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di CLAUDIA PASQUINI
Un taxi per
l’area metropolitana, organizzato con il sistema del radiotaxi
come in qualsiasi altro capoluogo che si rispetti. Un unico servizio
che copra Ancona, Falconara e Chiaravalle. Lo chiedono il Comune di
Ancona e di Falconara. I tassisti però, in particolare i falconaresi,
rispondono picche da mesi. E dopo le bordate di Brosio - appiedato alla
stazione ferroviaria - scoppia il caso. Qualche mese fa l’assessore al
commercio del Comune di Ancona Loredana Pistelli aveva promosso un
incontro con i colleghi dei Comuni limitrofi per valutare la possibilità
di riorganizzare insieme il servizio. L’istituzione del radiotaxi
presuppone infatti un investimento di circa 250 mila euro da
dividere tra gli operatori. Servono una stazione radio, un’antenna, un
ufficio, un operatore 24 ore su 24 e un sistema software all’interno
di ogni auto gialla. Ancona però è una città troppo piccola per far sì
che il gioco valga la candela. Allora si è pensato di ragionare su
“area vasta” e riunire nel progetto i 33 tassisti di Ancona, con i
12 di Falconara e i 3 di Chiaravalle. «I tassisti – spiega Loredana
Pistelli – hanno chiesto del tempo per riflettere. L’importante è
che si riuniscano in un consorzio. Come Comune di Ancona vorremmo
definire la questione al più presto».
Ma i tempi saranno lunghi. I tassisti falconaresi infatti non hanno
alcuna intenzione di cedere ai colleghi dorici l’area dell’aeroporto
che negli ultimi anni sta creando buone opportunità. «I nostri
tassisti – spiega l’assessore al commercio del Comune di Falconara
Marco Canonici – dopo quell’incontro ci hanno scritto una lettera
per sottolineare la loro contrarietà al progetto. Ne abbiamo preso atto
anche se siamo disposti ad adoperarci per nuovi contatti». Alessandro
Molitari responsabile della Cna trasporti: «L’obiettivo è quello di
riorganizzare il servizio - osserva - e il radiotaxi
darebbe la possibilità di non far cadere alcuna chiamata, come è
accaduto nel caso di Paolo Brosio. Ma la maggior parte dei tassisti è
contraria a questo progetto. Il servizio taxi
è comunale, gli obblighi di legge sono assolti e la copertura è
assicurata. Gli operatori non vedono motivo di investire in cambiamenti
per una lamentela del tutto eccezionale nell’unico periodo
dell’anno, tra luglio e agosto, in cui c’è qualche chiamata in più.
Nelle statistiche nazionali l’attesa dei taxi
ad Ancona è pari allo zero e i chilometri percorsi dai tassisti
anconetani in un anno sono molto inferiori alla media italiana. Qui non
c’è l’abitudine di chiamare il taxi
come accade a Roma proprio perché le distanze sono minime. In ogni caso
– conclude Molitari – una riorganizzazione è necessaria». Tra i
motivi del no però non c’è solo l’entità dell’investimento. Il radiotaxi
metterebbe in collegamento tutti i tassisti delle tre città. Di
fronte alla chiamata dovrebbe muoversi l’auto più vicina. Ed ecco il
problema, dicono: le distanze sono talmente ravvicinate che c’è il
concreto rischio che una chiamata per il taxi
più vicino alla stazione per esempio, faccia accorrere in contemporanea
tutti i tassisti di Ancona.
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