di CARLO SANTI
Chiamiamolo pure il cavaliere della maratona, l’uomo che ama correre sempre e
ovunque. Giorgio Calcaterra non si ferma un attimo, ogni fine settimana è
pronto a gareggiare, preferibilmente nella maratona o nella mezza. Quest’anno
di gare di 42 chilometri ne ha già disputate quattro ed è pronto per la
quinta, domenica prossima sulle strade di Roma che ospiteranno (il via è alle
9.25 dal Colosseo) la nona edizione della Roma Marathon City. Due giorni fa, per
preparare la corsa nella sua città, Calcaterra ha gareggiato nella
“mezza" di Verona dove è stato sfortunato in partenza avendo perduto,
nei primi 1000 metri, ben 41’’ ma finendo comunque al quarto posto in
1h07:13.
Giorgio divide le sue giornate tra la corsa e il lavoro sul taxi in giro per
Roma. «Qualche difficoltà la trovo - spiega Calcaterra - perché non riesco a
realizzare tutto come vorrei. Mi alleno due volte al giorno e qualche volta il
tempo non ce l’ho. Lo so, dovrei fare molto di più vita da atleta. Cosa mi
manca? Comportarmi come un professionista dello sport».
Qualche volta il pensiero di mollare tutto, scendere dal taxi e dedicarsi solo
all’atletica lo ha avuto. Ma è durato un attimo solo. «All’ultimo momento
non ho trovato il coraggio di farlo. Un po’ è vigliaccheria, un po’ il
desiderio di andare avanti e vedere questa mia avventura podistica come un gioco».
E’ un gioco, un divertimento lo sport di Giorgio dove non c’è quasi mai
l’assillo del risultato ad ogni costo. «Spesso vedo, alla partenza delle
gare, atleti tesi alla ricerca della prestazione. Per me è diverso: se
fallisco, so di potermi rifare la settimana successiva». Per preparare le sue
gare, Giorgio corre fino a 210 chilometri la settimana. «Due allenamenti
quotidiani, niente di particolarmente stressante» spiega lui.
Eppure quest’anno Calcaterra corre con un obiettivo diverso: non più tante
maratone come in passato ma gare di qualità. «Non vorrei correre tante
maratone quanto, piuttosto, avvicinare i tempi del 2000 e migliorare il 2h13 che
è il mio record nella maratona. Quest’anno qualità, poi nel 2004 tornerò a
fare lo stakanovista».
Correre a Roma, sulle strade di casa, un’emozione speciale per chi sa di poter
essere nel gruppo di testa della gara. «Gareggiare nella mia città mi
entusiasma e mi dà una carica super per fare bene». Guarda anche alla
Stracittadina, la corsa di cinque chilometri aperta a tutti. «E’ una corsa
che deve essere una festa, un’emozione che altre corse non sanno darti per la
bellezza del percorso. Un consiglio per i concorrenti? Lasciatevi sempre quel
minimo di energia per poter arrivare al traguardo in buone condizioni».
Un’occhiata al movimento atletico romano per capire che l’interesse per
questo sport in città non è enorme. «Si potrebbe fare molto di più. Dal mio
punto di vista vedo impianti che chiudono troppo presto, un’organizzazione che
potrebbe essere migliore. Manca anche una pista indoor, che darebbe lustro alla
città. Purtroppo, devo dire che l’atletica qui non è sport di primo
interesse anche se a praticarla siamo in tanti». Uno sguardo al calcio per
sapere che Calcaterra non lo segue perché non lo appassiona. «Non sono un
tifoso, il pallone non mi ha mai preso e, devo dire la verità, non lo capisco
neppure tanto. L’atletica mi piace molto di più: qui tutto è molto chiaro,
non ci sono gli arbitri che giudicano».