Lunedi 29 Settembre 2003
INCANTI&PAURA
Ore 3.25, la Capitale spegne le luci
La Notte Bianca si tinge di nero: dalla festa alla ricerca di un riparo o di un mezzo pubblico

di RAFFAELLA TROILI


Che spettacolo, i fuochi d’artificio «anche se erano du’ schioppi», visti per caso da una finestra dei Musei capitolini. Era passata la mezzanotte e l’idea della festa globale, dello stiamo tutti insieme e volemose bene anche se è tutta una ressa, stava trionfando. Ai romani piace stare in giro, è gioco facile farli uscire, e certe sere si divertono anche nel traffico bloccato. Il carosello è compreso nella festa, e quella dell’altra sera nessuno se l’è voluta perdere. Alle due ci si è messa la pioggia, prima poche gocce poi fitta fitta. E loro niente, ancora a zonzo, a guardare le vetrine dei negozi chiusi, a far la fila per entrare alle manifestazioni culturali (tutto esaurito) o per avvicinarsi a un buffet. Un milione e mezzo, orgogliosi di questa città quasi fosse casa loro. Hanno resistito, non hanno perso il buonumore, la voglia di andare a spasso e di godersi la città eterna e viva. Almeno fino alle tre e mezzo. Quando la notte bianca è diventata nera che più nera non si può.
Su Roma è sceso il buio, quello che nessuno aveva mai visto. Un ohhh prolungato l’ha accolto. La magia si è rotta. Si è infranta negli occhi spaventati di chi era accalcato nei vagoni della metro, fino a quel momento senza fare tante storie anche se le corse erano le stesse di una normale altra serata. Si è spezzato l’incanto in quei cuorcontenti che aspettavano da un’ora e mezza, sotto le stelle, che passasse uno straccio di ”55” su viale Manzoni. E hanno avuto paura quanti erano nei cinema, nei teatri, per strada e dovevano tornare a casa. Almeno si fosse fermata la pioggia. Almeno fossero passati autobus e taxi. Se la ricorderanno, questa seconda parte della notte, quanti a centinaia si sono rifugiati nelle stazioni della metropolitana bloccata. Quanti alla fine, alle 5,30, sono arrivati, fradici, a piedi fino a casa.
Più di mille le chiamate al 118, centinaia gli interventi di vigili del fuoco, polizia, carabinieri, protezione civile. Dal caos allegro della Notte bianca all’emergenza-black-out. Tenebre indimenticabili, quasi quanto i quadri ammirati poco prima alle Scuderie del Quirinale. «Un buio che non ti rendi conto di dove stai andando - bisbigliavano composti, vicini vicini, i reduci della Notte bianca - e la sensazione che non hai via d’uscita».
Un popolo invisibile si è messo in fila indiana, spalmato sotto le pensiline e i cornicioni dei palazzi. Ogni tanto un faro della macchina illuminava il viso di qualcuno, così chi era a fianco scopriva di non essere solo. Le pirotecnie di Valerio Festi ammirate all’Eur erano un ricordo lontano. Solo un barbone, vero però, sembrava abituato a questo incubo.