Di Davide e Simone

 

 

ENERGIA ORGONICA

 

-PARTE PRIMA: Wilhelm Reich lo scopritore dell’energia orgonica.  (di Davide).

 

-Periodo europeo:

Wilhelm Reich nacque il 24 marzo 1897 in Romania. Il padre Wilhelm era un ricco fattore, ciò consentì ai suoi due figli di non frequentare le scuole pubbliche ma di seguire lezioni private tramite un tutore. Nel 1910 la madre di Reich si suicidò, dopo che Wilhelm, allora tredicenne, riferì al padre di una relazione tra lei e il tutore. Nel 1914 anche il padre morì, lasciando al giovane Wilhelm la totale responsabilità della conduzione dell'attività paterna, cosa che egli fece fino allo scoppio della prima guerra mondiale. Alla fine della guerra si iscrisse alla facoltà di medicina di Vienna, dopo un breve periodo in cui studiò legge e nel 1922 conseguì la laurea. Durante gli anni universitari mantenne il fratello e se stesso dando ripetizioni ad altri studenti. L'interesse per i lavori di Freud e per la psicoanalisi lo indussero ad iniziare il suo training psicoanalitico. Durante gli anni universitari studiò psichiatria e biologia. Nel 1922 si sposò con Annie Pink e dal matrimonio nacquero due figlie: Eva e Lore. Nel 1922 fu nominato assistente della clinica psicoanalitica appena costituita dallo stesso Freud e nel 1924 divenne direttore del seminario tecnico. Dopo aver soggiornato per qualche tempo nella Germania nazista ed essendo diventata questa troppo pericolosa per i suoi trascorsi in organizzazioni di sinistra, Reich cercò rifugio in un paese neutrale qual era la Danimarca in quegli anni. Reich arrivò in Danimarca nel maggio del 1933 ed ottenne un permesso di soggiorno di sei mesi, ma non il permesso di lavoro. Allo scadere dei sei mesi il permesso di soggiorno non venne rinnovato e non gli fu possibile rimanere ulteriormente in Danimarca e così, verso la fine del 1933, si trasferì a Malmoe, città dell'estremità meridionale della Svezia. Anche le autorità svedesi, però, senza fornire alcuna motivazione non gli rinnovarono il permesso di soggiorno e, così, nell'estate del 1934 Reich tornò in Danimarca sotto il nome di Peter Stein. Nel 1934 i nemici di Reich all'interno della società psicoanalitica internazionale riuscirono ad ottenere la sua espulsione dall'associazione. Dopo un soggiorno di cinque anni in Norvegia, Reich lasciò l'Europa per trasferirsi negli Stati Uniti e non vi fece mai più ritorno. A dispetto delle enormi difficoltà incontrate, l'evoluzione del lavoro di Reich non si arrestò. L'interesse per la ricerca e per la verifica sperimentale delle sensazioni di correnti bioelettriche, portarono Reich allo studio di organismi unicellulari quali le amebe.

 

-Scoperta dei bioni e dell’energia orgonica:

durante i tentativi messi in atto allo scopo di ottenere le amebe da infusioni d'erba vennero scoperti i bioni (1936 )-forme di transizione fra la materia non vivente e quella vivente, da Reich definiti come-"l'unità funzionale elementare di tutta la materia vivente ". Fu durante lo studio di un tipo particolare di bioni, che Reich scoprì la radiazione orgonica ( gennaio del 1939 ) ed iniziò a studiarne le caratteristiche, sia a livello puramente fisico che biologico, che differenziavano questa energia da tutte le altre.

 

 

 

 

 

 

-Periodo americano:

Wilhelm Reich una volta giunto negli Stati Uniti insegnò per due anni psicologia medica a New York. Nel dicembre del 1939 si sposò con Ilse Ollendorf da cui divorziò nel 1951 e da cui ebbe il figlio Peter nel 1944. Una volta stabilitosi negli USA, Reich acquistò una casa vicino i New York, dove fondò l'Orgone Institute. Negli Stati Uniti Reich, in breve tempo, installò un laboratorio per proseguire gli studi sulla biologia orgonica e sulla biofisica. Nell'estate del 1940 scoprì venerdì orgonica cosmica e, nello stesso anno, costui il primo orgono-accumulatore.

 

-Costruzione dell’accumulatore orgonico:

 Gli studi sperimentali sulle proprietà dell'energia orgonica avevano evidenziato, tra le altre cose, che le sostanze organiche hanno la caratteristica di attrarre e trattenere l'orgone, mentre le sue tante metalliche dapprima lo attraggono, ma subito dopo lo respingono. Reich postulò che creando uno spazio delimitato da strati alternati organici e metallici, dall'esterno all'interno, si sarebbe potuto creare, all'interno dell'accumulatore, uno spazio contenente una maggiore concentrazione di energia orgonica rispetto all'ambiente circostante. Esperimenti condotti su topi cancerosi e su pazienti con cancro avanzato, misero in luce delle enormi potenzialità terapeutiche dell'accumulatore. Studi di termometri evidenziarono un aumento della temperatura all'interno dell'accumulatore che non poteva essere spiegato dalla fisica tradizionale. I quanti di energia orgonica, una volta frenati dalle pareti dell'accumulatore perdono energia cinetica che viene trasformata in calore. Nel dicembre 1944 mise a punto un fluoro fotometro con cui fu possibile misurare il grado di potenza orgonica di varie sostanze. Ad ulteriore conferma del funzionamento degli accumulatori vennero condotti studi elettroscopici con il contatore geiger e con tubi sottovuoto (1948).

 

-Costruzione del motore ad energia orgonica:

 Nel 1947 venne scoperta la forza motrice dell'orgone, grazie a cui Wilhelm Reich fu in grado di costruire dei motori funzionanti ad energia orgonica. Reich, tuttavia, non divulgò mai l'elemento fondamentale per il funzionamento di questi motori, il cosiddetto fattore Y. Nel 1948 fu creata l'Associazione Americana di Orgonomia Medica. Sempre nel 1948 fu organizzato il primo congresso internazionale di orgonomia nel Maine.

 

-Esperimento Oranur:

Nel 1951 Reich condusse l'esperimento Oranur, dove 1mg di radio, ancora alloggiato nel suo contenitore di piombo, viene inserito per cinque ore in un accumulatore a 20 strati, collocato, a sua volta, dentro una camera orgonica. Durante i successivi cinque giorni il materiale radioattivo fu lasciato dentro l'accumulatore per un'ora, mentre l'ultimo giorno solamente per mezz'ora. Uno dei fatti più importanti portati alla luce dall'esperimento fu la scoperta dell'energia mortale che Reich definì DOR (Deathly ORgone). Si tratta di energia orgonica che ha esaurito la sua carica vitale a causa della radiazione nucleare, è avida d'acqua ed ossigeno e ha un profondo impatto negativo su ogni attività vitale. Reich notò anche l'annerimento e la disgregazione di rocce intorno al laboratorio. Gli effetti dell'esperimento Oranur produssero una serie di manifestazioni patologiche in chi vi aveva preso parte e l'atmosfera tutto intorno a rimase impregnata di DOR e fu impossibile proseguire l'esperimento e permanere nel luogo.

 

 

 

 

 

 

-Costruzione del cloud-buster: 

Per combattere questa situazione Reich ideò il primo cloud-buster (1952). Ben presto divenne chiaro come l'uso di uno strumento così semplice in apparenza e privo di sofisticata tecnologia, fosse in grado di ripristinare una condizione di naturale pulsazione atmosferica, di indurre la formazione o la distruzione di nuvole, di dissolvere la nebbia, sostituire lo stagnante DOR atmosferico con energia orgonica pulsante. Il cloud-buster è costituito essenzialmente da una serie di tubi di materiale metallico (nella quasi totalità dei casi si utilizza il rame, ma non mancano versioni con metalli differenti) disposti parallelamente tra di loro. I vari tubi sono collegati a loro volta ad una sorgente di energia orgonica come possono essere cristalli di quarzo puro. Oggigiorno molti cloud-buster vengono utilizzati in America per combattere l’inquinamento atmosferico.

 

-Contro la desertificazione:

 Il nuovo campo di ricerca della meteorologia assorbì completamente Reich, particolarmente il processo della desertificazione. Lo stesso processo in cui l'energia orgonica viene sostituita dal DOR avviene nei due regni atmosferico e biologico, per cui si ha la scomparsa progressiva della vegetazione, una trasformazione del terreno fino alla comparsa di sabbia, la morte di ogni forma di vita precedente e la sua sostituzione con forme secondarie di esistenza, sia nel regno animale in quello vegetale. Per studiare meglio il processo di desertificazione e la possibilità di combatterlo Wilhelm Reich organizzò nell'ottobre del 1954 una spedizione in Arizona. Durante la spedizione apparve chiaro a tutti i partecipanti che il lavoro di ripristino della normale pulsazione atmosferica, grazie alla rimozione del DOR atmosferico effettuata con i cloud-buster, veniva regolarmente seguita dalla ricomparsa di DOR come conseguenza del passaggio di oggetti volanti, osservati e di giorno che di notte. Reich li ritenne responsabili del processo di desertificazione del pianeta attraverso la deliberata immissione nell'atmosfera di DOR. Ritenne anche che la loro propulsione forse dovuta ad una tecnologia altamente avanzata in grado di utilizzare l'energia orgonica. Allo scopo di combattere questi oggetti Reich arricchì i cloud-buster con dell'uranio decaduto utilizzato l'esperimento Oranur; questi cloud-buster vennero chiamati space-gun. Durante queste operazioni alcuni operatori si sentirono male, ed uno in particolare ebbe una paralisi acuta mentre stava operando.

 

-Problemi giudiziari:

 Dal 1945 al 1953, nonostante la consapevolezza delle continue investigazioni condotte su di lui e sulle sue attività da parte dell' FBI, Reich continuò senza sosta le sue ricerche. Il 20 febbraio 1954 un'ingiunzione della Corte Distrettuale affermò che gli accumulatori erano una frode e che quindi se ne vietava la diffusione, che l'energia orgonica non esisteva e che tutta la letteratura orgonomica doveva essere bruciata, cosa che avvenne nel 1956. Nel 1957 Reich fu condotto in una prigione federale poiché un suo collaboratore aveva fatto trasportare presso il suo indirizzo degli accumulatori e dei libri riguardanti l'orgonomia. Il 3 novembre dello stesso anno, fu trovato morto nella sua cella. Durante la sua detenzione continuò a lavorare e fu in grado di trovare la formula definitiva per la gravità negativa. Molti studiosi nel corso degli anni si sono dati da fare allo scopo di replicare gli esperimenti condotti Reich. Dai loro scritti appare evidente la voglia di dimostrarne l'infondatezza scientifica. Purtroppo per loro altri hanno replicato e con successo tali esperimenti. Eventuali variazioni dai risultati ottenuti da Reich sono state facilmente spiegate dalle mutate condizioni energetiche del nostro pianeta.

 

 

 

 

 

 

ACCUMULATORE ORGONICO:

 

La superficie interna di tutti gli accumulatori deve essere composta di metallo nudo. Pitture, vernici o rivestimenti sul metallo ostacoleranno l’effetto dell’accumulazione, anche se la galvanizzazione con lo zinco non interferisce. La superficie esterna di tutti gli accumulatori deve essere composta da una sostanza che assorbe l’orgone, generalmente organica, non metallica. Metalli e materiali non metallici devono essere alternati in strati multipli dentro le pareti dell’accumulatore per aumentare l’accumulazione di energia. Più sono gli strati, più potente é l’accumulatore, sebbene non si raddoppia la forza semplicemente raddoppiando gli strati. Un accumulatore a tre strati avrà circa il 70% di potenza di uno a dieci strati. Accumulatori di differente misura possono anche essere inseriti uno dentro l’altro per sviluppare una carica più forte. In accumulatori a strati multipli, si può raddoppiare lo strato organico esterno (non metallico) con lana di vetro o lana di roccia, e lo strato di metallo più interno (lamiera zincata o acciaio) per aumentare la capacità di accumulazione energetica. L’errore più comune, fatto da molti che riproducono gli esperimenti con l’accumulatore orgonico di Reich, è l’uso di materiali impropri. Per accumulatori usati sui sistemi viventi e particolarmente per utilizzo umano, rame, alluminio e altri materiali non ferrosi devono essere evitati completamente poiché producono effetti tossici. Analogamente certi tipi di schiume poliuretaniche, rigide o morbide, non hanno un buon effetto sul sistema vivente quando usati in un accumulatore. Non deve essere usato nessun tipo di materiale impregnato con formaldeide, o fatto con altre colle o resine altamente tossiche.

L’accumulatore non svilupperà una forte carica durante il tempo umido o piovoso. In giorni simili, la carica di orgone sulla superficie della terra é molto bassa, la maggior parte della quale é assorbita dalle nuvole di un temporale vicino o ad una certa distanza. La carica di orgone più forte si è osservata nell’accumulatore in giorni limpidi, soleggiati, quando la carica orgonica é abbastanza forte anche alla superficie della terra. L’accumulatore orgonico usato ad altezze più elevate tenderà a produrre cariche più forti che ad un’altitudine più bassa. Basse latitudini possono produrre cariche più forti che alte latitudini. Bassa umidità atmosferica tende a produrre cariche più forti che umidità atmosferica più alta. Periodi con molte macchie solari ed eruzioni solari coincidono con periodi di carica orgonica più forte, se paragonati a periodi con poche eruzioni o macchie solari. Allineamenti fra la terra, sole e luna, durante i periodi di luna piena e nuova, sembra che producano una carica più forte.

 

GENERATORE ORGONICO:

 

Più di duecento anni fa, Franz Anton Mesmer, osservò che lo scorrimento relativo di campi di energia orgonica (da lui definita magnetismo animale), causava la produzione di altra energia. Basandosi su questo principio, Karl Welz, un ricercatore austriaco, riuscì nel 1992 a costruire il primo generatore di energia orgonica della storia. Schematizzandolo, il generatore orgonico ha, al suo interno, due campi di energia mantenuti da due accumulatori di energia orgonica. Questi accumulatori, un tempo venivano realizzati mediante strati di materiale metallico e organico alternati, adesso vengono realizzati con l'orgonite (un particolare materiale conduttore di energia orgonica scoperto dallo stesso Welz nel 1994). Uno di questi campi è mantenuto da un magnete, mentre l'altro è collegato ad un oscillatore.

La pulsazione causa lo scorrimento reciproco dei due campi di energia e, conseguentemente, la produzione di energia. Questo nuovo strumento, costituisce un significativo passo avanti rispetto all'accumulatore di energia orgonica che è soltanto in grado di accumulare e non di generare energia. Oltre a ciò, Karl Welz, scoprì che l'energia orgonica pulsante (che solo il generatore di energia orgonica o un pianeta rotante possono produrre) converte il DOR in energia orgonica positiva..

 

 

 

PARTE SECONDA: teoria dell’energia orgonica (di Simone).

 

-Che cos’è l’energia orgonica:

Rifacendoci alle conoscenze attuali in questo campo, risulta ancora molto difficile cercare di elaborare una teoria fisica che spieghi in modo esauriente la natura di questa forma di energia che, come dimostrano numerosissimi esperimenti, crea un campo di forze che circonda il corpo umano e che si estende per una distanza di qualche metro oltre la superficie cutanea e s’irradia da alcune parti del corpo, in particolare dalle mani.

Possiamo quindi definire questo tipo di energia, con le conoscenze che abbiamo attualmente, come un particolare tipo di fenomeno elettromagnetico legato a tutti gli organismi viventi.

Molti esperimenti sono stati condotti da scienziati di vari paesi, al fine di accertare l’esistenza e le proprietà di un campo di forze che sarebbe generato dal corpo fisico degli esseri viventi. Da qui si è concluso che l’energia orgonica o orgone è una vera e propria energia fisica, non qualche forza ipotetica. Essa carica e irradia da tutti gli oggetti viventi e non, può penetrare tutte le forme di materia, sebbene a diversa velocità, e tutti i materiali influenzano l'energia orgonica, attraendola e assorbendola, o riflettendola ed espellendola. L'orgone è fortemente attratto dalla materia vivente, dall'acqua e da se stesso. Può fluire da un posto all'altro nell'atmosfera attraverso flussi di energia, ma generalmente mantiene un flusso da ovest verso est, muovendosi insieme e poco più rapidamente della rotazione terrestre. La carica orgonica di un ambiente o di una sostanza non è statica, ma varia nel tempo, secondo onde. L'orgone esiste anche in forma libera nell'aria e nel vuoto dello spazio.

L'orgone è correlato ma abbastanza diverso dalle altre forme di energia. Può ad esempio dare una carica magnetica a un conduttore ma non è magnetico di per sé, o una carica elettrostatica a un materiale isolante, ma non è elettrostatico nella sua natura. Reagisce con grande disturbo alla presenza di materiale radioattivo e le sue perturbazioni possono essere registrate da un contatore Geiger adattato. L'orgone è anche il mezzo attraverso cui vengono trasmesse le onde elettromagnetiche, l'"etere" degli antichi, sebbene non sia elettromagnetico nella sua natura. Le correnti dell'energia orgonica nell'atmosfera terrestre influenzano la circolazione, la temperatura, la pressione e l'umidità dell'aria, intervenendo nella creazione dei temporali. Nello spazio, l'energia orgonica influenza i fenomeni solari e la gravità.

-Caratteristiche dell’energia orgonica:

Riassumendo le caratteristiche principali di questa forma di energia sono:

1)L'energia orgonica è inversamente proporzionale alla legge di entropia in quanto fluisce da concentrazioni minori verso concentrazioni maggiori (sintropia).

2)E’ presente in diverse concentrazioni e flussi nell’ambiente che variano nel tempo.

3)Il flusso di energia avviene mediante movimenti ondulatori pertanto ipotizziamo l’esistenza di un’onda orgonica che attraversa qualsiasi mezzo con diverse velocità.

4)Presenta alcune proprietà tipiche dei fenomeni elettromagnetici.

5)Viene emessa da qualsiasi organismo vivente.

 

 

-Rotorgon:

Che cosa rivela questo strumento

Il rotorgon ( rotore + orgone ) è un semplice dispositivo che consente di rivelare l’esistenza di un campo di energia vitale,sia quella emessa dal corpo umano, sia quella presente nell’ambiente in cui viviamo, proveniente dagli spazi cosmici e circolante intorno al pianeta. Tutto fa ritenere che questo tipo di energia sia di natura orgonica, sia perché parte integrante dello strumento è un accumulatore orgonico, sia perché esso mette in luce alcune proprietà che sono peculiari di questo tipo di energia.
Noi qui non possiamo entrare nel merito della vera natura di questa energia, d’altra parte per certi aspetti ancora controversa, ma ci sembra di poter affermare fin da ora che il rotorgon non sia altro che un mezzo attraverso il quale la suddetta energia vitale subisca dapprima una degradazione ad energia di tipo elettrostatico e che questa venga successivamente convertita in energia cinetica. Infatti va detto subito che l’elemento sensibile di questo strumento è un organo rotante il quale, col suo moto spontaneo e senza l’ausilio di alcuna forma di energia supplementare convenzionale, dimostra l’esistenza di una forma di energia sconosciuta e inesauribile.
Gli studi e le ricerche circa le possibili applicazioni di questo tipo di energia sono tuttora in corso e le sue utilizzazioni si annunciano tanto promettenti quanto imprevedibili, potendo andare da una nuova forma di forza motrice ad energia libera (cioè dalla disponibilità illimitata) fino alla possibile realizzazione di un nuovo mezzo di comunicazione a distanza.
Questo nostro lavoro ha tuttavia solo un carattere divulgativo, senza alcuna pretesa di affrontare il problema sulla base di una trattazione scientifica..
Il rotorgon si compone essenzialmente di due parti :

1) una parte fissa, o statore;

2) una parte mobile, o rotore ( girante).

Lo statore si ricava da una scatola cilindrica (diametro : 12 –14 cm; altezza : 10 – 12 cm) di cartone pressato (o di legno). Detta scatola dovrà essere sezionata lungo due generatrici diametralmente opposte e una mezza circonferenza, situata a circa 2 cm dal fondo. Ne risulta una scatola che ha conservato il fondo, dalla quale però è stata asportata una fascia semicilindrica(vedi Tav5).Abbiamo ottenuto in realtà una mezza scatola, la cui parete riveste una particolare importanza perché farà parte di un accumulatore orgonico del tutto particolare. Infatti, detta parete dovrà essere rivestita da uno o più strati di cotone e di ferro. Procedendo dal dorso della parete semicilindrica verso l’interno della scatola incontreremo i seguenti strati : cartone(o legno) > cotone(ovatta) > lamiera di ferro (latta). Al centro della scatola verrà fissata una colonnina, preferibilmente di ottone (potrebbe andar bene anche una vite di ottone da 5 MA, lunga 6 – 7 cm ).Sulla sua sommità verrà praticato un foro cieco, di 0,2 – 0,3 mm di profondità, destinato ad ospitare il perno conico del rotore (perno a spillo). Anche sul fondo della scatola verrà collocato uno strato di cotone e, su questo, un disco di lamiera di ferro.
Lo statore deve poter essere orientato secondo i 4 punti cardinali e, a questo scopo, è munito di una apposita bussola, fissata all’estremità di una barretta di ottone avvitata al fondo della scatola e sporgente da questo di 6 – 7 cm. E’ evidente che sarà possibile orientare lo statore solo se questo sarà montato, tramite un perno, su di un supporto verticale, a sua volta munito di base. E’ così che, per l’orientamento del rotorgon, possiamo fare ruotare l’intero strumento attorno al suo perno, ferma restando la base sul suo appoggio. All’altra estremità della barretta di ottone(alidada), nei modelli in cui il bordo della scatola è così alto da occultare la girante, sarà necessario montare uno specchio, fissato al telaio tramite una cerniera che consente di aggiustarne l’inclinazione.

Il rotore(o girante) si compone di 4 parti : 1) un perno a spillo- 2) un dischetto collettore – 3) una raggiera –4) un anello.

Risultati delle sperimentazioni:

-La carica

Se carichiamo lo strumento applicando le mani anche solo a pochi millimetri dalla parete della scatola e/o dal fondo,notiamo che il rotore entra presto in rotazione. La velocità di rotazione dipende dalla durata della carica e dall’intensità dell’energia trasmessa. In buone condizioni si sono raggiunti i 18 – 20 giri/min.
Il senso di rotazione dipende dall’orientamento dello strumento rispetto ai punti cardinali. Si è constatato che se la direttrice E – W passa per la mezzeria della scatola (o asse di simmetria della scatola, traccia del piano normale a quello secondo il quale la scatola è stata sezionata), in modo che la parte concava della scatola è orientata a W, il senso di rotazione è quasi sempre antiorario. Solo in corrispondenza di perturbazioni atmosferiche tale senso di rotazione tende ad invertirsi, come meglio vedremo in seguito.
Se s’inverte l’orientamento dello strumento, con la parte concava della semiscatola rivolta ad E, anche il senso di rotazione della girante s’inverte prontamente e diventa orario.
Questo farebbe pensare all’esistenza di una corrente energetica che investe lo strumento da W verso E, così come prevede la teoria della propagazione dell’onda orgonica cosmica. Le cariche indotte dalle mani non avrebbero altra funzione se non quella di potenziare la debole energia convogliata dall’onda orgonica. Quindi, secondo questa ipotesi, lo strumento si troverebbe soggetto all’azione combinata di un’onda portante amplificata e, per così dire, modulata da una sorgente locale di energia vitale. Da questo punto di vista il rotorgon non sarebbe sempre in grado di fornire una misura attendibile dell’intensità dell’energia che s’irradia dalle mani, non essendo in grado di selezionare questa da quella dell’onda orgonica che lo investe. E questo sarebbe confermato dal fatto che , a parità di altre condizioni, non basta apporre le mani allo strumento per indurre nel rotore sempre la stessa velocità di rotazione. Al contrario, si è visto che questa cambia, a parità di condizioni psico-fisiche dell’operatore, in funzione di altre variabili, prime fra tutte le condizioni meteorologiche.
C’è chi vede il moto rotatorio spontaneo del rotore in qualche modo correlato con la natura dinamica dell’energia orgonica che, come sappiamo, avrebbe la caratteristica di propagarsi per onde e a spirale. In determinate condizioni si verrebbe a creare un vortice che trascinerebbe in rotazione, per una sorta d’induzione elettrostatica, l’anello di carta (la girante) immerso in questo campo rotante. E’ un fatto che la somministrazione di cariche elettrostatiche al rivestimento esterno dello statore potenzia le prestazioni del rotorgon, il che si manifesta con una brusca accelerazione del rotore (elettrizzazione per strofinio del rivestimento di cellofan della scatola e/o impiego di uno ionizzatore quale mezzo ausiliario).

 

 

 

 


La carica dello strumento può essere effettuata anche per mezzo di una lampada ad incandescenza (60 – 80w), posta ad una distanza di 50 – 60 cm. Se poi s’investe lo strumento con un lampo di luce intermittente,la girante, che prima era ferma, si mette in moto e accelera a mano a mano che la frequenza del lampeggiatore aumenta. E’ molto difficile, tuttavia, stabilire un sincronismo tra la frequenza del lampo e la velocità di rotazione della girante la quale dapprima accelera, ma poi esce fuori fase, rallenta e può fermarsi. Qui entrano in giuoco elementi ancora poco noti, come il ruolo dell’accumulatore che in parte trattiene l’energia che riceve dall’esterno, in parte la cede e in parte, forse, la trasforma.
In generale, prima di fermarsi definitivamente, la girante assume un moto intermittente : si ferma, resta immobile per qualche secondo (il tempo della ricarica) e poi riparte, riprende a girare per qualche minuto ancora e si ferma di nuovo. L’arresto definitivo è preceduto da soste che si vanno facendo sempre più lunghe. Si è notato che in questo caso, di solito, l’apparecchio continua a funzionare anche con pessime condizioni meteorologiche (cielo coperto e pioggia). Se però il maltempo dura da qualche giorno, poco dopo la carica la girante si arresta. Giova tenere presente, a questo proposito, che il rotorgon è messo in azione, una volta caricato, dal flusso dell’onda orgonica che lo attraversa, onda che è pulsante e convoglia un’energia che dipende da vari parametri tra cui, soprattutto, come si è detto, le condizioni del tempo.
Si è accennato agli impedimenti che possono essere causa di precoce arresto della girante. Tra questi dobbiamo includere la presenza dell’operatore al momento in cui questi entra nella stanza ove è in atto l’esperimento. Sappiamo che, per il principio della sintropia (o entropia negativa),valido per tutti i sistemi viventi, un sistema a più alto potenziale orgonico sottrae energia a quello che trovasi ad un livello energetico più basso. In questo caso si avrebbe un travaso d’energia dallo strumento all’operatore che trovasi presso di esso. Se però lo strumento è del tutto scarico, si è notato che può avvenire il contrario. E’ quindi consigliabile disporre le cose in modo da poter controllare il funzionamento dello strumento a distanza, onde evitare di pregiudicare l’esito della prova.
Un fenomeno analogo a quello ora descritto lo possiamo osservare anche solo accostando una pianta ( un vaso di fiori ) al rotorgon in funzione : la girante si arresta in modo definitivo.

-Durata della scarica:

La durata della scarica dello strumento è funzione del potenziale orgonico dell’ambiente : quanto più è piccola la differenza di potenziale tra strumento e ambiente, tanto più è lungo il tempo di scarica. Quando, tuttavia, quest’ultimo si estende oltre le ventiquattro ore, non sembra che si possa parlare più di scarica dello strumento. In questo caso, infatti, viene fatto di pensare ad una sorta di alimentazione dello strumento da parte della corrente orgonica locale. E’ un punto, questo, di estremo interesse che meriterebbe di essere approfondito mediante una sistematica sperimentazione. Quando si assiste ad una rotazione del rotore che si protrae così a lungo, in modo autonomo, con moto continuo e regolare, di giorno e di notte, non si può non pensare ad una somministrazione d’energia orgonica da parte dell’ambiente.
Con gli ultimi perfezionamenti apportati allo strumento abbiamo notato che il moto spontaneo della girante è praticamente perenne, di giorno e di notte, anche se interrotto, di tanto in tanto, da brevi pause necessarie per la ricarica.

 

 

 

Questo grafico (su tempi molto ampi) dimostra i grandi intervalli di tempi di scarica totale e carica totale del rotorgon:

-Il potenziale critico:

Per potenziale critico del rotorgon (Pcr) s’intende il più basso livello d’energia utile per vincere l’inerzia dell’equipaggio mobile e il modesto attrito del perno a spillo sul suo cuscinetto. Esso è una caratteristica costruttiva dell’apparecchio e rappresenta la soglia al di sopra della quale il rotorgon entra in funzione.
Se l’apparecchio trovasi in un ambiente il cui potenziale energetico non è tale da riuscire a mantenere in rotazione la girante con continuità (atmosfera povera di carica vitale ) ma è ad un livello energetico al quale lo strumento è sul punto di entrare in funzione, se cioè il potenziale dell’ambiente nel quale operiamo coincide quasi col Pcr,anche una modesta corrente orgonica può essere rivelata dallo strumento. Infatti, l’energia convogliata da detta corrente orgonica, pur trovandosi ad un potenziale inferiore a Pcr, è accumulata nello statore che, come abbiamo visto, è dotato di un piccolo accumulatore orgonico.
Dopo un certo tempo, l’accumulo di detta energia determina l’aumento del suo potenziale (così come un accumulo di calore provoca un innalzamento della temperatura) fino a superare il Pcr. A questo punto la girante si mette in moto e resta in rotazione per un tempo che dipende dalla quantità di energia accumulata.
Durante questa fase, che chiameremo fase attiva, l’apparecchio scarica, sotto forma di energia cinetica, l’energia potenziale accumulata nella precedente fase di carica (fase passiva).
Se lo strumento trovasi in un ambiente il cui potenziale è assai inferiore al Pcr (clima insalubre e/o carico di umidità e agenti inquinanti), se vogliamo che riveli la presenza della corrente orgonica dobbiamo in qualche modo fornire energia allo strumento (uso di una lampada, esposizione in ambiente solare, irradiazione con le mani, ecc.).
In alternativa, non resta che attendere che le condizioni climatiche e stagionali favoriscano le cose con la presenza di un flusso orgonico sufficientemente attivo.

 

 


Se, da ultimo, siamo favoriti da condizioni climatiche e ambientali ottimali, con un potenziale energetico locale maggiore del Pcr, lo strumento ci sorprenderà per le sue prestazioni assolutamente imprevedibili. Il rotore allora rivela, col suo moto spontaneo, vivace e costante, tutta la potenza convogliata dall’onda orgonica e noi, presi da stupore per questo insolito moto rotatorio perenne di un anello di carta, movimento che ha in sé qualcosa di vivo, ci sorprenderemo a osservare questo fenomeno del tutto nuovo nelle varie ore del giorno e della notte.

-Onda orgonica:

Si può anche pensare ad un’onda orgonica che investe lo strumento con le sue semi-onde positive (creste) e negative (ventri). La cresta, con un potenziale maggiore di Pcr, imprime il moto alla girante; la semi-onda negativa, di potenziale inferiore a Pcr, non è in grado di mantenerla in rotazione.
La presenza di un’onda orgonica è messa in evidenza dal rotorgon anche quando, in condizioni favorevoli, lo strumento funziona con continuità. Infatti, il moto della girante non è quasi mai un moto rotatorio uniforme, cioè a velocità costante, ma vario e la girante è soggetta a continue accelerazioni e decelerazioni. E’ ciò che fa pensare alla presenza di un flusso d’energia variabile nel tempo. Immerso in un campo di energia che lo attraversa, lo strumento, come abbiamo avuto più volte occasione di accennare, può funzionare da solo, senza apporto di energia dall’esterno, purché il potenziale dell’ambiente lo aiuti.
E’ un po’ quello che accade in una radio a galena. In questo caso, infatti, la sola energia convogliata dall’onda elettromagnetica è in grado di far vibrare la membrana dell’auricolare della cuffia. L’onda modulata viene raddrizzata dal cristallo e resa udibile, ma non viene amplificata. Se vogliamo captare stazioni lontane e, quindi, rivelare onde che convogliano minore energia, dobbiamo ricorrere ad una fonte locale d’energia, che amplifica l’onda in arrivo e ci consente di alimentare l’altoparlante. In modo analogo si comporta il rotorgon
Quando l’onda orgonica è particolarmente intensa e/o le condizioni ambientali lo consentono, lo strumento la rivela senza l’ausilio di un’energia aggiuntiva. Se l’onda è flebile e lo strumento lavora in condizioni sfavorevoli, è necessario “alimentarlo“ mediante la somministrazione di un’energia supplementare, che ne innesca il funzionamento. La funzione della lampada (o di qualunque altro mezzo ausiliario) si può paragonare a quella della corrente che alimenta un apparecchio radio.

-La lunghezza d’onda orgonica:

Abbiamo visto che il moto della girante si compone di un moto accelerato seguito da uno ritardato. Raramente quest’ultimo rallenta fino a fermarsi : è la pausa necessaria per la carica. Ma di solito è tutto un susseguirsi di creste e di ventri, di massimi e di minimi di velocità di rotazione. In questo regime di moto ondulato, non è difficile misurare il tempo che intercorre tra due minimi successivi e questo tempo non è altro che il periodo T, cioè la durata di un’oscillazione. E’ un valore che si ripete sempre uguale e assume il significato di una costante, associato spesso ai suoi multipli ( le armoniche ). Ma per poter calcolare la lunghezza  dell’onda orgonica dobbiamo conoscere la sua velocità V di propagazione. Abbiamo al riguardo le osservazioni fatte da W. Reich, secondo il quale si tratterrebbe di una velocità di poco superiore a quella V’ di rotazione della Terra nel punto considerato.
Assumendo per tale maggiorazione un valore compreso tra il 10 e il 20 % e per una località situata al 42° di latitudine N ( Roma ) otteniamo : V = V’ x 1,15 = 352 x 1,15 = 405 m/sec.

 

 


A seguito di ripetute misure si è trovato per T il dato di 25 sec per la fondamentale ( 50 e 75 per le armoniche).Per la lunghezza d’onda otteniamo allora:

l = V x T = 405 x 25 = 10.125 m

Se fosse un’onda elettromagnetica ( ma non lo è ) apparterrebbe al campo delle onde lunghissime. Il valore ora trovato perl è stato confermato, come vedremo in seguito, da misure effettuate per mezzo dell’orgonometro. Dal periodo ricaviamo la frequenza che è data da :

f = 1 / T = 0,04 cicli / sec che equivale a 2,4 cicli al minuto.

Questa è una velocità della girante che appartiene alla gamma di 2 – 3 giri/min( v. a pag. 7 ).
A questo punto viene fatto di pensare che tutte le velocità registrate col rotorgon non siano altro che frequenze di altrettante onde orgoniche e che quella che finora abbiamo definito come “onda orgonica“ in realtà non sia che la risultante di un fascio di onde(eteriche). La gamma delle onde rivelate dallo strumento sarebbe quindi compresa nell’intervallo che va dai 1000 ai 10.000 metri.

 

 

 

Bibliografia: documenti relativi alla biofisica e siti internet