopo, da testimoni missini, come l’uccisore del giovane del Fuan, Mikis Mantekas. Quel personaggio, dopo lo scontro in tribunale venne fermato dalla polizia e immediatamente rilasciato per il pronto intervento di uno dei legali del collegio di difesa degli accusati tra i quali erano presenti due personaggi di spicco della sinistra: il Senatore Umberto Terracini del Pci e il Senatore Giacomo Mancini del PSI. Poche ore dopo gli extraparlamentari di sinistra attaccano, armati di pistole e di bottiglie molotov, la sede del MSI di Via Ottaviano, provocando una vera e propria tempesta di fuoco, Mikis Mantekas sarà colpito con un colpo di pistola in testa e morirà subito dopo. Vi furono inoltre numerosi feriti tra i giovani del Msi. A Milano, in quel drammatico periodo, si compie uno dei più atroci ed efferati delitti di quegli “anni di piombo”. Un nutrito gruppo di militanti della frangia extraparlamentare di “Avanguardia Operaia”, sono una decina, attaccano “coraggiosamente”, a colpi di “chiave inglese” un ragazzino di diciannove anni, militante del “Fronte della Gioventù”, sotto al portone della sua casa. E’ il 13 Marzo 1975. Gli spaccano il cranio con una serie di “sprangate” con l’attrezzo del quale ne avevano fatto un emblema e lo abbandonano in una pozza di sangue. Il giovane resiste sino al 29 Aprile, si chiude il quel modo la vita di Sergio Ramelli. In quei giorni, sempre a Milano, saranno “sprangate” una decina di persone tutte di destra. In questi ultimi tempi, alcune città d’Italia, Modena compresa, hanno dedicato a Sergio Ramelli la titolazione di una strada. Il 29 Ottobre, sempre nell’infuocata Roma, era ucciso a colpi di fucile sparati da una macchina, davanti alla sezione del Msi di Via Gattamelata al quartiere Prenestino, da brigatisti rossi, il giovanissimo militante missino, diciassette anni, Mario Zicchieri. Sempre in quell’anno, a Milano in Aprile, durante un attacco di militanti comunisti a due auto di missini, il giovane Antonio Braggion, vistosi sopraffatto e rimasto isolato, mentre gli attaccanti gli sfasciavano l’auto nella quale si era rifugiato e già stavano per colpirlo, per difendersi, estrae dal cassetto dell’auto una pistola e spara nella direzione degli extraparlamentari uccidendo il giovane militante di sinistra, Claudio Varalli. Scontri e manifestazioni si succederanno nei giorni successivi, Milano era veramente a “ferro e fuoco”. Pure a Modena si respirava quel clima da “guerra civile” che si era creato nelle grandi città. I giovani di destra si trovavano in uno stato di continua tensione e la preoccupazione dei dirigenti del partito era particolarmente elevata; bisognava cercare di tenere sotto controllo i ragazzi che si sentivano “braccati” e che andavano alla ricerca di un’eventuale difesa, a tutti i costi, in caso di azioni da parte degli extraparlamentari di sinistra. Il momento fu particolarmente delicato. Fortunatamente sul nostro territorio non accaddero episodi simili a quelli che, quasi quotidianamente, avvenivano nelle due città, Roma e Milano Alle elezioni amministrative che si tennero nel 1975 si ebbero a Modena, risultati sostanzialmente invariati rispetto a quelle precedenti. Al Comune di Modena i risultati furono i seguenti: il PCI con 68.615 voti e il 53,66% conquista 29 seggi risultando sempre più il dominatore incontrastato della politica modenese; il PSI 11.400 voti e l’8,92% conquita 3 seggi; il PSDI con il 5,16%, due seggi il PRI 2.894 voti e il 2,26% un seggio;; la DC 30.234 voti e il 23,64% 12 seggi; il Pli 3.351 voti il 2,62% un seggio e il MSI ottiene 4343 voti e il 3,4% conquistando un seggio che viene occupato da Gianpaolo Manzini. Anche in Provincia il MSI conquista un seggio sul quale si siede, Giordano Bruno Rivaroli. Anche l’anno 1976 fu drammatico per la catena continua della guerriglia urbana, un vero e proprio stillicidio quotidiano di episodi di violenza, attentati, incendi, omicidi, pestaggi. I vari gruppi armati sembravano aver preso possesso del territorio; le città più colpite, Roma e Milano, ma anche, Napoli Torino, Firenze e tante città di Provincia, i militanti di “Potere Operaio”, “Brigate Rosse”, “Autonomia Operaia”, “Prima Linea”, a sinistra e “Ordine Nuovo”, “Nuclei Armati Rivoluzionari”, “Avanguardia Nazionale”, a destra, sono ogni giorno sulla cronaca nera dei giornali italiani. Citiamo solamente alcuni casi “eclatanti”: quello dell’uccisione, il 29 Aprile 1976 a Milano, del Consigliere Comunale del MSI, l’avvocato Enrico Pedenovi di cinquanta anni e padre di due figlie, “freddato” da dieci proiettili sparati da due terroristi. Un mese dopo, a Sezze Romano, (Latina), dopo un comizio del Deputato del Msi, Sandro Saccucci, vi furono gravi incidenti, i missini, aggrediti, sparano e uccidono il giovane Luigi De Rosa di 19 anni, iscritto alla Federazione Giovanile Comunista. Il 10 Luglio è ucciso, a Roma, da elementi d’estrema destra, il Giudice Vittorio Occorsio che da tempo indagava sui movimenti “neo-fascisti”. Il 15 Dicembre, a Sesto San Giovanni (Milano), resta ucciso in uno scontro con elementi delle brigate rosse, l’unico modenese, a mia memoria, rimasto coinvolto in quella “guerra civile strisciante” degli “anni di piombo”, l’Avv. Vittorio Padovani. Di Modena, laureato in Legge, si era, da qualche anno, trasferito a Milano come Vice-Questore: io lo ricordo come atleta della Società Panaro, sezione Atletica Leggera e in varie circostanze ci siamo battuti, sulle piste, tra le staffette 4x100 della Fratellanza e della S.S.Panaro. In quell’anno si tennero le Elezioni Politiche che videro il Msi in declino rispetto al grosso successo ottenuto nel 1972. Il Partito ottenne alla Camera 2.245.376 voti pari al 6,1%, eleggendo 35 Deputati, mentre al Senato con 1780950 voti uguali al 5,7%, ebbe 15 Senatori. Vi fu, in quella tornata elettorale, il traguardo più alto del PCI che raggiunse il 34,4%, mentre la DC con il 38,3% rimaneva sempre il partito di maggioranza. A Modena città il Movimento Sociale raggiunse il 2,9% mentre la DC raggiunse il 27,7% e il solito PCI, il 52,2%. A Modena, il 4 Dicembre 1976, il “Comitato per la città a misura d’uomo”, organizza la famosa “lenzuolata”di Piazza Grande per denunciare le irregolarità edilizie e le responsabilità della Giunta Comunale relative alle “strane” situazioni relative al quartire “Cittadella”, alla stessa Piazza Grande con l’abbattimento del Palazzo di Giustizia e la costruzione della Cassa di Risparmio con l’avanzamento di alcuni metri nella Piazza, rispetto all’edificio precedente, oltre alla strana operazione della demolizione della “ex Gil”, uno dei più importanti edifici dell’architettura degli “anni trenta” con relativo verde e campi da gioco dove al momento si era installata la Scuola Media “Amici” per costruirvi grandi palazzi a “reddito” stravolgendo completamente quella zona e la costruzione dell’”Asse attrezzato” chiamata anche la “strada dei rubli” ed altre discutibili “operazion”i. Venne anche pubblicato sull’argomento un “libro bianco”, ma in breve tempo tutto fu “messo a tacere”. In quel mese di Dicembre, per impedire che la realizzazione del progetto Almirantiano della Destra Nazionale potesse avere ulteriore successo, attraverso un iniziativa guidata dalla Democrazia Cristiana e da frange della massoneria, si tenta un operazione tendente a “frantumare” l’area di destra. Il 20 Dicembre 1976si costituisce alla Camera il gruppo parlamentare: “Costituente di Destra-Democrazia Nazionale”. Il colpo, inizialmente, per il Movimento Sociale è molto duro; se ne andranno, a far parte di quella nuova coalizione, 17 Deputati su 35, 9 Senatori su 15, 13 Consiglieri Regionali su 40, 51 Consiglieri Provinciali su 160, 350 Consiglieri Comunali su 1500. Il vertice del Partito è decapitato. Nello stesso tempo non una Federazione passa con i dissidenti e la base resterà unita e vicina al Movimento Sociale Italiano. I fondatori e i Dirigenti di “Democrazia Nazionale” furono: Ernesto De Marzio, Gastone Nencioni, Raffaele Delfino, Mario Tedeschi, Enzo Giacchero e il modenese Pietro Cerullo che fu anche Segretario di DN dall’Aprile al Dicembre 1979 data dello scioglimento e che, alle elezioni di quell’anno, raggiunse solamente lo 0,6% e nessun deputato eletto, fece un “flop” clamoroso. A Modena quell’operazione fu molto discussa, e la base, che era completamente allineata sulla linea di Almirante e Rauti, che allora “andavano a braccetto”, non accettò assolutamente la posizione degli “scissionisti”. Pure io rimasi sorpreso e amareggiato, senza arrivare alla “demonizzazione” e/o alle accuse di “seguaci di Badoglio”, ai dirigenti modenesi, Pietro Cerullo e Gianpaolo Manzini, che fecero quella scelta. Subito dopo il Movimento Sociale Italiano tiene, dal 14 al 16 Gennaio 1977 a Roma, il suo 11° Congresso. L’allontanamento di una vasta parte degli uomini che predicavano l’inserimento a tutti costi nel “sistema”, lascia spazio al “leader” della corrente “Linea Futura”, Pino Rauti che troverà un perfetto accordo con il Segretario Giorgio Almirante, per rilanciare una politica più aggressiva a sinistra. Vi sarà unità d’intenti e l’elezione a Presidente del MSI di Pino Romualdi e a Segretario di Giorgio Almirante, ridaranno ampia fiducia alla base che era rimasta “frastornata” dalla scissione “demonazionale”. Al Congresso, poi, del “Fronte della Gioventù” del Maggio ‘77 (dopo l’uscita di Pietro Cerullo che ne era stato il Presidente) verrà nominato Segretario Nazionale l’almirantiano, Gianfranco Fini. Nell’estate di quell’anno si avrà anche la realizzazione del “1° Campo Hobbit”, che fu il primo esperimento di raduno di giovani di destra in un contesto puramente “Ricreativo” e con la presa di distanza da certi stereotipi del mondo classico della “destra neofascista”. Negli anni seguenti vi furono altre due edizioni di quella manifestazione, che segnò un punto di riferimento fondamentale nell’evoluzione del “movimentiamo” missino e che porterà ad una vera rivoluzione culturale nei giovani del “Fronte”. Purtroppo la violenza continua ancora quell’anno con una serie impressionante di, agguati, uccisioni, “gambizzazioni”, ne fece le spese anche il noto giornalista Indro Montanelli, e le solite “sigle” si assumevano la responsabilità di queste azioni, in una vera e propria “escalation” del terrore. A Torino il 1° Ottobre, nell’incendio di un bar-discoteca, “Angelo Azzurro” dove erano soliti riunirsi giovani di destra, in seguito all’attacco di elementi dell’estrema sinistra, morirà carbonizzato, un giovane simpatizzante, Roberto Crescenzo, mente a Roma il 28 Dicembre, viene ucciso da killer “rossi” il militante di destra; Angelo Pistolesi. Uno degli agguati più feroci, dove rimasero uccisi tre giovani missini, fu quello della strage, alla sezione del Msi “Lacca Larentia” di Roma la sera del 7 Gennaio 1978. Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni si erano ritrovati nella sede per andare a fare un volantinaggio relativo ad un concerto, che il gruppo musicale d’area, “Amici del Vento”, doveva tenere in quei giorni. Sono tre ragazzi di nemmeno venti anni; i primi due vengono uccisi da una scarica di mitraglietta sparati da un auto di militanti dell’estrema sinistra, davanti alla sede del Msi, il terzo verra ucciso poco dopo da un Capitano dei Carabinieri in seguito alla tensione che si era creata nella zona, subito dopo l’agguato dei “rossi” Quella giornata, per molti militanti di destra segnò un punto di “passaggio, traumatico, per tanti di loro che si avvicinarono e presero parte alla “lotta armata” e al “terrorismo”. Il 6 Marzo, nell’infuocata Roma, fu ucciso Franco Anselmi, appartenente alle formazioni extraparlamentari di estrema destra, e il 20 Aprile, venne trovato morto, nella cella dove, a poche ore dal suo arresto, era stato collocato in seguito ad una manifestazione, il giovane, aderente al “Fronte della Gioventù”: Riccardo Minetti. Sono stati quelli, anni in cui anche il vertice del partito ebbe gravi difficoltà a tenere sotto controllo le correnti giovanili disturbate dalla situazione caotica del “movimentismo” della società giovanile di quei tempi e condizionate da un certo “immobilismo politico” dei capi storici. Da una comunicazione statistica di quegli annisono stati censiti, nel 1978 in Italia, 2365 attentati e atti di violenza contro persone e cose, 111 attentati contro uffici di polizia, 333 contro sedi politiche e di sindacati, 871 attentati a persone, 45 sequestri, sono state uccise 37 persone. Il 10 Gennaio 1979 a Roma restano uccisi due giovani di destra: il diciottenne Alberto Giaquinto in uno scontro con la polizia e Stefano Cecchetti attentato compiuto dai “compagni organizzati per il comunismo” che feriscono altre tre giovani di un gruppetto di missini nella zona di Monte Sacro. Il 16 Giugno muore, in seguito alle ferite riportate durante una aggressione dei “rossi”, avvenuta alcuni giorni prima, mentre era con la sorella sotto casa, il giovane missino Francesco Cecchin. In Primavera, si tengono le elezioni politiche anticipate che vedranno un leggero cedimento del Msi. Malgrado la scissione di Democrazia Nazionale, che scompare avendo raggiunto una percentuale dello 0,6%, il Partito reggerà più che dignitosamente ottenendo, alla Camera 1.930.689 voti pari al 5,3% con 30 Deputati e, al Senato, 1.782.004 voti con il 5,6% e 13 Senatori. A Modena città il Msi resta sul 2,6%, mentre la DC con il 26,3% e il PCI con il 51,5% manterranno le posizioni raggiunte nel 1976. Dal 5 al 7 ottobre 1979, si tiene a Napoli il 12° Congresso del Movimento Sociale Italiano al quale lo scrivente partecipò come rappresentante modenese della corrente “Spazio Nuovo” di Pino Rauti. Pur essendo il partito guidato in effetti dal “tandem” Almirante-Rauti, la contrapposizione tra le correnti è abbastanza forte e il Congresso si chiuse, alla presenza del “leader” del “Front National” francese, Jean Marie Le Pen, con la vittoria della corrente almirantiana, pur restando quella di Rauti molto forte ed egemone nell’area giovanile.
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