Mercoledi 22 Ottobre 2003
Il sindaco di Messina condannato a 6 mesi: aveva usato la vettura della Provincia per portare con sé la propria signora
Cassazione: niente auto blu per le mogli
Per la Suprema corte «la consorte è estranea alle esigenze di servizio»

di MARIO COFFARO


ROMA - La moglie del politico non può viaggiare in auto blu. Specie poi se il politico sta usando l’auto blu per motivi non legati al servizio, ma ad esigenze personali. È la Corte di cassazione che ribadisce una giurisprudenza costante e chiarisce senza possibilità di dubbio che la signora deve scendere, andare in taxi o trovarsi un altro mezzo di trasporto. Perché? Semplice «la moglie, in quanto tale, è sicuramente estranea alle esigenze di servizio».
La sentenza dei giudici della sesta sezione penale della Suprema Corte (n.39771) suona come un severo monito a tutti quei funzionari o a quegli amministratori pubblici che di consueto trasportano la moglie sull’auto blu di servizio. Il caso per il quale è stato emesso un verdetto di conferma della condanna a sei mesi di reclusione, pena sospesa, (per peculato d’uso) è quello di Giuseppe Buzzanca, attuale sindaco di Messina, (An), che all’epoca dei fatti (7 e 14 agosto 1995) era presidente della provincia del capoluogo dello stretto. Buzzanca per raggiungere il porto di Bari e imbarcarsi in crociera con la sua signora utilizzò l’auto blu di servizio.
Buzzanca si giustificò asserendo che prima di partire era stato a lavorare nel suo ufficio di Palazzo dei Leoni. Per questo avrebbe usufruito della macchina di rappresentanza. L’amministratore ha persino già rimborsato l'eventuale danno economico dell'uso improprio del mezzo: versando 111 mila lire per le spese di carburante sostenute durante il viaggio. Inoltre, in Cassazione, difeso dagli avvocati Autru Ryolo e Vincenzo Trantino, Buzzanca ha sostenuto che l'uso della vettura era a lui consentito in via continuativa anche per motivi di sicurezza, come stabiliva un decreto emanato nel dicembre del '95 e relativo al suo incarico. Ma i giudici della quinta sezione penale, presidente Giangiulio Ambrosini, gli hanno risposto che il 7 agosto del '95 e il 14 agosto, quando lui e sua moglie si fecero portare da Messina a Bari e poi da Bari a Messina, a crociera conclusa, era vigente un'unica norma, ossia il regio decreto n. 746 che «fa riferimento all’uso esclusivo e continuativo (quindi, in ipotesi, anche fuori dalle strette esigenze di servizio), dell’autovettura» dell’ufficio ma la Cassazione dice «non c’è possibilità alcuna di interpretazioni estensive nei confronti di rappresentanti degli enti locali, come i presidenti delle province». Inoltre «un decreto successivo (dicembre ’95) alla commissione dei fatti non può legittimare a posteriori, nè ratificare, condotte contrastanti» le disposizioni inequivoche vigenti al momento dei fatti.
La Cassazione ha escluso che sull'auto di Buzzanca potesse essere trasportata la moglie, tenuto conto che Bari era raggiungibile «con una pluralità di mezzi» e che poteva raggiungerla «con mezzi propri o di terzi a proprie spese». In sostanza «l'assegnazione dell'auto blu in via continuativa non può equivalere in alcun modo come assegnazione ad personam a prescindere dalle finalità di utilizzo, restando in ogni caso escluso quello dovuto ad esigenze strettamente personali». Buzzanca dovrà pagare anche le spese, ma a Messina ora si chiedono: si dimetterà?