|
di MARIO COFFARO
ROMA - La moglie del politico non può viaggiare in auto blu. Specie poi
se il politico sta usando l’auto blu per motivi non legati al
servizio, ma ad esigenze personali. È la Corte di cassazione che
ribadisce una giurisprudenza costante e chiarisce senza possibilità di
dubbio che la signora deve scendere, andare in taxi
o trovarsi un altro mezzo di trasporto. Perché? Semplice «la moglie,
in quanto tale, è sicuramente estranea alle esigenze di servizio».
La sentenza dei giudici della sesta sezione penale della Suprema Corte
(n.39771) suona come un severo monito a tutti quei funzionari o a quegli
amministratori pubblici che di consueto trasportano la moglie
sull’auto blu di servizio. Il caso per il quale è stato emesso un
verdetto di conferma della condanna a sei mesi di reclusione, pena
sospesa, (per peculato d’uso) è quello di Giuseppe Buzzanca, attuale
sindaco di Messina, (An), che all’epoca dei fatti (7 e 14 agosto 1995)
era presidente della provincia del capoluogo dello stretto. Buzzanca per
raggiungere il porto di Bari e imbarcarsi in crociera con la sua signora
utilizzò l’auto blu di servizio.
Buzzanca si giustificò asserendo che prima di partire era stato a
lavorare nel suo ufficio di Palazzo dei Leoni. Per questo avrebbe
usufruito della macchina di rappresentanza. L’amministratore ha
persino già rimborsato l'eventuale danno economico dell'uso improprio
del mezzo: versando 111 mila lire per le spese di carburante sostenute
durante il viaggio. Inoltre, in Cassazione, difeso dagli avvocati Autru
Ryolo e Vincenzo Trantino, Buzzanca ha sostenuto che l'uso della vettura
era a lui consentito in via continuativa anche per motivi di sicurezza,
come stabiliva un decreto emanato nel dicembre del '95 e relativo al suo
incarico. Ma i giudici della quinta sezione penale, presidente
Giangiulio Ambrosini, gli hanno risposto che il 7 agosto del '95 e il 14
agosto, quando lui e sua moglie si fecero portare da Messina a Bari e
poi da Bari a Messina, a crociera conclusa, era vigente un'unica norma,
ossia il regio decreto n. 746 che «fa riferimento all’uso esclusivo e
continuativo (quindi, in ipotesi, anche fuori dalle strette esigenze di
servizio), dell’autovettura» dell’ufficio ma la Cassazione dice «non
c’è possibilità alcuna di interpretazioni estensive nei confronti di
rappresentanti degli enti locali, come i presidenti delle province».
Inoltre «un decreto successivo (dicembre ’95) alla commissione dei
fatti non può legittimare a posteriori, nè ratificare, condotte
contrastanti» le disposizioni inequivoche vigenti al momento dei fatti.
La Cassazione ha escluso che sull'auto di Buzzanca potesse essere
trasportata la moglie, tenuto conto che Bari era raggiungibile «con una
pluralità di mezzi» e che poteva raggiungerla «con mezzi propri o di
terzi a proprie spese». In sostanza «l'assegnazione dell'auto blu in
via continuativa non può equivalere in alcun modo come assegnazione ad
personam a prescindere dalle finalità di utilizzo, restando in ogni
caso escluso quello dovuto ad esigenze strettamente personali».
Buzzanca dovrà pagare anche le spese, ma a Messina ora si chiedono: si
dimetterà?
|