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di GIULIA MANCINELLI
Nessuna conferma ma neanche alcuna smentita da parte del testimone
che avrebbe visto Stefano Guazzarotti far salire nella propria
vettura di servizio un uomo, intorno alle 20 di martedì sera. Con
ogni probabilità l'ultima corsa prima dell'omicidio. Lui, Lucio
Paolini , collega di Guazzarotti, ieri regolarmente in
servizio, ha preferito non sbilanciarsi su quanto accaduto la sera
in cui è stato sparato al giovane taxista.
«Non voglio parlare di quello che è successo - ha lamentato
Paolini - sono solo molto addolorato e rattristato per quello che
è successo. Non posso dire altro al riguardo». In effetti, anche
altri testimoni hanno visto Guazzarotti aggirarsi nei pressi della
stazione ferroviaria dove abitualmente lavorava e dove è situata
anche una delle due stazioni dei Taxi
fino al tardo pomeriggio di martedì. Un abitudine che Stefano
condivideva con gli altri suoi colleghi durante le pause dal
lavoro. «Non era affatto strano che capitasse qui nei momenti di
tempo libero tra una corsa e l'altra» racconta la titolare
dell'edicola della stazione ferroviaria Severini Gentili -
anche martedì scorso era entrato nella nostra edicola per farci
un saluto, saranno state circa le 7 della sera. Ecco, quella è
stata l'ultima volta che ho visto Stefano». Un ricordo, quello
tracciato dalla titolare, che coincide con quanto altri colleghi e
conoscenti hanno fatto dello sfortunato taxista.
«Stefano era un ragazzo assolutamente normale - prosegue - si
fermava spesso qui per scambiare due chiacchiere e quando ho
appreso la notizia sono rimasta assolutamente sconcertata e devo
dire che non ci sono parole per commentare l'accaduto e la
preoccupazione che comprensibilmente può esserci d'ora in poi».
Il ritratto, dunque, di un uomo sereno, solare, impegnato sul
lavoro, disponibile con i colleghi e caratterialmente tranquillo.
«Erano circa tre settimane che non vedevo Stefano e quando
stamattina (ieri ndr.) ho appreso la notizia ho provato una grande
tristezza e un profondo senso di solidarietà nei confronti della
famiglia - ha affermato Mario Fraboni , taxista
senigalliese - di Stefano posso avere solo ricordo positivo,
quello di un caro ragazzo e di un buon collega». Il primo, ieri
mattina, ad aver avuto la forza di intervenire e prendere
posizione su un avvenimento che ha dei risvolti alquanto
preoccupanti anche sotto il profilo dell'incolumità della
categoria e della sicurezza è stato un altro collega di
Guazzarotti, Mario Vitale . «Sono sotto choc per quello
che è accaduto e ancora non mi sembra vero - commenta Vitale -
non riesco a credere che una simile tragedia possa essere accaduta
proprio qui, in una cittadina come Senigallia. E' un fatto, in
aggiunta alla tragedia umana, che deve far riflettere e
soprattutto far intervenire chi di dovere». E sulla questione è
intervenuta anche la Confartigianato Taxi.
«Non era mai accaduto nella nostra regione che un taxista
impegnato nel servire la comunità marchigiana subisse un attacco
così violento -ha detto il segretario Gilberto Gasparoni -
Stefano, nostro associato, era una persona seria, impegnata nel
lavoro e nella famiglia. All'interno della categoria si è sempre
respirato un clima sereno e non c'erano preoccupazioni di sorta.
Confartigianto I tassisti, 100 in provincia e 500 nella regione,
svolgono un servizio pubblico a favore di tutte le categorie che
vogliono continuare ad esercitare. Per questo lanciamo un appello
alle forze dell'ordine e alle istituzioni affinché vengano
intensificati i controlli per reprimere la criminalità in modo da
preservare lo stato di tranquillità e di sicurezza che ora sembra
vacillare».
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