Giove 11 Dicembre 2003
Il suo piccolo mondo: «Non è possibile»
I taxisti: «Chi di dovere intervenga». Serpeggia la paura. «Ora c’è da preoccuparsi»

di GIULIA MANCINELLI


Nessuna conferma ma neanche alcuna smentita da parte del testimone che avrebbe visto Stefano Guazzarotti far salire nella propria vettura di servizio un uomo, intorno alle 20 di martedì sera. Con ogni probabilità l'ultima corsa prima dell'omicidio. Lui, Lucio Paolini , collega di Guazzarotti, ieri regolarmente in servizio, ha preferito non sbilanciarsi su quanto accaduto la sera in cui è stato sparato al giovane taxista. «Non voglio parlare di quello che è successo - ha lamentato Paolini - sono solo molto addolorato e rattristato per quello che è successo. Non posso dire altro al riguardo». In effetti, anche altri testimoni hanno visto Guazzarotti aggirarsi nei pressi della stazione ferroviaria dove abitualmente lavorava e dove è situata anche una delle due stazioni dei Taxi fino al tardo pomeriggio di martedì. Un abitudine che Stefano condivideva con gli altri suoi colleghi durante le pause dal lavoro. «Non era affatto strano che capitasse qui nei momenti di tempo libero tra una corsa e l'altra» racconta la titolare dell'edicola della stazione ferroviaria Severini Gentili - anche martedì scorso era entrato nella nostra edicola per farci un saluto, saranno state circa le 7 della sera. Ecco, quella è stata l'ultima volta che ho visto Stefano». Un ricordo, quello tracciato dalla titolare, che coincide con quanto altri colleghi e conoscenti hanno fatto dello sfortunato taxista. «Stefano era un ragazzo assolutamente normale - prosegue - si fermava spesso qui per scambiare due chiacchiere e quando ho appreso la notizia sono rimasta assolutamente sconcertata e devo dire che non ci sono parole per commentare l'accaduto e la preoccupazione che comprensibilmente può esserci d'ora in poi». Il ritratto, dunque, di un uomo sereno, solare, impegnato sul lavoro, disponibile con i colleghi e caratterialmente tranquillo. «Erano circa tre settimane che non vedevo Stefano e quando stamattina (ieri ndr.) ho appreso la notizia ho provato una grande tristezza e un profondo senso di solidarietà nei confronti della famiglia - ha affermato Mario Fraboni , taxista senigalliese - di Stefano posso avere solo ricordo positivo, quello di un caro ragazzo e di un buon collega». Il primo, ieri mattina, ad aver avuto la forza di intervenire e prendere posizione su un avvenimento che ha dei risvolti alquanto preoccupanti anche sotto il profilo dell'incolumità della categoria e della sicurezza è stato un altro collega di Guazzarotti, Mario Vitale . «Sono sotto choc per quello che è accaduto e ancora non mi sembra vero - commenta Vitale - non riesco a credere che una simile tragedia possa essere accaduta proprio qui, in una cittadina come Senigallia. E' un fatto, in aggiunta alla tragedia umana, che deve far riflettere e soprattutto far intervenire chi di dovere». E sulla questione è intervenuta anche la Confartigianato Taxi. «Non era mai accaduto nella nostra regione che un taxista impegnato nel servire la comunità marchigiana subisse un attacco così violento -ha detto il segretario Gilberto Gasparoni - Stefano, nostro associato, era una persona seria, impegnata nel lavoro e nella famiglia. All'interno della categoria si è sempre respirato un clima sereno e non c'erano preoccupazioni di sorta. Confartigianto I tassisti, 100 in provincia e 500 nella regione, svolgono un servizio pubblico a favore di tutte le categorie che vogliono continuare ad esercitare. Per questo lanciamo un appello alle forze dell'ordine e alle istituzioni affinché vengano intensificati i controlli per reprimere la criminalità in modo da preservare lo stato di tranquillità e di sicurezza che ora sembra vacillare».