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di CLAUDIO MARINCOLA
Alle aziende pubbliche e private che lasciano i romani parzialmente
insoddisfatti o scontenti dei servizi offerti, Marco Causi, il
professore che guida l’economia capitolina, lancia un messaggio
chiaro:«Continueremo sulla strada delle sanzioni e se necessario le
inaspriremo». Linea dura, insomma. Lo spunto per tornare
sull’argomento viene dalla relazione annuale della nuova Agenzia per
il controllo e la qualità dei servizi pubblici locali. Una pagella con
molte insufficienze, piena di ombre e di qualche luce. E con un inedito
elenco di “multati”. Nomi eccellenti: Acea, Trambus, Monte dei
Paschi di Siena, Sita.
«L’Agenzia ha svolto un ottimo lavoro - è la premessa
dell’assessore al Bilancio - si sta rivelando, come pensavamo uno
strumento indipendente per monitorare la qualità dei servizi resi ai
cittadini. Sia che si tratti di cose che non vanno, che di
miglioramenti. Mi sembra importante, ad esempio, che nel settore
dell’illuminazione siano stati fatti importanti passi avanti, sia per
quanto riguarda i nuovi punti luce che nei tempi di sostituzione. Non è
casuale: si deve alle modifiche che abbiamo introdotto nel contratto di
servizio».
Gli standard di qualità della Capitale spesso sono al di sotto di altre
città europee. «Ma abbiamo introdotto dei meccanismi positivi -
rivendica Causi - che daranno presto i loro frutti e ci consentiranno di
colmare il divario che c’è ancora in alcuni comparti». Uno a caso: i
trasporti, la nota dolente. Basteranno le sanzioni - comminate dal
Comune per lo più alle sue ex municipalizzate (cioè a se stesso) a
rimettere in sesto un settore che produce ogni anno un deficit di 140
milioni di euro?
«Dobbiamo uscire da questa apparente contraddizione - è la risposta di
Causi - : le sanzioni servono a mettere in mora il management aziendale,
non solo a “punire”». «Va poi aggiunto - tira fuori le tabelle
l’assessore - che i servizi hanno un costo. Per entrate tributarie ed
extratributarie pro-capite il Comune di Roma è quello che incassa meno:
ogni contribuente versa 864 euro l’anno, contro i 1094 di Milano, i
1070 di Bologna e i 1192 di Venezia. Per contro, lo Stato trasferisce
alla sua Capitale, tutto compreso, compresi dunque anche i fondi
speciali, 257 euro pro-capite contro i 284 di Milano e i 274 di Torino».
Eppure il prelievo locale aumenta. Alla fine di giugno ad un milione di
romani verrà recapitata la bolletta della nuova Tarsu. Si pagherà in
due rate semestrali, l’aumento medio si aggirerà intorno al 12%. E
per la prima volta anche il sindaco Veltroni ha parlato di aumento del
biglietto dell’autobus, il discorso prima era tabù. Salvo dire che è
indispensabile, ma nessuno vuole assumersene la paternità politica. E
la tariffa dell’acqua è destinata ad aumentare del 30 per cento in
sei anni. «Ci mancano ogni anno 40 milioni di euro di mancati
trasferimenti statali - ricorda il professore di RomaTre - ma la leva
tariffaria non basta: stiamo elaborando una proposta complessiva per
ridurre lo squilibrio e il divario del rapporto costi/ricavi. Aumento
della produttività, lotta all’evasione, abbattimento dei costi di
manutenzione, valorizzazione della pubblicità».
La relazione dell’Agenzia, che per “ascoltare” i romani ha
utilizzato anche sondaggi a campione, evidenzia l’insoddisfazione dei
romani per la qualità del servizio offerto dai taxi.
«È il tipico caso di una categoria che non coglie le opportunità che
le nuove aree di mercato potrebbero offrire. Ora che il centrosinistra
è uscito rafforzato dalle Provinciali ci sono le condizioni ideali per
assumere certe scelte e risolvere i problemi».
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