|
di GIULIO MANCINI
Ritardi contenuti durante il black out ma divenuti pesantissimi, con
oltre un’ora e mezza d’attesa, subito dopo il ripristino
dell’energia elettrica, a causa della ripercussione dei disagi
accumulati nel frattempo su tutte le tratte aeree. Ha superato
l’emergenza il sistema operativo dell’aerporto di Fiumicino anche se
per gli oltre 60 mila passeggeri transitati ieri nello scalo c’è
stato l’inferno dei collegamenti con la città e la mancanza del
minimo conforto di un cappuccino caldo.
E’ rientrata solo alle 11,56, con un applauso liberatorio da parte dei
passeggeri in sosta nell’aerostazione, l’allarme al ”Leonardo da
Vinci”. Anche il primo scalo italiano non è stato risparmiato dal
”grande nero” ma i sistemi di continuità istallati dalla società
di gestione, la ”Adr Aeroporti di Roma” sono riusciti a contenere i
disservizi in forma sopportabile. Solo 6 su 800 i voli cancellati. Nella
mattinata l'80 per cento delle partenze ha portato ritardi oscillanti
tra i 15 e i 20 minuti; nel pomeriggio si sono toccate punte di un’ora
e mezza.
La ragione principale degli spostamenti orari è stata individuata nei
problemi affrontati dagli equipaggi per raggiungere da Roma
l’aeroporto. Bloccati i treni da Termini, il cui funzionamento è
tornato regolare solo dalle 16,23, piloti e assistenti di volo sono
rimasti imprigionati nel traffico impazzito. Centinaia di passeggeri
rimasti senza il ”Leonardo express” sono comunque riusciti a
raggiungere lo scalo con un treno alimentato a diesel o con corse di
pullman sostitutivi partiti dalle stazioni di Termini e Tiburtina.
Grande lavoro anche per i taxi
e le auto a noleggio. Non è mancato, poi, chi si è rivolto a parenti e
amici per chiedere un passaggio-auto fino a Fiumicino.
Operazioni di imbarco rallentate, per i check in affidati a riscontri
manuali da parte degli operatori. Tra le cause che hanno fatto sballare
i programmi di decollo pure il fatto che altri aeroporti hanno sofferto
per la situazione venutasi a creare. A Fiumicino, ovviamente fermi gli
ascensori, le scale mobili e i tapis-roulant. Niente caffè e cappuccino
ai bar. Mentre hanno funzionato i controlli di sicurezza alla frontiera.
Nelle tre sale partenze dello scalo un brulicare di passeggeri italiani
e stranieri, tutti in cerca di notizie, ha caratterizzato la mattinata.
Alle 9.30 la stessa Air France ha ammesso che non era ancora riuscita a
far decollare il primo volo delle 7 per Parigi. Soppressi dall'Alitalia
cinque voli, tre nazionali (per Firenze, Pisa e Bologna) e 2
internazionali (Amsterdam e Praga) per un problema che sarebbe legato più
che altro ad un «giro macchina e cambio equipaggi».
Il sistema di generazione elettrica ha funzionato a pieno ritmo
nonostante l’alta richiesta di energia: il ”Leonardo da Vinci”
consuma in un anno 150 milioni di kilowatt, pari alla domanda di una
città come Venezia. Il primo sistema, detto di continuità assoluta, ha
garantito durante il black out il funzionamento dei sistemi radar, della
torre di controllo, dell’illuminazione in pista e dei metal detector e
dei radiogeni per la sicurezza. La seconda rete, composta da gruppi
elettrogeni, ha rifornito il 70 per cento dei sistemi
”privilegiati”: i nastri trasporto bagagli, le luci
dell’aerostazione, la security e i pontili d’imbarco.
Nel pomeriggio, pur essendo tornata a normalità la vita dei servizi
auroportuali, i ritardi dei voli sono diventati notevoli. Come per un
effetto domino, a causa del caos degli altri scali nazionali a Roma
diversi collegamenti sono slittati di un’ora e mezza. I passeggeri,
comprensivi per la situazione, hanno atteso pazientemente. Problemi sino
al tardo pomeriggio anche per i sistemi di collegamento con il
cervellone centrale del ministero per la Polaria, la polizia di
frontiera di Fiumicino.
|