Di
Davide e Simone
ENERGIA
ORGONICA
-PARTE PRIMA: Wilhelm Reich lo scopritore
dell’energia orgonica. (di Davide).
-Periodo
europeo:
Wilhelm Reich
nacque il 24 marzo 1897 in Romania. Il padre Wilhelm era un
ricco fattore, ciò consentì ai suoi due figli di non frequentare le
scuole pubbliche ma di seguire lezioni private tramite un tutore. Nel 1910 la
madre di Reich si suicidò, dopo che Wilhelm, allora
tredicenne, riferì al padre di una relazione tra lei e il tutore. Nel 1914 anche
il padre morì, lasciando al giovane Wilhelm la totale responsabilità della
conduzione dell'attività paterna, cosa che egli fece fino allo scoppio della
prima guerra mondiale. Alla fine della guerra si iscrisse
alla facoltà di medicina di Vienna, dopo un breve periodo in cui studiò legge e
nel 1922 conseguì la laurea. Durante gli anni universitari mantenne il fratello
e se stesso dando ripetizioni ad altri studenti. L'interesse per i lavori di
Freud e per la psicoanalisi lo indussero ad iniziare il suo training
psicoanalitico. Durante gli anni universitari studiò psichiatria e biologia.
Nel 1922 si sposò con Annie Pink e dal matrimonio nacquero due figlie: Eva e
Lore. Nel 1922 fu nominato assistente della clinica psicoanalitica appena
costituita dallo stesso Freud e nel 1924 divenne direttore del seminario
tecnico. Dopo aver soggiornato per qualche tempo nella
Germania nazista ed essendo diventata questa troppo pericolosa per i
suoi trascorsi in organizzazioni di sinistra, Reich cercò rifugio in un paese
neutrale qual era la Danimarca in quegli anni. Reich arrivò in Danimarca nel
maggio del 1933 ed ottenne un permesso di soggiorno di sei mesi, ma non il
permesso di lavoro. Allo scadere dei sei mesi il permesso di soggiorno non venne rinnovato e non gli fu possibile rimanere
ulteriormente in Danimarca e così, verso la fine del 1933, si trasferì a
Malmoe, città dell'estremità meridionale della Svezia. Anche
le autorità svedesi, però, senza fornire alcuna motivazione non gli rinnovarono
il permesso di soggiorno e, così, nell'estate del 1934 Reich tornò in Danimarca
sotto il nome di Peter Stein. Nel 1934 i nemici di Reich all'interno della
società psicoanalitica internazionale riuscirono ad ottenere la sua espulsione
dall'associazione. Dopo un soggiorno di cinque anni in Norvegia, Reich lasciò
l'Europa per trasferirsi negli Stati Uniti e non vi fece mai più ritorno. A
dispetto delle enormi difficoltà incontrate, l'evoluzione del lavoro di Reich
non si arrestò. L'interesse per la ricerca e per la verifica sperimentale delle
sensazioni di correnti bioelettriche, portarono Reich allo studio di organismi unicellulari quali le amebe.
-Scoperta dei
bioni e dell’energia orgonica:
durante i tentativi messi in atto allo scopo di
ottenere le amebe da infusioni d'erba vennero scoperti i bioni (1936 )-forme di
transizione fra la materia non vivente e quella vivente, da Reich definiti
come-"l'unità funzionale elementare di tutta la materia vivente ". Fu
durante lo studio di un tipo particolare di bioni, che Reich scoprì la radiazione
orgonica ( gennaio del 1939 ) ed iniziò a studiarne le caratteristiche, sia a
livello puramente fisico che biologico, che differenziavano
questa energia da tutte le altre.
-Periodo
americano:
Wilhelm
Reich una volta giunto negli Stati Uniti insegnò per
due anni psicologia medica a New York. Nel dicembre del 1939 si sposò con Ilse
Ollendorf da cui divorziò nel 1951 e da cui ebbe il figlio Peter nel 1944. Una
volta stabilitosi negli USA, Reich acquistò una casa vicino i
New York, dove fondò l'Orgone Institute. Negli Stati Uniti Reich, in
breve tempo, installò un laboratorio per proseguire gli studi sulla biologia
orgonica e sulla biofisica. Nell'estate del 1940 scoprì venerdì orgonica
cosmica e, nello stesso anno, costui il primo orgono-accumulatore.
-Costruzione
dell’accumulatore orgonico:
Gli studi sperimentali sulle proprietà
dell'energia orgonica avevano evidenziato, tra le altre cose, che le sostanze
organiche hanno la caratteristica di attrarre e trattenere l'orgone, mentre le
sue tante metalliche dapprima lo attraggono, ma subito dopo lo
respingono. Reich postulò che creando uno spazio delimitato da strati alternati
organici e metallici, dall'esterno all'interno, si sarebbe potuto creare,
all'interno dell'accumulatore, uno spazio contenente una maggiore
concentrazione di energia orgonica rispetto
all'ambiente circostante. Esperimenti condotti su topi cancerosi e su pazienti
con cancro avanzato, misero in luce delle enormi potenzialità terapeutiche
dell'accumulatore. Studi di termometri evidenziarono un aumento della
temperatura all'interno dell'accumulatore che non poteva essere spiegato dalla
fisica tradizionale. I quanti di energia orgonica, una
volta frenati dalle pareti dell'accumulatore perdono energia cinetica che viene
trasformata in calore. Nel dicembre 1944 mise a punto
un fluoro fotometro con cui fu possibile misurare il grado di potenza orgonica
di varie sostanze. Ad ulteriore conferma del
funzionamento degli accumulatori vennero condotti studi elettroscopici con il
contatore geiger e con tubi sottovuoto (1948).
-Costruzione
del motore ad energia orgonica:
Nel 1947 venne
scoperta la forza motrice dell'orgone, grazie a cui Wilhelm Reich fu in grado
di costruire dei motori funzionanti ad energia orgonica. Reich, tuttavia, non
divulgò mai l'elemento fondamentale per il funzionamento di questi motori, il
cosiddetto fattore Y. Nel 1948 fu creata l'Associazione Americana di Orgonomia Medica. Sempre nel 1948 fu organizzato il primo
congresso internazionale di orgonomia nel Maine.
-Esperimento
Oranur:
Nel 1951 Reich
condusse l'esperimento Oranur, dove 1mg di radio, ancora alloggiato nel suo
contenitore di piombo, viene inserito per cinque ore
in un accumulatore a 20 strati, collocato, a sua volta, dentro una camera
orgonica. Durante i successivi cinque giorni il materiale radioattivo fu
lasciato dentro l'accumulatore per un'ora, mentre l'ultimo giorno solamente per
mezz'ora. Uno dei fatti più importanti portati alla luce dall'esperimento fu la
scoperta dell'energia mortale che Reich definì DOR (Deathly ORgone).
Si tratta di energia orgonica che ha esaurito la sua
carica vitale a causa della radiazione nucleare, è avida d'acqua ed ossigeno e
ha un profondo impatto negativo su ogni attività vitale. Reich notò anche
l'annerimento e la disgregazione di rocce intorno al laboratorio. Gli effetti
dell'esperimento Oranur produssero una serie di manifestazioni patologiche in
chi vi aveva preso parte e l'atmosfera tutto intorno a rimase
impregnata di DOR e fu impossibile proseguire l'esperimento e permanere nel
luogo.
-Costruzione
del cloud-buster:
Per combattere
questa situazione Reich ideò il primo cloud-buster (1952). Ben presto divenne
chiaro come l'uso di uno strumento così semplice in apparenza e privo di sofisticata tecnologia, fosse in grado di ripristinare una
condizione di naturale pulsazione atmosferica, di indurre la formazione o la
distruzione di nuvole, di dissolvere la nebbia, sostituire lo stagnante DOR
atmosferico con energia orgonica pulsante. Il cloud-buster è costituito essenzialmente
da una serie di tubi di materiale metallico (nella quasi totalità dei casi si
utilizza il rame, ma non mancano versioni con metalli differenti) disposti
parallelamente tra di loro. I vari tubi sono collegati
a loro volta ad una sorgente di energia orgonica come
possono essere cristalli di quarzo puro. Oggigiorno molti cloud-buster vengono utilizzati in America per combattere l’inquinamento
atmosferico.
-Contro la desertificazione:
Il nuovo campo di ricerca della meteorologia
assorbì completamente Reich, particolarmente il processo della desertificazione. Lo stesso processo in cui l'energia
orgonica viene sostituita dal DOR avviene nei due
regni atmosferico e biologico, per cui si ha la scomparsa progressiva della
vegetazione, una trasformazione del terreno fino alla comparsa di sabbia, la
morte di ogni forma di vita precedente e la sua sostituzione con forme
secondarie di esistenza, sia nel regno animale in quello vegetale. Per studiare
meglio il processo di desertificazione e la
possibilità di combatterlo Wilhelm Reich organizzò nell'ottobre del 1954 una
spedizione in Arizona. Durante la spedizione apparve chiaro
a tutti i partecipanti che il lavoro di ripristino della normale pulsazione
atmosferica, grazie alla rimozione del DOR atmosferico effettuata con i
cloud-buster, veniva regolarmente seguita dalla ricomparsa di DOR come
conseguenza del passaggio di oggetti volanti, osservati e di giorno che di
notte. Reich li ritenne responsabili del processo di desertificazione
del pianeta attraverso la deliberata immissione nell'atmosfera di DOR. Ritenne
anche che la loro propulsione forse dovuta ad una tecnologia altamente
avanzata in grado di utilizzare l'energia orgonica. Allo scopo di combattere
questi oggetti Reich arricchì i cloud-buster con dell'uranio decaduto
utilizzato l'esperimento Oranur; questi cloud-buster vennero
chiamati space-gun. Durante queste operazioni alcuni operatori si sentirono
male, ed uno in particolare ebbe una paralisi acuta mentre stava operando.
-Problemi
giudiziari:
Dal 1945 al 1953, nonostante la consapevolezza
delle continue investigazioni condotte su di lui e sulle sue attività da parte dell' FBI, Reich continuò senza sosta le sue ricerche. Il 20
febbraio 1954 un'ingiunzione della Corte Distrettuale affermò che gli accumulatori
erano una frode e che quindi se ne vietava la diffusione, che l'energia
orgonica non esisteva e che tutta la letteratura orgonomica doveva essere
bruciata, cosa che avvenne nel 1956. Nel 1957 Reich fu
condotto in una prigione federale poiché un suo collaboratore aveva fatto
trasportare presso il suo indirizzo degli accumulatori e dei libri riguardanti
l'orgonomia. Il 3 novembre dello stesso anno, fu trovato morto nella sua cella.
Durante la sua detenzione continuò a lavorare e fu in grado di trovare la
formula definitiva per la gravità negativa. Molti studiosi nel corso degli anni
si sono dati da fare allo scopo di replicare gli esperimenti condotti Reich.
Dai loro scritti appare evidente la voglia di dimostrarne l'infondatezza
scientifica. Purtroppo per loro altri hanno replicato e con successo tali
esperimenti. Eventuali variazioni dai risultati ottenuti da Reich sono state
facilmente spiegate dalle mutate condizioni energetiche del nostro pianeta.
ACCUMULATORE
ORGONICO:
La superficie
interna di tutti gli accumulatori deve essere composta
di metallo nudo. Pitture, vernici o rivestimenti sul metallo
ostacoleranno l’effetto dell’accumulazione, anche se la galvanizzazione con lo
zinco non interferisce. La superficie esterna di tutti gli accumulatori deve essere composta da una sostanza che assorbe l’orgone,
generalmente organica, non metallica. Metalli e materiali non metallici devono
essere alternati in strati multipli dentro le pareti dell’accumulatore per
aumentare l’accumulazione di energia. Più sono gli
strati, più potente é l’accumulatore, sebbene non si raddoppia la forza
semplicemente raddoppiando gli strati. Un accumulatore a tre strati avrà circa
il 70% di potenza di uno a dieci strati. Accumulatori di differente misura
possono anche essere inseriti uno dentro l’altro per sviluppare una carica più
forte. In accumulatori a strati multipli, si può raddoppiare lo strato organico
esterno (non metallico) con lana di vetro o lana di roccia, e lo strato di
metallo più interno (lamiera zincata o acciaio) per aumentare la capacità di accumulazione energetica. L’errore più comune, fatto da
molti che riproducono gli esperimenti con l’accumulatore orgonico di Reich, è
l’uso di materiali impropri. Per accumulatori usati sui sistemi viventi e
particolarmente per utilizzo umano, rame, alluminio e altri materiali non
ferrosi devono essere evitati completamente poiché producono effetti tossici.
Analogamente certi tipi di schiume poliuretaniche, rigide o morbide, non hanno
un buon effetto sul sistema vivente quando usati in un accumulatore. Non deve
essere usato nessun tipo di materiale impregnato con formaldeide, o fatto con
altre colle o resine altamente tossiche.
L’accumulatore
non svilupperà una forte carica durante il tempo umido
o piovoso. In giorni simili, la carica di orgone sulla
superficie della terra é molto bassa, la maggior parte della quale é assorbita
dalle nuvole di un temporale vicino o ad una certa distanza. La carica di orgone più forte si è osservata nell’accumulatore in
giorni limpidi, soleggiati, quando la carica orgonica é abbastanza forte anche
alla superficie della terra. L’accumulatore orgonico usato ad altezze più
elevate tenderà a produrre cariche più forti che ad un’altitudine più bassa.
Basse latitudini possono produrre cariche più forti che alte latitudini. Bassa
umidità atmosferica tende a produrre cariche più forti che
umidità atmosferica più alta. Periodi con molte macchie
solari ed eruzioni solari coincidono con periodi di carica orgonica più
forte, se paragonati a periodi con poche eruzioni o macchie solari.
Allineamenti fra la terra, sole e luna, durante i periodi di luna piena e
nuova, sembra che producano una carica più forte.
GENERATORE
ORGONICO:
Più di duecento
anni fa, Franz Anton Mesmer, osservò che lo scorrimento relativo di campi di energia orgonica (da lui definita magnetismo animale),
causava la produzione di altra energia. Basandosi su questo principio, Karl
Welz, un ricercatore austriaco, riuscì nel 1992 a costruire il primo generatore
di energia orgonica della storia. Schematizzandolo, il
generatore orgonico ha, al suo interno, due campi di
energia mantenuti da due accumulatori di energia orgonica. Questi accumulatori,
un tempo venivano realizzati mediante strati di
materiale metallico e organico alternati, adesso vengono realizzati con
l'orgonite (un particolare materiale conduttore di energia orgonica scoperto
dallo stesso Welz nel 1994). Uno di questi campi è mantenuto da un magnete,
mentre l'altro è collegato ad un oscillatore.
La pulsazione
causa lo scorrimento reciproco dei due campi di energia
e, conseguentemente, la produzione di energia. Questo nuovo strumento,
costituisce un significativo passo avanti rispetto
all'accumulatore di energia orgonica che è soltanto in grado di accumulare e
non di generare energia. Oltre a ciò, Karl Welz, scoprì che l'energia orgonica
pulsante (che solo il generatore di energia orgonica o
un pianeta rotante possono produrre) converte il DOR in energia orgonica
positiva..
PARTE SECONDA: teoria dell’energia orgonica (di Simone).
-Che cos’è l’energia orgonica:
Rifacendoci alle conoscenze attuali in questo campo, risulta ancora molto difficile cercare di elaborare una
teoria fisica che spieghi in modo esauriente la natura di questa forma di
energia che, come dimostrano numerosissimi esperimenti, crea un campo di forze
che circonda il corpo umano e che si estende per una distanza di qualche metro
oltre la superficie cutanea e s’irradia da alcune parti del corpo, in
particolare dalle mani.
Possiamo quindi definire questo tipo di energia,
con le conoscenze che abbiamo attualmente, come un particolare tipo di fenomeno elettromagnetico legato a
tutti gli organismi viventi.
Molti
esperimenti sono stati condotti da scienziati di vari paesi, al fine di
accertare l’esistenza e le proprietà di un campo di forze che sarebbe generato
dal corpo fisico degli esseri viventi. Da qui si è concluso
che l’energia orgonica o orgone è una vera e propria energia fisica, non
qualche forza ipotetica. Essa carica e irradia da tutti gli oggetti viventi e
non, può penetrare tutte le forme di materia, sebbene a diversa velocità, e
tutti i materiali influenzano l'energia orgonica, attraendola e assorbendola, o
riflettendola ed espellendola. L'orgone è fortemente attratto dalla materia
vivente, dall'acqua e da se stesso. Può fluire da un posto all'altro
nell'atmosfera attraverso flussi di energia, ma
generalmente mantiene un flusso da ovest verso est, muovendosi insieme e poco
più rapidamente della rotazione terrestre. La carica orgonica di un ambiente o
di una sostanza non è statica, ma varia nel tempo, secondo onde. L'orgone
esiste anche in forma libera nell'aria e nel vuoto dello spazio.
L'orgone è correlato ma abbastanza diverso dalle altre forme di energia. Può ad esempio dare una carica magnetica a un conduttore ma non è magnetico di per sé, o una carica
elettrostatica a un materiale isolante, ma non è elettrostatico nella sua
natura. Reagisce con grande disturbo alla presenza di
materiale radioattivo e le sue perturbazioni possono essere registrate da un contatore
Geiger adattato. L'orgone è anche il mezzo attraverso cui vengono
trasmesse le onde elettromagnetiche, l'"etere" degli antichi, sebbene
non sia elettromagnetico nella sua natura. Le correnti dell'energia orgonica
nell'atmosfera terrestre influenzano la circolazione, la temperatura, la
pressione e l'umidità dell'aria, intervenendo nella creazione dei temporali.
Nello spazio, l'energia orgonica influenza i fenomeni solari e la gravità.
-Caratteristiche dell’energia orgonica:
Riassumendo le caratteristiche principali di questa forma di energia sono:
1)L'energia orgonica è
inversamente proporzionale alla legge di entropia in
quanto fluisce da concentrazioni minori verso concentrazioni maggiori
(sintropia).
2)E’ presente in diverse concentrazioni
e flussi nell’ambiente che variano nel tempo.
3)Il flusso di energia
avviene mediante movimenti ondulatori pertanto ipotizziamo l’esistenza di
un’onda orgonica che attraversa qualsiasi mezzo con diverse velocità.
4)Presenta alcune proprietà tipiche dei
fenomeni elettromagnetici.
5)Viene emessa
da qualsiasi organismo vivente.
-Rotorgon:
Che cosa rivela questo strumento
Il rotorgon ( rotore + orgone ) è un semplice dispositivo che consente di rivelare
l’esistenza di un campo di energia vitale,sia quella
emessa dal corpo umano, sia quella presente nell’ambiente in cui viviamo,
proveniente dagli spazi cosmici e circolante intorno al pianeta. Tutto fa
ritenere che questo tipo di energia sia di natura
orgonica, sia perché parte integrante dello strumento è un accumulatore
orgonico, sia perché esso mette in luce alcune proprietà che sono peculiari di
questo tipo di energia.
Noi qui non possiamo entrare nel merito della vera natura di questa
energia, d’altra parte per certi aspetti ancora controversa, ma ci
sembra di poter affermare fin da ora che il rotorgon non sia altro che un mezzo
attraverso il quale la suddetta energia vitale subisca dapprima una
degradazione ad energia di tipo elettrostatico e che questa venga
successivamente convertita in energia cinetica. Infatti
va detto subito che l’elemento sensibile di questo strumento è un organo
rotante il quale, col suo moto spontaneo e senza l’ausilio di alcuna forma di
energia supplementare convenzionale, dimostra l’esistenza di una forma di
energia sconosciuta e inesauribile.
Gli studi e le ricerche circa le possibili applicazioni di questo tipo di energia sono tuttora in corso e le sue utilizzazioni si
annunciano tanto promettenti quanto imprevedibili, potendo andare da una nuova
forma di forza motrice ad energia libera (cioè dalla disponibilità illimitata)
fino alla possibile realizzazione di un nuovo mezzo di comunicazione a
distanza.
Questo nostro lavoro ha tuttavia solo un carattere divulgativo, senza alcuna
pretesa di affrontare il problema sulla base di una
trattazione scientifica..
Il rotorgon si compone essenzialmente
di due parti :
1) una parte fissa, o statore;
2) una parte mobile, o rotore ( girante).
Lo statore si ricava da una scatola
cilindrica (diametro : 12 –14 cm; altezza : 10 – 12
cm) di cartone pressato (o di legno). Detta scatola dovrà essere sezionata
lungo due generatrici diametralmente opposte e una mezza circonferenza, situata
a circa 2 cm dal fondo. Ne risulta una scatola che ha
conservato il fondo, dalla quale però è stata asportata una fascia semicilindrica(vedi
Tav5).Abbiamo ottenuto in realtà una mezza scatola, la cui parete
riveste una particolare importanza perché farà parte di un accumulatore
orgonico del tutto particolare. Infatti, detta parete
dovrà essere rivestita da uno o più strati di cotone e di ferro. Procedendo dal
dorso della parete semicilindrica verso l’interno della scatola incontreremo i seguenti strati : cartone(o legno) >
cotone(ovatta) > lamiera di ferro (latta). Al centro della scatola verrà fissata una colonnina, preferibilmente di ottone
(potrebbe andar bene anche una vite di ottone da 5 MA, lunga 6 – 7 cm ).Sulla
sua sommità verrà praticato un foro cieco, di 0,2 –
0,3 mm di profondità, destinato ad ospitare il perno conico del rotore (perno a
spillo). Anche sul fondo della scatola verrà collocato
uno strato di cotone e, su questo, un disco di lamiera di ferro.
Lo statore deve poter essere orientato secondo i 4 punti cardinali e, a questo
scopo, è munito di una apposita bussola, fissata
all’estremità di una barretta di ottone avvitata al fondo della scatola e
sporgente da questo di 6 – 7 cm. E’ evidente che sarà possibile orientare lo
statore solo se questo sarà montato, tramite un perno, su di un supporto
verticale, a sua volta munito di base. E’ così che, per l’orientamento del
rotorgon, possiamo fare ruotare l’intero strumento attorno al suo perno, ferma
restando la base sul suo appoggio. All’altra estremità della barretta di ottone(alidada), nei modelli in cui il bordo della
scatola è così alto da occultare la girante, sarà necessario montare uno
specchio, fissato al telaio tramite una cerniera che consente di aggiustarne
l’inclinazione.
Il rotore(o girante) si
compone di 4 parti : 1) un perno a spillo- 2) un
dischetto collettore – 3) una raggiera –4) un anello.
Risultati delle sperimentazioni:
-La carica
Se carichiamo lo
strumento applicando le mani anche solo a pochi millimetri dalla parete della
scatola e/o dal fondo,notiamo che il rotore entra
presto in rotazione. La velocità di
rotazione dipende dalla durata della carica e dall’intensità dell’energia
trasmessa. In buone condizioni si sono raggiunti i 18 – 20 giri/min.
Il senso di rotazione dipende dall’orientamento dello strumento rispetto
ai punti cardinali. Si è constatato che se la
direttrice E – W passa per la mezzeria della scatola (o asse di simmetria della
scatola, traccia del piano normale a quello secondo il quale la scatola è stata
sezionata), in modo che la parte concava della scatola è orientata a W, il
senso di rotazione è quasi sempre antiorario. Solo in corrispondenza di
perturbazioni atmosferiche tale senso di rotazione tende ad
invertirsi, come meglio vedremo in seguito.
Se s’inverte l’orientamento dello strumento, con la parte concava della
semiscatola rivolta ad E, anche il senso di rotazione della girante
s’inverte prontamente e diventa orario.
Questo farebbe pensare all’esistenza di una corrente energetica che investe lo
strumento da W verso E, così come prevede la teoria della propagazione
dell’onda orgonica cosmica. Le cariche indotte dalle mani non avrebbero altra
funzione se non quella di potenziare la debole energia convogliata dall’onda
orgonica. Quindi, secondo questa ipotesi, lo strumento
si troverebbe soggetto all’azione combinata di un’onda portante amplificata e, per così dire, modulata da una sorgente locale di energia vitale. Da questo
punto di vista il rotorgon non sarebbe sempre in grado di fornire una misura
attendibile dell’intensità dell’energia che s’irradia dalle mani, non essendo
in grado di selezionare questa da quella dell’onda orgonica che lo investe. E
questo sarebbe confermato dal fatto che , a parità di
altre condizioni, non basta apporre le mani allo strumento per indurre nel
rotore sempre la stessa velocità di rotazione. Al contrario, si è visto che
questa cambia, a parità di condizioni psico-fisiche dell’operatore, in funzione
di altre variabili, prime fra tutte le condizioni
meteorologiche.
C’è chi vede il moto rotatorio
spontaneo del rotore in qualche modo correlato con la natura dinamica
dell’energia orgonica che, come sappiamo, avrebbe la caratteristica di
propagarsi per onde e a spirale. In determinate condizioni si verrebbe a creare
un vortice che trascinerebbe in rotazione, per una sorta d’induzione
elettrostatica, l’anello di carta (la girante) immerso
in questo campo rotante. E’ un fatto che la somministrazione di cariche
elettrostatiche al rivestimento esterno dello statore potenzia le prestazioni
del rotorgon, il che si manifesta con una brusca accelerazione del rotore (elettrizzazione per strofinio del rivestimento di cellofan
della scatola e/o impiego di uno ionizzatore quale mezzo ausiliario).
La carica dello strumento può essere effettuata anche
per mezzo di una lampada ad incandescenza (60 – 80w), posta ad una distanza di
50 – 60 cm. Se poi s’investe lo strumento con un lampo di luce intermittente,la girante, che prima era ferma, si mette in moto e
accelera a mano a mano che la frequenza del lampeggiatore aumenta. E’ molto
difficile, tuttavia, stabilire un sincronismo tra la frequenza del lampo e la
velocità di rotazione della girante la quale dapprima
accelera, ma poi esce fuori fase, rallenta e può fermarsi. Qui entrano in giuoco elementi ancora poco noti, come il ruolo
dell’accumulatore che in parte trattiene l’energia che riceve dall’esterno, in
parte la cede e in parte, forse, la trasforma.
In generale, prima di fermarsi definitivamente, la girante
assume un moto intermittente : si ferma, resta immobile per qualche secondo (il
tempo della ricarica) e poi riparte, riprende a girare per qualche minuto ancora
e si ferma di nuovo. L’arresto definitivo è preceduto da soste che si
vanno facendo sempre più lunghe. Si è notato che in questo caso, di solito,
l’apparecchio continua a funzionare anche con pessime condizioni meteorologiche
(cielo coperto e pioggia). Se però il maltempo dura da qualche giorno, poco
dopo la carica la girante si arresta. Giova tenere
presente, a questo proposito, che il rotorgon è messo in
azione, una volta caricato, dal flusso dell’onda orgonica che lo
attraversa, onda che è pulsante e convoglia un’energia che dipende da vari
parametri tra cui, soprattutto, come si è detto, le condizioni del tempo.
Si è accennato agli impedimenti che possono essere causa di precoce arresto della girante. Tra questi dobbiamo includere la presenza
dell’operatore al momento in cui questi entra nella stanza ove è in atto
l’esperimento. Sappiamo che, per il principio della sintropia (o entropia negativa),valido
per tutti i sistemi viventi, un sistema a più alto potenziale orgonico sottrae
energia a quello che trovasi ad un livello energetico più basso. In questo caso
si avrebbe un travaso d’energia dallo strumento all’operatore che trovasi
presso di esso. Se però lo
strumento è del tutto scarico, si è notato che può avvenire il contrario. E’
quindi consigliabile disporre le cose in modo da poter controllare il
funzionamento dello strumento a distanza, onde evitare di pregiudicare l’esito
della prova.
Un fenomeno analogo a quello ora descritto lo possiamo
osservare anche solo accostando una pianta ( un vaso di fiori ) al rotorgon in
funzione : la girante si arresta in modo definitivo.
-Durata della
scarica:
La durata della scarica dello strumento è funzione del potenziale
orgonico dell’ambiente : quanto più è piccola la
differenza di potenziale tra strumento e ambiente, tanto più è lungo il tempo
di scarica. Quando,
tuttavia, quest’ultimo si estende oltre le ventiquattro ore, non sembra che si
possa parlare più di scarica dello strumento. In questo caso, infatti, viene fatto di pensare ad una sorta di alimentazione dello
strumento da parte della corrente orgonica locale. E’ un punto, questo, di estremo interesse che meriterebbe di essere approfondito
mediante una sistematica sperimentazione. Quando si
assiste ad una rotazione del rotore che si protrae così a lungo, in modo
autonomo, con moto continuo e regolare, di giorno e di notte, non si può non
pensare ad una somministrazione d’energia orgonica da parte dell’ambiente.
Con gli ultimi perfezionamenti
apportati allo strumento abbiamo notato che il moto spontaneo della girante è praticamente
perenne, di giorno e di notte, anche se interrotto, di tanto in tanto,
da brevi pause necessarie per la ricarica.
Questo grafico (su tempi molto ampi)
dimostra i grandi intervalli di tempi di scarica totale e carica totale del rotorgon:
-Il potenziale critico:
Per potenziale critico del rotorgon (Pcr) s’intende il più basso livello
d’energia utile per vincere l’inerzia dell’equipaggio mobile e il modesto
attrito del perno a spillo sul suo cuscinetto. Esso è una caratteristica costruttiva
dell’apparecchio e rappresenta la soglia al di sopra della
quale il rotorgon entra in funzione.
Se l’apparecchio trovasi in un ambiente il cui potenziale energetico non è tale
da riuscire a mantenere in rotazione la girante con
continuità (atmosfera povera di carica vitale ) ma è ad un livello energetico
al quale lo strumento è sul punto di entrare in funzione, se cioè il potenziale
dell’ambiente nel quale operiamo coincide quasi col Pcr,anche una modesta
corrente orgonica può essere rivelata dallo strumento. Infatti,
l’energia convogliata da detta corrente orgonica, pur trovandosi ad un
potenziale inferiore a Pcr, è accumulata nello statore che, come abbiamo visto,
è dotato di un piccolo accumulatore orgonico.
Dopo un certo tempo, l’accumulo di detta energia determina l’aumento del suo
potenziale (così come un accumulo di calore provoca un innalzamento della
temperatura) fino a superare il Pcr. A questo punto la
girante si mette in moto e resta in rotazione per un tempo che dipende
dalla quantità di energia accumulata.
Durante questa fase, che chiameremo fase attiva, l’apparecchio scarica, sotto forma
di energia cinetica, l’energia potenziale accumulata nella precedente fase di
carica (fase passiva).
Se lo strumento trovasi in un ambiente il cui potenziale è assai inferiore al
Pcr (clima insalubre e/o carico di umidità e agenti inquinanti), se vogliamo
che riveli la presenza della corrente orgonica dobbiamo in qualche modo fornire
energia allo strumento (uso di una lampada, esposizione in ambiente solare,
irradiazione con le mani, ecc.). In alternativa,
non resta che attendere che le condizioni climatiche e stagionali favoriscano
le cose con la presenza di un flusso orgonico sufficientemente attivo.
Se, da ultimo, siamo favoriti da condizioni climatiche
e ambientali ottimali, con un potenziale energetico locale maggiore del Pcr, lo
strumento ci sorprenderà per le sue prestazioni assolutamente imprevedibili. Il
rotore allora rivela, col suo moto spontaneo, vivace e
costante, tutta la potenza convogliata dall’onda orgonica e noi, presi
da stupore per questo insolito moto rotatorio perenne di un anello di carta, movimento che ha in sé qualcosa di vivo,
ci sorprenderemo a osservare questo fenomeno del tutto nuovo nelle varie ore
del giorno e della notte.
-Onda orgonica:
Si può anche pensare ad un’onda orgonica che investe lo strumento con le
sue semi-onde positive (creste) e negative (ventri).
La cresta, con un potenziale maggiore di Pcr, imprime il moto alla girante; la semi-onda negativa, di potenziale inferiore
a Pcr, non è in grado di mantenerla in rotazione.
La presenza di un’onda
orgonica è messa in evidenza dal rotorgon anche
quando, in condizioni favorevoli, lo strumento funziona con continuità.
Infatti, il moto della
girante non è quasi mai un moto rotatorio uniforme, cioè a velocità
costante, ma vario e la girante è soggetta a continue accelerazioni e
decelerazioni. E’ ciò che fa pensare alla presenza di un flusso
d’energia variabile nel tempo. Immerso in un campo di energia
che lo attraversa, lo strumento, come abbiamo avuto più volte occasione di
accennare, può funzionare da solo,
senza apporto di energia dall’esterno, purché il potenziale
dell’ambiente lo aiuti.
E’ un po’ quello che accade in una radio a galena. In questo caso, infatti, la
sola energia convogliata dall’onda elettromagnetica è in grado di far vibrare
la membrana dell’auricolare della cuffia. L’onda modulata viene
raddrizzata dal cristallo e resa udibile, ma non viene amplificata. Se vogliamo captare stazioni lontane e, quindi, rivelare
onde che convogliano minore energia, dobbiamo ricorrere ad una fonte locale
d’energia, che amplifica l’onda in arrivo e ci consente di alimentare
l’altoparlante. In modo analogo si comporta il rotorgon
Quando l’onda orgonica è particolarmente intensa e/o le condizioni ambientali
lo consentono, lo strumento la rivela senza l’ausilio di un’energia aggiuntiva.
Se l’onda è flebile e lo strumento lavora in
condizioni sfavorevoli, è necessario “alimentarlo“
mediante la somministrazione di un’energia supplementare, che ne innesca il
funzionamento. La funzione della lampada (o di qualunque altro mezzo
ausiliario) si può paragonare a quella della corrente che alimenta un
apparecchio radio.
-La lunghezza d’onda orgonica:
Abbiamo visto che
il moto della girante si compone di un moto accelerato
seguito da uno ritardato. Raramente quest’ultimo rallenta fino a fermarsi : è la pausa necessaria per la carica. Ma
di solito è tutto un susseguirsi di creste e di ventri, di massimi e di minimi
di velocità di rotazione. In questo
regime di moto ondulato, non è
difficile misurare il tempo che intercorre tra due minimi successivi e questo
tempo non è altro che il periodo T, cioè la durata di
un’oscillazione. E’ un valore che si ripete sempre uguale e assume il
significato di una costante, associato spesso ai suoi multipli ( le armoniche
). Ma per poter calcolare la lunghezza
dell’onda orgonica dobbiamo conoscere la sua velocità V di propagazione. Abbiamo al riguardo le
osservazioni fatte da W. Reich, secondo il quale si
tratterrebbe di una velocità di poco
superiore a quella V’ di rotazione della Terra nel punto considerato.
Assumendo per tale maggiorazione un valore compreso tra il 10 e il 20 % e
per una località situata al 42° di latitudine N ( Roma ) otteniamo : V = V’ x 1,15 = 352 x 1,15 = 405 m/sec.
A seguito di ripetute misure si è
trovato per T il dato di 25 sec per la fondamentale ( 50 e 75 per le
armoniche).Per la lunghezza d’onda
otteniamo allora:
l = V x T = 405 x 25 = 10.125 m
Se fosse un’onda elettromagnetica ( ma non lo
è ) apparterrebbe al campo delle onde lunghissime. Il valore ora trovato perl è stato
confermato, come vedremo in seguito, da misure effettuate per mezzo
dell’orgonometro. Dal periodo ricaviamo la frequenza che è data da :
f = 1 / T = 0,04 cicli / sec che equivale a 2,4 cicli
al minuto.
Questa è una
velocità della girante che appartiene alla gamma di 2
– 3 giri/min( v. a pag. 7 ).
A questo punto viene fatto di pensare che tutte le
velocità registrate col rotorgon non siano altro che frequenze di altrettante
onde orgoniche e che quella che finora abbiamo definito come “onda orgonica“ in realtà non sia che
la risultante di un fascio di onde(eteriche). La gamma delle onde rivelate dallo
strumento sarebbe quindi compresa nell’intervallo che va dai 1000 ai 10.000
metri.
Bibliografia: documenti
relativi alla biofisica e siti internet