Taxi
e smog, le giornate nere di Milano
Il capoluogo
lombardo paralizzato da traffico e protesta: è un mito che tramonta
di ANNA LISA MARTELLA
ROMA - Cambiano i tempi e le stagioni. I gusti e gli stili. E cambiano anche le
città. Talvolta in peggio. E succede che Milano, proverbialmente nota per le
abitudini puntuali e rigorose dei suoi abitanti, l’efficienza e la precisione
dei servizi, all’improvviso somigli a un altro posto, a un altro luogo: tra
traffico e smog, targhe alterne e agitazioni. Da lunedì e per una settimana in
40 comuni della provincia e nel capoluogo lombardo la circolazione delle auto
avverrà a targhe alterne: per ridurre le percentuali di polveri sottili.
L’invito del presidente della Regione ai cittadini è di usare mezzi
alternativi: treni o bus. E di cambiare abitudini.
La protesta dei taxi ha messo in ginocchio la città di Sant’Ambrogio. Martedì
venti chilometri di coda da Malpensa a Milano e 1.274 auto bianche in colonna.
Almeno altre 400 nei pressi dell’ingresso nord-ovest della città e rumoroso
presidio al Pirellone, dove ha sede la Regione "accusata" di aver dato
il via libera a 303 nuove licenze, nell’arco di un triennio, richieste dal
Comune. Parcheggi naturalmente deserti, automobilisti inferociti nel traffico,
poliziotti e vigili impegnati nella viabilità.
I 4.584 tassisti milanesi, che svolgono turni di dodici ore al giorno (a Roma
invece le ore quotidiane di lavoro sono sette e i tassisti circa 6000) non ne
vogliono sapere di aumentare del sei per cento il contingente, così come il
sindaco Albertini vorrebbe per limitare l’intasamento di auto private e venire
incontro, probabilmente, a un’aumentata richiesta. I sindacati dei tassisti
hanno chiesto e ottenuto, che della questione fosse investita anche la Provincia
«a cui spetta - ha spiegato ieri Raffaele Grassi della Cna di Milano -
stabilire se effettivamente ci sia l’esigenza di un numero maggiore di taxi e
in che quantità». «Il provvedimento adottato dalla Regione - chiarisce il
sindacalista - è penalizzante, ci mette in uno stato di precarietà, stiamo
difendendo le nostre singole imprese, il nostro patrimonio».
Ma anche la protesta è stata forte. Il prefetto di Milano ha inviato una
segnalazione alla Procura della repubblica che ora valuterà se aprire
un’inchiesta per interruzione di pubblico servizio. Cauto il procuratore
reggente, Ferdinando Vitiello: «Non vogliamo sparare in faccia a nessuno. Del
resto i tassisti non possono essere considerati un’organizzazione criminale.
Comunque noi faremo il nostro dovere».
E finalmente il problema è approdato negli uffici della Provincia. Ad
occuparsene è il presidente Ombretta Colli la cui mediazione, lo hanno
riconosciuto gli stessi contestatori, ha scongiurato un altro giorno di caos
preannunciato per oggi. Anzi poiché si è aperto un tavolo di trattative, i
tassisti hanno promesso una tregua nella guerra per le licenze di dieci giorni.
«Ho trovato una grande disponibilità e senso di civiltà - ha affermato la
Colli - ma la questione è complicata e ha bisogno di approfondimenti». Il
presidente della Provincia ha annunciato che scriverà una lettera al sindaco
Albertini «perché c’è una delibera che va rivisitata».