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di CHIARA PULETTI
«Che ce ne facciamo del minimetrò senza un bus per arrivare a Pian di
Massiano?». L’Apm, azienda perugina del trasporto pubblico, taglia. E
i ”colpiti” rispondono. Le lamentele più dure arrivano dai fruitori
delle ex corse (ex perchè definitivamente soppresse) dei telebus (buxi)
della periferia. Così accade che, nonostante la certosina opera di
taglio e cucito che l’Apm ha eseguito su ben 21 linee, sia stata
giustificata dall’azienda stessa come un viatico per non aumentare le
tariffe e riorganizzare in modo più razionale la rete pubblica urbana,
i cittadini non paiono essere affatto rincuorati. Anzi. E da Montemalbe
a via Torelli, dalle zone residenziali della periferia di Perugia, alla
parte più vecchia di Elce, si levano voci di denuncia da chi si sente
trattato come una «insignificante pedina».
«Abito a Montemalbe - testimonia Rita Fanelli - ed ora che molte corse
del buxi sono state soppresse per sempre mi sento più isolata che mai
dal resto della città. Non possiamo più contare sulla corsa delle
9.40, quella che normalmente permetteva agli anziani di salire in
centro, quella delle 13.10 che riportava verso la città i tanti
collaboratori domestici che vengono a lavorare da noi, e ancora la
tratta di metà pomeriggio e delle 18.40. Di conseguenza, se ora volessi
uscire di mattina, dovrei per forza prendere il buxi delle 8.30 e poi
attendere quello delle 12.40, per tornare a casa».
E così gli abitanti della collina di Montemalbe propongono almeno una
navetta che li colleghi alle fermate dell’autobus di linea più
vicine.
Anche in Via Torelli i tagli alle corse fanno male. E’ stato infatti
soppresso del tutto il buxi che passava nel quartiere. Una testimonianza
per tutte ce la fornisce la signora Iole, un’anziana residente di via
Torelli, che dopo aver pagato il suo abbonamento annuale, le sue
fisioterapie in Centro adattate all’orario del buxi, adesso si ritrova
a non avere nemmeno una corsa che la porti all’istituto di cura. «Ho
paura di perdere la mia autonomia - spiega arrabbiata Iole - e di
gravare sui miei figli per gli spostamenti, se no niente messa, niente
spesa per mia nuora». E l’Apm come risponde al disagio dei tanti
cittadini che si rivolgono allo sportello-informazioni? C’è la
possibilità di rimborsi per chiunque abbia già pagato l’abbonamento
e non possa più usufruire dei servizi pubblici. «Non è corretto
penalizzare in questo modo le periferie - prosegue Rita Fanelli -. Cosa
ce ne facciamo dei rimborsi se tanto poi si spende il doppio per
prendere un taxi?».
Tuttavia gli abitanti delle zone ”dimenticate” dal nuovo piano
”salva-Apm” paiono non mollare la protesta. Intendono organizzarsi
per scendere in piazza e lanciano una proposta: «Perchè non cominciare
a pagare l’autobus in base al tragitto che si compie, come da tempo
accade in Inghilterra e in Scozia?»
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