Marted 18 Marzo 2003

«Mi alleno sempre, faccio 210 chilometri a settimana, gareggiare nella mia città mi entusiasma»
Giorgio, giù dal taxi e via di corsa
Domenica sarà tra i partenti della Roma Marathon City

di CARLO SANTI

Chiamiamolo pure il cavaliere della maratona, l’uomo che ama correre sempre e ovunque. Giorgio Calcaterra non si ferma un attimo, ogni fine settimana è pronto a gareggiare, preferibilmente nella maratona o nella mezza. Quest’anno di gare di 42 chilometri ne ha già disputate quattro ed è pronto per la quinta, domenica prossima sulle strade di Roma che ospiteranno (il via è alle 9.25 dal Colosseo) la nona edizione della Roma Marathon City. Due giorni fa, per preparare la corsa nella sua città, Calcaterra ha gareggiato nella “mezza" di Verona dove è stato sfortunato in partenza avendo perduto, nei primi 1000 metri, ben 41’’ ma finendo comunque al quarto posto in 1h07:13.
Giorgio divide le sue giornate tra la corsa e il lavoro sul taxi in giro per Roma. «Qualche difficoltà la trovo - spiega Calcaterra - perché non riesco a realizzare tutto come vorrei. Mi alleno due volte al giorno e qualche volta il tempo non ce l’ho. Lo so, dovrei fare molto di più vita da atleta. Cosa mi manca? Comportarmi come un professionista dello sport».
Qualche volta il pensiero di mollare tutto, scendere dal taxi e dedicarsi solo all’atletica lo ha avuto. Ma è durato un attimo solo. «All’ultimo momento non ho trovato il coraggio di farlo. Un po’ è vigliaccheria, un po’ il desiderio di andare avanti e vedere questa mia avventura podistica come un gioco». E’ un gioco, un divertimento lo sport di Giorgio dove non c’è quasi mai l’assillo del risultato ad ogni costo. «Spesso vedo, alla partenza delle gare, atleti tesi alla ricerca della prestazione. Per me è diverso: se fallisco, so di potermi rifare la settimana successiva». Per preparare le sue gare, Giorgio corre fino a 210 chilometri la settimana. «Due allenamenti quotidiani, niente di particolarmente stressante» spiega lui.
Eppure quest’anno Calcaterra corre con un obiettivo diverso: non più tante maratone come in passato ma gare di qualità. «Non vorrei correre tante maratone quanto, piuttosto, avvicinare i tempi del 2000 e migliorare il 2h13 che è il mio record nella maratona. Quest’anno qualità, poi nel 2004 tornerò a fare lo stakanovista».
Correre a Roma, sulle strade di casa, un’emozione speciale per chi sa di poter essere nel gruppo di testa della gara. «Gareggiare nella mia città mi entusiasma e mi dà una carica super per fare bene». Guarda anche alla Stracittadina, la corsa di cinque chilometri aperta a tutti. «E’ una corsa che deve essere una festa, un’emozione che altre corse non sanno darti per la bellezza del percorso. Un consiglio per i concorrenti? Lasciatevi sempre quel minimo di energia per poter arrivare al traguardo in buone condizioni».
Un’occhiata al movimento atletico romano per capire che l’interesse per questo sport in città non è enorme. «Si potrebbe fare molto di più. Dal mio punto di vista vedo impianti che chiudono troppo presto, un’organizzazione che potrebbe essere migliore. Manca anche una pista indoor, che darebbe lustro alla città. Purtroppo, devo dire che l’atletica qui non è sport di primo interesse anche se a praticarla siamo in tanti». Uno sguardo al calcio per sapere che Calcaterra non lo segue perché non lo appassiona. «Non sono un tifoso, il pallone non mi ha mai preso e, devo dire la verità, non lo capisco neppure tanto. L’atletica mi piace molto di più: qui tutto è molto chiaro, non ci sono gli arbitri che giudicano».