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Massimo Macrì 36 anni e Ferruccio Pagnoni 47 fanno lo stesso lavoro,
il tassista. La differenza è che Macrì ha cominciato sei mesi fa e
Pagnoni invece sgobba al volante da 25 anni. Entrambi però non sputano
sul piatto dove mangiano, al contrario. Macrì: «Non è un lavoraccio e
ti permette di campicchiare. Io sono geometra, ho cominciato a fare il
tassista quando mio padre ha dovuto smettere perchè è stato male ma
credo proprio che continuerò. Con i tempi che corrono questo almeno è
un lavoro sicuro...». Pagnoni: «Se non ti ammali grosso modo al mese
incassi intorno ai 1500 euro, un po’ di più dello stipendio di un
impiegato. Anche se poi a fine anno devi pagare le tasse, hai le spese
di manutenzione della macchina che devi sostituire ogni quattro-cinque
anni... ma alla fine ci puoi stare, è un lavoro che ti dà la liberta e
io sono riuscito pure a comprarmi la casa».
I turni sono quattro. Quello della mattina (7-14,30). Quello del
pomeriggio (14,30-22). Il turno di seminotte (dalle 17 all’una) e
quello di notte (23-7). A rotazione un sabato & domenica si riposa
ogni due settimane. Il dramma del tassista resta il traffico, maledetto
traffico romano: «Le corsie preferenziali specie in centro sono
pochissime, l’ingorgo è la normalità e se rimani imbottigliato senza
cliente perdi tempo e denaro. E’ uno stress...», dice Macrì. Il
cliente ideale resta quello che deve raggiungere l’aeroporto di
Fiumicino, una corsa da circa 40 euro che normalmente si raddoppia perchè
il tassista torna «carico», con un altro cliente. «Ce ne vorrebbe
almeno una al giorno... mi ricordo ancora quando ne feci cinque, un
record. Era il giorno che spararono al Papa.......», ricorda Pagnoni.
Quando cerchi un taxi non lo trovi: leggenda
metropolitana o verità? Servono più taxi o no?
«Non servono più taxi, siamo pochi solo quando
piove e durante le feste di Natale...», sostiene Ferruccio Pagnoni,
tassista romano che è una rarità: perchè la maggior parte sono
abruzzesi e molisani.
C.R.
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